26 April 2013

Mamma a tempo pieno ?

Della serie Parole da incorniciare, per guardarle a lungo e rifletterci parecchio. Parole proprio importanti, utili, inspirational o semplicemente belle. Mentre il blog scorre via, per definizione, provo a farne istantanee che so un giorno avrò voglia di riguardare.



qualche giorno fa scriveva del lasciare il lavoro per dedicarsi a fare la mamma a tempo pieno. Cito solo la fine del post. Che è un post bellissimo che mi ha toccato un po' di corde critiche per così dire.  
Forse è vero, forse una donna che sceglie di non essere indipendente economicamente decide di mettersi nelle mani di un uomo. Il fatto, però, è che una donna, con tutti i suoi sogni, in due mani non ci sta. E allora preferisco pensare alle braccia di quest'uomo. Braccia che stringono, e accolgono, e sostengono. Senza essere proprietarie.




Le corde pizzicate sono davvero importanti e voglio copiare qui il mio commento al suo post, come promemoria. 


Eccomi di ritorno, forse non più lucida della prima volta (cercherò almeno di essere schematica) e provo a lasciare un segno anche io sull'argomento. Che in  me tocca molte  sfere diverse. Una tra tutte la difficoltà a mischiare economia e amore. Ho avuto un padre che durante molti anni, quelli per me critici, era così chiuso in se stesso e il lavoro, da essere  totalemente assente. L'unica cosa che passava erano soldi. Tanto che ad un certo punto mi è venuto il disgusto e non ne ho più accettati. Chiaro che questo non  ha niente a che fare col mio uomo ed il nostro rapporto. Però ancora oggi faccio fatica a pensare di acquistare qualcosa per me con soldi che non ho personalemente guadagnato.
Ma perchè sto parlando di questo che era l'ultima delle cose che vorrei dire? Forse perchè per me, per il mio caso personale, qualsiasi discussione al riguardo "lavorare o fare la mamma a tempo pieno", passa per questa *disfunzione*. Che chiaramente non ho superato. Figurati se riesco a pensare di affidare la mia indipendenza economica e preservarmi da un piano B. Non mi piace non riuscire a farlo, ma tant'è.

Poi. Poi c'è una cosa, che dirò in breve, ma poi mi dovrò un po' di tempo per chiarirla ben bene, perchè quello che ora butterò giù potrà sembrare brutale verso me stessa. Poi c'è che io non mi fido di me come mamma al 100% e quindi no, per il bene del mio cucciolo devo lavorare. 

Poi c'è che io al mammacentrismo ci credo fino ad un certo punto (forse non posso crederci a causa di quanto appena sopra). E io voglio un socio in azione al 50% per compagno. Non ammetto percentuali diverse e schemi gerarchici diversi fino al parossismo di quanto racconto qui: http://squabus.blogspot.fr/2013/03/genitori-quattro-mani.html
Perchè è come dici tu, i nostri uomini nel 2013: " Magari totalmente innamorati del loro essere padri e uomini in casa, ma pur sempre assistenti. "
Ma sono convinta che il nostro *ruolo* come madri del 2013 sia anche mettersi da parte ogni tanto. E lasciare gli spazi che portino il ruolo assistenziale a diventare paritario. Se ci accaniamo sul ruolo principale ed esclusivo questo non avverrà per forza di cose.

Il mio ideale? Sarebbe lavorare meno, molto meno del 100%, cosa alla quale purtroppo al momento sono non dico costretta, però ho fatto fatica a dire di no per una serie di motivi (ennesimo espatrio in primis: mi tocca ricominciare tutto daccapo. Che fatica.)
E lavorare entrambi meno. In Olanda (almeno nell'ambiente universitario dove io e il mio socio lavoravamo) è tipico per i primi 4 anni dei figli lavorare entrambi i genitori all'80%. Significa che i piccoli vanno al nido per 3 giorni a settimana. Cambia tutto. Una famiglia in quel modo lì cresce diversamente. Potrei andare avanti a lungo e non voglio abusare dei tuoi spazi. Ne ho parlato nella maniera sconclusionata e logorroica che mi caratterizza qui http://squabus.blogspot.fr/2013/03/mamadag.html

Ti ringrazio moltissimo per questo tuo bel post, che mi ricorda che che mi devo chiarire un paio di cose parecchio importanti.

31 comments:

  1. Credo sia giusto quello che scrivi: tu hai bisogno di "lavorare fuori casa". Quindi e' giusto che tu lo faccia.
    Quello che ho scritto anche a Vale e' che ogni donna deve poter scegliere, senza essere giudicata.
    Personalmente non amo l'idea che una donna debba lavorare per il piano B, perche' penso che cozzi con l'ideale di famiglia che ho, ma ritengo che se una donna decide di lavorare perche' desidera farlo non ci sia affatto da giudicare male. E lo stesso se decide di non farlo perche' insegue sogni o desideri.
    Poi sul 100% ...eh...apri una parentesi enorme... :(

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    1. si hai ragione che lo davo per scontato, ma mai bisognerebbe... e allora lo sottolineo ora: certo che ogni donna deve poter scegliere. Mi batto per una società che permetta ad ogni donna ed ogni uomo di scegliere serenamente.
      Neanche io amo l'idea di un piano B. A nessuno piace pensare che le cose possono andare male. Cozza totalmente anche con il mio ideale di famiglia. Purtroppo molto meno con quella che ho dovuto subire io in sorte, come figlia. Cicatrici di carne ancora viva.
      Lo traduco in immagini quello che significa per me questo commento, forse non è chiaro abbastanza. E' un'eventualità che è terribile immaginare, ma se dovessi separarmi, se il mio compagno(marito) dovesse *impazzire*, si rischia sempre di impazzire un po' nella sofferenza, io so, lo so perfettamente, che
      non sarò capace -se non mi risolvo prima sta cosa- di preservarmi economicamente. Non riesco neanche lontanamente ad immaginare che pur questo scenario orrendo, possa andare contro mio figlio. Sull'amore del mio compagno per suo figlio non sento timore di follia. Però per l'amore che provo per me stessa non posso immaginarmici IO in quello scenario.
      E forse non sono stata chiara lo stesso...

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    2. concordo con Francesca. Dipende che cosa desideri TU, il resto è solo contorno.
      Io non sarei una buona mamma se fossi a casa tutto il giorno, perchè mi conosco e so che il mio lavoro mi piace.
      D'altro canto vorrei avere un po' più di tempo, insomma son fuori casa più di 10 ore.
      Ma questa è un altra storia.
      bacioni

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    3. vero, verissimo. Però a volte quel che vuoi tu -ma forse dovrei dire quello che ti è concesso desiderare- è influenzato dal contorno. Dipende proprio dal contorno. Se il contorno cambia, ad un certo punto può cambiare anche quel che desideri tu. Forse sarebbe d'accordo Fede che commenta un po' più in giù.

      Per fare un esempio concreto, mai mi sarei immaginata di essere una mamma che voleva tornare a lavorare subito. Probabilmente non lo ero di default. Trovatami in un contesto dove questo era possibile (Olanda) e con buona qualità familiare, ora soffrirei del non poterlo fare più. Anzi soffro ancora dello scarto. Ma forse si era capito? :D

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  2. Io la penso come te, vorrei lavorare meno ma se fossi stata madre al 100% penso sarei finita in cronaca nera, non lo dico come battuta. Avere un contrappeso alla mia maternità "difficile" mi ha permesso di gestire meglio il buono e il cattivo.
    Però occorre che ognuno possa scegliere, anche un uomo che decida di stare lui a casa in funzione della migliore gestione familiare. Insomma quando la decisione è ponderata e funzionale alla famiglia va bene, quando è obbligata allora prima o dopo si faranno i conti con l'insoddisfazione.

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    1. vero, parto sempre dal presupposto che ognuno possa sempre scegliere. Anche se di fatto io stessa non ho davvero scelto. Per quest'anno mi toccherà il tempo pieno. L'insoddisfazione la sfogo a botte di post sulla conciliazione ;)
      Ci credo molto ai contrappesi. La fisica non è un'opinione, sono quelli che ci fanno stare in piedi alla fine!

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  3. Oh cielo..! Questo tema oggi no..mi investe come un treno e se provo a commentare ci perdo la mattina. Ma come mi tocca..oh come mi tocca da vicino...!!!

