Una valigia per partire
Siamo rientrati da 12 14 giorni e siamo già alle stracozze. In realtà ci siamo resi conto che avevamo serissimo bisogno di nuove vacanze (possibilmente diverse da quelle appena trascorse) già al secondo giorno del rientro.
Sono successe molte cose bizzarre in queste vacanze, alcune molto ma molto simboliche. E si sà che io amo molto le metafore. Per esempio io ieri sabato ho disfatto la valigia delle vacanze di natale. Quelle di cui sopra, appunto, che ci hanno devastati più che riposati. No, non erano 11 giorni che aspettava, era praticamente un mese, anzi un mese preciso. Ieri sabato ho disfatto la valigia che avevo fatto a tempo di record (la migliore valigia ever and ever, tra l'altro) alla vigilia della nostra partenza precipitata e volante per andare ad assistere i due Nonni Bionici. Lei-la-nonna-bionica ancora in ospedale per un'operazione programmata, lui in preda ai giramenti di testa e le nause (poi diagnosticata quale labirintite). Resterà memorabile la scenetta di lei, tempra d'acciaio e carattere solare, che arriva al casone nella campagna in ambulanza, si apre il cancellone rosso, si apre il portellone e compare lei distesa in barella, un po' deperita, sicuramente dolorante ma sorridente e gioiosa. Mentre lui, che pure un secondo prima solleticava, strapazzava il Pistacchio cantandogli Tu me fais tourner la tête provocandogli fortissime crisi di risa. Lui, appoggiato al casone, come se altrimenti cascasse giù (il nonno, non il casone) che le dice, con voce spezzata (ma se un attimo fa cantavi a tutte corde??) Scusa se non ti vengo incontro... Ecco come si definisce una Drama Queen.
Ma torniamo alla valigia. Mi sono resa conto della piccolissima dimenticanza solo dopo un paio di giorni nei quali ho fatto per così dire la zozzona. Era il momento della prima transumanza dai nonni Bionici verso il PadreMio, prima di innumerevoli andirivieni con o senza Pistacchio, con o senza macchina, con o senza valigia. Io iniziavo a sentire l'esigenza di cambiarmi e cercavo appunto nel bagaglio rimasto in macchina in vista della transumanza, quando ho realizzato... Non sapevo se ridere o piangere. Ma siccome si sà che io ultimamente piuttosto piango e allora non nascondo che sì, ho pianto. Non ci potevo credere e allo stesso tempo ci credevo benissimo e vedevo il contrappasso malefico di quel mio No chercheur -che stai facendo su e giù casa-garage per caricare la macchina-, no la mia valigia, lo so che è bellissima per la prima volta, ma ancora non l'ho chiusa. Per favore aspetta a portarla giù. E lui ha effettivamente aspettato pazientemente che glielo chiedessi.
Eravamo nelle campane lodiigiane quando appunto, non vedendola, io gli chiesi: ma l'hai poi presa la mia valigia? Faccia del vuoto. Sua, non mia, che in un nanosecondo ho capito tutto e in uno spazietto tipo nuvoletta sulla testa avevo proiettato un ologramma raffigurante la mia bellissima valigia abbadonata sul letto, in quel di Montepello, sola, al freddo e al gelo. Lo chiamano karma, no?
Quindi niente orecchini nuovi meravigliosi che volevo indossare, niente gonnelline frufru acquistate compulsivamente nei miei giretti per il Centre Ville ed oltre. Per inciso, io ultimamente compro solo gonnelline frufru. Sono arrivata a possedere una cifra spropositata di gonnelline frufru, è una vergogna. Altro che decluttering (un giorno dovrò dire a voce alta capire meglio cosa penso del concetto di decluttering, ma qui oggi si sta a scherzà... e che un po' di autoironia mi assista, ce n'è un gran bisogno. Chè dire che declutter è bello e morale sicuramente, ma è facile quando si porta una taglia inferiore diciamo alla 44. Al di sopra e soprattutto per noi fisarmoniche con problemi alimentari, scusasserro, ma c'è anche qualche difficoltà a stare essenziali e a non indulgere nell' acquisto consolatorio, nel tentativo compulsivo-stile: sia mai che sta volta ci azzecco e sta roba mi stia bene a casa così come mi pare in questo dannato camerino a luce fotonica e studiatissima... Poi si per carità c'è che siamo delle quaquaraqua senza midollo che non riusciamo a tenere la dieta e tornare al peso forma e tutto quello che si vuole. Di peso forma riparliamone poi...
Per fortuna lo zaino con intimo e 15 paia di collant, quello non l'avevo dimenticato, fufiu. Ma per il resto ho indossato per quasi tre settimane gli stessi jeans lavati e asciugati sul termosifone overnight, una gonna prestatami dalla Cognata-Quarta (ossia mamma di Quarto). Dinamica del prestito: No maddai che sfiga, maddai non preoccuparti, vieni qui che qualcosa la troviamo per te nel mio guardaroba. Per esempio quella gonna che ho comprato online della mia taglia ma poi è arrivata ed era enooooorme. Quella sicuramente ti sta. Ah be certo, se è davvero così enooooooorme allora si che mi sta !!! Si infatti, la puoi anche tenere poi, io non la metto. (Poi per la cronaca era davvero enorme per lei e a me stava un incanto!). Poi mi ha prestato una maglietta e un maglioncino premaman (!). Un'altra maglietta me l'ha prestata, poi regalata, zia Susanna. Un'altra gonnellina mi è scappata di comprarla, confesso (e anche una maglietta e un maglioncino... c'erano già i saldi a quel punto...) Così ora che ho disfatto la valigia tutte le mie gonnelline frufru fanno una cifra spropositata più due.
La valigia del ritorno
Poi, una volta rientrata, per quasi due settimane io son vissuta senza aprire la valigia che mi ero preparata prima di partire. E sono state due settimane d'inferno. Anche questo mi pare molto simbolico. Tornare in partria che ormai si è fatto così faticoso. Dimenticare la valigia. Non riaprirla nemmeno al ritorno. E per un mese vivere con le risorse che non mi sono di elezione, mentre le mie preferite sono ancora in valigia. E soprattutto io mica ci penso a tirarle fuori. Tirare fuori le risorse preferite. Certo si sta parlando di due stracci, mica di metafisica, comunque... Profondo, molto profondo questo concetto.
Sarà un caso che proprio da sabato si è ricominciato a vivere? ma andiamo per ordine.
(continua... forse, come al solito...)