Volevo scrivere un bellissimo post sulle emozioni di Pistacchio. Ma ho perso l'ispirazione. Mi succede spesso ormai. Mi sveglio alle 5 ma non riesco a scrivere.
La cosa che più mi impegna le antenne mammesche al momento sono queste crisi di disperazione che vediamo nel piccoletto da qualche tempo. Da quanto? Da quando abbiamo smesso di compilare il foglio di ritmo le coordinate temporali se ne sono andate a farsi benedire. Non so più da quanto tempo. Da meno di un paio di settimane. Da più di una settimana? Ma poi che importanza ha? Vorrei solo che passassero oppure se proprio non possono passare, vorrei almeno comprenderne le ragioni e non andare pensando a briglia sciolta.
Pistacchio è esattamente a metà strada del suo ventesimo mese. All'improvviso gli vengono delle crisi di pianto disperato inspiegabili. Passino le crisi pre-pappa. Ha fame e c'è solo da guidarlo alla pappa e cercare un metodo efficace per insegnargli il concetto di pazienza. Any advice?
Passino (si fa per dire) le crisi stile tantrum: gli si nega qualcosa che proprio non si può e lui attacca la frigna ad oltranza. Lì è frustrato e arrabbiato e noi sappiamo che non dobbiamo cedere mai e poi mai. Poi il riuscirci o meno è questione di funnambolismo estremo e l'elemento salvifico quasi sempre Sua Maesta Distrazione, deus ex machina delle peggio situazioni. Che dite? che il peggio deve ancora arrivare? No, io mi rifiuto di crederlo. Il peggio è qui e lotta contro di noi. Mi rifiuto di pensare al livello successivo finchè non arriva. On the bright side, ora ci beiamo del fatto che ha smesso di tirare testate per terra. Problemi, preoccupazioni, ma anche progressi, altrimenti ci demotiviamo.
Passino pure le crisi della sera, che si potrebbero catalogare sotto il comprensibilissimo concetto di stanchezza. Lo si coccola tantissimo, cercando di farlo rilassare, lo si guida amorevolmente verso la nanna.
Ma quando il pianto inizia appena sveglio la mattina? Ha dormito pare sereno tutta notte, un paio di mattine il papà mi dice che l'ha sentito tossicchiare a più riprese qua e là nella notte. Forse allora non ha dormito bene e allora si spiegherebbe tutto. Chiama, poi appena mi sente trafficare per preparare il bibe aspetta paziente, ascolta. Finalmente, quando era più piccoletto e piangeva finchè non arrivavo con il latte, io non vedevo l'ora che arrivasse questo momento: la fiducia: mamma adesso arriva col mio latte, inutile che piango. Lo prendo, ci sediamo sul poang, sistemo il cuscinone lungo, si adagia col bibe in mano, prende un sorsetto e poi attacca a piangere e il pianto si fa sempre più disperato. La disperazione pura. IL bibe non è freddo, non è troppo caldo. Il latte è lo stesso di sempre. La mamma è la stessa di sempre. E sì che le poche volte che ultimamente si è presentato papà al mattino col bibe lui ha preteso la mamma, lì quanto meno un concetto chiaro e lucido: "(voglio la) mamma!" in barba al quattromanismo, ma questa è un'altra storia. Che sa di mammismo scoppiato a 20 mesi, voglio mamma, voglio la mamma e soltanto la mamma per il bibe del mattino. Ma poi anche voglio papà, voglio soltanto papà per quest'altro. Come a dire: non siete sostituibili. E c'hai pure ragione. Ma quella è tutta un'altra storia.
La cosa fastidiosa è che Pistacchio, che pure un certo grado di capacità comunicativa l'ha raggiunto, rinuncia a manifestare le ragioni di questo pianto. O se invece ne manifesta qualcuna è completamente illogica e va da tutte le parti. Prima punta il dito fuori dalla stanza, appena varchiamo laporta ripunta il poang. Poi mi dice in un lamento 'cacca', mi dirigo al fasciatoio per cambiare il pannolo, si dibatte come un ossesso. Vado in soggiorno, lui punta la sua stanza. Vado nella sua stanza, lui punta fuori.
NIente, pare non esserci niente da fare. Pare che lui voglia solo piangere. Ne usciamo solo, pare, grazie a Sua Maestà di cui sopra. A quel punto il papà si alza anche lui, anche se avrebbe volentieri dormito un po' di più. Ci prodighiamo entrambi in concitati Guarda la luna, guarda le nuvolette, guarda le macchine fuori. Se siamo fortunati qualcosa di impressionante ed altamente distraente ce la inventiamo. Pare funzioni che io gli parli, mi devo far venire una cosa da raccontare, gliela racconto e lui ad un certo punto si quieta, finalmente riprende il bibe e beve. Nel giro di poco come se niente fosse la giornata inizia tra grandi sorrisi.
Fino alla prossima crisi.
E noi a domandarci: è stanco? ha le fobie diurne? saranno i denti quelli grandi che spingono? Gli brucia il sederino? E poi inevitabilmente... c'è mica qualcosa che non va al nido?
Dove stiamo sbagliando?
A tratti mi pare semplicemente che lui abbia bisogno di avere conferma che se piange verrà consolato. Quindi le coccole partono a grande volontà. Il papà dice che sono troppo mollacciona. Credo che invece sia grato di mantenere la parte del duro solo a parole perchè sa che io resterò fedele alla mia. A momenti ci sarà un nuovo risveglio, scaldo i sensori empatici, succedesse anche stamattina attacco subito a raccontargli la storia di quando è nato. Quella la conosco bene!
Mi stupisco ad essere nello stesso momento profondamente preoccupata e scossa dai suoi singhiozzi accompagnati a grossi lacrimoni, però al tempo stesso ferma nei miei gesti e nella mia voce, dolce e suadente con lui. Me lo avessero raccontato solo un paio di anni fa non ci avrei mai e poi mai creduto.
Alla fine l'ho scritto! Non è bellissimo, anzi è un post piuttosto brutto e inutile, ma ce l'ho fatta è venuto fuori e mi sento meglio. La prova che a volte l'importante è andare...
Ora posto in gran fretta, che è quasi ora, torno poi a mettere i link e magari fare un po' di proofreading.
Ora posto in gran fretta, che è quasi ora, torno poi a mettere i link e magari fare un po' di proofreading.