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    1. haha! potrei dirti che mi sto vendicando del TUO ultimo post... Per rispondere a quello mi ci vorrà una settiamna di sveglie alle 5, che sto ahimè via via perdendo. Mi si è spostato il fuso :D

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  4. Mi piace il sistema olandese, e anch'io continueró a lavorare, perché penso che sia meglio per i bimbi imparare a socializzare senza i genitori fin da piccoli e perché voglio che mio figlio sappia che i suoi genitori sono persone con le loro capacitá e interessi anche fuori casa, e che questo vale tanto per il papá quanto per la mamma.
    Mi chiedo peró quale sia l'opinione dei padri su tutto questo: perché non ci sono molti piú padri che dicono "voglio partecipare all'educazione di mio figlio tanto quanto la madre", oppure "voglio lavorare part-time per avere piú tempo con mio figlio"? Sembra che la scelta sia sempre (no, nella maggior parte dei casi) della madre: o mi occupo io del bambino, oppure andrá al nido. E' una questione di tradizioni e abitudine, o c'é anche qualcosa di piú profondo, che ha le radici nelle normali differenze tra uomini e donne? Messi in condizione di farlo, gli uomini vorrebbero stare a casa? Mi faccio queste domande perché, finché questo dibattito resta prevalentemente tra donne, manca sempre un contributo importantissimo ad una decisione che coinvolge tutta la famiglia.
    Grazie per questo spunto di riflessione!
    D

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    1. eccoti a coppe!
      ma sti papà? Perchè non *vogliono* stare a casa? Lo voglio capire anche io. Di sicuro un po' perchè è consuetudine, un po' perchè le donne *si accaniscono* sul potere. Ho girato la doamnda al mio uomo mille volte, mille volte mi ha risposto in modo poco convincente.Dice che finchè la sua condizione lavorativa era precaria non se la sentiva di lavorare meno. Doveva ancora *arrivare*, fare carriera, gli serviva tutta la settimana lavorativa per quello. Poi quando è saltato il posto dei suoi sogni- e sicuro, si è rilassato. In Olanda (appena ha avuto conferma che avrebbe avuto un posto sicuro in Francia) si è convinto a prendere il Papadag, come raccontavo qui: http://squabus.blogspot.fr/2013/03/mamadag.html
      Qui sta prendendo mezza giornata, così in due riusciamo a far fare al piccolo un giorno di pausa dal nido -che sto difendendo davvero col coltelloe con i denti... Credo che avrebbe potuto tecnicamente mantenere il papadag intero e lavorare all'80%. E io sto scandagliando la sua mente alla ricerca del: ma perchè no? Di tempo ce n'è per il resto, tuo figlio ha bisogno di te - e tu di lui, adesso. Non ho ancora trovato la via. Ma il discorso è lunghisssssimo, e molto sentito, ci dovrò tornare su per forza.
      Grazie a te per le belle osservazioni!

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    2. il post lincato sotto in risposta a Robin penso piacerà anche a te!
      E' un ragionamento che apre gli occhi proprio!

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  5. Stasera seguivo una trasmissione già iniziata e sono rimasto colpito da una frase..." attenta donna potresti avere accanto a te un assassini...?" Mi sono sentito tremendamente male, in colpa di essere maschio. Come apprezzo la scelta di quella donna di fare la mamma al 100%. Mi rinfranca il sapere che esistono ancora braccia maschie che sanno dare calore e amore.
    Buon fine settimana

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    1. Ciao Andrea, benvenuto.
      Sai che non so se ho ben capito il tuo commento.

      Io apprezzo che ci sia una famiglia che sia riuscita a fare una scelta che rende felici tutti. Mi piace la teoria dei giochi, è bello quando tutti vincono.

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  6. Ciao, mi ritrovo tanto nelle tue riflessioni, che mi stimolano in tante direzioni. La prima: al di là di scelte personali e difficili, magari "obbligate", credo che per alcune donne rinunciare al mammocentrismo diventerebbe una sorta di perdita di potere.

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    1. eccola là! Anche tu ci metti un bel carico! Si, mi sa che c'hai ragione! Ti interesserà forse leggere questo post su genitori crescono:
      http://genitoricrescono.com/quando-lo-strofinaccio-e-potere-famiglia-lavoro-e-casa/
      làddove allo strofinaccio si può tranquillamente sostituire la cura dei figli.

      Se i papà non si fanno avanti, bisogna pure che le mamme si facciano un po' più in là. Andatevene più a spasso amiche. Per il bene di tutti.

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    2. L'avevo letto e mi era piaciuto molto!

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    3. ecco, mi sa che siamo sulla stessa lunghezza d'onda sul tema. Parliamone. Io un po' di cose da dire ne ho, questo week end è andato, cercherò di buttarle giù nelle prossime mattinate

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  7. ciao cara, ho letto di la' il tuo commento dove mi 'rispondevi'. Anche io come te mi trapianto ogni volta al seguito, e sono d'accordo che non e' una faccenda meramente economica l'affidamento, ma rispondevo al post di Vale e al commento della sua amica.

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    1. Ciao Valentina, in effetti ho agito e scritto d'impulso. E *rispondere* non era il termine giusto, avrei forse dovuto dire *immischiarmi* impunemente làddove le tue parole mi parlavano, anche se non erano per me. Contare fino a 25 prima di agire soprattutto quando non interpellata è una cosa che devo davvero imparare.
      Chi se non tu puoi capire la valenza dell'ennesimo trapianto? Come ti ho detto diverse volte invidio il tuo entusiasmo. Ce lo avevo anche io, ma francamente ora sono arrivata al limite. Mo' basta, mo' ci fermiamo.

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    2. no ma figurati, non c'e' asslutamente da scusarti, volevo solo precisarti che appunto non circoscrivo al discorso economico la mia esperienza, perche' come te penso che ci siano anche altre dimensioni di mezzo, soprattutto quando si e' expat al segito, solo che a lei non mi pareva il caso di raccontargli tutta la storia della mia vita :_D
      comunque sai che la maggioranza delle famiglie expat hanno in media 3 figli? eppure si tratta appunto di famiglie dove lei il piu dele volte ha rinunciato al lavoro professionale e magari si sposta al seguito di un marito che per lavoro poi e' anhe tanto in viaggio altrove, questo secondo me significa tante cose, in primis che quando stai lontano dalla tua famiglia e dai tuoi amici dai maggior valore a famigliae e amicizie perche' sai cosa vuol dire sentirne tanto la mancanza e quindi probabilmente sei piu inclie a crearti una tua tribu' personale, in secundis che forse abbiamo una chance in piu' come mamme, perche' dovendo costantemente metterci alla prova col nuovo forse riusciamo piu' rapidamete di altre madri ad elaborare la pietra filosofale della maternita' e farla nostra: per ognuna la pietra filosofale e' diversa, per me e' che quando bea ha compiuto un anno e mezzo e io ero incinta di ali, ho raggiunto lo zen circa il fatto che sia normale avere dubbi, non sapere sempre cosa fare, non avere sempre la soluzione per tutto, che questo non fa di me una madre meno, l'importante e' che faccio del mio meglio, quando il mio meglio non e' il massimo non importa perche' alla fine sno solo io il giudice di me stessa, finche' le mie figlie sorridono e sono in salute.
      live long and prosperous :-)

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    3. "dovendo costantemente metterci alla prova col nuovo forse riusciamo piu' rapidamete di altre madri ad elaborare la pietra filosofale della maternita' e farla nostra"
      teoria interessante e plausibile in effetti. Conoscere il diverso ci aiuta a sdoganare quell'idea fastidiosa di verità unica.

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  8. Ciao cara! E scusa se commento solo ora: grazie mille della bella discussione che è nata sia qua sia sul mio blog. E' un argomento spinosissimo, e ci sono tanti punti di vista da prendere in considerazione, primo fra tutti quello dei papà. E' vero, viviamo in un paese in cui ancora è naturale che una mamma rinunci al lavoro ma non il contrario. Dovremmo secondo me lavorare per rendere più umani i ritmi degli uffici e anche per avere più parità in famiglia. Allora sì potremmo magari lavorare tutti meno, o meglio, con più serenità, e avere il tempo di essere genitori felici. Grazie ancora! Ciao! :)

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    1. grazie a te per il bel la che hai lanciato nell'aire. Il tema come si sarà capito mi interessa molto. E in particolare al momento sono letteralmente in fissa sull'aspetto che anche Robin ha sottolineato. Ci tornerò volentieri su a breve (amata insonnia mattutina permettendo... mi sta abbandonando :( Spero tornerete tutte a trovarmi. Credo fermamente che questo non sia solo semplice bla bla. Ho avuto prova nella mia sfera privata quanto condividere questi punti di vista possa aiutare a cambiare, certo solo un pochetto, ma concretamente, la qualità di vita.
      Per favore parliamone ancora.

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    2. Ma io vado via un week end a pascolare la belva a NY e mi perdo tutto cio'?? voglio solo aggiungere che piu' vado avanti piu' penso che e' appunto il macrocontesto che deve assolutamente cambiare,e soprattutto l'organizzazione del lavoro, nonche' passare dalla "malefica" conciliazione alla condivisione. Le scelte personali (e la discussione delle stesse) hanno un valore molto importante, ma se non cambia il contesto, rimangono appunto, personali e non politiche.

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    3. hehe! mica male però pascolare per NY come alternativa!!

      Sono d'accordo che il contesto deve cambiare, ma è dal micro che creiamo basi per il cambiamento. La politica è fatta di uomini.
      Che poi è l'organzizzazione del lavoro che deve cambiare, sono proprio cavia di questa convinzione. Torno a sud, dopo essere stata dove sono più avanti e faccio proprio fatica ad accettare la regressione. Ecco perchè martello.
      Son d'accordo con te che le scelte personali restano tali, ma solo finchè le si fa e le si tace. Quando si comincia a parlarne allora si fa micropolitica. Ed è quello che nelle mie modestissime possibilità cerco di fare.
      Spero che le mie elucubrazioni mentali qui dentro non passino come essere fine a se stesse...Io veramente preferirei di parlare d'altro. MA con queste spine nel fianco mi esce solo di parlare di conciliazione/condivisione.
      Sai approposito, io continuo a chiamarla conciliazione, sono rimasta indietro. Ma di fatto credo si capisca che è di condivisione che parlo. E' chiaro vero?
      un bacio Fede! mi fai sempre scrivere papielli :)

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  9. ciao Squabella, e ciao a tutti...argomento dell'anno anche per me , proprio a livello esistenziale....!
    sto leggendo il libro della lipperini, "di mamma ce n'è più d'una".
    Sono arrivata a metà...e sono rapita dalla sua acuta analisi, così illuminante ed incoraggiante.Si, la definirei incoraggiante per chi come me non si è mai riconosciuta in nessun modello -non dico solo genitoriale ma parlo in senso più esteso- e neanche ci ha mai pensato che esistesse un modello in cui intrappolarsi, ma che non può non fare i conti con tutti gli "stili e modelli"... che mi disorientano e da cui cerco di prendere le distanze. Per tornare ad essere me stessa. come donna e come mamma.
    Tornando al libro, sono arrivata al punto che in assoluto finora mi ha 'riconciliata' di più con me stessa...uscire dalla logica della "scelta giusta" , perché non c’è una scelta giusta...siamo donne diverse (e uomini diversi), con unicità irripetibili, e quindi siamo genitori non “assimilabili” a modelli e schemi. per fortuna..ognuno di noi sceglierà il suo proprio equilibrio sapendo che a volte più che “viverlo” a quell’equilibrio si “tende” (io vorrei ma non ho ancora un part time|!!!).
    e sulla questione mammocentrismo, già replicavo forse proprio qui da squa alla necessità di cedere lo scettro ... genitori a quattro mani parte dalla testa se no non vale;)

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    1. cosa c'è di più esistenziale di questo?
      brava che belle letture! Io sto a scrivere troppo e leggere troppo poco. Ma ti ringrazio che m'hai trovato il titolo del prossimo post, non ci avevo pensato :)
      e ripeto di nuovo come più sopra: certo che ci sono solo scelte giuste per sè, ma il sè deve adattarsi al contesto. Può pure essere (è il mio caso) che si sia convinte di cosa si vuole (mica sempre è il caso, già c'è da ringraziare) ma che questo non sia possibile. MAledetto contesto. Io con quello me la prendo.
      Mammocentrismo e scettri, io con calma ci torno su. Sto giocando al lazo con alcune parole e alle invasioni di guerre intergalattiche con una valanga di altre che mi attaccano da ogni fronte, ma non sono quelle *giuste*.
      stay tuned

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  10. non sono genitore, ma spesso medito di stare a casa comunque visto che non amo il mi lavoro, ridurre le spese e cavarsela comunque con lo stipendio di mio marito. Con tutti i rischi del caso.
    baci sandra
    http://ilibridisandra.wordpress.com
    grazie del passaggio da me!!!

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    1. Ridurre le spese e cavarsela, si anche io farei così con un lavoro non amato. La vita è troppo breve
      grazie a te.

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  11. Mannaggia-a-te! Mi sono pur iscritta ai commenti..ormai questo argomento mi insegue ovunque. E quel post che sto scrivendo a questo proposito è troppo difficile da finire...! Help.

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    1. come ti capisco!!
      la mia strategia attuale è: post troppo difficile? Lo divido in due. E' ancora difficile ? Si vede che due non è sufficiente...
      Al momento ho 20 post in draft, non tutti correlati. Ma la strategia si sta rivelando vincente. Mai scritto tanto! E come mi sento meglio.

      Non vedo l'ora di leggerti. Davvero.

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova