25 August 2014

Istantanee di un'estate

che poi apro gli occhi alle 5 e mi rendo conto che l'estate è davvero agli sgoccioli,tra poche ore sarò di nuovo lì a correre tra l'ufficio ed il laboratorio, a sforzarmi di sorridere, a cianciare con la colleghina giovane e tenera, a cercare di fare del mio meglio. Penso che è enormemente più semplice riuscire davvero a fare del proprio meglio quando si ottiene quel che si desidera. E non so, ora è facile dirlo, ma non è bello il modo in cui mi butto giù e tutto è un disastro se non succede quello che desidero. Che so essere ossessiva da fare paura e annullare ogni altra cosa pur di realizzare un sogno.


Sono le 6 e mezza quando mi alzo e mi siedo al computer, penso che non è possibile che lascio andare questa estate così, che in mezzo a rabbia, delusione e scatti d'ira e grandissima fatica ha portato comunque cose belle. 


Per esmpio un po' di compromesso. Anche qualche giorno di mare, non solo fiume e freddo intervallato da teporini di mezzoggiorno. Ed il chercheur che, deve essere impazzito,  insiste per portarmi sull'isola, quell'isola che avevo amato, ma evidentemente non ricordavo bene, perchè andarci ora mi sembrava una sfacchinata spropositata. E invece sono bastate poche ore, due biciclette ed un Pistacchio che si addormenta sul seggiolino, lungo i sentierini ombreggiati e profumati di pino silvestre. Sono bastati per aprire uno squarcio di felicità. Siamo sempre noi ci siamo detti, che non è per niente vero, ma era una mezza bugia che valeva la pena di essere detta.
 Un unico bagno, poi una nuova pedalata, un gelato e via sul traghetto del ritorno. 




Che a me non è che non piacciano i fiumi e i boschi e quella pace che abbiamo trovato nelle Cévennes e non la molliamo più, ma non posso farci niente se mi hanno fatto un sortilegio ed è il mare quello che mi placa l'animo, che mi da energia e carica e speranza per il futuro. Neanche io amo la folla, la calca e gli aereoplani che trascinano striscioni pubblicitari, ma una volta sulla spiaggia davanti al mare riesco a tagliare tutto fuori. Quattro giorni di mare appena, ma sono bastati a placarmi ed essere grata per la colazione in riva al mare io e il piccoletto (nonostante le crisi di rabbia), per le piccole nuotate del primo mattino quando il mare era una tavola deserta tutta per me. La felicità semplice e lussureggiante di poter uscire dalla tenda in costume con in mano gli occhialini e null'altro, neanche le ciabatte.


Quelle due ragazzine sedute su un plaid, una chitarra, un fascio di fogli davanti. Le ho viste dal trenino a vapore che fa da Saint Jean du Gard a Anduze. Quaranta minuti di fischi e sbuffi bianchi ed un marmocchio estasiato. Belli i fiumi, gli scorci che vediamo, ma a me restano impresse più di ogni altra cosa le due ragazzine che cantano e suonano sedute sull'erba e mi commuovono.


Quella ragazza con uno strumento in spalla (un sassofono?) che agli Estivales venerdì sera, avanzava tra la folla verso il palco, gli occhi fissi alla scena e sul volto un sorriso felice. Di quella felicità che puoi avere solo quando godi da sola, sei tu, e la musica e chissà cosa hai visto davanti a te che sembri in estasi. Non fosse stato che era perfetta così, le avrei toccato la spalla e le avrei detto tu sei meravigliosa, è meraviglioso quello che hai negli occhi.


E poi, certamente e prima di ogni altra cosa, il mio bimbo bello. Che taglia il traguardo dei 2,5. Che è ancora durissimo, ma un pochino meno, che ha gli occhi a ciliegia nera, le ciglia lunghissime e quando sorride arriccia il naso. E parla, parla, parla. E canta some un fringuello. Ed è tutto fiero di fare la pipì sul vasino e portare le mutandine. Sta per ricominciare tutto, bimbo bello, armiamoci di coraggio, qualcosa mi dice che andrà tutto meglio.

23 August 2014

Di branco, uteri di forma bizzarra e stronzaggine

Ho aspettato tutta l'estate che mi venissero le parole...  sono arrivate che la pennichella stava finendo e non avevo neanche più batteria per tuittare due scemate.

Mi ha ispirato questo post, perchè lo capisco e parla un po' di quello che sta succedendo a me. Resto seduta a gambe incrociate davanti al mare, in attesa del buon vento. Mi dico che prima o poi arriverà, ma non ho le energie per cercarmelo.


Ho pensato tanto al concetto di branco, questa estate. Che, forse, siccome è un concetto che mi fa rabbrividire, poi è precisamente per quello che resto sola. Non sono capace di unirmi al branco e sciacallare chi ne resta fuori. E non riesco ad argomentare, ma si capisce così, spero. Il capannello di gente che gossippeggia e massacra l'assente o il debole o quello che semplicemente si fa i cazzi suoi mi da il voltastomaco. Allo stesso modo mi da la nausea l'idea di compiacere il gruppo. Però mi rendo conto che alla fine non (com)piaccio neanche me stessa.



Ho pensato che ho passato un anno a bramare relazioni. Poi  è successo, come succede sempre, che sono estremamente esigente e le persone mi deludono e allora finisco per metterci una pietra sopra. Però un cambiamento c'è stato. Stavo per fare di nuovo quella cosa terribile per cui la colpa è sempre mia, anche se allo stesso tempo sento un rancore sordo. Invece alla fine cresco, malgrado tutto, è vero che pur seduta su quella riva statica, divento anche io più saggia e più cauta e più clemente con me stessa e con gli altri. Non è colpa tua se non hai sensibilità, se mi racconti che sei incinta in quel modo e io di impulso, di cuore, gioisco con te, ma poi allontanandomi inizio a non sentirmi bene... empieza a no sentarme bien lo que escuchè - perchè è pur sempre in spagnolo che le penso le cose che ti riguardano, perchè sono sempre lì a mettermi sulla lunghezza d'onda degli altri e alla fine, in genere mi perdo, mi perdo in pensieri formulati in lingue che non sono la mia. Entonces no que no me sienta bien quell'orgoglioso: si tìa a la primera! Al primo tentativo. Tu che sai che sono ormai parecchi mesi che sono delusa e aspetto e sospiro. E mese dopo mese mi mordo le labbra col cuore che mi pizzica. Poi però ti incontro ancora e ancora a vomitarmi addosso le tue nausee e come stai male. No tia de verdad ya no puedo mas. Ad un certo punto taglio corto e prima di lasciarti brusca nel corridoio ci provo a destarti dal loop a una voce in cui ti sei cacciata: "Ti dico una cosa che forse ti farà sentire meglio: sarei grata di sopportare dieci volte queste nausee pur di essere incinta anche io..." Non ti fermi neanche un secondo a riflettere, un attimo dopo stai ancora ribattendo "No tia de verdad". E allora non ci sto ad essere il palcoscenico delle tue nausee, ti saluto e mi allontano veloce. Stai male, hai mille attenuanti e mi dispiace, ma, lo stesso, non ti voglio vedere (però conoscendomi presto sarà si di nuovo).


Poi, incredibilmente, forse perchè il male è contagioso, e l'insensibilità pure, faccio più o meno la stessa cosa con la Carmen. Le uazzappo la mia scoperta, lamentandomene esageratamente. Lei che c'ha il suo bel biglietto della lotteria in mano ed è in fila paziente, pure lei. In fondo io ho già vinto una volta (metafora orrenda, me ne rendo conto, ma tant'è) , mi sto davvero lamentando con lei? Mi sento una merda.


Quel giorni quando esco dalla clinica, dove mi hanno appena detto che ho una sola tuba funzionale, posso solo lontanamente percepire la devastazione che sarebbe non averne neanche una. Cazzo ti piangi, c'hai sempre l'altra e poi i tuoi reni sono a posto. E' un'ottima notizia questa.
L'utero è piuttosto piccolo e a forma di banana, dice la dottoressa che mi ha fatto l'isterosalpingografia facendomi un disegno. Disegna le due ovaie, l'utero a banana collegato alla sinistra, poi fa una croce sulla destra. Malformazione congenita, si chiama utero unicorne, ce l'ha una donna su quattromila, che culo eh?  Significa chances ridotte, ma pur sempre chances, vedi che infatti ti sei già riprodotta? Quindi via andare, senza troppe frigne. Come t'ho detto, avresti pure potuto aver un rene in meno, invece ce li hai tutti e due.

da qui

Nei giorni successivi sono arrabbiata e scatto come una molla per un nonnulla. A parte che le pance fioccano ovunque, paiono fiori a primavera. Ma poi, soprattutto, non ci sto dentro ad assistere muta alla stronzaggine , allora tipo che insulto una persona sull'internet. Una persona che incrocio in rete sempre sprezzante, arrogante, antipatica e che adesso se ne esce che alla fine siamo tutte stronze. Ma manco per niente, guarda. Sarà che io in questo momento sono incattivita, amara e arrabbiata ma non per questo non ho delle ragioni oggettive e sacrosante a sbroccarti in faccia, la rabbia mi fa solo da molla. Non è da me dire a qualcuno guarda che la stronza sei te cocca (il succo del discorso), però a sto giro zitta non riuscivo a starci. Pace.  Passerà. Oddio forse lei ancora neanche lo sa, ha messo la moderazione ai commenti, non ne è apparso ancora nessuno e forse mai apparirà. Pazienza. Ho litigato da sola.


Ma poi mi passa, ah se mi passa.
In realtà mi è già passata, ma per una volta che le parole mi son venute, le libero nell'aere..



01 August 2014

15 minuti di riposo

Questa cosa che inizi a fare analisi ed esami, si, ok, è per vedere quanto sei vecchia, aldilà dell'anagrafe. In che misura ragionevolmente è ragionevole sperare. Si, ok, ma alla fine è anche uno stratagemma per farti uscire di casa un mattino presto nel week end. E' il tuo J4, è sabato e tu devi andare proprio oggi. Quindi esci e Sans âme sta ancora dormendo e la boulangerie sta sfornando pains au chocolat (che dopo verrai a gustarti). Hai un po' fame e pedali piano. Poi ti dicono che ti devi sedere 15 minuti chè quell'esame inzia solo dopo 15 minuti di riposo. Metafora perfetta. Cioè tu ce l'hai già il sentore che alla fine ti diranno che tutto è perfetto e ti devi solo rilassare. Ma sià iniziano: si segga, si rilassi, la chiamiamo tra 15 minuti.


Che poi come si fa a dire ad una come te che si deve rilassare. E' assurdo
Rilassati, stai tranquilla, stai serena. 
Rilassati cazzo!!!!


Che poi, sia chiaro, non è che tu non sia abituata che le cose non vadano come le desideresti. Solo che se anche un minimo passano da te, se tu puoi dare un contributo, tu mica ce la fai a rilassarti e fare finta di niente. Lâcher prise... l'espressione magica che torna e ritorna. A te che ti sembra di non riuscire mica ad afferrarle le cose, ti dicono che devi lâcher prise. Ma se poco ci mancava e precipitavo nel vuoto.  Eh be allora lasciati precipitare, toccherai un suolo ad un certo punto e poi si vedrà. Tu pensa solo a rilassarti.


Sono lunghi 15 minuti di riposo.
Possono essere estenuanti