! Avvertenza: post a rischio pippone a vari, ancora sconosciuti, livelli... un pippone sulla fatica del terzo espatrio (quarto se lo stesso paese vale 2 volte, come in effetti dovrebbe), la fatica del terzo trasloco in meno di un anno (di cui uno con un pancione galattico, gli altri con pargolo tra gli 8 e 10 mesi). O anche su come sia difficile (in più di un senso) non solo banalmente trasferirsi, ma emigrare, espatriare, se non in un paese sconosciuto (almeno quello), in una città nuova, con un bimbino di 8 mesi al seguito. O anche, gettonatissimo, un pippone su come si stava bene in Olandia, nonostante la pioggia ed il gelo. Chè non è tutto felicità là dove batte il sole.
Mò che hai detto i titoli, cara la mia Squa, magari puoi anche esimerti da sfracellare la minchia con sti pipponi noiosi ed inutili. Ed il pippone magari lo si fa a te, che te lo meriti pure.
Squa, tu latiti.
Latiti dal tuo blog, perchè non hai voglia di scrivere cupo, latiti dallo scrivere agli amici, per lo stesso motivo. Eppure scrivere è qualcosa che hai sempre amato fare. Latiti anche dal leggere libri, dall'uscire a passeggio a scoprire il mondo, che pure non guasterebbe. Perchè, se tu non te ne fossi accorta, il mondo al tuo di fuori non è mica più lo stesso da 3 mesi a questa parte. E magari è pure meglio, tu che ne sai... se latiti.
Latiti -non dico dal riuscirci, che non è una cosa che fai tutto tu- ma dall'almeno provare a stringere, se non amicizie, almeno conoscenze casuali. Latiti dall'arredare casa nuova, dal fare pulizie che non siano approssimative. Latiti dal riorganizzare TUTTO (mania che hai spesso dimostrato appartenerti, con alternanti risultati espliciti). Che pure a sto giro non guasterebbe, visto che -mobili acquistati pochissimi- ci sono ancora diversi scatoloni da sistemare e tutto è accozzato miseramente nei 2 armadi a muro, santi subito.
Latiti un po' meno nel cercare un nuovo lavoro: che questo vuoto si riempia, anche solo di fatica! Nell'occuparti di quel chercheur tornato all'ovile francese, che ormai è il tuo maritino (ma latiti solo un poco meno, pover'uomo). Sicuramente non latiti nel prenderti cura del tuo marmocchietto, quando è con te, chè lui ha avuto il suo inserimento in società per primo qui e ha tutto il suo bravo daffare. Con il piccolo mattacchione non c'è latitanza che tenga, anche perchè tutta la malinconia, nostalgia, tristezza.. e pure a tratti rabbia, di questo nuovo mondo, si dissipa al suo solo sorriso, ora bidentato. Come dire un raggio di sole nel buio.
Per il resto latiti e non osi. Qualcuno forse se lo starà anche domandando, sempre se davvero si ricorda di te: ma tu sai che fa Squa? Bho, latita.
Eppure hai molto, molto, molto tempo a disposizione. Talmente tanto tempo che ci sono persone che ti odierebbero a saperlo, acciaccate come sono nell'arrancare, affaticarsi nel trambusto quotidiano. Invece tu te ne stai lì immobile e faresti pure fatica a spiegare come passi il tuo tempo. Non è che sei veramente fisicamente o mentalmente stanca. Rimugini, quello si. E rimuginare a questi livelli è se non stancate, avvilente però si.
E sai che è?
Hai rotto i coglioni, Squa. Non si dicono molte parolacce da queste parti, quindi se ti toccano le parolacce è perchè hai rotto proprio sul serio. Esci, guardati intorno, sorridi che è l'inizio di ogni cosa. Ricomincia a parlare con le vecchine alla fermata del bus, vai alla stazione! Era il tuo rito propiziatorio in ogni paese che hai vissuto, ove possibile. Te lo sei inventato quando vivevi in quella città-scatolone nel cuore della spagna (quel non-espatrio, chè tornavi subito, solo prove generali). A volte ti mancava il fiato perchè ti sentivi un po' sola e... in trappola. Ti ricordi? Andavi alla stazione, c'era un baretto, ti sedevi con una tazza di caffè fumante. Lì seduta, guardavi le persone con le valige che entravano e uscivano dalla scatola (allora la chiamavi la caja) e scrivevi lunghissime lettere. Che ai tempi si mettevano ancora in delle buste, si affrancavano e si imbucavano. Poi, un po' più leggera, passavi al tabellone delle partenze e lo studiavi e ristudiavi con calma. Lo interrogavi: a che ora parte il prossimo treno per Madrid? Quando il senso di oppressione si faceva insopportabile, facevi in modo di salirci su quel treno. Te ne andavi al Prado, al maledetto buen Retiro e poi a dormire in una pensionicina piccolina. Faceva molta, molta impressione dormire sola in una stanza piccola di un alberghetto di Madrid. E allora, di nuovo, scrivevi lunghissime lettere che ti facevano compagnia. Almeno scrivevi. Erano tempi quelli.
Te l'eri dimenticato del rito della stazione? Son anche passati tredici anni, madre mía.
E allora oggi, proprio oggi, non domani, metti da parte curricula e lettere e vai alla stazione a vedere quando parte il prosssimo treno. Magari prendilo pure, il primo treno che passa, non c'è bisogno di studiare itinerari, stare lì a pensare. Tu a forza di pensare non fai una beata e triste minchia. Invece spegni i pensieri, guarda fuori dal finestrino e portatelo il quadernetto, che comunque i pensieri son più lievi davanti al finestrino.
Squa, tu l'hai vista la depressione quella nera, qualla paralizzante, che ti incatrama a terra, incapacitata a fare un solo passo. Non è quello che hai, anche se comunque sei di un triste e indecoroso a vederti... Quel che hai è una depressione bianca, che comunque sorridi, vai a fare la spesa e giorno per giorno il minimo indispensabile. E tutto il resto è spreco, noia, tristezza, pigrizia atavica.
Basta. E' proprio ora che basta.
Basta latitare, rimuginare e non osare. Squabus, prendi sto cazzo di treno e non rompere i coglioni. Ne riparliamo poi, ma anche no, che mica ci viene a mancare.
Mò che hai detto i titoli, cara la mia Squa, magari puoi anche esimerti da sfracellare la minchia con sti pipponi noiosi ed inutili. Ed il pippone magari lo si fa a te, che te lo meriti pure.
Squa, tu latiti.
Latiti dal tuo blog, perchè non hai voglia di scrivere cupo, latiti dallo scrivere agli amici, per lo stesso motivo. Eppure scrivere è qualcosa che hai sempre amato fare. Latiti anche dal leggere libri, dall'uscire a passeggio a scoprire il mondo, che pure non guasterebbe. Perchè, se tu non te ne fossi accorta, il mondo al tuo di fuori non è mica più lo stesso da 3 mesi a questa parte. E magari è pure meglio, tu che ne sai... se latiti.
Latiti -non dico dal riuscirci, che non è una cosa che fai tutto tu- ma dall'almeno provare a stringere, se non amicizie, almeno conoscenze casuali. Latiti dall'arredare casa nuova, dal fare pulizie che non siano approssimative. Latiti dal riorganizzare TUTTO (mania che hai spesso dimostrato appartenerti, con alternanti risultati espliciti). Che pure a sto giro non guasterebbe, visto che -mobili acquistati pochissimi- ci sono ancora diversi scatoloni da sistemare e tutto è accozzato miseramente nei 2 armadi a muro, santi subito.
Latiti un po' meno nel cercare un nuovo lavoro: che questo vuoto si riempia, anche solo di fatica! Nell'occuparti di quel chercheur tornato all'ovile francese, che ormai è il tuo maritino (ma latiti solo un poco meno, pover'uomo). Sicuramente non latiti nel prenderti cura del tuo marmocchietto, quando è con te, chè lui ha avuto il suo inserimento in società per primo qui e ha tutto il suo bravo daffare. Con il piccolo mattacchione non c'è latitanza che tenga, anche perchè tutta la malinconia, nostalgia, tristezza.. e pure a tratti rabbia, di questo nuovo mondo, si dissipa al suo solo sorriso, ora bidentato. Come dire un raggio di sole nel buio.
Per il resto latiti e non osi. Qualcuno forse se lo starà anche domandando, sempre se davvero si ricorda di te: ma tu sai che fa Squa? Bho, latita.
Eppure hai molto, molto, molto tempo a disposizione. Talmente tanto tempo che ci sono persone che ti odierebbero a saperlo, acciaccate come sono nell'arrancare, affaticarsi nel trambusto quotidiano. Invece tu te ne stai lì immobile e faresti pure fatica a spiegare come passi il tuo tempo. Non è che sei veramente fisicamente o mentalmente stanca. Rimugini, quello si. E rimuginare a questi livelli è se non stancate, avvilente però si.
E sai che è?
Hai rotto i coglioni, Squa. Non si dicono molte parolacce da queste parti, quindi se ti toccano le parolacce è perchè hai rotto proprio sul serio. Esci, guardati intorno, sorridi che è l'inizio di ogni cosa. Ricomincia a parlare con le vecchine alla fermata del bus, vai alla stazione! Era il tuo rito propiziatorio in ogni paese che hai vissuto, ove possibile. Te lo sei inventato quando vivevi in quella città-scatolone nel cuore della spagna (quel non-espatrio, chè tornavi subito, solo prove generali). A volte ti mancava il fiato perchè ti sentivi un po' sola e... in trappola. Ti ricordi? Andavi alla stazione, c'era un baretto, ti sedevi con una tazza di caffè fumante. Lì seduta, guardavi le persone con le valige che entravano e uscivano dalla scatola (allora la chiamavi la caja) e scrivevi lunghissime lettere. Che ai tempi si mettevano ancora in delle buste, si affrancavano e si imbucavano. Poi, un po' più leggera, passavi al tabellone delle partenze e lo studiavi e ristudiavi con calma. Lo interrogavi: a che ora parte il prossimo treno per Madrid? Quando il senso di oppressione si faceva insopportabile, facevi in modo di salirci su quel treno. Te ne andavi al Prado, al maledetto buen Retiro e poi a dormire in una pensionicina piccolina. Faceva molta, molta impressione dormire sola in una stanza piccola di un alberghetto di Madrid. E allora, di nuovo, scrivevi lunghissime lettere che ti facevano compagnia. Almeno scrivevi. Erano tempi quelli.
Te l'eri dimenticato del rito della stazione? Son anche passati tredici anni, madre mía.
E allora oggi, proprio oggi, non domani, metti da parte curricula e lettere e vai alla stazione a vedere quando parte il prosssimo treno. Magari prendilo pure, il primo treno che passa, non c'è bisogno di studiare itinerari, stare lì a pensare. Tu a forza di pensare non fai una beata e triste minchia. Invece spegni i pensieri, guarda fuori dal finestrino e portatelo il quadernetto, che comunque i pensieri son più lievi davanti al finestrino.
Squa, tu l'hai vista la depressione quella nera, qualla paralizzante, che ti incatrama a terra, incapacitata a fare un solo passo. Non è quello che hai, anche se comunque sei di un triste e indecoroso a vederti... Quel che hai è una depressione bianca, che comunque sorridi, vai a fare la spesa e giorno per giorno il minimo indispensabile. E tutto il resto è spreco, noia, tristezza, pigrizia atavica.
Basta. E' proprio ora che basta.
Basta latitare, rimuginare e non osare. Squabus, prendi sto cazzo di treno e non rompere i coglioni. Ne riparliamo poi, ma anche no, che mica ci viene a mancare.
Se me lo permetti ti ci accompagno io alla stazione e poi se vuoi ti porto in giro e tii mostro le leve che questa città ha utilizzato per conquistarmi perché se ti fai amica lei tutto sarà più semplice
ReplyDeleteBianca :)
ReplyDeleteoggi mi ha portato la coscienza, ma domani, se ancora ti va, ti lascio fare più che volentieri a te!
che piacere averti qui :) Sei arrivata prima ancora che potessi scivere il post che volevo dedicarti. Anche grazie a te che la coscienza m'ha scosso. Ti ringrazio proprio tanto!
a domani!? poi ti scrivo chè ora ho da prepararmi per correre alla creche
Oh Squa, da oltreoceano si fa il tipo per te, eh! Che la vita da expat e' divertente, anche un po' privilegiata forse, ma i cambiamenti hanno bisogno di tempo.
ReplyDeleteTRa un anno e mezzo noi altro giro altro regalo, ma speriamo di rimanere negli States, che se rimaniamo a piedi e torniamo in Italia sai che ridere...Goditi il neodentato.
@Fede, grazie! Ho bisogno di grande tifo... dai che mi riprendo, mi riprendo io, mi riprendo tutto!
ReplyDeleteIo ultimamente c'ho voglia di tornare in Italia, fosse solo possibile...
Squa, come lo capisco. Io ho girato molto meno di te e solo prima di diventare una persona adulta con delle responsabilità, ma con le depressioni bianche ci devo scendere a patti da quando sto in questo paese bianco che tu conosci.
ReplyDeleteNon ti so dire se vanno, vengono tornano e ogni volta sai meglio come prenderle. So che poi finisce una fase e ne ricomincia un' altra e che quando finisce succedono un sacco di cose belle, solo che quando ci sei dentro in qualche modo te ne scordi, che finiscono. Qui pare stiamo in fase leggerissimamente ascendente, quindi non dico niente per scaramanzia. Auguri.
Grazie Barbara,
ReplyDeletenon sai quanto mi fanno piacere i tuoi aguguri, che ricambio di cuore per un 2013 da favola! Ti seguo e vedo che già vai alla grande, nonostante le delusioni sul cammino. E mi sei sempre di grande ispirazione :)
Sai cosa? Crescendo quel che mi sembra non è che veramente si impara la gestione di questa foschia, è che ci si fa il callo, tutto si appiattisce, niente arriva davvero dentro. A parte le cose nuove, quegli sconvolgimenti di gioia e devastazione che non si aveva mai provato prima. Il resto, sì già visto, già fatto, "vabbe s'è capito" come dico io a volte, da (finta?) cinica dopo diversi minuti davanti ad un tramonto mozzafiato (per dire). Non me lo aspettavo sarei stata investita da tutto questo cinismo. Mi sento vecchia a soli quasi 36 anni. E non ci sto.
Va meglio perchè ora come ora lascio fare a "lei". Però davvero mi sento come telecomandata e tutto è parecchio meccanico, a volte inciampo nelle cose. Ma è l'unica cosa che mi pare possa farmene uscire, ora come ora.
Grazie di cuore dell'incoraggiamento :)
Forza! Datti delle regole, fissa un appuntamento settimanale fuori di casa, con qualcosa che ti appassiona. :D
ReplyDeleteAgli ordini!
ReplyDelete(immaginami sull'attenti... sul serio :)