03 May 2008

You gotta be crazy (tra Mago di Oz e Koyaanisqatsi)

Il post a valvola di sfogo



Venerdi', pseudo-tardo pomeriggio, nei corridoi del centro di ricerca per ingegneri c'e' gia' un silenzio tombale. L'(altro?) chercheur ne avra' per un'ora buona. Ancora almeno un'ora prima di dar inizio al nostro personale week end... per me il primo dopo 3 settimane di lavoro praticamente ininterrotto, senza ne' sabati ne' domeniche di riggetto alcuno. Sono sfinita. Oltre a tutto il lavoro standard, da che e' cominciato il semestre: 6 Homework (compiti a casa ebbene si) e due esami per il meraviglioso corso per ingegneri (ambientali, ma sempre ingegneri) che ho scelto di seguire.
Gli ingegneri sono fuori di capoccia. Il libro di testo del corso una sequela di formule senza fine per 5 capitoli e poi via una sequela di numeri che applicano le formule di cui sopra senza piu' referenza alcuna per altri 6 capitoli. Tangenti iperboliche che volano senza sostanziale collegamento con la realta'. Come e' fatta una tangente iperbolica e che caz ci fa qui? Bho che te frega, tu calcola. Calcola che ti calcola mi son passata i sabati e le domeniche, chiusa nella stanzetta degli ospiti (che in generale ospita la tele, ora anche me ed i miei calcoli), oppure, quando ispirata, nella mastodontica biblioteca del campus.
Credo che quando ripensero' a questo periodo mi vedro' seduta proprio al tavolo della biblioteca, col laptop davanti e il bravo foglio di calcolo, i Pink Floyd in cuffia a volume moderato, all'infinito... ed ogni 41:54 minuti (che passavano a manciate), ciclicamente, un attimo di ritorno alla realta', un respiro dalla disperazione, una presa di coscienza, un mezzo sorriso, al suonare di...
You gotta be crazy, you gotta have a real need...
Ed io che annuivo. Devo davvero essermi impazzita.
Stavo pensando alla presentazione e alle 15 pagine di tesina con progetto di un impianto che ancora mi restano da produrre da qui alla prossime 2 settimane. E sul filo di quella sensazione ho fatto suonare i Pink Floyd dal mio ufficio, giu' per il deserto corridoio per alleviare il fine di settimana anche del masterizzando cicciotto, batterista, malato di musica, che era li' nel laboratorio di fronte alle prese con il suo turno settimanale di pulizie... ed infatti gli e' spuntato il sorriso ed e' venuto a commentare il sound e ad enumerarmi la classifica degli album dei PF che preferisce. E mi parlava di com'e' The Wall visto in acido oppure di The Dark Side of the Moon messo come sottofondo al Mago di Oz. Al mio sguardo interrogativo si e' vendicato...
Cioè… tu, praticamente, non hai mai visto il Mago di Oz con The Dark Side of the Moon in sottofondo?
E quindi mo' c'ho sta curiosita'. Il mago di Oz l'ho gia' messo in lista a Netflix, ora mi manca da capire se devo ottenere una versione speciale del disco. L'effetto che si dovrebbe produrre e' la percezione di una sincronia, che alcuni dicono impressionante (altri no), tra film e musica. Io sospetto che siano necessarie alte somministrazioni di sostanze psicotrope per vedere alcunche' di strano, comunque ci provero'.

La prima testimonianza scritta del fenomeno, che e' stato battezzato Dark Side of the Rainbow (o anche Dark Side of Oz oppure The Wizard of Floyd), pare essere stata una discussione su un forum di fans dei PF intorno al 1994. Non e' invece noto chi abbia scoperto o inventato la cosa.
Se un giorno sentirete parlare di Koyaanisqatsi visto con le musiche di Ennio Morricone in sottofondo, quello, modestia a parte, l'ho scoperto io. Niente di iper psichedelico pero' decisamente bello, senza nulla togliere al buon Philip Glass.
You gotta be craaaaaazy...


2 comments:

  1. Scusa, ma "you've gotta be crazy, etc." non è DOGS da ANIMALS?? :O
    ANDY

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  2. Indeed!
    Proprio-proprio quello!

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova