08 November 2011

i doni e le croci


... un post forse ancora piu' sfacciato di quando non vorrei essere sfacciata...


Nelle mattine insonni, quando e' ancora notte e mi sveglio per accompagnare il giorno che nasce...
...e mi piace moltissimo ed e' per questo che poi succede ancora ed ancora: perche' quando apro gli occhi sull'ora, anche se e' piccola, quel brivido di adrenalina per il nuovo giorno che vedro' nascere, mi sveglia, mi porta dolcemente fuori dal letto. Una sorta di fame di vita...
Nelle mattine insonni, cercavo di dire, avrei voluto scrivere -per esempio- di come e' stata la prima volta al corso di yoga in gravidanza. Del posto che chiamava rilassatezza, tutto legno e luci soffuse. Di questo gruppo di donne tutte panciute che mi sono trovata intorno, adagiate su materassini, ricoperti di coltri, pieni di cuscini. D'incanto la mia pancia non era piu' l'unica ed ognuna delle pance intorno aveva una forma, dimensione, sapore diversi. Poi la maestra yogi ci ha dato il benvenuto con voce lieve. Le donne panciute si sono presentate ad una ad una ed e' arrivato alche il mio timido turno. Ik ben Squabus, ik ben drieëntwintig weken zwanger... e non e' che capisco proprio tutto-tutto quello che dite, volevo aggiungere. Ma forse si e' capito da se'. (Rilassarsi con il cervello in tensione per la comprensione ultima non e' totalmente possibile. Ma almeno il luogo e la compagnia sono magici.)


Volevo scrivere di questa e di altre storie di prossima mammitudine, nelle mattine-notti di amata insonnia. E volevo sriverlo con tutta la poesia che sento, sdolcinata e timida come il primo bacio. Emozionata.


E pero' ogni volta che mi rigiro un post panciuto in testa, mi passano per la mente anche altre cose e pensieri, delicatezze, pudori, che non sono pudori di se', ma dell'altro da se'. E poi una cosa che e' successa qualche settimana fa.
Io ed una fanciulla, che chiamero' Spilunga, ci siamo prese un giorno libero e siamo andate ad Amsterdam a passeggio. Era una giornata magnifica, come un richiamino di sole prima dell'autunno che arriva. Avevamo una scusa scientificoculturale per andare, ma il fulcro era il sole e passeggiare e chiacchierare lievi e ridere.
Spilunga e' una ragazzona grande, alta, due spalle cosi', fisico scultoreo, simpatia contagiosa. Insieme alle altre ragazze mi coccola in questa magnifica fase panciuta. Tutte partecipi, carine, attente. Come MissB che mi sfiora delicata la pancia ogni volta che mi passa vicina nei corridoi e sorride. Come Minuta che, tra tutti i vini, mi porta la limonata a cena e apre il minuscolo pacchettino che ho preparato per annunciare l'evento. Quando ci trova una piccolissima marionetta, di quelle che si attaccano al dito, ed un bigliettino che dice piu' o meno: "cosi' hai il tempo di allenarti per giocare col piccolo in arrivo" (ma in inglese suonava meglio)... scoppia a piangere di gioia. E poi Spilunga, che chiede quando andiamo a comprare baby-stuff?? E a passeggio per Amsterdam -impaziente- compra per Ello il libricino che lei preferiva quando era bambina.


Poi andiamo a bere un te all'aperto e, in quel sole sfacciato di quasi-ottobre, siamo sedute a ricevere grate tutta la luce che possiamo. Ad un certo punto lei mi guarda la pancia, che comincia appena a vedersi, fa come a raccoglieri e mi dice: I am so jelous. E sorride.
E io la guardo negli occhi e nel suo sorriso -Spilunga classe ottantaequattro- e la rassicuro che c'e' tempo. E se davvero pensa che non ci sia tempo da aspettare, che si lasci andare, che' tutto prende ad avere talmente senso quando si smette di cercarlo con la ragione (e questa e' parte di tutta un'altra riflessione-rivelazione-folgorazione che fa parte dei miei fitti pensieri panciuti e che qui rimarra' nell'aria).

Lei pero' scuote il capo sicura, sta ancora sorridendo, ma di un sorriso che soffre. E mi racconta lieve, senza mai smettere di sorridere, che per lei non ci sarà tempo. Sicuro che no. Perche' non c'e' spazio, non c'e' luogo in lei dove un seme possa farsi frutto. E mi spiega e d'improvviso mi sento -di nuovo- piccola, cosi' piccola e dispiaciuta per lei. L'abbraccio e piango con lei che ancora sorride e si scusa e mi prega che non vuole che questo comprometta la condivisione delle mie gioie panciute a cui lei tiene molto. Che e' per questo che se lo tiene ostinatamente per se' questo segreto. L'abbraccio e la ringrazio di cuore per avermi aperto la porta. Parliamo di mille cose tutto attorno a questo. Le chiedo come fa a sopportare questo peso in silenzio. Che' io -almeno questa nuova io- lo direi forse subito. Che non e' sopportabile portarsi questo fardello da soli in un mondo che non fa altro (o sembra solo a me?) che chiedere alle donne: quando? Che per me alla soglia dei trenta la sofferenza, o dovrei dire insofferenza -quando le persone chiedevano, indelicate e indiscrete, e alludevano a bimbi- non era semplicemente tollerabile. Bisognerebbe parlarne di questa che almeno io ho considerato e vissuto come una forma di violenza...

Spilunga semplicemente dice che non vuole pieta'. Non vuole che le persone, soprattutto le altre donne, vedano per prima cosa questo in lei. Certo che capisco, ma -saranno gli ormoni?- sto abbracciano il pensiero che ad certo punto chiedere pieta' e' esattamente quello che bisogna fare. Abbi pieta' di me e risparmiami sofferenza. Usami delicatezza. Ma forse bisogna diventare forti abbastanza anche per poter chiedere pieta', per potere sopportare chi pieta' per te non ne ha, neanche se l'hai chiesta.


E' cosi' dannatamente importante condividere il bagaglio, altrimenti siamo tutti piccoli universi lontani anni luce l'un l'altro, ognuno con i suoi drammi, violenze, negazioni. Bisogna avere rispetto per i doni che ci toccano in sorte. E non considerarle scontate. D'altra parte chiunque viva o abbia vissuto un grande dramma, violenza o negazione deve poter lasciare spazio per coloro che ne hanno semplicemente di diverse, perchè -quanto è banale- ognuno ha i suoi doni e le proprie croci. Ed è questo che Spilunga voleva fare col suo silenzio: lasciare spazio. Uno spazio che dovrei rispettosamente prendermi.

Riuscirò a darmi il permesso di esprimere tutto il dolce fardello della mia maternita' così folgorante, fantastica, meaningful?
Non credo, non ci riuscivo a pieno fin da prima che Spilunga mi mettesse a parte del suo segreto. Perche' riversare la mia folle felicita' sul mondo mi sembrava sfacciato e anch'esso poco delicato, e adesso ancora di piu'. E pero' mi riguardo le mie croci, tocco le cicatrici, penso alla strada percorsa e so nel profondo che -finalmente- tutta questa felicita'. Forse e' questo che voglio dire o' voi che di qui passate... che non vorrei paresse troppo sfacciato tutta questa poetica... che' si insiste su cio' che che prima e' mancato e si e' bramato a lungo...

Sono felice, e allo stesso tempo triste, come non sono mai stata in vita mia. E affamata di vita, fin da prima dell'alba...

6 comments:

  1. ieri una mia amica ha perso due bimbi faticosamente creati dentro di lei...non sono ancora riuscita a scriverle due parole perche' guardo mia figlia e so quanta gioia mi da' la sua esistenza e quanto dolore sarebbe non averla.
    Capisco come ti senti e e mi sono posta le stesse domande..ho deciso che devo permettermi di essere felice e di farlo al massimo, perche' se non lo facessi sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti della Vita e non aiuterebbe comunque chi sta soffrendo. Quando io sono stata male, non avrei voluto che le persone fossero tristi per solidarieta' con me

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  2. Goditi la tua felicità. Non tutti abbiamo il dono di gioire delle stesse cose. Ma c'è una felicità per tutti, ne sono sicura.

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  3. Non è giusto per se stessi rattrappire la propria felicità. Secondo me la tua felicità, magari canalizzata in argomentazioni diverse, deve diventare un fuoco che riaccenda il morale degli altri.

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  4. Avete pienamente ragione -e anche cuore- tutti e tre.

    @Valentina ho paura che parole per la tua amica non ce ne siano. Ti fosse vicina nello spazio ci vorrebbe un abbraccio. Mi e' venuta in mente un'immagine: sono stata al funerale di un giovane prof negli stati uniti, la sua mamma aveva fatto a maglia uno scialle per la giovanissima vedova. Durante la cerimonia lo scialle passava tra i presenti affinche' ognuno lo 'impregnasse' di forza per sostenerla nei tempi duri che ci sarebbero stati...

    @Desti mi piace molto quel che dici. E ci credo fermamente anche io. (ma ti posso chiamare Desti? Se no ti chiamo col tuo nome... Raffaella vero?)

    @Matteo hai usato parole per me chiave... rattrappire e' quello che finisco a fare comunemente di me e vorrei riuscire a smettere. E poi 'canalizzare'... non disperdersi.
    Ed anche quelle che chiami argomentazioni. Il nodo e' che invece di discorsi, finisco sempre a fare metadiscorsi, e' piu' forte di me. Custodisco questo consiglio prezioso.

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  5. Io ho vissuto un paio d'anni senza sapere se sarei riuscita o meno ad avere figli e quel bagaglio pieno di sensazioni paure e frustrazioni me lo sono portato a lungo dietro, un bagaglio che mi ha spinto sempre a non ostentare mai troppo la mia pancia, a non fare domande indiscrete, a non lamentarmi troppo delle mie notti insonni, ho imparato l'empatia anche solo per uno sguardo triste. Oggi di quel bagaglio un po' mi sono liberata continuo a cercare l'empatia negli sguardi ma con più leggerezza senza sentirmi in colpa

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    1. non l'ho neppure usata quella parola: 'colpa', ma è proprio quel sentimento là e se non lo è ci va molto vicino. E la paura di ostentare.
      Però è anche vero che dopo tante sofferenze, quando la felicità bussa alla porta è come un'urgenza quella di condividerla
      Le mie croci sono altre, però ho anche provato il terrore di non 'potere avere figli', pur se su un piano puramente razionale e non fisico. Il non riuscire a concederselo, per molti motivi, tra cui anche e quelli di contorno (lavoro, rete sociale...). E' un0impossibilità meno concreta, reversibile, curabilissima, ma dolorosa anch'essa. COn mio grande stupore sta succedendo di nuovo, brucio di desiderio ma non riesco razionalmente ad assecondarlo. CHissà tutta questa mia inquietudine dell'animo e del corpo è da lì che viene. Non riesco a lasciarmi andare e mi dico che allora non è il momento. Però intanto piango
      :*

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova