07 September 2013

Siamo strani, siamo selvatici



Non siamo più abituati che qualcuno pensi a noi e noi facciamo fatica a pensare agli altri. Appariamo egoisti. No, siamo, sfacciatamente, egoisti. Siamo diventati selvatici e diffidenti. Annusiamo i nostri simili ma ci teniamo a debita distanza. A fasi alterne e alternativamente. Se sono io non è lui, Se è lui non sono io. Perennemente, pericolosamente fuori fase. Finchè non arriva un piccolo shock e allora cerchiamo di ripartire con lo stesso piede. Noi tre soli. Ma facciamo fatica. Quanta fatica.

Noi non possediamo la tovaglia della festa. Abbiamo due sedie buone e altre due da battaglia. Abbiamo sei piatti di numero e tutti scombinati. Usiamo ancora i bicchieri della bonne maman per l'acqua. Se c'è il vino ci sono quei bicchierini rossi che ho comprato dalle vecchiette in Yperstraat. Erano belli, mi imploravano di adottarli ed io l'ho fatto, non senza una certa fatica. Non me ne sono mai pentita, anche se ho dovuto imballarli e spedirli per mezza Europa. Per il resto, anche se siamo vicini a dove sarà casa, noi non osiamo. Abbiamo paura. Non riusciamo a crederci. Bisogna crederci per andare all'ikea a comprare piatti e bicchieri e un po' di colori che facciano allegria.

Bisogna crederci. 

Come quando ero in Erasmus per soli 6 mesi in uno stanzino piccolo e nel primo week end decorai con immenso amore ogni angoletto di quel buchino . Ci credevo così tanto. Come quando scappai a Nizza dal mio amato chercheur e cominciai ad occuparmi della casa. Cucinavo fino! Com'ero giovane e piena di speranze. Ci credevo davvero un sacco. L'entusiasmo era ancora alle stelle quando organizzammo il rimpatrio delle nostre cose, che giacciono ancora impacchettate in un armadio. Ogni tanto mi appaiono in sogno. Le mie foto, i miei libri, i miei diari segreti. Riaprire quell'armadio  sarà uno shock, sono sette anni che aspetta. Volammo negli States per quasi due anni. Due anni importanti, di crescita, di tante cose. Eravamo felici quando tornavamo in Europa, spaventati di cosa ci aspettava. La vita in Olanda non è stata subito facile, ma io ricordo l'entusiasmo degli inizi. Perchè tornando in Francia ci ha abbandonato ? Forse perchè venendo qui non era tutto esattamente nuovo? Forse con un piccoletto è normale stentare a decollare? O forse perchè ci uccide il confronto con i noi che eravamo? O forse le ferite dell'animo stanno covando nel sottobosco dei pensieri...

Quel che so è che siamo parecchio malandati. Siamo così disillusi e sgangherati da non riuscire ad aprire casa a potenziali compagni di avventure. La casa come il cuore. Eppure in USA come in Olanda, gira che ti rigira, si finiva sempre a cena da Squa e il Chercheur.
Una volta a cena da Elle, l'amichetta e vicina di casa portoghese, ci fece trovare la tovaglia immacolata e la tavola imbastita che neanche ad un matrimonio. Glielo dissi che ero un po' in imbarazzo. Mi rispose che era più forte di lei, che non riusciva a fare altrimenti, forse mi disse che per lei era una cosa culturale, ma che era proprio per questo che adorava venire a cena da noi , perchè da noi si era sempre rilassati. Io le credetti, come potevo fare altrimenti? Era vero, era semplice lanciare un invito last minute, menu fisso: rotolini di spinaci, pizza, gelato al cioccolato, volendo affogato nel caffè. Sempre quello, si andava sul sicuro, ci si concentrava sulle chiacchiere. Parevano tutti a loro agio.

Ora invece mi sento a disagio ad invitare le persone. Ho conosciuto quel senso di vergogna e fastidio fin da bambina, e non mi piace. Ho bisogno di risolvere questa cosa, ho bisogno di riuscire a dire alle persone: Vuoi venire a casa mia? Ho bisogno che casa mia mi stia simpatica.
Si sta anche parlando di comprarla finalmente una casa nostra. Ma io ho paura che anche in quella che sarà casa mia questa maledizione non svanisca. 

Proprio quando credevo di essere riuscita a uscire da quella maledetta depressione bianca, o per lo meno di essere abbastanza sul piede ribelle per tenerle testa, ho capito che aveva già contagiato anche lui. O forse ne eravamo entrambi affetti ma ero troppo impegnata a sopravviviere alla mia quota? 
Come lo tiro fuori dalla depressione bianca se non lotta insieme a me?

Intanto, per esorcizzare la malinconia, cucino finocchi al forno.

31 comments:

  1. Ho sentito un po' mie le parole "Forse con un piccoletto è normale stentare a decollare?" "O forse perchè ci uccide il confronto con i noi che eravamo?"
    Alcuni sembrano fatti ad hoc per avere una famiglia "tradizionale", per andare ai giardini e chiacchierare del niente con gli altri genitori, per non sentire pesante andare all'ennesimo compleanno. Forse il loro "pre" non era poi così diverso dal "post" e sentono meno la differenza. Forse anche l'essere veramente in due da soli a dover sostenere tutto fa sentire la fatica, anche se solo psicologica.
    Penso che sia fondamentale quel "bisogna crederci." Anche se nel modo proprio.
    Anche se alcune volte è veramente difficile.

    P.S. Se non fossimo così lontani, ci saremmo autoinvitati per quei finocchi al forno ;)

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  2. Non erano neanche malacvio, sai?
    :)

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  3. Depressione bianca... Non conoscevo questa espressione ma la trovo estremamente calzante, la sento sulla pelle.
    Nel mio piccolo penso che essere in due più uno sia un po' l'origine di tutto, dev'essere molto bello ma anche estremamente faticoso, più che altro non staccare mai.
    Poi certo... C'è chi nasce x la vita "tradizionale" che dice Daniele ma io credo che la maggior parte di noi resti essere tanto altro oltre a un genitore amorevole.
    Uh, come mi son dilungata... Un abbraccio

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    1. Me la sono inventata l'espressione, come spiego in quel post, perché nera non può essere.
      Si lo penso anche io che il triangolino abbia grande peso nella faccenda, anche se in origine avevo pensato ci avrebbe aiutati un po'.
      Io sono certa che non posso essere solo quello. Lui cerca di convincersi del contrario, ma poi crolla, come è appunto successo ieri. Poi ieri ci siamo ripigliati un attimo, noi 3 soli, Finché non ci sentiremo pronti a gettarci di nuovo nella Mischia

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  4. Io credo che la stanchezza sia anche normale, nel senso che la prima volta che sei via hai tutto un entusiasmo che secondo me un po' piano piano si perde al terzo o quarto nuovo inizio. Perchè realizzi che non è una parentesi ma la realtà che durerà per chissà quanto. Perchè ricominciare sempre da capo richiede tante tante energie (nuove case, nuove stoviglie, nuovi amici). Perchè le energie richieste raddoppiano se è coinvolto anche un nano. Forse il chercheur fa come il tecnico, che si mostra invincibile quando io sono in crisi e quando gli sembra che stia meglio mostra le sue crepe. :-)

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    1. Hai centrato tutti i punti. E soprattutto l'ultimo! Non ho poi menzionato una cosa importante, il suo senso di colpa per "avermi portato via dall'amata olanda". Vorrei sentirmi libera di piangere le MIE scelte e per questo non rinuncio mai ad esprimere la nostalgia. Questo però spesso l'ha ferito e mi spiace. Ma soprattutto gli ha reso impossibile lamentarsi lui. Anche perché è uno xhe si lamenta ben poco!
      Comumque ora sai perché mi ritrovavo tanto nelle tue parole :)

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    2. Penso che sia vero. E' la precarietà che alla fine logora, soprattutto quando i cambi non sono una scelta ma finiscono con il diventare l'orizzonte a brevissimo termine di tutta la vita. Un'espatriata di quelle dure durissime, che lasciano il loro paese e magari un mestiere anche qualificato per venire a fare le badanti, mi disse che dopo qualche tempo non ti ritrovi più da nessuna parte. Anche se hai messo qualcosa da parte, costruito una coppia e conquistato una casa per due e non una camera in casa d'altri. L'entusiasmo per realizzarsi finalmente in un lavoro gratificante come la ricerca a un certo punto non basta più perché nemmeno quel lavoro è al riparo dallo spossessamento di sé che le sue condizioni impongono nel mondo di oggi.

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  5. Ho cambiato 4 case in 10 anni. Case distanti tra loro non più di 20 km.
    Alla fine sono tornata nel mio "paesotto" natio.
    I Cambicasa non sono mai semplici da metabolizzare, han stressato me che pure son rimasta sempre "qui", nel bel mezzo della mia rete di affetti, familiari e amicali.
    Non so immaginare il carico di fatica, emotiva e fisica, che possa comportare anche il cambiar Paese, e dover ritessere la tela, daccapo ogni volta.
    Se tutto poi è condito anche da "scelte assecondate"...che dire? Più che plausibile sentirsi così, in questo stato che definisci bianco e anche a me ha fatto pensare all'ansia della pagina bianca, vuota, da riempire di giorni e storie.
    Niente, volevo farti "pat pat" e tirarti su, ma mi sa che non mi viene tanto bene.
    Un abbraccio.

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    1. scelte assecondate ma che ho fatto mie, per questo mi pesano i suoi sensi di colpa. Forse mi sono spiegata male qui su. Una volta che ho deciso, anche se è stato di 'seguirlo', ho deciso IO, e in quanto padrona delle mie azioni voglio anche sentirmi padrona di vivere la mia malinconia. Ho diritto alla mia nostalgia, alle mie lacrime, ai miei ricordi commoventi.
      Il fatto è che c'è una storia di famiglia ed emigrazione e infelicità che aleggia come un fantasma e fa paura. Più a lui che a me, paradossalmente, perchè la famiglia è la mia.

      Invece ti ringrazio del pat-pat, Shaula. Davvero tanto. Ce n'è gran bisogno :)

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  6. Squa..... dev'essere dura ricominciare ogni volta in un paese diverso, case diverse, "amici" diversi. Alcuni equilibri rimangono tali tutta la vita altri si squilibrano e si stenta a ritrovarli. Il disagio è nostro ma forse chi verrebbe da te proverebbe volentieri quei finocchi al forno e tutto il resto magari non importerebbe!! Mi sei mancata!
    Ps io li faccio arrostiti e all'insalata ;)

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    1. MA è di questi equilibri che parli nel tuo ultimo post? Ho fatto fatica a copmrendere, ma torno.

      Dammi dritte sui finocchi arrostiti! Non so com'è possibile ma sta girando che forse mi rimetto a cucinare. Dopo un rigetto che mi è parso eterno, mi pare che possa essere una via. MAngiare a lui piace parecchio, quasi quasi ti prendo la depressione bianca per la gola

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  7. Leggendoti ho avuto la strana impressione di capire esattamente le sensazioni, come se anch'io fosse stata "all'estero" per tanti anni e ora fossi in fase di riadattamento.
    Non possiamo essere sempre gli stessi "noi", spesso però siamo meglio - solo quel filo più spaventati perché l'età ha la brutta abitudine di andare di pari passo con esperienza e responsabilità.
    Presto condividerete di nuovo finocchi e sedie spaiate, magari sarà proprio il cucciolo di casa a riportarvi nel vostro ordine usuale.

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    1. sai che mi rendo conto che nel leggermi si interpreta tutto come l'inevitabile effetto dell'è arrivato un marmocchio'. E lo so bene che quell'effetto esiste e che per esempio per te é durato a lunghissimo e per tante ragioni. Eppure non credo sia il centro di questo discorso, almeno non all'inizio. Pistacchio é nato in un ambiente dove é stato accolto con molta gioia e si é inserito a meraviglia nei ritmi sociali. Gli amici ci si sono stretti attorno. Mi ha colpito molto che in questi commenti e in privato mi si dicesse che si che é normale ch enon é più tutto come prima. Certo che non lo é, ma il Oanda, perdonatemi se sfranteco col concetto, non era più come prima, era meglio.

      Pensavo di scriverne, poi mi sono resa conto che l'avevo già fatto, qui:
      http://squabus.blogspot.fr/2013/03/iso-lamento.html
      guarda caso un post ispirato per gran parte da te :)
      Non ne posso più di crogiolarmi in quella nostalgia eppure per un certo verso lo devo fare, per ricordarmi di cosa ho bisogno, senno diventa apatia e depressione e basta.

      Poi é vero che non é stato cosi' ovunque, per esempio nel gruppo storico di amici in patria, siamo rimasti isolati. Se già l'espatrio ci aveva allontanati per forza di cose, l'arrivo del "terzo incomodo" in un gruppo di pochi bimbi non é stato il massimo per la (nostra) coesione al gruppo

      Orq non so, é lo shock del cambiamento, e poi in fondo qui chi é che doveva accoglierlo? Qui é tutto da rifare, in quei ritagli di tempo concessi. allora c'é solo da avere pazienza e sperare nella buona stella che permetta di incontrare l'anima giusta in quel momento concesso.

      Sai che ieri ero alla festa delle associazioni di Montpellier, quando sono tornata il chercheur mi ha chiesto se c'era anche un corso di tiro con l'arco? Marzia, dObbiamo farli incontrare!!

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    2. Questo tuo chercheur dev'essere proprio un tipo in gamba , eh! :D Sono certa che ad Alex piacerebbe un sacco. Comunque sai, la difficoltà che racconti non la vedevo come "a causa/colpa del bimbo", nel nostro caso è stato in gran parte per quello ma ci possono essere mille ragioni per trovarsi temporaneamente isolati. Talvolta è anche terapeutico. Poi però la voglia di tornare "fuori" ritorna ed è un bene, secondo me.

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    3. temporaneamente isolati ci sta. Ma a breve fa un anno. Sto ancora aspettando la sua voglia di tornare fuori. Io ce l'ho. Io faccio cose, vedo gente, sono alla ricerca. IL nostro tempo solo a soli con PIstacchio si divide in me che esco o vado via con le amiche per il week end e lui che va alle conferenze.
      E' già passato il momento di blues profondo di sabato scorso. Ho fatto succedere milel cose nel frattempo. Mi resta comunque un nodo in gola e un filo di preoccupazione, mi sento come debole e insicura, ma passerà.
      Sono timidissima e offrirti un bicchiere d'acqua nei bicchieri della bonne maman mi imbarazzerebbe alquanto, ma anche io sono certa che quei due si piacerebbero molto. A me tu piaci già. ^.^

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  8. No, i finocchi al forno no!!!!
    ho avuto una casa in cui ho provato anche io quello che scrivi, ma solo in quella. Chissà perchè! però nelle altre case non mi è mai successo. Magari anche a te, cambiando casa, verrà voglia di cambiamento!

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    1. invece buoni i finocchi al forno!!!
      si forse si, é che già ci provammo spostandoci dalla casa davanti allo zoo a qui (ne racconto nello stesso post che indico qui sopra a Marzia)
      E funziono' solo in parte, funziono' per la logistica, pe rlo meno, che comunque aiuta. PEnsavo sarebbe arrivato anche il desiderio di volerle bene a questa casa nuova, cl tempo, invece non é mmai arrivato. é ora di cambiare, ma la paura di sbagliare di nuovo ci paralizza.
      adesso sto provando a fare pace col quartiere

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  9. Squabella! riesci sempre a mandarmi in qualche parte remota di me...e ci sono sempre dei tratti di vita che mi accomunano a te...
    ecco questa frase "O forse perchè ci uccide il confronto con i noi che eravamo?"ogni tanto bussa e vuoel entrare, prima la respingevo...poi l'ho fatta entrare, accomodare, le ho preparato un caffè e ci siamo parlate e forse spiegate...
    ora l'ho un po' superata questa paura del confronto, mi sono riambientata nello spazio e nel tempo...dal 2003 al 2009 ho avuto 7 cambicasaestatus:
    Spagna(studio), Napoli, Parigi, Londra (solo pochi mesi), Perugia, Roma, sempre Roma ma 25 km più giù (Castelli romani)
    ho accettato che "evolviamo" e so bene che rinchiudermi nell'immagine del nostro passato (ma io ci vivo nel passato c'ho proprio un blocco mentaledemotivo) è una prigione per la mia vita...quella di ora...quella che vivo nel mentre scrivo.

    Sull'invitare gli altri...che fretta c'è...ma se inizi ad averne voglia, secondo me manca poco...so che stai per andarli a comprare quei piatti colorati che mettono allegria
    e che i rotolini di spinaci stanno rotolando da te per saltare allegramente nel piatto dei tuoi ospiti
    che saranno felici di quattro chiacchiere e dei tuoi bicchieri rossi...perchè col vino si ride anche di più;)

    PS io adoro andare a cena da chi rende tutto poco formale e molto easy, prferisco il disordine alle case puntualmente riordinate per l'occasione, anche l'approssimazione mi va benissimo...quello che adoro è il modo di starci dentro quella serata...cioè io mi voglio accomodare e gosere della compagnia...e su questo hai ragione prima delle porte di casa, per invitare, bisogna poter aprir le porte del cuore

    scusa mi sono dilungata :))))

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    1. grazie Paolina!
      spero che l'impulso del piatto colorato mi venga presto, sono sicura che dopo mi sentirò molto meglio! Sai non è più questione di informalità o il suo contrario. COme dicevo, ma non troppo bene nel post, c'era un momento dove eravamo scascioni tanto quanto adesso, ma il sorriso nell'accogliere gli amici bastava e avanzava pure. Scascioni siamo rimasti, ci tocca però recuperarlo quel sorriso, con questi musi lunghi non c'è nulla che tenga. NOn stiamo bene insomma. C'è da capire un po' come rassettarci.

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    2. si si avevo capito, ti sedi spiegata bene...era proprio per dire, non cambiate...ma provate ad aprire quelle porte...e sono certa che ritroverete tutto il vostro entusiasmo contagioso...e guarda che poi vi vengo a trovare e magari la porta la apro un po' anche io ...e tra le mani, una tazza colorata per un thè

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  10. non riuscire a fermarsi, ed accogliere e condividere è una cosa che capisco bene. e per questo mi viene difficile davvero darti un consiglio, perchè spesso ci sguazzo anch'io, o meglio ci sguazziamo noi...

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    1. mi va benissimo il pat pat, grazie!
      Passerà e allora verrò a inondare il blog di colori. Promesso.

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  11. I miei spostamenti non sono stati tanto quanti i tuoi, ma mi ritrovo molto nelle tue parole.
    La difficoltà nel sentire nostre tutte le cose nuove e diverse con cui ci ritroviamo, la difficoltà nel lasciare quelle che ci sono sempre appartenute.
    Crescendo si diventa sempre più disillusi. Dato di fatto. Ma non per questo dobbiamo spettere di provare, di cercare quell'equilibrio che non so nemmeno se esita, ma che a volte arriva, inaspettato e sorprendente.
    I finocchi al forno, che buoni!! Bravissima.

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    1. già! Io non cerco necessariamente un equilibrio, mi basta avere qualche punto di riferimento minimo. E un po' più di allegria. MA non sono cose che si possono ordinare su un catalogo. CI vuole sì un po' di disciplina nel non lasciarsi andare e tanta pazienza. Ho lasciato sfuggire delle occasioni carine, perchè ero in un momento umorale pessimo. Non voglio più che accada. BIsogna mantenersi se non sempre ottimisti e proiettati verso gli altri, almeno ricettivi. Spesso proprio accanto c'è chi sta come noi.

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  12. non ho tempo di leggere i commenti di chi mi ha preceduto percio' mi scuso se quel che dico e' gia' stato detto.

    io ho avuto un periodo di merda quando sono espatriata a bruxelles. ci sono arrivata tutta entusiasta e ne sono scappata otto mesi dopo, lasciandomi dietro il senator fidanzanto e preferendo tutti i giorni farmi 75 minuti di mezzi all andata da pavia a milano e75 minuti di mezzo da milano a pavia per un lavoro a milano carino ma pagato che dovevo vivere coi miei a pavia, e tutti i venerdi correre a orio a prendere l aereo per charleroi, per rivedere il senator che il piu delle volte tornava pure lui da qualche altra parte dov'era per lavoro.
    non so cosa sia andato storto per davvero, fatto sta che io ero partita per bruxelles sperando di lavorare, di uscire dal sistema italico della pratica gratis o quasi, di mettere a frutto i miei studi di diritto comparato (se non a bruxelles!) e mi sono ritrovata a inviare centinaia di cv la cui risposta era sempre: ottimo cv ma non abbiamo bisogno di italiani, e' il 2007 e di italiani ne abbiamo fin sopra i capelli, ci servono cittandini di nuovi stati membri. percio' ogni giorno uscivo a far la spesa per imbandire la tavola dove quando non era in viaggio arrivava un senator giovane e in rapidissima ascesa, che tutti volevano conoscere, invitare, vedere, andavamo in giro insieme e tutti ci rivolgevano attenzioni e erano carini con me...se gli passavo poi possibilmente il loro cv che magari lui o qualche sua conoscenza poteva aiutarlo.insomma lui faceva faville ogni giorno di piu, io sparivo ogni giorno di piu in quella metro che mi sembrava sempre piu sporca, piu puzzona, con la pioggia sempre piu di merda e l umido nelle ossa. all inizio giravo a far foto e guardare architetture e musei, poi mi sono ritrovata come le ragazze musulmane, tutti i giorni a comprare nei saldi di qualche negozione che a turno tutti fanno i saldi. lo amavo tanto, ma odiavo bruxelles. lui trovava un amico nuovo dietro l'altro, io zero. lui era invitato da tutte le parti, io ero sempre l'accompaning person..sono arrivata a rimpiangere le pozze di lacrime che facevo a rogoredo quando tornavo dalla pratica a milano, che almeno il mio avvocato era stronzo ma il mio nome lo sapeva.

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    1. e quando abbiamo deciso di sposarci ho detto ok, ma non bruxelles, trova lavoro da un altra parte. cosi' e venuta fuori ginevra.
      non che sia stata una figata nel paesino francosvizzero, pero' intanto ero piu vicina ai miei e alle mie amiche, potevo viaggiarne fuori piu spesso e soprattutto ho capito e cosi' superato il problema che a bruxelles mi aveva segato le gambe: dopo una vita a mangiare merda a scuola (ti trattiamo male e ti facciamo studiare enormita' di cose da non poter avere cinque minuti all aria aperta tutti i pomeriggi della tua adolescenza, ma poi te lo ritrovi dopo come vantaggio) all universita' (veniamo a lezione noi prof quando ci pare, all esame promuoviamo come ci pare, non ci frega di quanti anni ci impieghi, tanto la vita e dura e ti fa bene imparare che e dura) alla pratica legale (ci vorrebbero tomi interi per spiegare come ti spezza la spina dorsale 24 mesi di pratica non retribuita o retribuita 800 euro piu iva a fronte di 11 ore di lavoro al giorno)ero arrivata a credere che l'unico modo per dimostrare che valevo qualcosa, che non ero destinata a mangiar merda per sempre, era avere un lavoro, una targhetta appesa da qualche parte, una busta paga da esibire. e quando ho lavorato a milano dopo bruxelles ed ero rispettata nel mio luogo di lavoro ed ero in grado di comprarmi i voli aerei e le scarpe, ho finalmente capito che no, non valevo qualcosa perche' qualcuno mi aveva finalmente assunto ad una giusta paga. Io valgo cio' che sono, non quel che produco come lavoratrice. E' stato come far ripartire un sistema certosinamente creato dalle medie dai professori e poi dal mondo lavorativo...dirompente e catartico.
      Ora, tutto sto pippone per dirti, se ti senti cosi' di merda ci sara' un problema dentro di te grosso grosso, che sputarlo significa probabilmente vomitarlo e fara' male, pero' e' l unica via per sentirsi dopo leggeri e ricominciare a essere se stessi

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    2. Vale ti ringrazio del tuo lungo commento, meritava di essere un post di suo. Che posso rispondere... Io lo so bene di non essere una persona risolta. I motivi si trovano solo in parte in quell'angolino del blog che chiamo ripostiglio, chissà forse un giorno riusciranno ad esserci in maniera più esplicita. Ci lavoro spesso ma con una dose di coraggio parecchio limitato. E non credo di raccontarmi palle. SO bene su cosa devo lavorare. Ci sono le cose dell'anima da rassettare, quello è certo, ma è altrettanto certo che il cambio di contesto e una serie di cose concomitanti mi/ci hanno tagliato le gambe. Come dicevo da te, commentando quel tuo bellissimo post sul non-culo, immagino di dover tenere duro per almeno altri 2 anni prima di fare un vero bilancio. E la prossima volta, semmai ci sarà, col cazzo che espatrio in autunno. Sbaglio tattico dei peggiori. Piuttosto primavera!

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  13. Cara Squa,sono in un momento di scazzo cosmico e stanchezza e capisco la fatica; siamo al terzo anno qui in Pennsylvania,cominciamo solo ora a avere un piccolissimo giro di conoscenze e a giugno si riparte sperando di trovare lavoro sempre negli USA e non dover tornare in Italia a fare cosa poi non si sa.

    Non ci ho creduto tanto neanche io in questi anni qui, sapendo che tanto era un passaggio e tra bambina, viaggi in Italia, etc mi sono distratta ed il tempo e' passato.

    Tempo fa si parlava qui di community e alla fine se non c'e' e ci manca, mi sa che l'unica e' costruirsela super faticosamente, per voi e anche e soprattutto per il piccino.

    Io riparto con una parmigiana di melanzane.

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    1. e infatti Fede. Mi manchi. Dico sul serio.
      Sono stradaccordo. Fare comunità. E' che per una volta sono riuscita a fare un post decente e ho tralasciato di raccontare le motivazioni concrete che me l'hanno ispirato. Giusto venerdì scorso uscivamo con un gruppetto che a me piace moltissimo, sono molto carini, gentili, allegri e caciaroni quanto basta. Questo per dire che non è chemi sono chiusa in casa a piangere. No, no! Io mi impegno, pure troppo forse, che certe cose si trovano e sono un regalo, mica si cercano.
      E comunque niente qualcosa non funziona. E' proprio difficile fare nuove amicizie in due, poi in tre non ne parliamo. MI resta da organizzarmi la mia compa, uscire io sola con altra gente. Lo sto già facendo, ma mi spaventa vedere dove ci porterà. E poi come dice saggiamente lui, quelloc he perde di più è il piccolo. Noi abbiamo poca/nessuna esperienza di lui come membro di una comunità. Va al nido, ma noi lì non ci siamo.
      Oddio mo' riattacco a piangere.
      grazie del patpat Fede
      e la parmigiana!!! MI ci devo mettere anche io, non so com'è possibile, ma ho il sentore che cucinare mi può sollevare il morale. Forse è perchè è passata l'epoca delle pappette!?

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  14. Io adoro le case vissute mentre mi inquietano le case museo.... Mi danno un senso di soffocamento .... Casa mia e' nuova perché siamo sposati da soli due anni.... Ma è fuori dai canoni.... Artistica con le scritte sulle pareti le farfalle stilizzate in salotto l'orologio a forma di bombetta e gli uccelli di stoffa che scendono dal soffitto .... È una casa folle e caciarona come siamo noi.... Secondo me a casa tua io starei completamente a mio agio

    Ps: vorrei possedere il tuo passaporto

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    1. non lo so
      sicuramente sono dura con lei, è anche vero che mi è rimasto il sapore amaro dei primi mesi dove non riuscivamo davvero ad avanzare, poia poco a poco ci siamo dati da fare. Ci sono rimasti solo 2 scatoloni da disfare a quasi 11 mesi di distanza. Per il resto sembra un quadro di picasso.
      facciamo uno scambio di foto!?
      la tua mi sta simpatica dalla descrizione!

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova