16 December 2015

Il-Fu-Chiamato-Pistacchio


Il-Fu-Chiamato-Pistacchio ha tre anni e tre quarti e ancora un pochetto in più, è alto un metro e cinque centimetri circa ed è bello da togliere il fiato (ma si sa, ogni scarrafone..). Ha iniziato l' école militaire école maternelle da tre mesi ed ha imparato talmente tante cose da lasciare a bocca aperta.

Il-Fu-Chiamato-Pistacchio (IFCP) ha spiccate doti artistiche, intanto canta come un fringuello in botta adrenalinica, tiene il tempo che neanche un jazzista e suona la batteria con la voce, che ti dici se non musico sarà forse rumorista. Ha anche pronunciate doti da teatrante. Fa delle facce che ci resti secco, ha il naso di pongo che quando spinge il labbro in giù il naso gli diventa lungo e tutto strano. Al gioco dei seri vincerebbe sempre se non fosse che vuole che vinci anche tu e allora lo annuncia fino: Adesso vinci tu! E dopo 5 secondi di orologio scoppia in una risata fintissima e hai voglia a dirglielo che non si fa, lui vuole che vinci tu. E tu rimani in dubbio che faccio glielo insegno che quando si gioca bisogna avere rispetto dell'avversario e dare tutto? Che il gioco non è gioco se si sa già in partenza chi vince. Oppure va bene così, al mondo ci vuole anche gente non competitiva. E non avrà invece de problemi poi, in mezzo a tutti quegli squali? Se non glielo insegno ora il diritto alla vittoria, forse non sarà mai capace di vincere, proprio come sua madre...

Ma non c'è problema, pare, tempo una settimana, dieci giorni che questo post è restato a lievitare in draft, IFCP mi ha smentita ed ha preso a canticchiare je vais gagner, je vais gagner, come un ossesso, ogni volta che gioca a qualsivoglia gioco, anche se non sta vincendo. Insomma vabene così.

IFCP mi somiglia comunque  terribilmente e questo mi preoccupa. Nella sua impazienza, intolleranza e senso del dovere. Nei suoi scatti d'ira incontrollabili e fulminei. A noi ci fa vedere i sorcetti verdi e belli fluorescenti pure, eppure, dicono le autorità competenti dell'accademia militare, che IFCP dove lo metti sta e non crea nessun problema. Proprio come sua madre alla sua età, che veniva chiamata il Piccolo Budda. IFCP è come sua madre ma ha per madre una versione più incazzosa di se stesso, che gli dice Alla cantine (la mensa) se gli altri bimbi fanno troppo rumore tu digli di stare zitti!
Protesta perdio!
Se a scuola c'è qualcosa che non ti piace tu dillo.
Fatti rispetttare bimbo mio.

Perchè a me dicevano di stare brava e buona in un angolino e non dare fastidio e guarda come sono finita... Credici bimbino mio. Hai il potere di cambiare le cose che non ti piacciono, te lo assicuro. No che quelli dicono che non c'è nessun problema e poi tu torni a casa un tantinino stressato dalla mensa, dal dormitorio. Porcaccia, bimbino, ma dove siamo finiti?



IFCP ha avuto anche lui un anno molto difficile appresso a noi grandi presi da preoccupazioni e tristezze che non siamo riusciti a risparmiargli, nè tanto meno a spiegargli fino in fondo, non era il caso, non sapevamo come. L'inizio dell'école è stato difficile e ancora ci stiamo adattando mi pare, sembrerebbe che il peggio sia finito.


Il peggio è stato quando a casa sembrava andasse tutto bene e poi all'improvviso una crisi di rabbia, appunto, incontrollabile e fulminea. Finchè mi è parso di vederci un pattern, tipo i disegni in 3D che devi perderci lo sguardo e quelli saltano fuori. Ho guardato a lungo, un po' incredula, le crisi, i battibecchi, che tutto sembrava andare bene e poi si arrivava a sera, arrivava il chercheur, finalmente tutti e tre insieme e invece iniziavano le guerre. Finchè una parola è saltata fuori, in 3D: Alfa ! Questi sono due maschi alfa a confronto. Va tutto bene, poi arriva suo padre, giocano, si divertono, ma ad un certo punto sbam. Ma che è? Sarà la lotta per la supremazia?
IL peggio è finito secondo me quando ho intravisto e ho accettato il fatto che una brava donna alfa, sa mediare tra due maschi alfa, di cui uno in fieri, che a l'école è Budda ma a casa vuole appunto alfeggiare.


Ecco perchè non riuscivo più a chiamare Il-Fu-Chiamato-Pistacchio come si chiamava prima, perchè si era trasformato. Signori e signore ecco a voi il mio piccolo e bellissimo esemplare di uomo, che fu chiamato Pistacchio e ora è diventato Alfetta.

29 November 2015

La non violenza, la pazienza e la perseveranza

(correva il 25 novembre)

ed eccomi qui eccomi-là all'alba di una due giorni di fuoco...

Dovrei, vorrei e non vorrei, dire due parole su Parigi, sulla radicalizzazione e il perdersi in qualcosa di troppo grande e brutto. Da un lato. E il non rendersi conto di alimentare l'odio, dall'altro lato.

Invece mi  sveglio con un sogno che mischia tutto. Che mischia i due sensi di colpa che mi trascino dietro negli ultimi mesi. L'amica a cui abbiamo tirato il bidone ad agosto. I compromessi, la conciliazione, la solitudine ed il provare a farsi del bene. Il senso di colpa. L'avere torto sul piano razionale. L'avere tante attenuanti sotto-sotto e l'infuriarsi che non contino minimamente.

E il collega-fratello che mi mette, mi pare mi metta, la testa nell'incavo del divano.


Tra un paio d'ore partiamo in ritiro, due anni fa con quel collega ci dicevamo delle cose carine nella mia lingua natale. Che non é una cosa da poco per una che si trova quasi perennemente sul terreno linguistico altrui.  Mi viene sempre naturale andare incontro, se posso parlo la lingua propria al mio interlocutore. Non a caso ne ho imparata qualcuna. Mi interessava questa cosa di mettere gli altri a proprio agio. Persino a mio "svantaggio". A me non importa, purché sia comodo tu....


Comunque... ci dicevamo cose carine due anni fa e poi è andato tutto a puttane. Negli ultimi giorni mi sono immaginata di avvicinarlo tra una canzone e l'altra del dj abbastanza trash che si occuperà dell'animazione e di parlargli. Gli direi tipo

senti...me lo hai detto tu un anno fa che ti stavo usando come punchball
e io alle cose ci ripenso sempre mille e mille volte
E ora che il peggio forse é passato, che dio lo voglia
Che il peggio di me l'ho dato e neanche mi rendevo conto
ed é rimasto dietro di me alle spalle
Potrei forse dire che era vero
Si forse era vero
Che eri il mio punchball
che non é stata proprio colpa tua
Che se anche per un anno quasi buono ogni mattina che ti sentivo aprire bocca ti avrei preso a calci nelle gengive
anche se ti ho odiato come si riesce difficilmente ad odiare qualcuno.
cioé ce ne vuole..

Perché rappresentavi il male
E ora infece mi fai fino tenerezza
Che forse sei cambiato anche tu eh chissà
Ma io sicuro
e allora mi viene l'impulso di dirtelo con un cocktail in mano, dopo quattro salti in pista, magari un po" brilla. Che mica mi capita più spesso e posso pure dare la colpa alla mancanza di allenamento alcolico.
Che mi dispiace, che poteva anche andare altrimenti. Che non sono fiera di come mi sono comportata Che ero ferita e sofferente anche altrove e non sono stata facile con te.

E gliel'ho anche raccontato al chercheur di questa cosa che mi sto immaginando. Perché non voglio più sentirmi in guerra guerra e voglio fino fare la pace e volemose bene tutti, in armonia. Pero' sono spaventata. E il chercheur ne ha convenuto con con me. Che è tipico mio.
Assumere.
Prendermi responsabilità prima che lo facciano gli altri e poi gli altri tana libera tutti.
E invece quello che nella mia immaginazione sarebbe uno scambio bello, a volte diventa mettermi in mano di persone consapevolmemte o meno alla ricerca di alibi. Che non sono oneste con gli altri e chissà con se stessi e allora il peso me lo prendo tutto io. E a che serve?

Che poi é che sono io che ho bisogno di parole, parole parole. Gli altri magari anche no. Magari anche meno parole, pe favore. Che la cosa possiamo anche risolverla senza stare a spiegarcela nei dettagli. Che magari va già bene cosi' E che comunque dal non salutarsi si é già passato al Bonjour, rigorosamente lin ingua locale. E ultimamente c'é scappato anche qualche Bonjour Squabùs, che si sa, non si pronuncia facilemente il nome di qualcuno che ci sta sul culo. E io già l'ho notato che ho avuto diritto ai miei qualche Bonjour Squabùs. E allora sono stata contenta e fiera della pazienza, dell'amarezza sottile che mi prendeva al pensiero che era tutto perduto ma io comunque -per una volta- non volevo lasciarmi andare all'ansia e allo sconforto. E invece ho deciso che comunque andasse avrei tenuto duro e sarei rimasta sul terreno della correttezza e apertura. Comunque é una parola che mi suona molto. Comunque vada. é un po' quel lâcher-prise che tutti qui predicano.

Il chercheur mi diceva lascia perdere che tu stai sempre a dare perle ai porci.
Perle ai porci dice lui. Ed é interessante, perché volendo seguire l'immagine, per me le perle sono sempre state piu importahti dei porci. Che importano i porci se ci sono le perle. A che serve tenersele per se le perle? Non lo so. Forse è semplicemente l'immagine che non è rappresentativa.

Quindi la mattina della partenza per il ritiro mi sono svegliata con le immagini di questo sogno assurdo che mischiava tutto. Un paper nel Giornale dove qualunque scienziato vorrebbe avere il proprio nome. Che è una cosa che sta accadendo per davvero ma nel sogno l'ho mischiata ben bene ad altro.
L'amica delusa e arrabbiata che mi chiude la porta in faccia settembre, proprio nel momento in cui come é per me tipico dico ti vengo incontro, vengo a parlare la tua lingua, anche se sotto sono arrabbiatissima. Poi me la riapre dopo un po' ma io a quel punto l'avevo chiusa.


Mi sveglio e le scrivo, due mesi dopo l'ultima porta chiusa, senza rileggere i precedenti che se no rischia che cambio idea. Poi parto per il ritiro domandandomi se e come parlero' col  Non-fratello.

(...)

E poi le cose buone e belle a volte succedono. Sono cose piccole, non sono miracoli, sono frutto di pazienza e apertura mentale e accettazione dei limiti e tempi altrui.


E allora forse Parigi un po' c'entra pure, perché per (provare a) sanare quello che ha portato a PArigi ci vorrà infinita pazienza e buona volontà. Non credo Parigi possa essere risolta alla radice sbattendo le porte.

04 November 2015

Avventure di un piriforme

Squabus, si diceva, ha perso un po' di peso. Sette otto  sette otto kili  iniziano effettivamente ad essere qualcuno. Intorno ai meno quattro le persone avevano già iniziato a fermarla nei corridoi per chiederle come aveva fatto, potenza dello sport associato alla dieta. Quando persino Bianconiglio (della quale Squabus ha più volte sognato di raccontare e raccontare -e ce ne sarebbe stato ben donde- senza poi farlo mai) le ha chiesto consiglio... e lei gliel'ha dato -il consiglio, al Bianconiglio- e pare stia  funziomando... Squabus allora si è promessa di venire a dirlo anche al blog come ha fatto, un giorno.

Che forse ce l'ha fatta perchè era un filino disperata e diceva "Se questa cosa meravigliosa che vorrei tantissimo non può poprio-proprio succedere, allora succederà qualcosa che é in mio potere, qualcosa tipo il contrario" e trovava che questa era una battaglia fattibile su cui riversare le sue energie strane. Insomma puo' essere che la chiave sia stata la disperazione o forse invece la dieta é davvero miracolosa e lei allora la racconta al mondo e forse che forse nasce la dieta di Squa e milioni di ex cicciotte, come direbbe il-fu-chiamato-Pistacchio, poi la ringraziano, perchè no? Le piacerebbe fare felici tante persone cicciotte!


La dieta di Squa però un altro giorno, Oggi Squabus c'ha il blues del piriforme. A fine giugno ad un mese di regime, che pero' ancora doveva diventare la Dieta-di Squa-Marchio-Registrato (DSMR), si era appena a -1kg e qualcosa. A quel punto lei da Arya ha sentito di nuovo parlare di Albanesi, vecchia conoscenza di anni e anni orsono. Si è detta cià proviamo di nuovo sta stronzata cosa noiosa del camminare alternato alla corsa.

A fine luglio, a furia di camminare, correre, contare calorie,  aveva perso ulteriori 2.5kg . A questo punto  la mitica DSMR era nata e rodata!

A fine agosto nonostante tre settimane di vacanza itinerante , ma grazie al work-out-every-other-day aveva mantenuto e fino perso un altro chiletto, sfondando l'odiatissimo muro dei 70, oltrepassato e mai rientrato quasi 9 anni orsono in concomitanza all'abbandono dello smodato uso nicotinico .

Andava quindi tutto alla stragrande. Abbronzata, snella e pimpante, Squabus si sentiva pronta ad affrontare l'autunno e quindi poi quel mostro a cento teste chiamato natale.
Si subodora già la catastrofe, vero?


Il 4 settembre, venerdì, ore  7.20 sul quinto km del suo ormai consueto appuntamento di walk-and-run, che era iniziato come:
 [2 minuti di walking + 3 minuti di running] x 8 volte,
poi shiftato a
[200m di walking + 800m di running] x 5
e poi ancora x7, quando s'era aggiunta una certa baldanza...

Lo shift dai minuti ai metri, giusto per giocare a vedere se un giorno lontano avrebbe potuto aspirare a correre 5km in meno di 30 minuti. Il 4 settembre, ore  7.20, in quel di Frittole, frazione di  Sans âme,   Squa ha avuto la pessimissima idea di verificare questa curiosità che avrebbe anche potuto restare irrisolta: "Ma io in un minuto quanti metri riesco a fare  a velocità massima che più massima di così non si può?" Squabus fa un cosìdetto allungo. Uno e uno solo, della durata di un minuto. Squabus, ora ce lo sa,  non è fatta per gli allunghi. Il suo piriforme destro in particolare, apparentemente. Dopo 2 mesi di onorata e soddisfacente carriera di walk-and-run, Squabus punta troppo in alto e si spacca il piriforme.

Squabus ci corre sopra comunque, pur se a ritmo più blando. Fino a fine settembre cammina/corre 5 volte 5km, perdendo ulterioni 2kg.

Il 29 settembre il fisitoterapista che la riceve le spiega  bene il suo caso, che si chiama, appunto, Sindrome del piriforme, che non é sciatica ma quasi. Le dice che é il caso  di fermarsi per un po' e vedere di guarire.  Squabus si ferma solo perché il fisio se l'é scelto sportivo e terapeuta di sportivi. Se lo dice lui sia. Negli stessi giorni Squa vedrà pure un podologo, anch'esso esperto di sport e riceverà un paio di solette in cambio della modica cifra di 170 neuri modicamente non rimborsabili dalla secù.

Squabus attacca, diligente come non lo é mai stata, con streching mirato e successivamente con esercizi di gainage (planks, tipo cosi') per rinforzare i lombari che il fisio dice essere inesistenti. Va meglio, poi a tratti peggio, poi ancora meglio. Quello che non é chiaro é se le solette aiutano o peggiorano. Squabus é ancora in dubbio al riguardo.

Ottobre è il mese dell'umiltà. Di un nuovo passo nel paese dell'umiltà. Squabus scarica un contapassi (google-fit) e inizia a camminare.  Prima piano, poi più veloce. POi cerca di tornare in piscina che effettivamente aiuta! Potesse andarci più spesso!  POi studia routine di yoga da praticare nelle ore deliziose della sua insonnia mattutina. POi, a metà ottobre viene colpita dalla peggiore PMS da qualche tempo a questa parte (dove P, in questo simpatico caso, sta sia per Pre ce per Post) e si sa che Squa con PMS è messa maluccio.

Il 23 ottobre si iscrive ad una sessione di 90 minuti Bikram yoga . Il giorno dopo é nuova, nessun dolore, nessun male. Va tutto bene. Bikram yoga forever, sia lode al Bikram yoga, fosse solo logisticamente facile da praticare. Ma Squabus si sta attrezzando per portare il suo bagno alla temperatura di quaranra gradi centigradi e allorafrse farà l'autodidatta nel magico mondo del Bikram. 

Il 25 ottobre, fresca come un fiore, Squabus inforca le scarpette e va a camminare, poi non resiste e ci infila 4x3minuti di corsetta blandissima. La sera stessa i piriformi urlano, stavolta entrambi. Squabus, depressa e infelice, riappende il reggipetto sportivo al chiodo. E giusto per controllare anche le solette da 170€.

La fine del mese si porta comunque via un altro ultimo chiletto, quello ballerino.





Nella prossima puntata, che a questi ritmi uscirà ai primi di dicembre, racocnterà dello stadio ulteriore nell'universo chiamato Umiltà. Anticipa qui il titolo, indicativamente:

 Nordic walking is the new black

mi pare che già si sia capito tutto...


Memo to self: la pagina più utile che ho trovato sulla Sindrome del priforme

10 October 2015

P0rnògr@fic@


[sulle note di New York, New York]
tataratatà, tataratatà, tataratatà... 
Lyon Lyon... 



