04 January 2015

una fine ed un inizio

ho una certa affinità per il chiudermi in bagno a recuperarmi.   A pensare, a scrivere, a ricompormi. Soprattutto a natale.

Sono chiusa in bagno, siamo nel casone dei Nonni-Bionici in lenta e allegra ripresa, Pisti è con loro di là, il chercheur cerca di dormire. E' il tre di gennaio, sono le 10 e io lotto per uscire dal mio ennesimo pozzo natalizio. Non è servito respirare preventivamente, ho comunque perso il fiato nel mentre, serve fino ad un certo punto ripetermi che, nonostante questa ricaduta, quella risalita non era un'illusione e potrò riprenderla appena recuperati i miei contorni. Dove sono i miei contorni? Quali sono? Come sono? Dove sono? Mi sono persa di nuovo.

E' sempre il finale che mi fotte. Il post-feste con le cartacce ancora per terra e i piatti da lavare e la confusione e la mancanza di sonno ed il sovraeccitamento. E il non riuscire a rilassarmi. E più cerco di rilassarmi più mi sovrasta l'angoscia... E' lì che crollo immancabilmente. Ripercorro mentalmente i giorni appena trascorsi. La SPM non ha certo aiutato, anche perchè a questo giro è stata poco pre e mi ha travolta giusto nel mentre. Un senso di fatica immane, un senso di spezzamento. Mi sento spezzata, non capisco più niente, Pisti sclerava in questa bolgia costituita, quando in formazione ridotta, di un nonno, pure di superbuonumore, una zia Susanna in fuga dai suoi fantasmi luttuosi e rifugiata da noi ed il suo ciuaua.

E poi continua la saga dei cuginetti: Prima, Secondo, Terzo (e Quarto si legga poi).  Mentre il chercheur si prende cura dei Nonni-Bionici, noi siamo tutti rinchiusi in un bilocale (la cui stanza matrimoniale, offerta molto generosamente è pur sempre del nonno patriarca e  a lui rimane, altrimenti sarebbe forse anche peggio): una squa, un nonno, una prozia ed un piccolo ciuaua di nome Golia. Si aggiungono, tutti i giorni lavorativi e a volte non, il nipotino Secondo (sempre più saggio e grande nei suoi quattro anni) e la nipotina Prima che a tratti mi guarda con aria sprezzante e dichiara "non  mi piace come si comporta". Si sta riferendo a Terzo, che è il mio e che alla soglia dei tre anni non somiglia molto a quello che avevo visto l'anno scorso in Secondo. Ma come potrebbe? In questa bolgia che già noi tre e due mezzi (uno dei quali è di specie canina) stavamo cercando i nostri spazi... I genitori di Prima e Secondo lavorano, il padre solo il pomeriggio. E infatti quell'oggi a mezzogiornomenounquarto si sono svegliati -Secondo e suo padre- e nel giro di mezzora lo ha portato qui, Prima ha dormito direttamente qui, già che c'era... E Pisti ieri ha fatto baldoria anche lui, la sua volta all'anno e non ci è abituato e lui che no, non si sveglia a mezzogiorno, alle 8 era sveglio come una lippa con 7 ore di sonno e oggi (quell'oggi lì dove l'ansia dei giorni prima si stava sempre più concretizzando) oggi deve mangiare presto e deve andare a dormire e farsi le sue 3-4 ore dei giorni di recupero. Ma arriva Secondo e si fa fatica, io faccio una gran fatica, Pisti sclera, tutti gli altri stanno un gran bene e gridano e ridono e sono nella loro normalità. Io non ne posso più. Queste non sono vacanze dirò alle mie cognate quella sera a cena, dopo solo 2 ore di sonno di recupero del Pisti svegliato da casseruole tirate fuori dalla lavapiatti e messe a posto in maniera molto ma molto sonora. Poi inizierà lo sclero tra i cuginetti piccoli a cicli regolari. Poi arriveranno tutti gli altri a cena. I genitori lavoratori di Prima e Secondo. I genitori lavoratori di Quarto, insieme a lui, 19 mesi di piccolo Budda, ancora in fase angelica. L'anno scorso avevo sbagliato previsione. Non è toccato a Quarto, è ancora il turno di Terzo, il mio... ma come? Ma siamo stati fermi un giro? Forse i genitori di Quarto la scamperanno, forse i terrible two non sono per tutti, forse chi più e chi meno, vorrei bestemmiare...

E quindi quando saremo 12 persone intorno ad un tavolone, ah no 11 perchè il chercheur è esonerato, dirò alle mie cognate che sono esausta e la cognata-prima mi dirà "si ma dai è una stanchezza diversa". Sarà pure diversa ma se non ti sei ripresa delle stanchezze tue, che te ne fai di questa stanchezza diversa? Io non ne posso più, io voglio tornare a casa, ma non è che non avevo voglia di famiglia. E di amici e di stacco. Solo che questo è un logorìo.

Quello che non dirò quella sera, perchè formalizzerò solo un paio di giorni dopo è che queste due settimane di smembramento della nostra famiglia sono state la ragione forse più grande di quel senso di spezzamento e di smarrimento. Insieme alla SPM del pre e del mentre ed insieme a tutto il resto.

Chè ero fuori di me e non capivo più un cazzo e appena il chercheur ha varcato la soglia è stata come un'iniezione di valium. E' arrivato e mi ha portato la calma, saggezza e l'interpretazione delle cose che mi sfuggivano di mano. E questo effetto calmante è meraviglioso, bellissimo, forse è anche amore, ma è anche inquietante ed io non so come prenderlo.
 Mi sentivo una persona orribile chè ero riuscita a litigare persino con zia Susanna che è zia e anche santa. Però ha ragione lui, zia Susanna pure era in fuga e una fuga ed una pentola a pressione  vicine non promettono nulla di buono

E quindi litigo, non capisco più un cazzo, non so più chi sono, ma sono una persona orribile. Quando sono lì la bolgia mi manda fuori di capoccia, quando sono dai Nonni-Bionici mi manca il respiro, mi sento in trappola, in clausura, mi pervade un senso di angoscia.

E poi quell'istinto inconsapevole, irresistibile, di prendere tutto a picconate. Di distruggere tutto, di allontanare tutti, di fare il vuoto. Vorrei essere generosa e attenta ma arrivano momenti -e arrivano a tradimento- in cui sento solo puro istinto di sopravvivenza e una gran voglia di fuggire...

E meno male, meno male che zia Susanna ha rapito il nonno verso i mari del sud ed io che inizialmente c'ero rimasta male "ma come vengo su due volte l'anno e tu te ne vai proprio mentre io arrivo", poi memore delle tradizionali litigate mute mi son detta va bene, squa, prendi quello che c'è e prendilo per il verso giusto. E per 10 giorni buoni mi impegno, do' il meglio di me, respiro, sorrido. POi niente, sbrocco, la SPM si impossessa di me e non capsico più un cazzo. Suppongo che sia il cervello emotivo che mi fa brutti scherzi, lunghezze d'onda passate in un presente dove non hanno più luogo.

E quindi arriva il 31 e li sto accompagnando in aereoporto, c'è un silenzio terreo nell'abitacolo, io guardo avanti. Poi arriviamo e li saluto. Mio padre mi dice di essere dispiaciuto, ma in realtà lo percepisco sollevato. Si è saputo ricostruire un nuovo contorno e poche altre persone oltre me possono sapere quanto ne avesse bisongo. Non è solo, sta partendo con sua sorella e passerà 3 settimane con lei. Non è solo e sono contenta per lui. Però, ed è  ridicolo, io, nel profondo, proprio in fondo,  mi sento abbandonata. Alla soglia dei quarantanni, una famiglia mia e ancora sono ferma lì. Solo che questa volta mi sento io il carnefice. Come in un PadreMadre di Cremonini rovesciato "...e se son stato così lontano è stato solo per salvarmi!" Lo sta dicendo Lui a me. Mio padre. E' Lui che si deve difendere dalla mia furia distruttrice. Mi è chiaro e lampante. Quante altre volte è stato così? Forse sempre. Non sono (solo) vittima, sono (anche) carnefice. Ho orrore di me stessa.

Riparto. Guido e singhiozzo forte come una bambina. Ho quattro anni o poco più, sono quella bamboccia.  Sono ancora quella bamboccia. Sono di nuovo quella bamboccia. E nessuno si sta prendendo cura di lei. E' stata appena abbandonata all'aereoporto a guidare una macchina enorme. Mi concentro per separarmi da lei ed abbracciarla. Ci sono io adesso con te, non sei più sola. Piange ed è inconsolabile. Rientro a casa di mio padre dove mi aspetta la mia vera famiglia. Stringo forte il chercheur e sto ancora singhiozzando: anche io sono la tua famiglia. Ho paura di perdermi del tutto. Vengo raccolta col cucchiaino, come diceva Lei. Dal mio chercheur, forse un po' sorpreso, anche a lui parevo più solida a questo giro, mi sa. Sarò mai veramente solida tornando qui? 

Poi un capodanno lastminute molto bello, con due amici atavici e la loro terza preziosa presenza in potenza... i fuochi di mezzanotte sul pratone, le chiacchiere, il vino lassativo. L'insonnia del primo dell'anno, resto sola mentre loro tornano dai Nonni-Bionici in uno degli ultimi va e vieni. Metto ordine dentro e fuori. Mi concentro sugli elementi di quella risalita, faccio silenzio, mentre ascolto Janis. Chiedo scusa, anche se le mie scuse sembrano passare inosservate, recepite, ma non rielaborate. Vado a correre intorno al laghetto. E' la seconda volta da quando sono qui, Santo Laghetto del Paesello, ci si corre proprio molto bene. Poi prendo la metropolitana e in una piccola meravigliosa odissea vado a trovare J. e G. neomamma e papà col loro bellissimo piccolo fagottino. Ed è un piccolo momento di meraviglia e calma, tutto fuori è immobile,  ci sono solo loro tre. Finalmente a sera ritorno dai Bionici e sono stremata. Il giorno successivo vengo nuovamente fagocitata dal loro casone freddo, buio e isolato, fino all'indomani quando al sorgere del sole, prima che l'incantesimo mi intrappoli nuovamente lì, raccolgo tutto, mi chiudo in bagno, aspetto che il chercheur si svegli, poi scappo, prendo il treno per il Paesello. Il mio primo treno del 2015. E un altro ancora più bello mi sta aspettando.

E' ancora il 3 gennaio e mi ritrovo nuovamente sola. Se mi concentro sulle cose positive  la solitudine mi fa molto bene, devo però fare un grosso sforzo. Vado a correre di nuovo. Poi mi procuro un numerino per un altro treno. Per una bella avventura.

Mi sento ancora tutta rotta, mentre consulto orari del treno per questa fuga meravigliosa e non so se truccarmi con i colori del futuro che voglio, cercando il miglior lato di me, o se presentarmi sulla banchina con  i cocci tra le mani. Perchè il fatto che io stia comunque guardando gli orari sa di incredibile e di istinto di sopravvivenza.  Ho una voglia incredibile di conoscere, chiacchierare, dire, ascoltare, passeggiare in una  compagnia che so già bella e buona, pur non avendola mai sperimentata prima.


E adesso sono qui, ancora al buio, il sole sorgerà quando uscirò e andrò incontro a questa avventura.



18 comments:

  1. Ok, non sono riuscita a leggere fino in fondo perché il carciofino dà segni di risveglio ma ci tenevo cmq a dire che Prima, intanto, si deve fare gli affaracci suoi di bimba e non permettersi di giudicare il Pistacchio. Secondo, il mio capodanno assomiglia abbastanza al tuo ;) tre famiglie riunite con bimbi di 2, 4 anni e il nostro: ho passato buona parte della serata in bagno a luce spenta a cantare ninna nanne per fare addormentare un bimbo disturbato dai rumori nuovi. Eppure non lo considero per questo meno "bravo" :) E cmq nel nostro caso una sera senza coliche è comunque da festeggiare ma questa è un'altra storia... poi provo a tornare per finire di leggere!!

    ReplyDelete
    Replies
    1. Torna torna! Che poi senno mi sento in colpa della lungaggine...
      (I bimbi son tutti bravi!!!! Per definizione proprio)

      Delete
  2. più cerco di rilassarmi e più mi sovrasta l'angoscia...ti sento, cara. Pensa che per la tensione son svenuta in mezzo al corso di respirazione, mentre la signora diceva respira e rilassati e io pensavo franticamente "ma perché non mi riesce???" e poi, click, buio. Brava che corri, e che prendi treni, e che sia un gran 2015!

    ReplyDelete
    Replies
    1. No ma come? Ma tutto a posto?

      Delete
    2. tutto a posto fisicamente, l'angoscia boh, non sono tanto brava a gestirla. Bello sapere che stai meglio!

      Delete
  3. oddio neanche io ho ancora finito di leggere (dopo continuo) ma mi senot gia' di dirti Solidarieta', sister!! Io pure uguale uguale, l'ansia, il casino, la claustrofobia, il bunkerarsi, il respira respira...il tener botta fino a un certo punto ma poi scoppiare...non c'e' niente da fare, se siamo persone riservate che amano i propri spazi non ci possiamo fare niente: altri si rigenerano con la gente, noi no (se ho capito bene come sei tu...). Non e' solo la fatica fisica, e' anche quella emotiva...non posso che dirti che passera', torneremo ai nostri ritmi, ci metteremo un po' a riprenderci, ma poi vabbe, dai, ne sara' valsa la pena, per le relazioni e per i ricordi :-*

    ReplyDelete
    Replies
    1. (che anche se sei scoppiata e tuo papa' l'hai visto poco, siamo tutti adulti e cosi e' meglio di niente, e alla fine va bene cosi, dai...)

      Delete
    2. Hai ragione sfolli! Io mi rigenero in solitudine. .. una vokta carica allora tutto il piacere del mondo alla compagnia. Comunque il tutto è legatissimo alla spm. Io prima della menopausa devo trovare qualcuno che prenda sul serio queata cosa e fornisca precisi metodi di aiuto! !
      Buon anno sfolli!!

      Delete
    3. ehiiii ho visto il tuo commento e ti rispondo di qua...volevo solo dirti che il post l'avevo scritto PRIMA dell sclero...poi son scoppiata pure io uauauuauauaa (non sono mica poi cosi saggia come do a vedere ;-)) sono felice di sapere che sei in ripresa. Io anche, da stamattina si torna alla solitudine yay!! :-*

      Delete
  4. ti avevo scritto due righe, anche qualcuna in più. non so perchè non sono uscite. ho provveduto altrimenti, un po' troppo sinteticamente, ma appeno ho tempo mi ci dedicherò meglio.
    intanto altri baci, occhi belli. e buon anno, che in tutto ciò non ricordo nemmeno se te l'ho detto!

    ReplyDelete
    Replies
    1. Ho letto le tue righe differite e sono sensatissime! Solo tutto faticoso qualsisi scelta di faccia, anche scegliere di non esserci
      .. Inaccettabile per il chercheur e comunque faticoso. Questo è il mio dodicesimo anno di espatrio, le radici iniziano a non tenere più ed è doloroso rendersi conto che tra poco molleranno. Ho amici che a natale non tornano più perché è troppo faticoso. .. sono emigrati tanti anni fa edad un certo punto. ..

      Delete
  5. Tu sei stata come me un anno fa a Natale dai miei. Partita che ero in piena ripresa, con la psicologa che gia' parlava di non vederci piu', ero felice ed entusiasta...il giorno di Natale ho avuto la crisi di panico e angoscia piu' grande che ricordi da tempi immemore. Da allora ogni volta che torno a casa dai miei ho paura. E mi sento uno schifo per questo, che loro non aspettano altro che avermi la' e fanno di tutto per me. Ma io la' torno bambina e torno a stare male.

    ReplyDelete
    Replies
    1. È come un richiamino negativo però.
      Mi son ripresa in fretta per fortuna ma è stato intensamente orribile anche se per fortuna breve.
      buon anno a te!!!!

      Delete
  6. Mi siedo accanto a te ad aspettare il sole.

    ReplyDelete
    Replies
    1. Per fortuna è tornato! !
      Mi sento di nuovo tutta illuminata, evviva! !

      Delete
  7. "... gridano e ridono e sono nella loro normalità. Io non ne posso più. Queste non sono vacanze..." situazione diversa ma mie stesse parole.
    Ma come si fa? Ancora non ho la risposta. E' un grosso problema quando la tua normalità sarebbe completamente diversa da quella di persone che sei, comunque, costretto a frequentare.

    ReplyDelete
    Replies
    1. Si farà penso l anno prossimo che cerchiamo se possibile un'altra soluzione per avere un rifugio tutto nostro...

      Delete
  8. Da qualche tempo penso che ognuno di noi sia messo nella condizione di imparare specifiche lezioni, perché se non conoscessimo il buio non potremmo mai illuminarci.
    Io adoravo le feste della mia infanzia, passate nella città natale di mia madre, circondata da zii, cugini, parenti vari ... poi tutto è diventato molto più solitario. E mi manca quel caos, non sempre, ma talvolta sì, forse perché so che non tornerà più.
    Insomma come sempre mi avvito sulle parole ma è per dire che forse ogni passo ha lo scopo di portarci a mettere a posto proprio i nostri pezzi più complicati ...
    Buon anno nuovo, ti abbraccio.

    ReplyDelete

Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova