21 March 2009

Le mirabolanti avventure di Squabus in Olanda

Bilanci (parte prima)



Il brivido della precarieta' scombussolata spinge, com'e' comprensibile, a fare bilanci. Pensavo ieri pedalando lungo il kaanal verso il laboratorio.

Soprattutto una volta scampato il pericolo.
Non si va da nessuna parte a breve, abbiamo riconquistato la nostra stabilita' a breve termine, meno male. Proprio ora che stiamo per cambiare casa e direi, ma piano-piano, ad ambientarci.

Ci piace l'Olanda?


Non dimentichero' mai la prima volta che sono "tornata" in questa cittadina, quando a fine agosto ero qui a fare colloqui di lavoro. Un giorno ne avevo uno la mattina qui ed uno nel primo pomeriggio a Gouda. Dopo il primo, andai alla stazione tutta concitata, comprai un tramezzino al minuscolo supermercato e lo mangiai in treno. Arrivata a Gouda mi infilai in un bar, nel bagno del bar mi spogliai per asciugare l'ascella pezzata. Mi lavai i denti, rifeci un po' il leggero trucco e comprai dell'acqua.

Quella mattina avevo dovuto fare la fila per la doccia. Ricordo che guardavo alto al cielo e pensavo ma dove la trova un'altra fidanzata che se ne va per colloqui di lavoro da un campeggio?
Ancora mi domando se si rende conto di quante probabilita' ci siano. Adesso immagino zero, perche' io non farei mai piu' una cosa del genere. E meno male che in corner avevo pensato che il mini bungalow forse era piu' conveniente della tenda e lo avevo convinto (a fatica). E se poi piove?, dicevo. [Dicono che in Olanda piove sempre...]

Dal baretto andai, rinfrescata, all'ultimo colloquio della settimana.

Non dimentichero' mai il momento quando al ritorno, dal treno, capii che eravamo arrivati qui. Sorrisi intensa, d'istinto, con un piacevole senso di benessere. Sono arrivata pensai e mi si riempirono gli occhi di lacrime e credetti che questo era un meraviglioso auspicio.
Pensai proprio "Arrivata". Non me lo spiego. Io che sono intrinsecamente contaria al concetto di arrivare in favore del viaggio e del continuo divenire dei paesaggi.

Viaggiare è meglio che arrivare


Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta
di Robert M. Pirsig


C'e' scritto qua accanto da quando esiste il blog. E' un concetto che mi ricorda tantissime care ed altre che fanno molto male, ma tant'e'.
Era venuto il momento di supplire alla grave mancanza di credito che ho perpretato per piu' di tre anni, che vergogna.


Trovo qui il romanzo interamente leggibile in inglese.
Sara' infinitamente poco poetico, ma mi metto a fare ctrl+F per cercare la parola travel, non so come suona questo concetto nella sua lingua originale.
E' un po' come riscoprirmi.

Gia' nella prima o seconda pagina:
Plans are deliberately indefinite, more to travel than to arrive anywhere. We are just vacationing. Secondary roads are preferred.

C'e' anche piu' di quanto ricordavo essere diventato parte di me.
I piani sono deliberatamente indefiniti, viaggiare piu' che arrivare da qualche parte. Stiamo solo *"vagando"* . Le strade secondarie sono preferite.

E poi ci si riflette ancora ed ancora a volte in tormento:
Sometimes it's a little better to travel than to arrive.

"To travel is better than to arrive"

"No one ever travels so high as he who knows not where he is going,"

-- When you travel a path and note that another path breaks away to one side at, say, a 30-degree angle, and then later another path branches away to the same side at a broader angle, say 45 degrees, and another path later at 90 degrees, you begin to understand that there's some point over there that all the paths lead to and that a lot of people have found it worthwhile to go that way, and you begin to wonder out of curiosity if perhaps that isn't the way you should go too.


Bisognera' rileggerlo al piu' presto.


Eccomi qui, dopo qualche ora di studio di riarrangiamenti cromosomici in lieviti mutanti per gene-deletion, davanti alla finestra verde e gemmata di primavera, che sono triste di lasciare a breve. Spossata, mi appresto a fare fagotto per l'ennesima volta. Questa volta non vado troppo lontano, ma si fa per dire.



1 comment:

  1. ma quanto cresce lo zenzero!!!
    baci-crispi

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova