23 January 2009

Gli americani invece...

... piu' che un post

in quel gioco delle immagini che mi piace tanto, figuraccia pessima hanno fatto gli americani questa settimana, rappresentati dal dottorando mio vicino di scrivania. New Mexican, liberal-autarchico, non fa altro che trascinar tutti in discussioni politiche interminabili, nelle quali si diletta gioioso ad esercitare esercizi di logica e sillogistica (se la parola esiste) senza alcun tangibile contatto reale con la realta'. Le tasse sono una violenza, la legge e' una violenza, nessuno gli deve andare a dire cosa puo' e non puo' fare. L'assistenzialismo e' violenza pure verso gli altri che non ne godono. L'aiutare il prossimo dovrebbe funzionare su base volontaria e secondo lui funzionerebbe perche' la gente e' perbene.

L'ultima volta che gli ho rivolto la parola, imbastiva discussioni a partire da questa notizia, lamentando l'ingiustizia di imporre -violentemente- ad un datore di lavoro il divieto di licenziare qualcuno.
Il collegamento che la sua mente malata ha fatto da questa vicenda, nella piccola mensa del dipartimento, durante un pranzo che si consumava ad un tavolo con 6 uomini maschi -di cui uno nuovo messicano e 5 olandesi- e la sottoscrittA... il collegamento vomitevole e' stato
e' un po' come per le donne incinte, perche' un datore di lavoro dovrebbe essere obbligato a mantere sul posto di lavoro qualcuno che non puo' assolvere il suo lavoro?

Non contento, rincarava la dose menzionando come la cosa sia ancora piu' grave, per esempio, quando la donna lavora in un laboratorio a contatto con sostanze pericolose. Un esempio totalmente a caso che riguardava la sottoscritta. Incredibile il pugno nello stomaco, l'incapacita' di dire nulla, il secondo pugno nello stomaco per il non trovare le parole ed il terzo per la constatazione dell'insensibilita' totale, il non rendersi conto che stava parlando di me e che mi stava "oltraggiando" in quanto donna. Me e decenni di lotta sociale?
Mi e' anche dispiaciuto tanto che i pur giovani olandesi al tavolo non abbiano detto granche'.


A scuola d'Olanda






Girano email al lavoro che ci allertano della presenza di pickpoket nell'edificio, quindi, quando mi ricordo, mi ficco il portafogli in tasca. Siccome mi piace pedalare su bici da maschio, il portafogli lo infilo nella tasca di dietro invece che davanti. ?! Siccome pero' non sono maschio, non sono abituata a toglierlo da li' quando si deve e quindi mi casca ogni due per tre.
Quando l'altra mattina non lo trovavo, non mi sono tanto sorpresa, infuriata si pero'. La fortuna ha voluto che proprio mentre inveivo contro la mia invidia penis, lo pseudo portiere del dipartimento mi telefonasse interrogando Are you missing anything? E mi e' tornato il buonumore. Fischiettando inforco koga, salvo poi tornare alla base con la coda tra le gambe... prima ruota a terra. Di una lunga serie, temo.
Non c'e' problema, prendo il bus per la prima volta, tutta cultura, devo solo capire in che direzione dico al chercheur che quindi mi lascia li' e se ne va. Non appena svolta l'angolo mi viene in mente che non avendo il portafogli, puo' essere che non abbia soldi con me per pagare il bus. Ci sarebbero quelle mille monetine che spuntano da ogni dove e che quando ho voglia metto nel barattolo sulla libreria. Con mio grande stupore con quelle monete arrivo solo a novantacinque centesimi. Il bus costa 1 e 30. Poi mi ricordo del mio portafoglino segreto dove conservo i miei soldini personali ad uso gonnelline e belletti. Ci trovo, soddisfatta, ben cento euri in pratici bigliettazzi da cinquanta. Con fare baldanzoso di donna emancipata coi risparmi personali tra le mutande, mi dirigo alla fermata del bus, pronta a scusarmi del pezzo forte.
La conducente scuote il capo alla vista del mio cinquantone e mi indica il cartello, in effetti in bella vista, con un praticissimo cinquantone sbarrato (fossero stati 500 pero'?). Biascico un c'ho la ruota a terra, emergenza, devo proprio prendere questo autobus... finche' lei, evidentemente scocciata, mi fa segno di sedermi.
L'italiano medio, e spero nessuno si offenda da questa generalizzazione puramente statistica, si sarebbe goduto gaudente, se non il viaggio aggratis, almeno il pericolo scampato dei 4 km a piedi, soprattutto a quella tarda ora della mattina.
Non fosse stato per lo sguardo di disapprovazione della conducentessa. Proprio non mi andava giu'. Mi alzo dal mio sedile intenzionata a chiedere gentilmente alle 5, 6 signore passeggere se per cortesia hanno da cambiarmi i miei 50 euri. La prima signora mi fulmina con un It is not very smart to take the bus with 50 euro in your pocket. A sto' giro non faccio una piega, ma non so chi mi dara' il savoir faire per ingoiare commenti del genere, nel futuro olandese che mi aspetta. Perdo convinzione a chiedere alle altre, sinceramente. Comunque hanno capito bene, direi che la scena e' stata abbastanza plateale e nessuna di loro puo' o vuole aiutarmi. Mi siedo al mio posto e constatando che l'autobus l'ho effettivamente preso nel verso sbagliato, digito il numero del laboratorio per avvertire del ritardo. Proprio in quel mentre la stessa signora che mi ha dato dell'idiota fa capolino, concludo la telefonata velocemente, la signora mi allunga 2 euri.

2 euri ed un fogliettino.
Un fogliettino col suo numero di conto corrente.

Ora.
Il cliche' vuole che gli italiani siano mafiosi e ladri. Gli Olandesi hanno una immagine nitidissima degli italiani. Incredibilmente nitida. Non dico giusta o sbagliata, semplicemente chiara e definita. Vedasi questo.

Il cliche' sugli olandesi e' che sono taccagni.
Mi potrei fermare qui e si direbbe brava Squa, cantagliene quattro. Meglio pizza e mandolino che il braccino corto.
Eppure non so, c'e' un non so che' di giusto nel gesto della signora (eccezion fatta per il darmi dell'idiota aggratis) che mi ha scombussolata. Bisognava vedere la faccia soddisfatta della conducentessa, poi.
E nessuno delle signore e signori che nel frattempo erano saliti sull'autobus ha fatto una piega alla vista della sciura che mi allungava il foglietto. Olandesita' traboccante.

Io ci ho messo 2 giorni ad aver un attimo di pace per mettermi al computer a farle il versamento. Latin time. Tormentata pero' dal rimorso di non trovare quell'attimo. Ed ancora non sono sicura di aver ben decifrato la scrittura e di aver imparato a fare i versamenti sul sito della banca olandese che parla solo olandese. Speriamo abbia funzionato, dai.
In alternativa, su suggerimento del chercheur, posto una scansione del foglietto a destra e a manca sulla rete, ed invito la gente a versare 2 euri alla gentile signora che mi ha fatto scampare l'immagine dell'italiana che ruba il bus. Magari si fa ricca.


10 January 2009

Elogio della torta salata

... un post-natalizio

E' stato Natale, poco tempo fa. E si sa che io odio il natale.
Le prime tre settimane di dicembre le ho passate in depressione preventiva. Ruminavo tra l'altro immagini e pensieri su come sarebbe stato il post di natale di quest'anno, ci tenevo a continuare la saga.

Dopo la metafora del sudoku del natale 2005,
la pausa del traslocante natale 2006,
gli spezzatini nevrastenici del natale 2007, la colonna sonora di quei giorni era niente paura, niente di piu' sentito in quel periodo di attesa in cui la vita stava per prendere una nuova piega.


Ed invece, guarda la vita, è stato un bel natale. Iniziato con una nota scura che ha però fatto da collante. Quando se ne va qualcuno quelli che restano han voglia di farsi del bene, per fortuna.
Inondato di un grandioso anche se freddo sole, questo natale pseudomilanese. Con la sensazione di non essere poi così tanto assente, non ci si incontra poi così spesso con questa vita frenetica, basta non vivere dall'altra parte dell'oceano per notare un certo filo conduttore. Fratelli ed amici si raccontano, appena arriva l'occasione.

Natale passato ai fornelli di una nuova cucina ancora da scoprire con finalmente un forno funzionante. Spignattando allegramente si è scacciata la tristezza, scrutando nel maestoso -nuovo pure lui- frigo dei miei, scegliendo gli ingredienti, accendendo fuochi. Tra tagliatelle, risotti, arrosti varii, ho cucinato un numero imprecisato di torte salate. Spinaci per la vigilia, porcini per il pranzo di natale. Poi radicchio per capodanno in montagna con gli amici. E' nata bimbaSonia ed una emozionata zia Squa ha portato in dono alla sua mamma una mezza porcini e speck ed un'altra mezza spinaci e zola. Le altre metà divise democraticamente con i quattro genitori. Un tripudio di torte salate, appunto.


La mia torta salata ha le seguenti caratteristiche:

Se ne frega di colesterolo e calorie, deve fare festa, scacciare la mestizia, scaldare il cuore, fare del bene. Non è fornita di dosi scritte e fissate, sono dettate dall'estro del momento, come fosse un quadro.
La sfoglia si compra al supermercato. Formaggio tipo galbanino a dadini quanto basta, una bella spruzzata di parmigiano, 2/3 fette di pancarrè sbriciolate (io uso un mixer e frullo il tutto), volendo una patata schiacciata, ma anche no.
L'ingrediente o gli ingredienti principali a propria fantasia e sensibilità. 3 uova per amalgamare. Circa 30 minuti in forno a 200°C, dipendendo dal forno. Una nuova spruzzata di parmigiano misto pancarrè frullati a fine cottura per gratinare, fa scena, ma non e' indipensabile.

Da mangiare tiepida, fredda o scaldata il giono dopo, a piacere, la torta salata come occasione di incontro tra lo speck ed i porcini, lo zola e gli spinaci, il radicchio ed il brie che in frigo si facevano i fatti propri.