03 June 2013

L'arcobaleno a Montpellier

Penso ancora al tempo e più che altro all'ossessione per il suo scadere. 

Il fine settimana è il momento principe per queste riflessioni. Appena venerdì volge al finire, io parto con quell'ansia, quella dannata foga. La fregola. Quel terrore di perdere tempo che più di tutto il resto me ne fa sprecare. I pensieri partono a razzo con tutto quello che si potrebbe fare.

Ne ha parlato bene Marzia, fonte inesauribile di riflessioni. Di come è una liberazione conquistare il presente. Invece a me quel condizionale lì mi tormenta. Soprattutto, poi, in forma passata. Quanti avrei potuto formulano i miei pensieri. Sono francamente stufa di ascoltarli. E con me chi mi ama e mi vorrebbe più serena.

Sabato è stata l'apoteosi. Nel pomeriggio, dopo la bene/male-detta pennichella pomeridiana [che ci incatena a casa, potenzia la mia ossessione per il tempo allo scadere, ma anche ci libera e veicola gioia per i sorrisi e la serenità ritrovata del dopo], abbiamo inforcato le bici e siamo partiti dal Quartiere Senz'Anima dove abitiamo, a MontePello, in direzione Centre Ville. Mamma in solitaria, Papà con Pistacchio sul seggiolino davanti. Abbiamo preso la pista ciclabile che corre lungo i binari della linea 1 del tram, che in 30 minuti ci avrebbe portati in centro. La nostra missione era unirci al Gay Pride che festeggiava, in questo finesettimana storico, il primo ed anche il secondo matrimonio omosessuale di Francia, celebrato proprio sabato pomeriggio.


Mentre pedalavamo, dal riparo dei miei denti esce questa bestialità:
Che bel sole! Avremmo potuto fare un giro in bicicletta...

Si, rido anche io, ma amara. Perchè questa è la mia condanna. Nel sottinteso della mia frase volevo intendere fare un giro in un posto più bucolico che il lungo tram, eccetera eccetera. Ma non è poi così importante. Il chercheur mi ha giustamente fulminata con lo sguardo. Ho incrociato i suoi occhi di fuoco, poi ho fatto un'istantanea di lui sulla bici, col Pistacchio nel seggiolino davanti. Di noi sulla ciclabile, lungo i binari del tram. Mi sono risa addosso ma tutta la forza di questa felicità l'ho sentita davvero. Forse piccola, forse effimera, ma ora e per me.


Ma soprattutto, il Centre Ville non ci ha delusi, ci siamo trovati dove avremmo voluto essere. Montpellier, la San Francisco di Francia per così dire,  era già nei giorni scorsi un festare di arcobaleni a celebrare una bellissima prima volta, che è bellissimo sia avvenuta qui, nella città in cui viviamo e abbiamo deciso di restare. Se c'è qualcosa di più bello di una bella prima volta... è la seconda! Ed è stato bello esserci in qualche modo.

da qui

13 comments:

  1. Come lo conosco quel tarlo condizionale...malefico! Ma mi sembri abbastanza abile a gestirlo o, se non altro, riconoscerlo. Il che è già molto. Mi unisco all'arcobaleno che festeggia! E penso come sarà strano per i nostri figli pensare che questi diritti siano stati ottenuti così recentemente. Avranno su di loro lo stesso effetto che ha su di noi pensare a quando i bus avevano sedili per i bianchi e sedili per i neri...Come ho già scritto altrove, il tempo è un gentiluomo (e non è detto che non sia gay).

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    1. abile a gestirlo non lo so. Sul lavoro sì, per fortuna. Riconoscerlo, ci vuole poco, sono talmente ridicola e il chercheur m'ha detto tondo che lo faccio sì ridere parecchio ma alla fine non mi sopporta più. (In altra occasione recentemente mi ha anche fatto una riflessione genere 'se muoio domani sappi che sono contento così, sono già soddidfatto della mia vita'.. ecco questa riflessione sua mi ha fatto andare un po' tutto di traverso. Se muoio io sono contenta un piffero! Tutto quello che potrei ancora fare..... però avere un uomo così sereno accanto sicuramente placa parecchia parte dell'ossessione. Come fa è altra storia misteriosa. Io me lo studio oltre ad amarlo tanto.

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    2. Gran figo il chercheur.

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    3. e anche il tuo blog in versione immacolata minimale.

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    4. si di quella figaggine un po' inconsapevole, ma non del tutto. Irresistibile (madonna come si imbarazza e gongola se ci legge...)

      il minimal apparentemente spopola. Un po' asettico, ma per ora va bene così. Verranno i colori, al momento giusto.

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  2. quel fantastico tarlo, tra le altre cose, mi ha portato a stare una settimana a casa ammalata, per fortuna "a casa".
    Tesoro mio bisogna risolvere la questione del vivere il presente, perchè qui, alla lunga persino il fisico ne risente.
    un bacione

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    1. ecco appunto.
      Sai che pensavo che però, dopo il burnout la sindrome del condizionale almeno sul lavoro la domino benissimo? Penso che il burnout venga quando ci si ostina in trasformare tutti i condizionali in realtà. Essendo i condizionali infiniti per definizione si rischia per rimanere schiacciati, per forza.
      L'altro dì pedalando verso il nido mi scrivevo un post in testa al proposito, chissà se vedrà lo schermo. Se ho imparato così tanto ad arginare la fregola sul lavoro, magari ce la faccio pure ad esportare quello zen alla vita tutta.

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    2. guarda io ora ci sono costretta, visto che son caduta.
      quindi ho anche deciso di "delegare" un bel po' di cose.
      basta.
      Dobbiamo volerci bene e goderci il momento.
      forza che ce la facciamo!

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    3. che vuol dire che sei caduta?
      mi son persa qualcosa?
      comunque si, ce la possiamo fare!!!!
      :)

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  3. È già... Capisco...io spesso vivo "nel futuro" anche nelle preoccupazioni...invece che gioire del presente.

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    1. la preoccupazione si occupa sempre del futuro per antonomasia! Io credo che in se' non sia malvagia se non si tramuta in ansia.
      Cercherò di starlo più a sentire questo presente!

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  4. A quanto vedo chi a piu chi a meno il tarlo condizionale malefico fa i suoi danni :( Mi immagino Montpellier coloratissima ma forse è solo la tua foto?

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    1. no, no. Era tutto stacolorato. Tempeste di arcobaleni ovunque, palloncini, stendardi, bandiere. Una festa di colore

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova