Come se avessi comprato un biglietto del treno
e non so quando parte.
Eppure il biglietto ce l'ho quasi in tasca,
le date sfocate sopra.
Devo fare le valige e non so quando partono
(le valige ed io con loro).
Devo dire a Madame la France 'Grazie ed arrivederci', dire al tesoro e a tutti gli altri di non venirmi più a cercare. Alla padrona di casa che dovrà cercare i nuovi coinquilini degli scarafaggi. Salutare gli amici. Piangere e poi asciugare le lacrime della partenza.
E comunque non voglio partire poi cosi' presto, voglio godermi l'autunno nizzardo e preparare la comunicabilità con gli abitanti degli states.
Era il 19 di giugno ed io promettevo di non pronunciare il suo nome invano. Son passati più di due mesi e lo step finale non s'é ancora materializzato. Mi devo forse preoccupare?
Ma come lamentarsi se io per parte mia, invece di lavorare al cambio di continente, me ne sono andata girando per Portogallo, Galizia e di nuovo Portogallo? E mi sono presa una cotta per Lisbona e pure per la gentilezza portoghese ed ho fatto scorpacciate di polpo e mariscos. Ho guardato triste il fuoco che bruciava le foreste di eucalipto, ho assaggiato timida le gelide acque dell'atlantico, aspettando romantica quei tramonti che non arrivano mai.
E proprio mentre mi caco puzzolentemente sotto e divoro 10 unit dell' English Grammar, lasciando al giorno seguente il libro di genetica e la scelta di una scuola di lingua... proprio allora mi viene la febbre. Geniale.
Morale, non si può cambiare continente prima di sapere quando lo si cambierà davvero.
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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.
Prova pro-pro-prova