31 March 2008

A portata/2


Un post appassionato




Un piccolo putiferio e' scoppiato tre settimane fa quando e' stata pubblicata un'indagine svolta da Associated press (AP) riguardo la presenza di farmaci in vari impianti di acqua potabile in tutti gli Stati Uniti.
Lo avevo gia' solo accennato, poi ho intercetatto (via fassbinder) un articolo del Manifesto che parlava della faccenda e mi e' venuta voglia di scriverne, che' l'argomento mi appassiona non poco.

Associated press ha incrociato i sempre piu' numerosi lavori scientifici pubblicati al riguardo, con i dati resi noti dagli organi ufficiali deputati al controllo delle acque potabili. Qualcosa non quadrava: mentre gli scienziati si guadagnavano la pagnotta (e si assicuravano le future) evidenziando risultati allarmanti, riguardo ormoni, antibiotici e vari altri medicinali trovati in fiumi, laghi e persino in impianti per il trattamento delle acque potabili, gli organi di controllo non davano il minimo segno di allarme alla popolazione. Certo e' di dovere sottolineare che la legislatura non prevede il controllo della maggior parte dei composti in questione nell'acqua potabile. Come dire: chi cerca trova. L'inchiesta mirava a far fronte a questa mancanza di informazione e ricerca da parte degli organi di governo e ad attirare l'attenzione pubblica sull'argomento.

Membri dell' AP National Investigative Team hanno passato in rassegna centinaia di rapporti scientifici, database federali relativi alle analisi delle acque potabili (...), intervistato piu' di 230 funzionari, ricercatori, scienziati. Un'inchiesta e' stata effettuata [sull'acqua potabile erogata] nelle 50 piu' grandi aree urbane e nei 12 piu' grandi impianti [americani] di erogazione di acqua potabile (...)

Per quanto riguarda i 62 impianti per il trattamento dell' acqua potabile presi in esame, le analisi sono stati effettuate in 28 siti e rese note per 27 (Dallas aveva detto al 9 Marzo che aveva effettuato i test e stava aspettando i risultati, ma ad oggi io non ne ho trovato nessun'altra menzione). Gli altri 34 siti hanno dichiarato di non avere effettuato le analisi. Una nota precisa che alcuni impianti avevano dichiarato che i test erano risultati negativi ma AP ha rintracciato studi indipendenti che dimostrano il contrario.


Ci sono alcune cose interessanti da sottolineare in tutta la faccenda, sul piano scientifico, 'informativo', persino sociologico.
Per cominciare, l'inchiesta non ha gran valore scientifico in se' stessa (del resto i giornalisti fanno i giornalisti e non gli scienziati): non si sa nulla sui protocolli utilizzati (il capitolo materiali e metodi di un lavoro scientifico), anche se viene (almeno) menzionato che questi variavano ampiamente e che non tutti i gruppi hanno testato lo stesso numero di composti. Per fare solo qualche esempio, sappiamo che i test svolti a: Albuquerque, Austin, Virginia Beach, sono risultati negativi, ma non sappiamo per quanti (e quali) composti; a Cincinnati l'acqua e' stata dichiarata positiva solo per caffeina, ma non sappiamo su quanti e quali composti monitorati. L'estremo opposto si e' verificato per Philadelphia dove i test sono risultati positivi per ben 56 composti. Qui faceva comodo alla citta' di Philadelphia rendere noto che lo screening era stato effettuato su 72 composti (dice: almeno noi abbiam fatto le cose come si deve). Ma quanti composti sono stati monitorati negli altri siti? In basso una tabella riassuntiva dei risultati noti [1].
L'argomento non e' poi cosi' nuovo, qui una lista (non so quanto completa) di pubblicazioni degli ultimi 14 anni. Pero', come viene accennato qui, e' interessante notare le stranezze relative al flusso di informazioni su questi dati sensibili. Se ne parla da tanto, ma se ne parla spesso in maniera 'parziale', mancando un dato od un altro. Da una parte ci sono gli impianti di erogazione delle acque potabili che quando trovano i composti chimici in questione non rendono pubblici i dati. Dall'altra ci sono gli scienziati che pubblicano lavori a iosa fornendo (quegli stessi?) dati, ma senza pubblicare le informazioni complete relative ai luoghi di campionamento. Infatti i siti oggetto di studio sono spesso confidenziali e la riservatezza al riguardo potrebbe essere la condizione indispensabile per i ricercatori per avere (o continuare ad avere) accesso ai campioni.
Molto interessante andare a sentire perche' invece i risultati delle analisi effettuate non vengono resi noti dalle citta' nel mirino. Indovina perche'? La risposta e' sintetica ed efficace: per via dell'undici settembre. Viene infatti, da molti, argomentato che si e' deciso di non rivelare quale composti chimici non vengono degradati nel trattamento delle acque, per evitare attacchi terroristici che potrebbero mirare ad immettere quegli stessi composti nel circuito. Arzigogolato. Ed in fondo poco convincente, ma le due paroline magiche in genere funzionano e ci si salva dal mancato adempimento delle proprie responsabilita'. Dice: perche' non avvertite gli utenti (i bevitori della vostra acqua) della presenza di questi composti? Undici settembre. Parole magiche passepartout.

Ora, siccome lo so che poi mi si dira' che seguo sempre la teoria del complotto o del massimo allarmismo possibile, non neghero' che coloro che dicono che, in fondo, le quantita' in oggetto sono minime e non correlabili ad un rischio per la salute, hanno forse anche ragione.
E gia' mi contraddico pur di citare il lavoro di un giovane ricercatore, nostro compatriota [il cui cervello e' ormai emigrato interra australiana] ed [ex]colleghi, su cui mi son documentata un minimissimo in questo pomeriggio grigiastro di fine marzo. Il Dr Francesco Pomati e' stato citato per aver recentemente pubblicato un lavoro sugli effetti e le interazioni di una miscela di 13 farmaci su cellule procariotiche ed eucariotiche, che mi riconosco incapace di sintetizzare. Chi puo' lo legga [2].
Tra l'altro queste scoperte sui farmaci nelle acque, non dovrebbero suonar poi troppo esotiche, visto che proprio il Dr Pomati, ancora lui, ha pubblicato diversi lavori su farmaci trovati in corsi d'acqua (quali Po e Lambro) e impianti di acqua potabile nel nostro Bel Paese [3].

Tornando ancora alla faccenda delle quantita', che da brava teorica della cospirazione non ho ancora definito: si tratterebbe di tracce dell'ordine di ppb o ppt, cioe' microgrammi o nanogrammi di composto in questione per litro d'acqua. Quindi forse ha ragone chi dice che non c'e' da allarmarsi, almeno non (ancora) per le quantita'. Io comunque penso sia giusto sottolineare l'importanza di monitorare ed informare.
Ci sono, infine, cose per me ancora piu' interessanti di cui parlare, per esempio: di come ci sono arrivati i farmaci nelle acque potabili e di alcuni effetti che potrebbero comportare per l'ecosistema a lungo termine. Ma questa (che confesso era l'unica di cui volevo scrivere in partenza) e' un'altra interessantissima storia... che forse 'sta volta raccontero', se vi interessa.
Ah vi interessa...
Ma non ora che l'ho fatta troppo lunga. Ora vado a fare la pizza.


[1]
(clicca per ingrandire)




[2]
F Pomati, C Orlandi, M Clerici, F Luciani, and E Zuccato
Effects and interactions in an environmentally relevant mixture of pharmaceuticals
Toxicological Sciences 102(1):129-37 (2008)

Lavoro precedente:
F Pomati, S Castiglioni, E Zuccato, R Fanelli, D Vigetti, C Rossetti, and D Calamari
Effects of a Complex Mixture of Therapeutic Drugs at Environmental Levels on Human Embryonic Cells
Environ. Sci. Technol., 40 (7), 2442 -2447 (2006)


[3]
S Castiglioni, R Bagnati, R Fanelli, F Pomati, D Calamari, E Zuccato
Removal of pharmaceuticals in sewage treatment plants in Italy.
Environ. Sci. Technol. 40, 357-363 (2006)

D Calamari, E Zuccato, S Castiglioni, R Bagnati,R Fanelli
A strategic survey of therapeutic drugs in the rivers Po and Lambro in northen Italy.
Environ. Sci. Technol. 37, 1241-1248 (2003)

S Castiglioni, R Fanelli, D Calamari,R Bagnati and E Zuccato
Methodological approaches for studying pharmaceuticals in the environment by comparing predicted and measured concentrations in river Po, Italy.
Reg. Toxicol. Pharmacol. 39, 25-32 (2004)

19 March 2008

Cowboy country




Ieri sera ho visto per la prima volta il film Brokeback Mountain.
Pensieri(ni) sparsi:

-) E' ambientato in Wyoming
-) Il Wyoming sta proprio qua sopra, in mezz'ora di macchina sconfiniamo
-) Il Wyoming ha una reputazione tutta sua : dire Wyoming e' un po' come dire Canicatti'*
-) Il Wyoming lo abbiamo attraversato tutto lungo una diagonale per andare allo Yellowstone ed in effetti la sua fama e' giustificata: il nulla ripetuto per centinaia di kilometri
-) In realta' il film e' stato girato nel sud dell'Alberta, Canada. Dicono comunque che i paesaggi somigliano parecchio a quelli del Wyoming. Somigliano pure al Colorado. Quei paesaggi che mi fanno esclamare: sembra come nei libri-illustrati-anni '70-dell'uncinetto, che aveva mia madre
-) Durante tutto il film ci siamo domandati le facce che avrebbe fatto il cowboy-phD-student del mio gruppo. Resisto, a malincuore, alla tentazione di domandargli un commento
-) Jack Twist ora e' il mio nome preferito, subito dopo Jo March. Bisogna dire che anche Ennis Del Mar non suona malaccio
-) Un po' piu' seriamente, me lo sentivo che m'avrebbe dato una batosta mica da poco, solo c'era da incassarla


*L'altro stato sfigato, ma forse ancora piu' sfigato, e' il Kansas (pronunciasi Kansaaaaas). Ma anche il Nebraska, dicono... Insomma, forse ce ne sono tanti di stati cosidetti sfigati, ma dopo essere morta dal ridere al panegirico [sarcastico] di una coppia di spagnoli, assolutamente folli, che vi hanno fatto una vacanza-trash, il Wyoming mi rimane nel cuore.

Promemoria erboristico




Scrivere un post sulla Stevia rebaudiana Bertoni, altrimenti detta sweet leaf.