17 May 2015

Aprile al metotrexato

post lungo e tortuoso, si salvi chi può...


Dalla cronaca, inizia dalla cronaca, se tutto il resto non viene. Chè poi non sai neppure tu cos'è il resto.



Two weeks

Non capisci se è vera questa forza che senti e che continui a ripetere a tutti quelli che ti chiedono come stai. Ti senti ancora illuminata, immagini che ci si aspetterebbe che tu fossi piegata in due dal dolore e invece no. Per niente proprio. Resti in ascolto, cerchi di vedere gli insegnamenti e le opportunità anche in questo.  Vuoi solo che i punti si rimarginino, che passi il dolore fisico per ricominciare a vivere e a prenderti cura di te stessa, perchè ferma qui non sai per quanto ancora durerà l'illuminazione. Ferma. Tu che vorresti correre o almeno nuotare. Invece ti restano soltanto la meditazione e la scrittura automatica, ma non riesci bene ad applicarti.


Allora  scrivi. Scrivi la cronaca, la pura cronaca dei fatti, anche quella poi ti conforterà, credi.

E' iniziato tutto il 29 di Marzo, quando stranita da un malessere hai fatto la tua brava ennesima pipì in un bicchierino. Appena tre giorni prima avevi scritto l'ultimo nome su quel post-it giallo. Poi è partito il chercheur e sei restata con tuo padre, divisa a metà tra la folllia che quell'uomo solletica (ancora e ancora) e la gioia di quel finalmente. Finalmente tu.
Marzo era stato un tempo grandioso, che non è mai stato scritto. Marzo era stato un mese di parola e di cura e di pensare altrove e di sorridere. Quando hai letto questo post di questa donna, che conosci da poco ma hai subito sentito molto,  hai pensato che forse più meno era così anche per te ... eppure leggendola qualcosa stonava e non sapevi bene dire perchè. Qualcosa che ha a che fare con quel senso di solidarietà per le donne infertili o diversamente fertili.
Che poi tu, sei anche tu una donna diversamente fertile? Poco importa la definizione, poco importa da che parte stare, proprio tu poi che non vuoi mai scegliere una fazione. Leggendo quelle parole sapevi che avevano un gran senso, il tuo marzo lo ha cantato a gran voce, poi aprile si è portato via tutto. Eppure per una donna diversamente fertile, prima che il suo sogno si avveri, quelle parole sono un macigno, perchè magari la cosa giusta non riesce a farla o perchè la cosa giusta non basta. Allora è solo dolore. Quelle parole hanno un gran senso, eppure leggerle fa male se sei ancora aldiquà. E un certo aldiquà c'è anche per te, anche se un figlio lo hai già.

Tu stavi a cavallo, tra il giusto e il non basta, con il test ancora positivo nel cassetto e un futuro dai sogni nuovamente infranti. Ma ti eri promessa di non essere patetica. Invece in queste righe sei parecchio patetica. Non ti vuoi censurare ma sai di essere patetica e ti dispiace.


Due settimane o poco più di speranza, poco più dell'altra volta, ma un calvario più lungo e difficile a seguire del semplice rosso e una corsa per rinascere. Oggi non puoi correre ed è la cosa più dura di tutte.

La gioia cauta è durata fino al 13 aprile. Fino a quel giorno sei riuscita a tenerti il tuo segreto. Tu che mai riesci, tu che sei trasparente e non riesci a tenere nascosto niente. Tu che, a chi vuole ascoltare, apri bocca e dici tutto quello che c'è. Eri fiera del tuo riuscire a manterene un bel segreto. Che fosse tutto tuo, vostro, almeno per un po'.



The right side

Il 13 aprile la Oraexmaforseno-Ginecologa esplora il tuo ventre e lo trova vuoto. Prescrive analisi, beta, ancora beta, sempre beta, cerca di essere rassicurante, vedremo, non si sa mai. Persiste quella sensazione di fretta e che tu non esista davvero di fronte a lei, che tu non sia di carne ed ossa. Decidi che dopo avrai un altro dottore. Ma che si dovrà mai sapere pensi tu, che in fondo già sai, ma ti affidi alle sue parole. E' lì che inizi a mandare messaggi un po' deliranti a persone rigorosamente lontane non meno di 700km. Persone che non possono fare nulla per te, se non dirti parole di conforto, persone che probabilmente si sono sentite un po' violentate dall'impotenza che hai messo nelle loro mani. e questo ora ti dispiace. A tuo padre invece, che era lì a km-zero come la frutta ecosostenibile, non hai detto niente per altri 4 giorni. Quando la Oraexmaforseno ti ha telefonato, cosa rara e mirabile, per dirti che ha visto i risultati, le beta crescono troppo lentamente e allora è quasi certamente una gravidanza fuori utero, chissà dove si è cacciata, perchè lei non l'ha vista. Le beta sono 4898 e tu sei al limite della chirurgia, dice, di correre al pronto soccorso ginecologico, appena puoi, dice. 

........

Intanto nessun dolore fisico.

Neanche metafisico a dirla tutta, perchè accetti e non poni resistenza.

Certo hai paura, ma non stai provando dolore.

Accetti. E' come se tu non fossi sorpresa.


Incontri il chercheur alla fermata del tram dell'ospedale. Arriva direttamente dalla sua conferenza in Patagonia, bello come il sole, ma con lo sguado triste. Col suo zainone in spalla ti accompagna direttamente al pronto soccorso, senza passare dal via.


Ti guardano in tre e poi quella da gerarchia più alta conferma quanto detto dall'intermedia, negando quanto detto dal primo di turno che aveva detto a sinistra ma aveva sbagliato. Il capo di tutti dice, si eccola qui è a destra.

Ma come a destra? La mia tuba destra non comunica...

Sarà nei giorni successivi che te ne farai una ragione trovando articoli scientifici sulla "transperitoneal transmigration of sperm" ovvero la migrazione transperitoneale di sperma, che può spiegare gravidanze extrauterine nel lato cieco.



La bomba

Venerdì 17 aprile la prima iniezione. Il metotrexato è un farmaco  chemioterapico. Viene usato in dosi più basse nel trattamento delle gravidanze extrauterine per evitare la chirurgia. Funziona interferendo col metabolismo dell'acido folico che è essenziale per la replicazione cellulare. Come risultato le cellule a rapida proliferazione si bloccano. Le altre si stancano. Tu ti stanchi e sei uno straccetto per la polvere. Ma guardi avanti. Accetti due giorni di malattia, poi è il tuo mamadag in cui spedisci un Pistacchio ignaro al nido, poi torni in pista. Intanto esami del sangue martedì e venerdì successivo.

Il 20 aprile parte il nonno e tu sei contenta, non hai bisogno di quel peso in più. E' triste, tristissimo, ma stai meglio lontana da lui e accetti anche questo, rifiuti il senso di colpa. Sai che dipende solo?anche? da te, ma rifiuti la colpa.

Il 20 aprile hai anche nuovamente appuntamento con Oraexmaforseno per vedere l'evoluzione, intanto sei stata trattata e sai tutto, potresti perfettamente disdire questo appuntamento, ma non riesci a fare a meno di andarci. Ora la vede anche lei la massa. Forse percè adesso qualcuno le ha detto che è a destra? Avrebbe potuto vederla anche la settimana prima, ma secondo te era troppo di fretta. Decidi, di non vederla mai più, eppure adesso finalemente sembra vederti. Sembra che tu sia diventata di carne ed ossa. Poi, ma solo poi, penserai che tutti questi dottori sono super difesi. Si difendono. Stanno barricati dietro l'indifferenza.


Le beta stanno scendendo ma troppo lentamente, e quindi venerdì 24 aprile hai diritto ad una nuova iniezione. E ad altri due giorni di malattia per accasciarti e lasciarti sfinire. L'iniezione ti toglie le energie, è proprio così che deve funzionare, impedire alle cellule di replicarsi, stancarle.

 Sei stanca anche tu ma a intervallli regolari provi a continuare a vivere, giovedì 30 torni in pista. Fin dalla telefonata Oraexmaforseno avevi raccontato tutto al tuo capo buzzurro, avvertendolo che eri un po' sospesa in questa situazione e chiedendogli di non spifferarlo ai quatto venti. Lui continua ad alimentare la tua pila di cose da fare e la cosa ti stranisce. Non ha capito quanto sei sospesa, con una massa di un paio di centimetri intrappolata in uno spazio di qualche millimetro. O forse sta solo cercando di dirti che va tutto bene, che la vita continua.
Quello stesso pomeriggio avevi fissata l'ecografia di datazione all'ospedale. La avevi presa con una dottoressa esperta in malformazioni uterine e non l'hai poi disdetta perchè pensavi fosse importante avere un suo parere, nonostante tutto. Pare molto di fretta, comunque esplora e conferma la malformazione in ecograffia tridimensionale, dice che si vede bene la forma dell'utero, conferma quanto  era stato diagnosticato ad agosto dall'isterosalpingografia e successiva ecografia.  Vorresti spiegazioni, soprattutto consigli sul futuro. Dice qualcosa, di prendere appuntamento in consultazione,  ma la verità è che non ti vede, sembri trasparente. Sei giù di morale e non riesci a lottare per diventare di carne ed ossa.

 Il 30 aprile arrivano anche i suoceri-bionici, che ci tenevano ad aiutarci per il trasloco, tu eri un po' scettica, ma sarà una grande manna, anche se al momento è un po' duro. Vanno già a stare a casa nuova dove i letti sono già stati traslocati, voi domite sui gonfiabili.


Venerdì 1 maggio, festa dei lavoratori, torni in pronto soccorso per il quarto controllo. Questa volta le beta stanno scendendo più velocemente, la massa è ancora grande ma loro non sembrano preoccuparsene.
 Accenni che ti senti un po'  come con una bomba in corpo con la quale fare molto attenzione, che la cosa inizia a pesarti e temi per il tuo benessere psicologico. Ti basterebbe per esempio poter nuotare. Nuotare ti rimette al mondo.  Dicono che non c'è ragione per tutta questa cautela,  che puoi vivere normalemente, magari non correre, ma perchè no nuotare. Ti dicono di vivere. Un po' ti pare strano ma tu vuoi vivere e allora ti fidi e torni alla vita. Il giorno dopo, che  è  sabato 2 maggio,  vai ad aiutare il chercheur a dipingere casa nuova.
Dopo cena ti prendono forti dolori e allora col chercheur correte di nuovo al pronto soccorso. Col Pistacchio ci resta NonnaBionica. Ti domandi come avreste fatto senza di loro.

C'è un riversamento di liquido nell'addome, potrebbe esssere sangue. E' così che una tuba inizia   rompersi. Il dolore si calma con degli antiodolorifici, ti trattengono comunque una notte per precauzione. Tu ricominci col tuo balletto di pensieri e i dialoghi a più voci (non siamo mai sole qua dentro). Non è niente, non esagerare. Ma faceva male. Chissà era gas. Ma non ho mai dolori simili. Non è niente. Tu non hai niente. Smettila di frignare.

Al mattino dopo il dolore è andato via e il riversamento è molto meno esteso, dicono che puoi tornare a casa.



Lâche prise

Il giorno successivo, lunedì 4 maggio, torni al lavoro. Ti senti una merda, non c'è altro modo per dirlo. Quel senso di illuminazione ti ha abbandonato e non accetti questa debolezza. Ti senti molto giù di  morale.
Ad un certo punto sei lì che mandi messaggi a cerchie sempre più vicine. Scrivi che vuoi cose belle,  chiedi a  F se vuole bere un caffè mercoledì,  inviti A a pranzo domani, chiedi persino a P, che lavora due piani sopra di te, se ha tempo per un te.

vuoi vivere
vuoi chiacchierare
vuoi guardare avanti
ti senti una merda
e non lo accetti

Intanto lotti contro quel balletto. Non è niente, torna alla vita. Ma perchè depressa ora? Se sta andando tutto bene.

Mandi l'ultimo messaggio alle 15.10.
Alle 15.20 sei piegata in due, un dolore simile al sabato ma più forte, un dolore che non capisci, sembra intestinale, vai per farti un tisana calda, la tazza ti scivola di mano e si sfracella a terra.  Raccogli i cocci, forse non tutti.  Cammini piano verso il bagno per riprenderti, per darti un contegno, perchè non è niente, non esagerare, poi ti dici che non è saggio chiuderti dentro. Torni in ufficio, non c'è nessuno, ma comunque non sapresti che dire, non sai cosa sta succedendo. Stai esagerando, non hai niente, dice una vocina. E adesso che fai? Chiami il chercheur forse è il caso di tornare al pronto soccorso, ma non sei sicura. Lui però è in bicicletta. Compare un dottorando e gli chiedi se può accompagnarti al pronto soccorso.

Vomiti nel tragitto, facendo attenzione a sporgere bene la testa fuori dal finestrino.
Per fortuna l'ospedale è a poche centinaia di metri

Arrivati, vedi  il cherchheur che lega la bici, non sei sicura di riuscire a scendere dalla macchina, poi sempre quella vocina non fare teatrini, scendi, il chercheur ti viene incontro, prende le tue cose dalle mani del dottorando. Apre le braccia, come per dire appoggiati a me ed è solo in quel preciso istante e non un attimo prima che ti lasci andare. Tecnicamente è il chercher che ti accascia per terra a tre passi dall'ospedale.

Ci sono ancora le due voci,  non hai niente, rialzati, stai lì e lascia che queste persone si occuino di te
lâche prise

il chercheur chiede se c'è un dottore, che qualcuno chiami auto
si avvicinano delle persone,  li senti dire che sei molto pallida
 un tizio che dice dai ti aiuto a metterla seduta
senti di rimando la  voce ferma ma mai maleducata  (ami quest'uomo buono e sempre calmo)
ma lei è un dottore?
lasciamola giù solleviamole le gambe

ti riprendi un poco, chissà perchè chiedi che ti tolgano le scarpe



Devi imparare a prenderti cura di te 

arrivano con la barella, ti issano su a fatica
tu ti dici   mentalmente che la prossima dieta dovrà funzionare

non è niente, piantala di fare scene
lascia che si prendano cura di te

Fa male tutto
vuoi piangere ma se piangi fa molto più male
respiri come ti avevano insegnato al corso preparto

c'è un'emmorragia, dobbiamo operare subito
fanno uscire il chercheur
tu però lo vuoi vicino

viene l'anestetista per le domande di rito
voglio vedere mio marito pima di andare
perchè l'avete fatto uscire?

Ti portano fuori, incrorci il chercheur vi salutate, lo vedi preoccupato, vuoi che il tempo si fermi per lui e che non debba stare lì fuori ad aspettare. Non è niente, andrà tutto bene

La sala operatoria è fredda e luminosissima
va tutto bene
lascia che si occupino di te

Cerchi di fare la simpatica, ma vorresti implorarli
per favore raccontatemi tutto delle mie tube
ho una malformazione, voglio sapere come stanno le mie tube
non sembrano ascoltarti davvero
potete mica fare una foto che poi mi piacerebbe vederla?


l'infermiera ti avverte che durante l'anestesia  farà pressione sul tuo collo, di non preoccuparti
Questa cosa non ti piace, hai paura che ti venga il panico
ti mettono la mascherina ora è solo ossigeno respira tranquilla

va tutto bene
lascia che si occupino di te
fa che stiano attenti, 
fa che mi vedano


ora ti spinge la epigottide
come volesse soffocarti
non ti piace per niente
hai un attimo di panico
respiri più profondamente
fa che mi addormenti presto
non voglio più sentire quelle dita sul collo


Ti risvegli. Apri gli occhi sono le 18.45, chiudi gli occhi e quando li riapri sono le 19. Poi le 19.15.
Vedi qualcuno seduto davanti a te. Voglio vedere mio marito
Ti dicono che non è possibile che sei già sveglia, lo hanno mandato a casa dicendogli che tutto era andato bene e di tornare tra un paio d'ore quando ti saresti svegliata
Scherzi col tizio che non sai chi è, io mi sveglio alle 5 ogni mattina, forse è per quello che mi sveglio prima degli altri dopo l'anestesia?
Posso telefonare a mio marito? Ti prestano un telefono per chiamarlo. Sei sveglia e sei già al telefono. Rincoglionita ma al telefono.
Una donna si ferma affianco a te, è il chirurgo, è bella. Ti chiedi se i chirurghi guardano Greys Anatomy. Ti spiega che  hanno tolto tutto e hanno lasciato la tuba. Non sai se è una buona notizia. Ma la malformazione? Era tutto normale visto da fuori. Sorride, ti spiego tutto dopo, dice, torno a trovarti quando sei sveglia. Ma io sono sveglia. Non la vedrò mai più. Ti diranno che dovrai avere un colloquio post operatorio 4 settimane dopo l'operazione. Quando chiamerai, e meno male che lo farai, nonostante il pensiero che sia troppo presto, ti daranno appuntamento al 7 luglio.



L'esperienza extrasensoriale
Ti portano in corsia, non ti ricordi molto delle ore successive. Ti mettono due flebo, non puoi mangiare nè bere fino a domani. Ad un certo punto viene il chercheur che avevano mandato via e con l'occasione era andato anche a spiegare tutto al Pistacchio, poi lo ha lasciato con la nonna. Come avremo fatto altrimenti? Gi amici, i pochi amici emigrati e nelle nostra stessa barca di isolamento dalla famiglia.

L'infermiera ti dice di non andare da sola in bagno. Di fare piano a piccoli passi e fermarti ad ogni capogiro. Approfitti del chercheur e vai con lui per non disturbare le infermiere, che  comunque sono molto gentili. La testa gira ma ça va, arrivi in bagno, tutto brucia, fai fatica, ma fai.

Il chercheur ti riaccompagna a letto, fate due chiacchiere di cui non resterà memoria, se ne va. Saprai dopo che il Pistacchio lo avrà aspettato. Cucciolo che non mostra mai il vero turbamento in maniera lineare, ti domandi per che verso manifesteràl' eventuale stranimento.

Ti lasciano al buio, dormicchi, a mezzanotte, lo sai perchè chiedi e poi ricordi, l'infermiera viene a misurarti pressione, temperatura, cambiarti la flebo. Ti lascia sul comodino due pasticconi di antidolorifico da prendere alle 6. Ti sveglierai alle 4 e inizierai a fare il contdown. Durerai solo fino alle 4.30 poi le ingurgiterai entrambe.


Poi aspetti un po'. Bevi anche se non sai se dovresti. Ad un certo punto  prendi la decisione di andare in bagno. Saranno le 5.30, 5 massimo eppure le infermiere gentili la mattina dopo  qu'est ce que vous nous avez fait ce nuit? Nuit? dirai tu ogni volta. Era mica stamattina? Alle 5 è già mattino pensi tra te e te. Ma cosa importa?
Comunque sei lì a letto, sveglia da un bel pezzo, hanno detto di andare la prima volta accompagnata e l'hai fatto. Ora segui tutte le istruzioni. Ti siedi sul letto e appena il capogiro passa ti alzi cauta. Ti fermi. Usi il palo delle flebo come guida, ti sembra ti sostenga un poco. Piano piano vai in bagno. Saranno cosa? 15 passi? Ti piace il numero 15. TI siedi, fa male ma ça va. Aspetti paziente la pipì pigra. E poi, poi sai che non ptrai più alzarti, che tutte le tue forze sono state impiegate ad arrivare finoa  llì. E riesci a far metafore anche prima di fare l'eserienza extrsenoriale più forte della tua vita. Ti giri e vedi che c'è il cordino del l'allarme. Ora lo tirerai, ma non sei sicura di riuscire ad afferrarlo. L'ultima cosa che ricordi è di allungarti a prenderlo, l'istante successivo hai la guancia destra sul pavimento ghiacciato e vedi ombre che passano oltre la porta dle bagno per raggiungerti in un letto dove non sei stata paziente e non hai voluto chiedere aiuto. E' la prima volta in vita tua che svieni. Sei molto stupita dall'esperienza.

Pensi sempre alle metafore.

Hai un post in bozza da un pochetto che si intitola del non chiedere aiuto. Tu col chiedere aiuto hai qualche  grave problema. E' a quello che ti dedicherai quando tutto questo sarà finito. A capire quando e come si chiede aiuto. A che punto e come.

 Ti tirano un po' su (la dieta, penserai poi, la dieta è urgente) Una si siede sul water e ti fa da schienale. E' molto materna e accogliente, ti pare molto buffo stare lì accoccolata come una bambina su un'estranea. MA le sei grata per la delicatezza. L'altra ti schiaffeggia e ti dice di stare sveglia, ma a suo mdo è dolce anche lei. Ritorni piano alla vita
NOn ti piace per niente il freddo del tuo culo nudo seduto sul pavimento di un bagno in ospedale. TI fa prprio schifo, ma a loro non sempra importare. Lâche prise.
Ti portano zucchero, ti fanno sedere. 

vous avez surestimé vos forces dice l'infermiera
E a quel punto tu piangi piano


Più tardi  è tutto un balletto di esami del sangue, di dottori giovani che ti vengono a parlare e ti danno un plico di prescrizioni e raccomandazioni. Passa anche l'interno chirurgo che ha assistito la dottoressa. Un gran figo anche  lui. Poi ti dicono intanto di pranzare e che dovrà passare qualcun'altro o almeno tu capisci così e poi se tutto va bene potrai andare. Il chercheur che dopo ver riempito un pio di scatoloni era venuto a trovarti, torna a casa a prendere la macchina. Dopo pranzo ti abbiocchi ad un certo punto arriva un'infermiera ancora mai vista, sarà cambiato il turno. Non è quella che ha iniziato il suo stage ieri e le è toccato raccoglierti dal pavimento del bagno, nè quella che ti diceva che avevi sopravvalutato le tue forze. E' un'altra ed è incazzosa. Vous êtes encore là? Habillez-vous, vous pouvez rentrer chez vous.
Ti alzi piano perchè ancora gira tutto e ti rivesti. Il chercheur arriverà di lì a due minuti.
Lo noti e lo annoti perchè questa scenetta ti avrebbe ferita e non solo arrabbiata un tempo, invece ti scivola addosso. Forse non sei un'altra, ma sei diversa.



Esci dall'spedale il 5 di maggio, a quel punto sei riuscita a dirlo.
gli amici i nuovi amici vengono a trovarti
il 9 di maggio ti traslocheranno insieme a tutto il resto.

Inizierà una nuova era. 
L'era del giardino fuori dalla finestra. 
Sei incredibilmente grata a questo giardino

Domani ricomincia la vita di prima. 
Sei ancora acciaccata e dolorante, forse oggi farai giusto un salto al pronto soccorso per farti dare un'occhiata.




Il resto

Questa è la cronaca, che ti da fastidio per quanto è asettica e tu-centrica, ma quest è quel che sei riuscita a fare. Tutto il resto per ora non riesci a dirlo.

13 comments:

  1. Posso solo pensarti intensamente da lontano
    Ti abbraccio

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  2. Ti mando un abbraccio, forte. Fortissimo. Cosa non darei per dartelo davvero.

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  3. Mi dispiace tanto... Un grande abbraccio ❤

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  4. Aiuto che avventure...se ne poteva davvero fare a meno, eh, povera Squa O_o
    Certo che anche questi dell'ospedale, che prima di rimproverano per aver sopravvalutato le tue forze, e poi ti mandano a casa in quattro e quattr'otto il giorno dopo?!
    Un abbraccio forte

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  5. Sentivo che c'era qualcosa- non voglio sia questa cosa. Non ho tante parole per Squa che ne ha tante ma secondo me non è fatta di parole ma più di immagini e musica e pistacchi. Voglio bene a Squa.

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  6. Accidenti! E poi uno si chiede "Chissà perché è tanto che non scrive un post?"
    Un abbraccione.

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  7. Gasp. Mi space tanto. È davvero una cosa importante imparare a chiedere aiuto... Ti abbraccio stretta

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  8. forse una volta eri capace di chiedere aiuto e poi, col tempo, ti hanno fatto disimparare...

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  9. Un pensiero e un abbraccio, non ho altre parole per questo dolore che asettico non è affatto.

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  10. m'è preso un certo imbarazzo, vai a vedere perchè, comunque mi prendo ogni abbraccio volentieri e ad uno ad uno, è già domani!!

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  11. Ri-appaio per abbracciarti anche io. Meg

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova