18 May 2013

Critica al mammacentrismo - parte prima (o dello spazio genitoriale)


da qui



Ho scritto una cosa forte e so potrà essere usata contro di me.
Tanto Squabus è quella che lei per prima non si fida di sè come mamma, che stai pure ad ascoltare quel che dice? Eppure io non posso negarlo, è proprio così. Nella mammitudine, come nella vita tutta, la mia unica certezza è il dubbio.


E sarà forse che tutto è legato, che c'è un perchè ed un per come in ogni storia. Sarei stupida, ottusa e non farei il meglio per mio figlio se non facessi un'autocoscienza sincera. L'onestà intellettuale, e soprattutto emotiva, passa necessariamente dal dirsele chiare e tonde certe cose. E allora perchè non dirle anche ad alta voce? Che già siamo espatriati, senza famiglia e ancora senza amici solidi a cui chiedere una mano, ce ne fosse bisogno. Ma come posso mettere mio figlio nelle mie due uniche mani? (l'isolamento diventerebbe accentramento, ma il risultato poi uguale). No, non per lui, non per me. Ben venga il nido. Ben venga un papà con cui condividere le gioie e le fatiche dell'avventura.

Io sono già crollata almeno una volta. Un poco, poi mi sono rialzata mille volte più forte e consapevole. Ma soprattutto, anche, ho visto da vicino, proprio vicinissimo, come si può crollare irrimediabilemente. L'esistenza tutta in bilico. La mia forza sta nel diffidare di ogni delirio di mia onnipotenza, almeno quando parlo di mio figlio. Voglio che suo padre torni a casa dal lavoro ragionevolmente presto, che lo accompagni alla nanna, lo imbocchi, lo segua, lo porti a passeggio. Tanto quanto lo faccio io. Che lo accompagni al nido e parli con gli educatori, che lo conoscano. Che non lasci tutto nelle mie mani, perchè potrei sbagliare e il mio piccolo ha diritto che qualcuno vegli sul mio operato. Non sono perfetta, non posso e non voglio esserlo, e lui non deve pagarne nessuna conseguenza.

Il mammacentrismo non è di casa qui da noi, che abbiamo bisogno di essere onesti e certi limiti li tracciamo a linee rosse e spesse. Secondo il mio modestissimo pensiero è anche un concetto pericoloso in generale, soprattutto per come la società si è evoluta. Le famiglie non sono mai state così isolate e le mamme di realtà mammacentriche mai più sole. A me pare che il 99% delle mamme che manifestano malessere là fuori, sono mamme *abbandonate* nel loro ruolo (ci sono vari modi e livelli di abbandonamento immaginabili). E non valgono poi tanto nonni, amici, babysitter, educatori, che coprono, chiamiamoli così, buchetti di respiro. Cioè oddio, valgono sì. E averceli! La nostra vita sarebbe più semplice. Ma non li scambierei con un uomo con cui condividere appieno le responsabilità quotidiane e soprattutto un progetto educativo. Un figlio dovrebbe essere responsabilità piena di  almeno  due  persone.

Non sto dicendo che da soli (sole) non ce la si possa fare. Però credo fortemente che in due si faccia meglio. Molto ma molto meglio. Moltissimo più che due volte meglio. L'unità genitoriale è molto più forte della somma delle sue parti. Non sto neppure dicendo che io non ce la farei da sola. Sì che ce la farei. Ma sarebbe tutto così duro ed il prezzo da pagare, in termini di serenità del mio piccolo, è un prezzo che non voglio pagare per fregiarmi dello stemma io ce la faccio da sola. Proprio il contrario: non ce la voglio fare da sola. Non in questo ambito.

Ci mancherebbe, ci sono casi in cui è così e può essere solo così. Massimo rispetto e solidarietà. Però dove è possibile altrimenti, il fatto che la mamma occupi tutto lo spazio parentale a me pare un piccolo delitto.

Ma perpretato da chi alla fine?

Io avevo un'idea, ma poi ultimamente ha cominciato a vacillare. Per esempio leggendo quel bel post di Lorenza su genitori crescono, il cui titolo faceva Quando lo strofinaccio è potere: famiglia, lavoro e casa. Cerco di continuare a chiarirmi come è cambiata questa idea e di spiaccicarla su questo schermo e poi torno.

Lo so, lo so che sono monotematica, ad un certo punto cambierò discorso.
Ma intanto, voi, che ne pensate?

12 comments:

  1. Mia cara, sfondi una porta aperta.
    Mi tocca, di occupar tutto lo spazio, ma ne cederei volentieri metà.
    Per la sanità mentale e l'equilibrio di tutti.
    Poi, come dici tu, se serve si fa anche da soli.
    Si fa anche bene, ma non si dimentica mai che si farebbe meglio in due.

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    1. e lo so. Anche se proprio tu mi avevi girato la medaglia e devo dire che da quando l'hai girata ora le noto tutte quelle volte che 'discutere' (in senso buono, ma pure cattivo) mi fa fatica e ne farei a meno.

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  2. " si farebbe meglio in due"
    condivido! Se mia madre avesse avuto la possibilità di vivere le figlie in due sicuramente tutto sarebbe stato diverso, più equilibrato, per tutti..

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    1. Mi fai pensare ad un fenomeno che vedo e sul quale mi interrogo: i nonni maschi pentiti. Che quando vedono (via skype ahimè) le nostre dinamiche, sospirano con rimpianto: eh io che non ho mai cambiato neanche un pannolino. Che peccato.
      Come se ai tempi gli fosse vietato. E sai che? Forse in qualche modo lo era. Era una sorta di tabù? O forse è un po' come dice Daniele qui sotto?

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  3. Anche io penso che ce la farei da sola. il punto non è farcela o meno. E'importante la genitorialità come forza di crescita. Sono fermamente convinta che ogni genitore ha il proprio ruolo e per quanto si possa essere bravi nel sopperire alla mancanza di uno dei due, il risultato non sarebbe lo stesso

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    1. Antonella usi due parole che ho il rimpianto di non avere usato, ma che sento forte e chiaro: forza di crescita. E' che confrontarci tra mamme sul blog e fuori è magnifico, ma solo col nostro co-genitore possiamo confrontarci sulla stessa, amata, materia: Quanto cresciamo nel confronto!! E quanto questo ci da' forza.
      Con i ruoli tocchi invece un nervo delicato per noi. Che pratichiamo il quattromanismo nelle cose pratiche (http://squabus.blogspot.fr/2013/03/genitori-quattro-mani.html), ma mica ci sono solo pannolini e pappette.
      Devo dire che non abbiamo ancora chiaro come dovranno o già dovrebbero essere suddivisi i ruoli 'metafisici', come figure di riferimento. In questo ambito abbiamo da chiarirci tante cose. E non so bene da dove cominciare.

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  4. Alcune volte mi rendo conto che alcuni papà vorrebbero partecipare di più ma le mamme preferiscono di no, preferiscono avere una specie di territorio esclusivo per loro.
    Paradossalmente "fare da soli" è anche più facile, perché si decide da soli per un essere piccolo che non può intervenire. "Fare in due" implica uno sforzo maggiore, perché è necessario il confronto, il compromesso e il dubbio che l'altro potrebbe aver ragione su alcuni cose.

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    1. eh stanno andando in quella direzione i miei pensieri. Ne parla già benissimo Lorenza, sul piano della società. Io ci torno nella seconda parte, su un piano più 'atavico'. O almeno ci provo. Poi mi sa che anche basta, mi metterò a riflettere sui ruoli, ché davvero ce n'è bisogno.

      E' vero quel che dici: il confornto può essere più faticoso. E' quel rovescio della medaglia di cui mi parlava PdC in altra sede. Ma se poi rileggiamo il tutto alla luce di quel che sottolinea qui Antonella: la crescita, i risultati si vedono sul lungo periodo. Attraverso il confronto ed il compromesso si cresce.
      Certo è che io parto dal presupposto dell'andare d'accordo, avere voglia e soprattutto spazio (reale, temporale, mentale) per il confronto. Non è poi così scontato. Lo stress e la vita di corsa a volte minano a qualsiasi ideale.

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  5. Una mamma molto cartesiana direi! Dubitare, sempre dubitare..!
    Sulle cose pratiche ho un'opinione deboluccia: fa chi può. Ergo spesso io, che se lui esce alle 7 e torna alle 8 può fare poco. Altra cosa è la forma mentis antiquata x cui certe cose sono affari da donne. L'aveva un mio ex un po' vecchietto, da cui grazie a dio sono fuggita, e credo fosse anagrafica: non so quanto davvero sia ancora diffusa.. O lo è!?
    Sono le cose metafisiche di cui nella risposta al commento qui sopra quelle che mi stanno a cuore e su cui barcollo già. In fondo che ci sia un genitore in prima linea e un altro a fare da cavalleria alle spalle (che è diverso dal secondo piano) forse è quasi fisiologico. La squadra è una, ma se l'attaccante va in difesa e il portiere tira per il gol viene fuori un po' un pastrocchio.
    Ci devo pensare un po' su. Torno.

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  6. bella la metafora della squadra
    Anche a me tocca pensarci parecchio. Torniamoci insieme che fa meno paura. Anche se proprio paura non è.

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  7. Io la penso come, ma putroppo non posso fare diversamente. La pesantezza di tutto è proprio questa: sentire di avere l'educazione tutta sulle proprie spalle. Io non voglio fare l'eroina, vorrei solo condividere un po' più di tempo con la famiglia unita, non due a due :(

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    1. lo so, Robin :(
      Non posso che dirti di tenere duro

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova