L'ultimo giorno dell'anno 2013 andavo con Pisti, mano nella mano, a prendere il pane dietro casa.
Dal panettiere c'erano i signori Rigagnoli, invecchiati ed acciaccati, ma erano sempre loro, i signori che abitano al numero 32, dove abitavano i miei. Ora mio padre sta al 28, giusto un paio di portoni più il là.
Li ho salutati, ho comprato il pane, poi Pisti se ne stava appiccicato al bancone. Il signor Rigagnoli, che evidentemente aveva risposto al mio saluto solo per cortesia, mi guardava interrogativo, poi pare che mi metta a fuoco, sorride, mi dice ah ma tu sei... non ricorda il mio nome. Si, sono Squa, la figlia del signor Dini, stavamo anche noi al 32, al secondo piano... Momento come di sorpresa, poi grandi sorrisi e gentilezza e allegria per Pistacchio e Tanti saluti al tuo papà.
Le lacrime han cominciato a scendere veloci subito all'uscita del panettiere, in una mano avevo la busta del pane, nell'altra la mano di mio figlio-quasi-duenne, trotterellante ed inconsapevole, non c'era modo di asciugarle. Allora ho preso il mio piccolo Pistacchio in braccio, ho strofinato le gote contro il suo cappellino rosso di pile e l'ho baciato mille volte sulle guance. Mi sono, ancora una volta, infinitamente intristita a pensare che probabilmente persino nel paesino dell'hinterland, oggi, la vita sarebbe più semplice di come era una volta, quando tutto era difficile e pesante, anche incontrare i signori Rigagnoli sul pianerottolo.
Ogni volta che penso a quanto era più difficile e come ora non lo sia più, piango come una fontana rotta.
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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.
Prova pro-pro-prova