Caro blog,
ce l'hai fatta... mi sono seduta al pc. Dopo aver sistemato l'armadio, una doccia reale, una maschera, la pedicure, la tazza di te al sole. E niente, non avevo proprio più niente da farfugliare. Ho fatto di tutto per evitarti, ma alla fine eccomi. Che dài, tanto ora quèlo-là si sveglia. Un giorno te lo racconto che non si chiama più Pistacchio. No. Si è trovato un nomignolo più bello. Se lo è guadagnato sul campo e se lo merita tutto. Un giorno ti dirò pure delle fantasmagoriche avventure di quélo-là ancora Innominato all' école militaire maternelle militaire.

Un giorno cercherò di raccontarti i miei pensieri su tagli netti, rami secchi e decluttering. Ti dirò del perchè non riuscivo a dimagrire, e del come ce l'ho fatta. Sono una gran gnocca, lasciamelo dire... Sto un gran bene, me l'avessero detto non avrei mai creduto sarebbe bastato così poco tempo.
E' che le cose si scrivono quando si è pronti a negarle... mi pare. Ti racconterei della corsa, della passione che è scoppiata, della voglia di fare di più e della sindrome del piriforme. Maledetto piriforme, non mi avrai!!! Ti darò persino la ricetta di questa torta di marroni che non è niente male, dannata di quella Titolare, sa una ricetta più del diavolo! Pure di titolarismo di parlerei... E ti direi che ho in tasca un biglietto per la cittadina medievale olandica, metà novembre... un solo biglietto, nessun accompagnatore. Un sogno.

C'eravamo lasciati con cose tristi -e quando mai- e ora che le cose tristi sono finite -speriamo che non tornino più- io non riesco a scriverti. Ti dico che ieri ho letto questo post di Alice (ma voi la conoscete Alice? tutti dovrebbero conoscere Alice, secondo me). Ieri nel cuore della notte (le 21.30) leggendo  sono scoppiata a ridere e non riuscivo più a fermarmi. Il chercheur mi guardava preoccupato e allora gliel'ho dovuto leggere anche a lui il post del doudou. E abbiamo riso insieme. E poi il chercheur mi ha detto: sembra come scrivevi  tu una volta. E io mi sono fatta seria e pensosa.

E niente blog, non va bene sta cosa che ti cerco solo quando piango e sono impresentabile. Ho pensato che l'uso che ho fatto di te è P0rnògr@fic@, ho ripensato alla Carmen, un po' come disgustata, che mi dice no scusa Squa, non ti leggo più, non ce la faccio... O l'amica G. che parlando di blog mi disse: non ce la faccio proprio a infilarmi nella testa degli altri, neanche se consenzienti! Sto meglio, bloggino mio e mi è venuta un po' la vertigine al rendermi conto di quanti pensieri nudi e crudi ti ho affidato. 


Questo pensiero sconnesso lo dedico ad Alice, mi sa. Perchè mi ricordi com'ero e la cosa bella è che non me n'ero accorta. Ora ce lo so.

Niente panico, ad un certo punto le trasmissioni tristi tornano. Mi sà. MA magari anche no. Vediamo...

26 August 2015

May I see her?

11 Agosto 2015, in fuga

Ti ritrovi a pensare che aveva il suo dannato senso quell'impazzimento, quel dire agli amici ritrovati da appena due giorni, pur in condizioni per nulla uguali a quelle immaginate: Scusate ma noi ce ne andiamo, non giudicateci, abbiamo bisogno di spazio e di calma e di tempo.

E quindi ci siamo ritrovati io e te davanti a quel cancello ad aspettare papà, c'era la bicicletta in affitto da andare a riportare, le chiavi di casa degli amici da lasciare nella casella della posta perchè loro erano usciti. Faceva un gran caldo, intorno a noi c'era il traffico del boulevard Grosso, ma mentre scambiavamo queste poche parole per me è come se tutto si fosse fermato.

Mamma ti ricordi nonno E?
Si che mi ricordo nonno E

E mamma ti ricordi nonna A?
Certo che mi ricordo nonna A. E tu ti ricordi nonno P?

Si
E ti ricordi nonna S?

...
No, lo so, non puoi ricordartela, non l'hai conosciuta

E perchè?
Perchè è morta prima che tu nascessi. Tu eri nella mia pancia quando è morta

E mamma, la posso vedere?
No, non la puoi "vedere" perchè non c'è più, ma se vuoi quando siamo a casa di nonno P ti faccio vedere le sue foto

E anche i video?
No, non ho video, solo foto, se vuoi vederle me lo chiedi, d'accordo?

Si

Quando è tornato papà mi ha trovata con gli occhi pieni di lacrime, ho inforcato bici e occhiali da sole, il mondo ha ricominciato girare, io pedalavo e piangevo forte. Perchè da poco sai che esiste la morte, l'hai vista disegnata come un cavallo a zampe in su nel libro dei disegni arabbiati. E già quello, prima che succedesse, non mi riusciv a figurare di come sarebbe stato. Poi è semplicemente successo, senza troppo clamore. E non sei ancora preoccupato, è presto, ma so che ad un certo punto lo sarai e ora non so immaginare come potrò aiutarti.
Adesso stiamo parlando del fatto che anche le mamme possono morire e io, che sono ancora così ferita, non credevo proprio che sarei stata capace di annunciartelo.


Dovevamo forse essere in fuga, in un quadretto così surreale siamo riusciti a parlarne, mentre ogni altra volta che io ci abbia provato mi hai zittita. Ho capito che hai bisogno che queste conversazioni avvengano mentre io sono in piedi guardando altrove, in transizione tra una cosa e l'altra, come se nulla fosse. Che era idiota immaginarsi me e te uno di fronte all'altra che ci parliamo col cuore in mano. Tu non sei così, e va benissimo.


Appena il giorno dopo di nuovo ne parlavamo, non mi ricordo più perchè e per come. Tu giocavi, io stavo lì, in piedi sulla porta.

(...)
e dov'ero io quando nonna S è morta?
Nella mia pancia

e ho sentito rumore?
rumore? [!!??] ... forse mi hai sentita piangere forte

e perchè?
Perchè ero molto triste

e perchè?
Perchè era la mia mamma ed ero triste

Il tuo papà dietro di me stava appendendo i panni e mi ha dato un piccolo e tenerissimo pizzicotto sulla chiappa destra, che mi ha dato moltissima forza. Nessuna lacrima si è affacciata all'orizzonte. Cresciamo, bimbo mio, io spero che cresciamo forti.


Non mi hai ancora chiesto le foto, ma adesso sono pronta ad aspettarti. In piedi, guardando altrove. Va bene così.

05 July 2015

Maglia gialla

Scritto nel luglio 2013 riesumato nell'aprile del 2014 e ora a luglio 2015. Non male. 

Il Salagou

Squabus è in fase positiva, vivaddio. Sa che durerà poco e deve trovare il modo di farsene una ragione


Dovesse dire le tre caratteristiche salienti del periodo direbbe che sono: l'apertura al mondo, la voglia di sport di squadra, il desiderio di parlare di sè in terza persona. Come sentisse il dovere di coccolarsi, dirsi che tutto sommato sta facendo un bel lavoro, che va tutto bene. In prima persona non viene tanto bene.

Ma si diceva lo sport. Per fortuna lo sport la viene a stanare anche se lei non se ne ritaglia il tempo. A parte la corsa al passeggino, per cui teme di essere ormai famosa nel quartiere senz'anima. Adesso deve solo trovare un maestro yogi fidato, un gruppo di teatro e tornare in piscina, poi forse la nostalgia d'Olandia sarà scongiurata del tutto.

Un altro sport l'è venuto a stanare anche la settimana scorsa. C'era la giornata dedicata al team building con il suo gruppo.

Dopo aver accantonato il rafting, vivaddio chè Squa si cacava un po' sotto, la scelta è caduta su un bellissimo giro in mountainbike. In un posto a meno di un'ora da MontePello di cui riparlerà perchè l'ha già eletto meta preferita del week end. Un posto magnifico. Squabus era solita andare in mountainbike quando viveva in Francia la prima volta, sempre a sud, ma un po' più in là. Col chercheur e i sacerdoti del tempio si andava a pedalare nell'arrière-pays nizzardo. Le gite più belle che ricorda erano all'Esterel oppure intorno alla città di Moliere.  Per non dimenticare quella vacanza cicloturistica in Sardegna. 


Squabus in qualità di mamma-del-gruppo come è stata soprannominata (e quasi piangeva davanti ai colleghi a sentirlo) ha riservato le bici per tutti, della taglia giusta per ognuno.
Si è raccomandata  acqua e crema solare e via, si è partiti.

Il cielo era blu, il sole splendeva assoluto  e pure troppo. Il contorno era magnifico e già dopo pochi chilometri Squabus si è persa in quei meta-discorsi tra se e sè.
 
C'era il capo, che nonostante la sua età, maggiore di quella di tutti è partito in quarta e ha tenuto la maglia gialla del leader fino alla fine. Antidoping scherzavamo noialtri. Antidoping al traguardo!!

C'era quello che in mountain bike come sul lavoro deve andare di show off.

C'era quello dolce (Didi).

Cc'era quella che zotta zitta riusciva a stare dietro il capo.

Quella che zitta zitta invece non ce la faceva.

Quello che parte forte e invece gli son venuti subito i crampi.

Quello che non ti chiede come va neanche a morire, proprio non gli interessa e se glielo chiedi tu ti rsiponde: oui ça va come se fosse ovvio e tu avessi domandato che taglia di mutande porta

Com'è normale Squa ha cominciato a riflettere du di sè

Nnessuna ansia da prestazione, stava a metà, aspettava quelli che erano indietro. Se la cavava. Aveva molto meno paura di un tempo delle discese. Tra l'altro da quando è mamma è molto pià coraggiosa in generale, ha notato. A calcetto l'altro giorno è persio stata in porta e decentemente.
E adesso la vedesse il chercheur che scende giù dalle le discese con i sassi.


Intanto farfalle di colori bellissimi, profumo d'origano, il lago.


Squabus ha pensato che il capo che era davanti a fare il leader non aveva modo di rendersi conto
di quelli che restavano indietro e poi che di team building in quella circostanza se ne stesse facendo ben poco. E che forse in fondo in fondo aveva ragione a dubitare delle qualità direttive del suo capo.


Squabus nonostante faccia 10 kg circa di sovrappeso rispetto a quello che un tempo era il suo peso forma e che tra tutti loro era l'unica ad aver vissuto quello stravolgimento del corpo che è portare in grembo un esser eumano. Che dopo ci vuole una certa dose di volontà a tornare prestanti come si era abituate ad esserlo. E come fanno le mamme atlete se l'è sempre domandato.Squabus era tutto sommato tra quelli più freschi e prestanti. Il capo però l'ha vista sempre ultima perchè lei aveva voglia di apsettare quelli che non ce la facevano.


A Squabus, si sa, le metafore piacciono molto.


04 July 2015

La cascata

La Cascata, da qui


Un mese e un po' dalle ultime notizie e Squabus ha fatto tantissime cose. Tutte belle. Ha curato un pochissimo il giardino nuovo di zecca, ma soprattutto si é stesa quasi ogni mattina a guardare il cielo tra un saluto al sole e l'altro, tra un addominale e un jumping jack. Ha corso-camminato più di 20km nelle ultime due settimane, ha giocato a piedi nudi a calcetto genitori contro bimbi (6-8 anni, le squadre erano quasi equilibrate!!) e si é rispaccata la schiena come non succedeva da mesi. Ha contato tantissime calorie, ha mangiato qualche fetta di torta, compresa la sua, e poi, di buonumore si é rimessa a contare, correre, yogare. Ha letto un pochino. Ha avuto ospiti. Ha fatto bellissimi picnic al fiume. Ha riso tanto. Ha osservato. E' stata più in silenzio.


Ha capito tante cose ed é pronta a rimettersi in gioco, crede. Qualsiasi cosa voglia dire davvero, all'origine, a Squabus mettersi in gioco fa pensare all'aver voglia di ridere e scherzare e stare leggeri. Squabus aveva perso la voglia e ancora ci pensa a com'é che quella voglia le torna quando succedono cose brutte-brutte. Un po' é intimorita perché non vuole mica che, dovesse perderla di nuovo, debba succedere una cosa brutta brutta-bruttissima per farle tornare voglia di giocare.


E' stata in gita sociale con tutto il labò in dei posti meravigliosi, ché siccome nel gruppo questo giro c'erano un componente di sesso maschile in ramadan e un componenete di sesso femminile con un microbebé nella pancia (l'ultimo nome sul post-it), quest'anno é stata una cosa super-soft ma molto variegata, con micropasseggiata in un posto meraviglioso, picnic all'ombra e bagno sotto le cascate. Le cascate. Le cascate le hanno fatto venire voglia di scrivere.


Il giovane phD francese era già sotto, seduto su una roccia. Ha fatto segno venite! Squabus si è tuffata e ha nuotato più forte che poteva, più si avvicinava più faceva fatica. Il pHD-Jr ha teso una mano che lei ha afferrato. Ha lottato per sistemarsi sulla roccia, per sedercisi e l'acqua era forte ma ora andava molto meglio. Il cuore le saltava fuori dal petto, intanto, per l'emozione. Poi, poi si è alzata in piedi e a quel punto non faceva più alcuna fatica. Si è sentita molto potente. Ha gridato di gioia, la voce forte coperta un po' dal rumore dell'acqua Si è sentita potente e, protetta dal contesto, ha anche pianto un pochino.  Perchè è durissima mentre nuoti davanti quella cascata spettacolare. Arrivare è meraviglioso. Perchè come al solito era partita per metafore.


Era arrivata, un giorno, crede, in quel paesino medievale e lontano, poi è dovuta partire e una volta altrove è scivolata giù ed ora ha paura di nuotare di nuovo verso la cascata. Una parte di lei almeno.


Squabus poi si è resa conto che aveva cercato di scrivere un post anche sulla gita sociale di due anni fa, un post che si chiamava Maglia gialla e parlava di leadership e metafore, come al solito, ma che poi è rimasto due anni qui. Ora lo finisce, con 24 mesi di ritardo e lo pubblica, forse domani, forse dopo...




29 May 2015

Rimettersi in gioco

ha molto senso questa espressione

ed è la cosa più difficile quando sei tutta accartocciata su te stessa

Non stai mica poi così male, se resti in disparte, in silenzio, in penombra

Per nulla male. Anzi senti l'energia del cosmo e la gioia delle piccole cose.

Ma di giocare ne hai punto voglia, soprattutto con altri esseri umani fuori di lì

Sarà la fragilità, la paura, il disorientamento

Rimettersi in gioco ed accettare la leggerezza, 

Fare, dire cose "normali", leggere, gioiose, semplici



Lo sfasamento, il dolore delgi altri, perchè si smette di chiedere aiuto,  

conflitto di lealtà

queste sono le cose su cui rifletti.


Di gioco non c'è ombra, eppure vorresti capire da dove si inizia

come si smette di avere paura

25 May 2015

Twentyone days later

Al ventunesimo giorno ho avuto un momento di sconforto cupo. Mi scoppia una risata isterica... a farmi fare crack è un'influenza. Pistacchio ha iniziato a strarnutire qualche giorno fa e poi a dire che aveva maldigola, era un pochetto giù di tono, ma niente di chè. Però quando il microbo in questione è arrivato a me, è arrivato più forte e incazzoso, o sono io che sono debilitata? Niente o quasi febbre, ma ossa rotte, stanchezza atavica,  giramento di testa. Ma appunto, forse è il microbo che si approfitta del mio stato di ancora debilitazione.

All'ultimo controllo, una settimana fa,  ero ancora bella anemica, e quindi prendo il ferro diligentemente ogni mattina appena sveglia, senza mai sgarrare. Lo prendo appena aprro gli occhi, ancora a letto, un paio d'ore prima del caffè, perchè interferisce col suo assobimento, vale anche se il caffè è decaffeinato come lo prendo io, visto che il problema è causato dai tannini. Questo per dire che ho studiato e faccio i compiti.

20 May 2015

Scrittura automatica reloaded

Quanto è poente questo esercizio! Per favore, provate! Se siete qui é probabile che siete grafomani come me, oppure magari voi non scrivete mai, ma siete affascinati dalla scrittura e piuttosto preferite leggere gli altri.

Dopo quasi un mese di pausa, eppure il tempo e lo spazio questa volta li ho avuti, ho perso una gran occasione, ieri ho ripreso i miei esercizi di scrittura automatica. Ne avevo già parlato qui, in una data affatto casuale, per altro.

17 May 2015

Aprile al metotrexato

post lungo e tortuoso, si salvi chi può...


Dalla cronaca, inizia dalla cronaca, se tutto il resto non viene. Chè poi non sai neppure tu cos'è il resto.



Two weeks

Non capisci se è vera questa forza che senti e che continui a ripetere a tutti quelli che ti chiedono come stai. Ti senti ancora illuminata, immagini che ci si aspetterebbe che tu fossi piegata in due dal dolore e invece no. Per niente proprio. Resti in ascolto, cerchi di vedere gli insegnamenti e le opportunità anche in questo.  Vuoi solo che i punti si rimarginino, che passi il dolore fisico per ricominciare a vivere e a prenderti cura di te stessa, perchè ferma qui non sai per quanto ancora durerà l'illuminazione. Ferma. Tu che vorresti correre o almeno nuotare. Invece ti restano soltanto la meditazione e la scrittura automatica, ma non riesci bene ad applicarti.

24 April 2015

Pezzettino


Pezzettino di Leo Lionni

Non sono una grande esperta di libri per bambini, ma mi piace molto cercarli. A natale ho utilizzato questo catalogo della Babalibri segnalatomi dalla mia amica Sonrisa per scegliere un libro per ogni nipotino di sangue e non. Per il mio nipotino Secondo ho scelto Pezzettino, convinta dalla recensione:
Sentirsi piccoli e incompleti
Nel mondo di Pezzettino tutti sono grandi e forti e fanno cose straordinarie, solo lui è piccolo e impacciato. «Sono senza dubbio un pezzo di qualcosa», pensa e decide perciò di scoprire che cosa gli manca. Inizia così la storia di Pezzettino, un piccolo quadrato arancione alla ricerca della propia identità...

Quando a natale prima di incartarlo l'ho sfogliato sono rimasta folgorata e ho deciso di comprarlo anche per Pisti. A Pasqua è arrivato e, nonostante sia un pochino difficile per lui, lo ha rapidamente sedotto. "Ti ricordi chi ha scritto questo libro?" gli chiedo mentre gurdiamo la copertina, prima di iniziare la lettura. "Un signore che si chiamava Leo Lionni". Mi piace insegnare a Pisti il nome degli autori dei libri che leggiamo. Mi sembra un segno di rispetto e gratitudine.  Mi piacerebbe scrivere per lui una biografia semplice dell'uomo incredibile che è stato Leo Lionni. Mi piacerebbe insegnargli che dietro una storia che ci piace c'è una persona e tutto il suo mondo. (Italiano, nato in Olanda ed espatriato altrove, hanno anche molte cose in comune).


Nella storia Pezzettino si cerca e va dai suoi amici, da Quello-Che-Corre, da Quello-Forte, da Quello-Saggio e da tutti gli altri e a tutti chiede "Io sono un tuo pezzettino?"  Ci sono piaciuti molto i personaggi della storia, nella seconda di copertina ce n'è uno che non è nominato nella storia. Pisti l'ha chiamato Quello-Che-Va-Piano.

Quello-Che-Va-Piano


Alla fine chiedo a Pisti:  "E tu sei un mio pezzettino?" Lui, tutto convinto, a mia grande sorpresa, dice  "Si!", nonostante tutto quel popo' di pagine di "No, tu non sei un mio pezzettino..."
"Ma no! Un giorno sì eri un po' come un mio pezzettino, quando eri nella mia pancia, ma ora sei un pezzettino tutto tuo, come Pezzettino lui!"


La mia mamma quando ero giù di morale, mi guardava da lontano e mi diceva:
 Non ti vedo tutta, ti manca un pezzo..
Forse anche per questo trovo Pezzettino un libro commovente e dolcissimo.



Con questo post partecipo al venerdì del libro 



P.S. Se anche voi come me, per deformazione emigrazionale, vi siete domandati, ma come lo traducono Pezzettino?


Pet-set-eeno

13 April 2015

t'es où?


non molto lontano da qui

non posso credere alla mia ingenuità
non posso credere di essere di nuovo ferma laggiù

un silenzio prezioso mischiato ad un silenzio insopportabile

freddo 

mi schiarisco la voce e vado
le parole dell'attesa


04 April 2015

Mieux que l'osteò!

Squabus  aveva pedalato fino al nono mese di gravidanza, o meglio fino alla trentaseiesima settimana, quando un gelo gelissimo si era abbattuto sulla terra olandica e pedalare non era più cosa sicura. Alla trentasettesima ha partorito, altrimenti, appena avesse sgelato avrebbe serenamente ripreso a pedalare e avrebbe continuato fino alla fine. Pedalare pareva un sogno piuttosto di camminare, che era dientato una tortura.

Quando tempo fa nei giorni  ormai mentalmente lontanissimi di un metà luglio 2014, la sua amica alla sesta settimana le aveva detto che non avrebbe più toccato la bici fino al terzo mese (e poi non la toccò fino alla fine), Squabus le ha detto timidamente che forse esagerava.


Giusto pochi giorni dopo, Squabus stava proprio ripensando a questo scambio di vedute, due minuti prima di arrivare alla rotonda, quella stronza ed antipatica dove -di solito- scende dalla sella con aria semi-trionfale. Quella mattina le macchine erano ferme mentre lei si affacciava al passaggio, pedonale. Assicuratasi che la prima macchina sarebbe rimasta al suo posto mentre lei attraversava, Squabus ha proseguito senza scendere di sella e senza accorgersi che la seconda  macchina, in fila parallelamente alla prima, era invece distratta. E' stato troppo tardi quando si é accorta che il conducente distratto stava guardando altrove e contemporaneamente schiacciava sul pedale dell'acceleratore. Per fortuna con molta dolcezza.

Troppo tardi. La macchina colpisce la bici e Squabus cade giù e si fa fortunatamente solo qualche graffio sulle gambe e l'avambraccio destro. Squabus va comunque dal medico, sotto pressione di tutti coloro a cui racconta l'accaduto (o ha cercato di).


Infatti una volta dal medico si è ritrovata impossibilitata a ripercorrere quanto avvenuto. Squabus soffre di amnesia su trauma anche minimo, parrebbe.  E' una cosa che le é capitata moltissime volte e forse si chiama semplicemente poco spirito di osservazione, Squabus é incapace di raccontare le scene che succedono troppo velocemente. Non le registra.  C'era un momento in cui faceva l'allenatrice di bimbi e l'arbitro pure. E arbitrare era una tortura. Chi ha fatto cosa? Fermi tutti!



In ogni caso quando il dottore le ha chiesto qualche dolore o fastidio? Squabus incredula ha dichiarato: lo so che parrà incredibile, ma mi è passato il maldischiena quello cronico, quello che mi porto appresso da anni annissimi....
E la stessa cosa ha messagiato al signore distratto ma brava persona che la aveva urtata e che la chiamava e le scriveva per avere notizie.


Son passati otto mesi circa, quell'amica ha partorito da poco il neonato che non è andato in bicicletta nella sua vita intrauterina. In questi giorni è tornato alla grande quel maldischiena là in tutta la sua potente sofferenza, per questo a Squabus viene da rispolverare questa bozza perduta. E adesso si domanda se richiamare l'osteopata (non quello lì, per fortuna nel frattempo ne ha trovato uno più di uso gradimento) o sperare in un piccolo, piccolissimo incidente...

03 April 2015

Rime per le mani



Rime per le mani : per chi ...vuole giocare con la musica e con il corpo


E' con questo bel librino che voglio partecipare per la prima volta al venerdì del libro.
Lo abbiamo scovato nella mediateca della banlieu,  il giorno che ci siamo resi conto che c'erauna sezione dedicata ai libri per bambini in lingue straniere. Pochi libri in italiano, forse una decina e mezza, ma una bellissima selezione. Non vedo l'ora di esplorare la mediateca centrale!!


E quindi un bellissimo libro-cd per bambini, forse il più bello nel genere che mi sia capitato per le mani. Le filastrocche molto carine,  ma soprattutto la musica che le accompagna è godibilissimissima e per nulla banale e "buttata lì" come succede spesso nelle canzoni per bambini (e non). Canzoni jazzeggianti, blueseggianti, raggeaggianti, a volte ispirate al migliore Vinicio Capossela, c'è persino una tarantella. La musica è davvero curata e per tutti i gusti.   Il libro ha delle illustrazioni carine e i testi delle canzoni-filastrocche sono accompagnati da idee per giochi da fare all'ascolto della musica.

Bellissimo libro che vorrei acquistare.


Con questo post partecipo al venerdì del libro 
 La partecipazione non poteva mancare per il mio 21-days-blogging-project.



la tarantella dle pizzicotto

02 April 2015

Burning


Era stato scritto il 19/1/2010
E mi è tornato in mente, purtroppo non solo per contrasto...
Allora stavo per bruciare fuori.
Il burnout sarebbe stato conclamato a fine primavera-inizio estate.

E oggi?


ap-proposito di buoni propositi

...e c'è tutta una vasta gamma di vita che ti invade, e vuoi viverla tutta. Ma non è concretamente fattibile seguire tutto con la stessa passione. La passione è un'esperienza totale che non si può dedicare a più di un'entità per volta. Invece i segnali arrivano molteplici ed ogni segnale stimola, appassiona, le pupille si dilatano. Vorresti perderti a contemplarlo, capirlo, seguirlo, coltivarlo, giocarlo, parlarlo. Il segnale, lo stimolo, il lampo. Ma ne arriva un altro e si ricomincia, dopo un attimo di disorientamento. E cerchi di metterli in ordine, gli stimoli, come si potesse metter in fila fotoni . Ognuno che arriva è come una piccola scossa. Piccola, grande, dolorosa, colorata, travolgente, lieve. Ma si sente, a seconda della sensibilità del sistema. La scossa. Oh se sono viva! Quanta vita. Varie vite, varie tonalità, le vedo avvicendarsi e sperimento anche l'impressione dei miei colori stesi a pennellate sulle pareti dell'esistenza altrui. Sono viva e la vita, la natura, asseconda la sopravvivenza: posso sopravvivere solo se ho lo spazio, ho il tempo, ho il modo. Mi sono sentita così inequivocabilmente viva, ho provato un così forte turbinìo di emozioni e non ho potuto evitare di assecondare tutte le possibilità. In un delirio orgiastico di concretizzare i buoni propositi, mi sono fatta avanti per tutto. Proprio tutto... Per coltivarmi, per scoprire quanto più potevo...

Concretamente, appunto, in un'ora e mezza il mio 2010 comincia. Dolcemente. Con un corso di cucito, una volta a settimana. La settimana prossima si aggiungerà il corso di olandese, due volte a setttimana, che si profila l'impegno più faticoso. Insieme ad un corso per gli studenti del primo anno di università che partirà la settimana ancora successiva. Per gradi. No, non insegno: sono ancora da questa altra parte, perché non riesco a nascondere la mia curiosità dietro la """dignità""" del non tornare sui banchi. Perché ho molto più da perdere vergognandomene. Perché -come allora volevo vedere: prima come studiano gli americani, poi come studiano gli ingegneri- ora voglio vedere che fanno i biotecnologi. Perché il corso sarà dato in olandese, altrimenti sarebbe stato troppo facile. A completare il tutto, a fine settimana, mi rilasserò seguendo due corsi di teatro. Cosa che avrei voluto fare da sempre, ma non ero viva abbastanza, o non ero io abbastanza. Due perché non riuscivo a scegliere e perché avevo paura che non sarei sopravvissuta abbastanza a lungo per scoprire.
Forse non sopravviverò a tutta questa vita, c'è da dirlo. Ma sono stata in stato quiescente troppo a lungo per non provarci. Voglio tutto, subito, qui, ora.

Vorrei essere certa di restare raggiungibile dai lampi giusti però, quando il sistema diventa complesso. Voglio pensare che in mezzo a quelle tempeste, quel bagliore speciale riesca ancora ad attraversarmi dritta al cuore e farmi emozionare alle lacrime.
Hnita gattona. dice. e tutte le altre tempeste sono tornate per quell'attimo nei loro vasi di Pandora. Tutte le altre vite si sono fermate un attimo a guardare. Col fiato sospeso. Poi ho visto il video ed allora tutta la poesia ed il miele hanno fatto posto ad una grassa risata! Ed ancora rido a pensarci. Che patata.


31 March 2015

una fontana rotta

L'ultimo giorno dell'anno 2013 andavo con Pisti, mano nella mano, a prendere il pane dietro casa.


Dal panettiere c'erano i signori Rigagnoli, invecchiati ed acciaccati, ma erano sempre loro, i signori che abitano al numero 32, dove abitavano i miei. Ora mio padre sta al 28, giusto un paio di portoni più il là.

Li ho salutati, ho comprato il pane, poi Pisti se ne stava appiccicato al bancone. Il signor Rigagnoli, che evidentemente aveva risposto al mio saluto solo per cortesia, mi guardava interrogativo, poi pare che mi metta a fuoco, sorride, mi dice ah ma tu sei... non ricorda il mio nome. Si, sono Squa, la figlia del signor Dini, stavamo anche noi al 32, al secondo piano... Momento come di sorpresa, poi grandi sorrisi e gentilezza e allegria per Pistacchio e Tanti saluti al tuo papà.


Le lacrime han cominciato a scendere veloci subito all'uscita del panettiere, in una mano avevo la busta del pane, nell'altra la mano di mio figlio-quasi-duenne, trotterellante ed inconsapevole, non c'era modo di asciugarle. Allora ho preso il mio piccolo Pistacchio in braccio, ho strofinato le gote contro il suo cappellino rosso di pile e l'ho baciato mille volte sulle guance. Mi sono, ancora una volta, infinitamente intristita a pensare che probabilmente persino nel paesino dell'hinterland, oggi, la vita sarebbe più semplice di come era una volta, quando tutto era difficile e pesante, anche incontrare i signori Rigagnoli sul pianerottolo.


Ogni volta che penso a quanto era più difficile e come ora non lo sia più, piango come una fontana rotta.

30 March 2015

Metablogica e gratitudine, perchè si scrive

È comprensibilisimo il bisogno disperato di fissare, schematizzare, capire cosa sta determinando questa risalita. Dopo anni col freno a mano tirato (forse decenni) ho voglia di spiccare il  volo. Ho voglia di essere e non di aver paura. Soprattutto non voglio più aver paura di me stessa. Voglio perdonarmi, voglio accettarmi. Voglio capire com'è che funziona. Questo coinvolge anche il blog  e lo scrivere per me e per gli altri.


Perchè ho paura di scrivere?
Perchè poi lo faccio lo stesso ma col freno a mano tirato?
Perchè i silenzi stridono e i suoni non convincono?


Tre settimane orsono ho ricevuto una email molto importante. Fare blog è qualcosa di meraviglioso, ma quello che succede dietro al blog è la parte migliore. La parte importante è trovare il coraggio di lasciare commenti su blog altrui lasciando una traccia seguibile. La parte migliore è che chi ti legge altrove possa venire a trovare a casa tua e leggere le cose che scrivi, ma soprattutto quelle che non scrivi. La parte più toccante è se qualcuno che ha letto una tua osservazione e che ha una storia come la tua, ti scrive, a quasi un anno di distanza. La parte che fa un po' male è pensare tutti i giorni a questa donna e sperare che stia bene.


La parte meravigliosa è la gratitudine per un pensiero che non è restato solo pensato ma è stato anche scritto e inviato. La gratitudine perchè quel pensiero ricevuto mi ha fatto sentire che aveva un senso aver coraggio e che ha un senso provarci.

Sono tre settimane che ogni mattina mi sveglio pensando a quanto sia importante dare un senso alle proprie parole.




29 March 2015

Epanouissement e esercizi di scrittura auomatica



Lei si chiama Effe è italiana ed è la compagna di un collega del chercheur
L'ho stalkerizzata un tantinino e l'ho invitata ad uscire. Un po' come quella  volta là.

Ci siamo incontrate alla sua fermata del tram, siamo andate in centro ed io, come ultimamente mi succede, ho dato praticamente tutto... svelato ogni mistero, messo tutte le carte in tavola. Lo faccio, me ne pento e poi lo faccio nuovamente. Addicted. Tutte le mie fragilità ben allineate sul tavolo. Ma proprio tutte, nessuna esclusa. Ma perchè?


Dopo il suo ultimo trasloco, anche per lei una sorta di rimpatrio, le è presa la crisi, non sa se vuole continuare a lavorare nel mondo accademico. Io ci sono ancora dentro e medito se sia il caso di restarci o meno. Ci capiamo.

Sta leggendo un libro di una certa Maud Simon, si intitola Fais ce qu'il te plaît ! 12 semaines pour trouver votre voie et rencontrer votre destin 

In libreria sta nello scaffale che si chiama Epanouissement, che è una parola davvero bella che in senso figurato significa realizzamento. Si dice dei fiori: une fleur s'épanouit, les fleures épanouissent. Sbocciano. Insomma qui in Francia anche le persone sbocciano. Mi pare bello. Anche molto primaverile.


Non ho (ancora?) recuperato questo libro, ce ne sono già troppi sul comodino e non avanzo. Ossia nessuno finisce, non fanno altro che aumentare in numero. A me comunque la cosa non disturba mica. Mi sento in bella compagnia, solo non sono sicura di impararare davvero qualcosa (ma mi pare di si, comunque).
Effe mi ha raccontato degli esercizi che questo libro propone per la prima settimana. Sono tre. Partendo da quello che mi ricordo meno: c'è una scatola dove mettere quelche più ci piace, o quello che vogliamo salvare, o quello che ci entusiasma, non mi ricordo bene. Cosa ci mettiamo in questa scatola? Io senza esitazioni ho detto un quaderno ed una penna. Un altro dice di provare a usare la mano sinistra (se si è destri) per fare delle cose semplici. Servirebbe ad attivare l'emisfero destro. Quello che più mi ha richiamato l'attenzione sono quelli che chiama esercizi di scrittura automatica. Significa (almeno per come l'ho interpretato io) ogni giorno sedersi per una decina di minuti a scrivere di getto, qualsiasi cosa passi per la mente, senza filtri, senza controllo, senza mai fermarsi, senza mai esitare.

Al terzo giorno di esercizio ho iniziato a programmare i post del blog. NOn sono tutti stati scritti al momento, anzi, alcuni sono molto molto vecchi e ho avuto il coraggio di sentirli di nuovo. Non sono scritti in scrittura automatica, ma so che ho potuto liberarli grazie a questo esercizio. E' un esercizio molto potente e semplicissimo. Per noi grafomani anche piacevole!

21 giorni di post quotidiani, per pura e semplice sfida. Vediamo se ci riesco. 


Se provate anche voi, poi mi raccontate?


28 March 2015

Di educazione "passiva" e telepatia



Scambio tipico quando Squabus (o il chercheur) starnutisce
Etcia
e Pistacchio: Salute Mamma!
Grazie amore mio


L'altro giorno l'etcia è stato suo
Salute amore mio!
Grazie mamma


Stavo passando lo straccio in cucina e mi sono messa a pensare che è incredibile, quanto abbiamo e stiamo ancora penando per quel per favore quando chiede e quel grazie quando riceve. E che fatica sentirli. Invece Etcia e salute e poi anche il grazie proprio di questo scenario gli sono automatici, fino scontati, da un pel pezzo di tempo dei sui 2 anni e tre quarti (n.d.Squa: di quando questa bozza è comparsa nei draft, ora sono 3 conclamati, grazie al blogstorming che mi fa tornare in mente una bozza abbandonata!!!). E allora è ovvio domandarsi perchè il salute è così automatico e il per favore no? Sto pensando a questo. E mi rispondo che è perchè il salute è di pura imitazione, chiamiamola educazione passiva, mentre per quel per favore ci stiamo dando così tanta pena da fargli perdere spontaneità o che so io. 

Questa cosa l'ho pensata anche di fronte ad una scenetta che mi aveva lasciata esterrefatta. Lui seduto sul suo vasino con un librone in mano dove ci sono delle letterine sparse in mezzo ad altri disegni.
A, B, C D, E G L M diceva puntando ad ogni colpo la lettera giusta. L'ho osservato per alcuni lunghissimi secondi fare questa cosa. Esterrefatta. Ci ho messo poi unbel po' a capire com'era possibile. Il motivo risiede in quel pc giocattolo che ogni tanto accende in autonomia (vivaddio) e che tra i vari giochini da scegliere ne ha uno in cui tutto l'alfabeto viene sparato sullo schermo a pixel grandi tipo 2 cm l'uno con in sottofondo la voce di uinnidepù che legge le letterine. Stessa cosa, ho scoperto poi, vale per i numeri. Quel Pistacchio lì abbandonato al suo pc giocattolo ha assimilato tutto solo e senza alcuna interferenza delle cose che di solito si insegnano attivamente (credo). E allora mi domino per non "interrogarlo" chè, forse, mi dico, quanto meno mi immischio in questo apprendimento passivo, quanto più sarà spontaneo e piacevole. E lungi da me il desiderio di mettermi vicino ad insegnargli qualcosa di più. Solo con le lingue il mio desiderio scalpita ma è stato frenato da difficoltà abbastanza preoccupanti, di cui parlerò, forse, a suo tempo. Appena mi sarò ben centrata sull'argomento e successivamente decentrata, che è la parte più difficile.


Ma tornando alla scenetta dell'etcia e del Salute. Ero lì che svuotavo la lavastoviglie e intanto pensavo proprio a quanto scritto qui sopra. E il Pistacchio se ne esce così:
No mamma, non per favore, salute.
Come stesse leggendo nei miei pensieri. E non è la prima volta...
A me a volte 'sta specie di telepatia mi fa una gran paura.





Questo post partecipa al blogstorming di genitoricrescono.

27 March 2015

Si è fatta i ricci

Preparandosi ad una due settimane senza il chercheur, Squabus ha avuto il coraggio di invitare nuovamente il nonno de Squabus e quindi spolvera questa vecchissima cosa restata in bozza per più di un anno, che é la seocnda parte di questo post qui.

Visto poi che si parlava di passivo aggressivi.


Correva febbraio 2014

Squabus ha appena passato la settimana peggiore degli ultimi due anni e poco più. Il periodino non era certo roseo di suo, è vero, ma non si sarebbe certo aspettata un tracollo così a precipizio in sensazioni lontane, indesiderate e piuttosto orribili.

Squabus sta scrivendo in terza persona e questo già lo ha notato. Ci sono dei guai, e allora si crede di risolvere tutto scrivendo in terza persona... E invece no! Una svolta già c'è stata, e in peggio. I problemi si sono accumulati non è che si possono risolvere con la terza persona... (semicit: Bianca, Nanni Moretti)


Il nonno questa volta non è venuto con la zia Susanna a fare da back up per mamma Squa durante la settimana di lontananza del chercheur. Ora Squabus si è resa conto del perchè il nonno insisteva per venire con la zia Susanna. Il nonno è taciturno come la notte, ma scemo non è e forse non se lo dimentica mica che lui e Squa insieme non è che sia un gran assortimento. Squabus invece ha tendenza a dimenticarlo. Si potrebbero anche interpretare come prove tecniche di ottimismo. O masochismo, a scelta.


In poche parole succede che in qualche giorno appena di convivenza, una Squabus, un Pistacchio, un nonno, è tornata l'ombra, netta, scura e terrificante, di quelle ore morte delle venti. E quel desiderio di allontanarsi da lui, che sparisca dalla sua vista, di non doversi preoccupare per lui, di restare sola.

Nell'adolescenza di Squabus le modalità familiari erano silenzio, facce incazzate con nuvoletta muta del pensiero da dover interpretare, che tanto qualcosa di storto c'era sempre, la casa non era mai in ordine, la cena mai pronta, qualcosa di spiacevole lì fuori si trovava immancabilmente, ma Squabus -e presumibilmente anche tutti gli altri- comunque giù a domandarsi cosa avesse fatto di male,  cosa ci fosse di sbagliato in lei, in prima persona, non la casa, la cena, le cose che non funzionavano. A pensarci bene la sensazione chiara era che tanto niente sarebbe mai andato bene. Quella sensazione di pericolo imminente, di dover fare attenzione ad ogni minimo gesto.

Che magari poi raramente c'era la giornata sì e si facevano due chiacchiere. Ma per la maggior parte erano sbuffi, alzate di voce e cotolette sbattute con violenza nel microonde. Le famose cotolette che il chercheur mi bacchetta ogni tanto. Hei tu ti ho vista, non lanciare cotolette.  E tutto poi va bene.


Da qualche tempo il nonno ha perso la sua aggressività, non pare più lì affacciato sull'uscio aspettando la bagarre, come in stato provocatorio. Squabus era già arrivata alla consapevolezza che quello che rendeva così suo padre in quei tempi bui non era solo il suo innegabile carattere di merda, ma lo stress, uno stress infinito dovuto alla fatica di una famiglia difficile che gli pesava tutta sulle spalle e in aggiunta un lavoro impegnativo che probabilmente non aveva le qualità personali per svolgere. Sono speculazioni. Comunque una cosa è certa: il nonno in quanto a mindfullness zero zerella.

Per suo sommo sbalordimento e terrore, nei giorni scorsi, Squabus, dopo qualche giorno di clausura forzata in presenza di quell'uomo, che non parla, non dice, non si esprime, ha cominciato, lei, a trattare suo padre, come lui trattava lei e gli altri. Quel mobbing neppure tanto velato fatto di poche parole, che sta a voler comunicare, ma senza dirlo ad alta voce:
Spostati che tu non sei capace.
Zitto che mi dai ai nervi.
Non ti sopporto più e vorrei solo essere sola e non dovermi preoccupare anche di te.
Che poi magari suo padre non era neanche questo che stava pensando esattamente. Chi lo sa.

Mobbing familiare, non mi viene altro termine per descriverlo.
Una roba brutta che Squabus era convinta di essersi lasciata alle spalle.
E invece qualche giorno di clausura, certo aggravato da circostanze al contorno faticose, ma in altro contesto gestibilissime -con un pizzico di quella famosa mindfullness- Pistacchio malato, stanchezza, tre notti d'insonnia una in fila all'altra, momento no. La privazione del sonno rende le persone orribili. Ma poi soprattutto -anche qui- di sfondo una sensazione di insoddisfazione e frustrazione sul lavoro. Che poi Squabus se la sta tirando addosso o la sta tirando fuori? La differenza è fondamentale, nel primo caso Squabus si deve dare una regolata, raccogliere e coltivare le energie migliori, respirare a fondo e giù pedalare dritta con convinzione ed entusiasmo. A volte ci riesce e funziona, sembra andare meglio per un po', ma poi giù un nuovo inciampone. Nel secondo caso, perchè soffrire? Un altro lavoro là fuori ci sarà. I tempi sono duri, è vero, ma al limite si campa bene anche con uno stipendo e soprattutto con la salute non si scherza. Squabus ne è perfettamente conscia, solo non ha mica capito se viene prima l'uovo o la gallina.Se é addosso o fuori insomma.


Quindi giorni di clausura col nonno muto che non esprime neppure i bisogni primari. Un giorno che finalemnte riescono ad uscire per una passeggiata,
Squabus gli chiede cosa hai voglia di fare? 
Nonno: niente... 
Squa: Ma non hai mai desideri? 
Nonno: Io? no! [come a dire: sia mai...]
Squa: Questo è un gran problema perchè poi gli altri devono pensare per te (ma anche no, a posteriori, solo se sono masochisti e stupidi). 


A nonno muto dopo qualche giorno risponde una Squabus provata psicofisicamente, nervosa, facilissimamente irritabile ed anche incazzosa. Solo che incidentalmente il povero Pistacchio stava nel mezzo. Quel povero innocente Pistacchio, già piuttosto frignino nel pieno della sua duennite acuta fatta di reazioni incontrollabili e incapacità di darsi un contegno.

Risultato: un circolo vizioso di frigna, fastidio e -incredibilmente chiaro e limpido- l'assorbimento preciso di Pistacchio della modalita di mobbing contro il nonno. Non voleva più essere toccato da lui, lo cacciava e lo trattava male. E il nonno che incassava tutto senza un briciolo dell'aggressività dei tempi andati. Una cosa terribile. Squabus si è accorta che il silenzio ed il nervosismo aveva contagiato tutto. Che non stava più parlando neanche con il suo piccolo. Che si era dimenticata delle sessioni di solletico mattina pomeriggio e sera, intervallate da: facciamo un respiro profondo e poi lui che ride e chiede: encore? E giù un altra manciatina di solletico sotto il collo, sul pancino, sui cosciotti morbidi. Solletico e risate pazze 2-3 volte al giorno, o anche a richiesta, come la tetta, Squabus è certa che qualcuno ne ha già studiato gli effetti benefici per la salute e lo spirito. Invece no, Squabus aveva perso il solletico, l'entusiasmo e la parola, e per forza quel piccoletto lì si sentiva perso, abituato com'è al rimbambimento materno fatto di bla bla bla e di storie e di racconti. Chissà se sono tutti così i bimbi, Pisti adora essere parlato. La parola è una delle poche cose che lo può calmare.  Lui gli piace ascoltare. Lui in quel silenzio stava impazzendo peggio di sua madre e probabilemnte anche attraverso sua madre. Che cosa brutta.


Poi per fortuna è tornato il chercheur. Un'ondata di pace ha pervaso Squabus, Pistacchio, la casa intera. Il nonno fino ad un certo punto.  La sola presenza del chercheur ha placato l'animo inquieto di Squabus e anche se il jet lag metteva a dura prova lui e la sua pazienza, Squabus ha ritrovato la parola, la voce ferma, pacata e tranquilla e tutta la pazienza scomparsa. Pistacchio ha ripreso a sorridere, a Squabus pareva leggergli in viso un certo sollievo Meno male che sei tornata, mamma, ho avuto paura...
Per fortuna l'incantesimo malvagio è stato annullato nuovamente... come si fosse sveglaita da un sogno terribile, Squabus si è detta no, no! Quella ragazzina non c'è più e dovesse tornare la cacciamo a calci. Ci ho messo anni ad allontanarmi da quel paradigma, questa non sono io, questa sono io in relazione a mio padre, come il chercheur ripete allo stremo.


Squabus si sente di merda, si sente una persona orribile. Il nonno è appena partito e lei si è detta ecco adesso piangerai e ti sentirai una cacca e ti pentirai tantissimo della tua cattiveria. Poi no, poi ha deciso che sarebbe stato da perfetti idioti piangere per questi giorni passati, valeva più la pena buttare fuori, come se questa bruttura fosse qualcosa di diverso da lei. 
E quindi si, è vero: al giorno d'oggi Squabus è probabilmente una persona orribile, ma si da comunque una piccola pacca sulla spalla, perchè oggi non si è abbandonata al magone più ottuso e inutile e invece ha deciso di metterlo nero su bianco, che non è mica sempre cosa semplice. Squabus ha passato una settimana comportandosi come la peggiore passivo-aggressiva e con gran terrore pensa che probabilmente in scala minore è così che si comporta col mondo, perchè è cresciuta così. Squabus è incazzata nera per questa opportunità mancata di crescere come una persona migliore. Squabus è altresì perfettamente consapevole che non servirà a nulla nascondersi tutta la vita dietro ad un mi hanno cresciuta così, che è ora di prendersi le proprie responsabilità e non solo a parole. Squabus sa di dovere cambiare. Il come, quello è ancora tutto un gran mistero.



Adesso corre l'anno 2015, sono passate quattro stagioni e mezzo ed il nonno sta per tornare ed il chercheur per ripartire. Squabus ha un po' paura. Giusto un pochino.

26 March 2015

'cause Evolution could explain virtually anything

Squabus ha appiccicato un piccolo post it sul frigorifero, da qualche tempo. Sopra c'e scritta una lista di nomi di donne che aspettano. Alcuni nomi sono stati depennati, e non perché quelle donne l'abbiano delusa così tanto da volerle cancellare dalla vista e dal cuore (anche se continuare a vedersi ha perso di senso reciproco e fa male tanto quanto non vedersi più, anche se in fondo quella storia é durata proprio poco). Sono state depennate perché Squabus ha realizzato il piccolo pensiero che voleva donare a quella vita in viaggio per il mondo. Un pensierino realizzato coi i punti giusti (ma quella é un'altra storia, una storia uncinettica).


Oggi Squabus ha realizzato che deve cambiare la taglia del post it, chè piccolo com'è non basta più, perché la lista diventa sempre più lunga.  Questo per spiegare che it's raining babies non é un modo di dire da donna che aspetta nervosamente il suo turno e che inizia a prepararsi all'idea che magari non arriverà mai.


Sebbene talvolta Squabus abbia pensato che è ingiusto e bizzarro, perché ad ognuna di quelle donne aveva confessato la sua tristezza e il  desespoir insieme ad altre vicende varie.  Ad alcune anche parecchio tempo ormai, tipo uno o due anni-pancia fa. Alcune volte Squabus ha pensato che avrebbe preferito  non essersi svelata così tanto, che avrebbe voluto che non fosse così flagrante la delusione per chi le ha sbattuto in faccia la sua stessa delusione con il un indelicato trionfare. Avrebbe voluto essere stata capace di preservare la sua sfera intima.

Poi, con l'arrivo dell'illuminazione, dell'esercizio della grattudine e della pazienza Squabus ha pensato una cosa anche un po' buffa. Ha pensato che, non fosse che si sente un po' stanchina di sentirsi commiserata, continuare a raccontare le tristezze di una sfortunata infertilità secondaria sarebbe cosa buona e giusta Ed evolutivamente sensata.

Perché le  piace pensare e illudersi che parte di quelle vite siano arrivate anche grazie al suo  contributo catalizzatore. Chè forse dire ad una donna che a volte la natura è difficile le fa venire voglia di provarci e allora quella, in fondo, è la ragione evolutiva del perchè Squabus ha una lingua che non sa mai starsene  buona e tranquilla nel riparo dei denti.

In fondo evoluzione e conservazione della specie, sono una ragione molto alta e degna.


E allora a Squabus il buonumore torna a pacchi. Perché forse non avrà mai più il piacere di dare alla luce un altro alienino (o forse si, chissà, ma forse anche no ed andrà bene lo stesso, ma magari poi sì), però essere un catalizzatore di cose belle non le dispiace punto.  Se solo le si placasse il cuore all'idea di andare a conoscere quella nuova vita e se conoscendola potesse dimenticare quella mancanza di tatto che le punge ancora in petto. Se solo non pensasse alla punta di commiserazione che le sembra di aver scorto all'annuncio della buona novella, mentre scrive un nuovo nome su un post it giallo e un poco più grande.

25 March 2015

Pari e dispari



Casa nuova è al numero 15 che è un numero a cui sono molto affezionata. È stato il primo numero che ho avuto sulla maglia e mi piace tanto anche se è dispari. A me piacciono i numeri pari, a me piacciono le cose pari e l'asimmetria mi mette un gran disagio. Il mio secondo numero di maglia quando ho cambiato squadra è stato l'8, che sa di infinito dritto ed è pari che più pari non si può, eppure non mi convinceva, mi piaceva il 15, ma se l'erano già preso, ed io ero triste e non mi capacitavo, perchè a me piacciono i numeri pari, appunto. Ma forse era proprio quello, che io pari non ero e allora dovevo proprio averci un numero dispari sulla schiena e sul petto. Mi ricordo benissimo quella maglia blu e il 15 grande sulla schiena.

La casa nuova il chercheur scherza che non ci piacerà perchè il sole non sorge dentro le finestre come qui. E mi fa spazientire il chercheur perchè gli dico allora non compriamola se dici così, invece lui no, dice così ma poi la vuole comprare lo stesso, la casa dove non sorgerà il sole nelle finestre.


La casa nuova è arrivata in fretta, mi è sembrato, ma poi si è fatta un gran aspettare. Tutti i documenti che dovevano arrivare sono arrivati in ritardo e adesso che già abbiamo il giorno della firma stabilito ancora manca qualcosa e non è mica sicuro se firmeremo proprio questo venerdì.


Venerdì è 27. E 27 è un numero dispari che però mi fa un gran rispetto. Intanto è tre al cubo, che fa molto ordine e disciplina. 27 è il numero che se ne è andata. 27/3/15 mi era parsa una bellissima data, pur nel suo trionfo di disparità . Mi era parso di buon augurio ma chissà invece forse ho sbagliato.

Ai numeri dispari porto rispetto.

22 March 2015

Why?

Toc toc!

C'è ancora qualcuno sintonizzato qui? Non lo so, siamo così poco disciplinati su queste pagine che non mi stupirei se no. Siamo un po' più giudiziosi lontani da questo schermo ed era diventata una cosa un po' rara e quindi si è un po' emozionati. La strada è lunghissima ancora, ma si stanno accendendo dei lampioni lungo il cammino.

Ad un certo punto si è incontrati questo video, che ha un sacco di qualità positive e anche negative, ma io non ho voglia di dirle prima che chi passa di qui lo veda, quindi facciamolo strano, ditemi che effetto fa a voi questo video.
 

Buona ispirazione! e ci vediamo nei commenti, spero....




Ci sono i sottotitoli e anche il testo trascritto nella lingua che più preferite