17 May 2014

Di scheletri ed etichette

Ma voi ce l'avete uno scheletro nell'armadio? Io ce l'ho da tantissimo tempo ma non ricordo mi abbia dato mai tanti pensieri come oggi.

Il problema del mio scheletro è che io -oggi- muoio dalla voglia di farlo conoscere a tutti. Chissà poi perchè. A volte lo lascio uscire, in converasazioni che mi paiono di condivisione bella. Mi prendo coraggio e dico ecco, vedi, io convivo con questo. L'ultimo anno è stato l'anno in cui gli ho fatto fare più giri che in tutta la vita mia cosciente. E a pensarci sono esterrefatta perchè per un paio di decenni abbondanti è stato chiuso a mandata multipla. Non avevo nessuna voglia di parlarne nè che nessuno ne sapesse nulla. Oggi invece, se non lo presento, spargo pezzettini di lui ovunque.

In realtà sono ancora troppo fragile per presentarlo agli amici,   se lo esco dall'armadio, poi lui è come se per quelle persone non ci rientrasse più. Diventa uno scheletro anche un po' fantasma, che mi segue ovunque. Io mi sento etichettata.  Ah vedi ecco Squabus col suo scheletro. Squabus ha detto questo? Ah deve essere per via dello scheletro. Squabus ha fatto quello? Sempre lo scheletro. Che poi è vero, mi sa, lo scheletro si sta prendendo tutto, oppure Squabus non sa bene dove metterlo e allora se lo ritrova tra i piedi ad ogni passo. Fatto sta che Squabus è etichettata dal suo scheletro. Ed è ancora troppo fragile per sostenerlo.

E' una grande scocciatura. Soprattutto una gran fatica.

7 comments:

  1. Credo che tutti dovremmo adottare la regola "DON'T LABEL!". Nei confronti di tutti e specialmente nei confronti dei nostri figli che crescono. Anche se viene naturale.
    Ci sono dei campi come la psicologia dove tutti si sentono in diritto di dare una propria interpretazione come se non fossero necessari anni di studi.
    Penso che certe confidenze, rilevazioni o esternazioni siano un po' una scommessa, non facile. Con qualcuno si perde e con qualcuno si vince. Se serve prima di tutto a noi allora va fatta.

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  2. È veramente difficile parlare di certe parti di sè, lo sai che ti capisco. Ti mando un abbraccio.

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  3. per me generalmente le confidenze altrui arrivano come dei generosi doni.. ma capisco i timori. ti scrivo. intanto un abbraccio, meg

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  4. Sai che ti capisco, vero? e forse sai anche che il coraggio di fargli fare un giro, allo scheletro, ce l'ho avuto a intermittenza. Conosco persone che vedono la psicoanalisi come il fumo negli occhi per questa ragione, che persino nel chiuso di un studio, hanno il timore di aprire l'armadio. Io sono sempre stata più a rischio di mostrare troppo di me che troppo poco - ma col tempo ho imparato a mettermi in guardia contro le conseguenti possibili etichettature. Che fatica, hai ragione. Un abbraccio

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  5. Visto che giocare fa bene ecco un premio per te:
    http://www.babbonline.blogspot.it/2014/05/liebster-award-un-premio-per-babbonline.html

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  6. @tutti
    Quanto tempo che non passavo di qui, inaccettabile. ..
    mi spiace essere così assente, soprattutto dai vostri racconti. speranzosa che un vento caldo dissipi questo grigiume...
    oggi torno a raccontare deliri, poi si vedrà.
    Un bacione

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  7. Hai ragione, una specie di rinascita dello scheletro ;) Meglio provare a dare aria, chissà che non se ne vada da sé. Un abbraccio

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova