07 December 2014

Abbiamo (almeno) due cervelli - una definizione di intelligenza emotiva

(sottotitolo: gettando appunti sulle base teoriche di quella Risalita...)

Il Sistema limbico o Cervello emotivo è la parte del sistema nervoso che governa la sfera emotiva (quella che viene spesso chiamata la via bassa o animale o istintiva) ed è contrapposto alla Corteccia prefrontale o Cervello razionale che governa il linguaggio, il pensiero logico e cosciente (via alta).
Il Cervello emotivo controlla tutto ciò che è implicato nel benessere psicologico e anche gran parete della fisiologia del corpo: la tensione arteriosa, gli equilibri ormonali, il sistema immunitario e digestivo e il funzionamento del cuore.



Le due vie sono molto diverse. quella bassa è velocissima e grezza, è l'istinto, il cervello nella sua forma primitiva, quella alta è lenta ma precisa e rappresenta la parte più  evoluta del sistema nervoso.
E' normale e meravigliosamente efficace che le due vie siano così diverse, perchè non sarebbe pensabile dover controllare in maniera logica e cosciente la respirazione, il ritmo cardiaco e tutto il resto. Il sistema limbico potrebbe essere assimilato al nostro pilota automatico.


La vita psichica è il risultato di uno sforzo costante di simbiosi tra i due cercelli. Da un lato il cervello razionale, cosciente, razionale e volto al mondo esterno. Dall'altro il cervello emotivo, incosciente, preoccupato della pura sopravvivenza e direttamente collegato al corpo. Questi due cervelli sono relativamente indipendenti e contribuiscono in modo diverso al nostro comportamento. I disordini emotivi conseguono dal disfunzionamento del cervello emotivo. Per gran parte questi squilibri originano da esperienze dolorose vissute nel passato e che si sono impresse in maniera indelebile nel cervello emotivo continuando a influenzare le nostre emozioni e il nostro comportamento anche moltissimo tempo dopo. Il compito di uno psicoterapeuta è riprogrammare il cervello emotivo in modo che sia adattato al presente piuttosto che continuare ad essere influenzato da situaizioni e vissuti del passato. A questo scopo spesso è più efficace usare metodi che passino per il corpo piuttosto che contare sul linguaggio e la ragione dai quali a conti fatti il Cervello emotivo è totalmente scollegato.
In effetti le emozioni sono l'esperienza cosciente di un insieme di reazioni fisiologiche che avvengono nel nostro corpo in risposta a stimoli esterni ed interni.  Si potrebbe quindi quasi dire che il cervello emotivo è  collegato più strettamente al corpo piuttosto che al cervello razionale. Talvolta è più semplice accedere alle emozioni attraverso il corpo piuttosto che attraverso il linguaggio.



Quando i due cervelli non vanno d'accordo
Il cervello emotivo e quello razionale ricevono stimoli dal mondo esterno in contemporanea. L'interazione tra loro, cooperazione o competizione, determinerà quello che proviamo e persino il nostro rapporto con il mondo e con gli altri. Detto in parole molto povere, se la dissociazione  tra i due cervelli è molto spinta saremo infelici. Al contrario se c'è cooperazione tra i due piani staremo bene (sempre in soldoni).

Il compito del cervello emotivo è di dare l'allarme. E' per sua natura sul chivalà ed è pronto a dare avvio ai processi che  vengono definiti  “combatti o fuggi”. Qualora individui un'emergenza, interverà annullando all'istante tutti i processi del cervello razionale. E' effettivamente una buona strategia di sopravvivenza, se c'è un pericolo, inutile perdersi in discorsi e sottigliezze. Il problema è che quando le emozioni sono troppo forti, la predominanza del cervello emotivo governa e annulla i nostri processi mentali impedendoci di riflettere in maniera razionale e controllata.


Questo meccanismo può spiegare molte cose interessanti. Per esempio perchè  siamo incapaci di concentrarci e di rendere nell'ambito cognitivo e razionale se siamo depressi o abbiamo subito un evento traumatico (per inciso quanto mi parlano questi quadretti!!!). O perchè persone che hanno subito abusi fisici o meno, abbiano spesso un temperamento troppo sensibile ed emotivo. In alcuni casi si può parlare di vero e proprio corto circuito tra i due sistemi. Per esempio nel caso di disturbo post traumatico da stress, in seguito ad un forte stress il cervello emotivo subisce una deregolazione, secondo la quale prenderà a segnalare allarmi e situazione di pericolo a stimoli esterni anche (oggettivamente) minimi, con il solo e comprensibilissimo scopo di protezione. L'allarme viene dato al minimo segnale di pericolo e il cervello emotivo è incapace di ricevere rassicurazioni sull'effettiva, razionale, assenza di pericolo, dal momento che il cervello razionale viene silenziato e bypassato.

Il cervello razionale in condizioni normali serve a dirigere quello emotivo. In seguito ad un segnale di allarme spropositato, un buon equilibrio tra i due prevede che la parte razionale rassicuri quella emotiva. Una predominanza della via alta  su quella bassa è anche nociva al benessere. Essere governati dal cervello razionale significa non prestare attenzione a quello emotivo e banalmente costringersi in situazioni che ci fanno male. Quel che ne deriva è: stress, con tutte le problematiche che gli sono legate (stanchezza, ipertensione, disordini intestinali e dermatologici, problemi cardiaci e così via).

Secondo questo modello stiamo bene se c'è  equilibrio tra reazioni emotive immediate che ci fanno reagire al pericolo imminente e le risposte razionali che sono in grado di guidarci a costruire il nostro avvenire e quello delle nostre relazioni sociali. Stiamo bene se ci troviamo in equilibrio e armonia tra quello che pensiamo (e diciamo) e quello che proviamo.

Questa capacità di armonia è anche detta intelligenza emotiva.
Se il nostro cervello razionale funziona molto bene siamo intelligenti nel senso classico del termine. Se i due cervelli lavorano in armonia e serenità siamo emotivamente intelligenti.


 I metodi naturali di cui si parla nel libro di cui parlavo in questo post, sono tutti -direttamente o indirettamente- volti a coltivare questa armonia.

8 comments:

  1. Molto interessante. Ci devo riflettere un po' sopra...

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  2. Questo post mi ha fatto capire meglio e più approfonditamente quello sulla coerenza cardiaca... Gli spunti sono parecchi.

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  3. Ecco vedi...sto lontana dal web e ogni volta che torno mi confermi che faccio male a far passare così tanto tempo..!
    Questa vicenda dei "due cervelli" tra l'altro è il cardine di quello che ho studiato e insegno come tecnica per partorire con dolcezza! Al momento del parto è il cervello razionale che ci fotte. L'altro sa benissimo cosa fare e ci lascerebbe mettere al mondo i nostri bambini senza tutto il dolore e il clamore che siamo abituati (erroneamente!) a considerare inevitabile.
    Bello ritrovarti, densa e bella come tuo solito.

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    1. interessante! MI piacerebbe leggere qualcoaa se hai da consigliarmi. Avrei detto che fosse quello emotivo ad andare in pappa e alimentare un circolo vizioso. Nel mio parto è successo qualcosa tra i miei pensieri che non sono più riuscita a ricordare. So di aver pensato qualcosa che mi ha mandato in corto, so anche ilcontesto dei pensieri, ma non ricordo esattamente cosa ho pensato. I racconti (che mi dispiace molto non riuscire a formalizzare per iscritto) riferiscono di una Squa quasi in fase spinta che va in crisi e puntando il dito alle tempie ripete come un mantra "non ce la faccio e il problema è tutto qui".
      Ben ritrovata!!

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  4. Ah, ci potrei fare un libro su quanto si può essere infelici se il cervello razionale e quello emotivo non vanno d'accordo ... il tuo libro può essere utile anche per ragazzini sempre con due personalità in guerra :) ?
    Se iniziassero all'asilo ad insegnarci a gestire la nostra intelligenza emotiva saremmo tutti più felici, non credi?

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    1. assolutamente d'accordo!!!
      I consigli del libro vanno bene per tutti, sicuramente anche per ragazzini belligeranti! Un abbraccio!!

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  5. il cervello emotivo viene anche definito cervello del cuore....ma da quando in qua cuore e cervello vanno d'accordo? :)

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova