(ma non di compleanno)
Era fine novembre quando Pistacchio e io, decisamente emozionata, ci recavamo alla prima festa di compleanno a cui fossimo stati invitati nella vita sua bimbinesca, lui, e di mamma, io. Simpatiche sorprese degli espatri plurimi, dell'isolamento e dell'averci messo un anno a fare qualche amicizia...
che non sia rimpatriata :(
Direttamente dall'uscita del nido ci infilammo in un traffico da bolgia dantesca per recarci alla festa. Pisti ripetendo come un mantra il nome dell'amichetto del festegiato Oa-Oa-Oa, un bimbo un anno più grande di lui, dal quale è rimasto come folgorato, Oa-Oa.Oa a tutto spiano, nonostante non sia per nulla ricambiato, ma per nulla proprio. Il papà-chercheur avrebbe dovuto raggiungerci lì, ma non pervenne mai a destinazione. Maledetto. Al telefono la sua voce pareva quasi canzonatoria. Ma chè davvero pensavi che sarei venuto? Finalmente un paio d'ore tutte per me e per giunta in casa mia... (ne vogliamo parlare? nessuno ne parla mai, forse perchè tutti hanno qualcuno che prelevi regolarmente la prole per passeggiarla? Noi che invece non abbiamo nessun passeggiatore di prole, che non sia uno di noi due medesimi e cioè io -a.k.a. Squabus- o lui, anche detto il chercheur... Ma quanto mi manca avere casa mia tutta per me ogni tanto?).
Il mio entusiasmo scemò abbastanza in fretta, sebbene fossimo arrivati all'orario previsto della festa più 5 minuti appena, seppur gli invitati alla festa fossero pochissimi (7), anche in virtù della condizione di ancor-più-fresco-espatrio della famiglia del festeggiato (ma 7 sono poi davvero pochi per una festa di 2 anni?)... seppur tutto e pur tuttavia, regnava già un discreto caos, alla nostra prima festa di compleanno. Un caos di fronte al quale Pistacchio iniziò subito ad andare in escandescenza. Aggiungiamoci poi che l'amichetto vicino e preferito del festeggiato, quel Oa, bimbo un anno più grande di Pisti, nonchè figlio di una donna che io amo, iniziò le solite scenette di rifiuto verso Pistacchio medesimo. Tipo: Pistacchio che si avvicina per prenderlo per mano e lui che fa come per sputarlo. Proprio così: io ti sputo! Una roba da prendere il cuore di una mamma e scuoiarlo vivo dalla tristezza. Il mio e quello della mamma del piccolo rifiutatore incallito, per altro donna da me adorata e a sua volta adorante Pistacchio. Risultato: ogni due minuti Pisti scoppiava in lacrime.
E quindi nervosismo. Insofferenza. Pessimismo e fastidio. E ad un certo punto anche voglia di basta. Che fare i Tafazzi della situazione, anche no, insomma. Facciamo festa se ci divertiamo, se no, anche no, mica ce l'ha ordinato il medico...
La farò corta (!?)... Pisti manifestava disagio a ripetizione e a tutto spiano. E io più di lui. Si è capito, mi pare. I toni medi erano gridati. I bimbi un po' impazziti e comunque affiatati tra di loro. I giochi continuamente oggetto del contendere. Che te lo dico a fare? Probabilmente un copione visto e sentito dalla notte dei tempi. Ma non da noi, emigrati e sfigati, alla nostra prima festa di compleanno. SOno lì che tengo Pisti rifugiato sulle mie gambe e maledico e benedico allo stesso tempo il mio blocco per il parchetto. Il mio avere deciso un giorno che il nido a quello serve: a socializzare. La mamma anche no, mica è obbligatorio. E che quindi io il mercoledì posso anche risparmiarmi di portarlo al parchetto visto che socializza 4 giorni a settimana e che a me provoca reazioni allergiche. Ma vedere sempre gli stessi bambini del nido è davvero socializzare? O è piuttosto come giocare con 13 fratelli? Alla lunga.
In quel momento alla festa gridata sono lì con Pisti, attaccato alle mie gonne, mi dico che dovrò superare la parchetto-fobia ed educare mio figlio alla condivisione di luoghi e tempi con altri bimbi sconosciuti. Quanto è importante davvero questa cosa? Quanto è fondamentale che lo faccia io? No perchè ho un attimo i sudori freddi.
Fatto sta che, assoltami per il mercoledì, alla fine dei conti, la più parte delle volte nel week end le questioni sociali al parchetto se le gestisce il chercheur. Tana libera Squabus. Sono salva. Fino al momento della cazzo di festa (pardon my french), in cui -chercheur non parvenuto- mi ritrovo a fare fronte all'evidenza che non sono allenata a quella situazione e soprattutto che molto mal la tollero.
E quindi soffro e fatico, finchè sussurro piano al Pisti, 22 mesi di bimbo tra dieci giorni all'ora della festa: bimbo, quando vuoi tu andiamo a casa. Per tutta risposta, senza neppur lo spazio di un pensierino, il piccolo e deciso quasiventiduemesenne Pistacchio fa ciao con la manina a tutti e si dirige alla porta. Non è neppure la prima volta che manifesta con tanta determinazione di volere andare via. Va benissimo. Lasciami solo raccogliere tutto. Vuoi salutare i bimbini? Vai a dare un bacio a tutti?
M a i
p i ù
i o
t i
c h i e d e r ò
s e
t u
v u o i
b a c i a r e
u n
a l t r o
b i m b o...
I o
t e
l o
p r o m e t t o
s t e l l i n a
m i a.
Il bimbino rifiutatore di Pistacchi dolci e teneri, si ferma, sembra che stia accettando il bacio, ma sul più bello si gira e morde Pistacchio sulla guancia. Anche abbastanza forte. Pisti -stavolta più che comprensibilmente- piange, ma smetterà quasi subito, mentre la reazione della madre del rifiutatore morsicante, nonchè donna da me adorata, è fulminea. Lo prende, lo mette sulle sue ginocchia, gli abbassa le mutande e lo sculaccia, davanti agli altri, per fortuna pochi, due, bambini, rimasti. Poi lo porta via in un'altra stanza, lo chiude lì dentro e torna da noi. Si scusa, è cerea e mortificata.
Io sono pietrificata.
Le avevo sentito dire qualche volta al suo piccolo rifiutatore di Pistacchi: se no la smetti... te doy una torta. Era la prima volta che dalla minaccia la vedevo passare all'azione. E così il piccolo Oa, invece del bacino di Pisti, si prende un tortazo en el culo (e in omaggio anche qualche minuto solo chiuso in una stanza).
Sono talmente provata da una giornata di lavoro, il recupero nido, il traffico, la nostra prima festa con tutte le brave aspettative (che ingenua), Pistacchio così sensibile e instabile... che mi scappa da piangere pure a me, giusto un attimino. La verità è che da un po' ho perso il mio zen e non so dov'è finito e lo rivoglio, lo necessito, ridatemelo. L'è brutta la stanchezza.
Nei giorni successivi io e la mamma del rifiutatore ci siamo riviste un po' di fretta al lavoro, per i corridoi, poi in sala da pranzo, abbiamo chiacchiericciato, ma rapidamente, di altro. Finchè il giorno prima delle ferie, ci stiamo salutando, gliela butto lì. Mi spiace per l'altra volta... non ne abbiamo più parlato.
Però, adesso le parlo. POtrei benissimo fare finta di niente, non ho nessuna intenzione di pormi come paladina dell'anti-tortas. Pero lei mi piace assai e non riesco a farne a meno, quindi le sto parlando. Le confesso il mio stupore.... E lei è quel meraviglioso fiume in piena che tanto mi piace.
Una torta de vez en cuando no hace daño.
Una torta de vez en cuando es la unica via.
De verdad, te lo digo yo, es la unica manera
La lascio parlare, della sua convinzione che la torta sia l'unica via, lei che, de verdad, è così tutto incredibilmente il contrario di quello che sta dicendo. Quando ha finito e solo allora, parlo io, mentre ascoltandola non pensavo di trovare l'energia. Invece ora mi sto ascoltando parlare.
Io parlo a lei fuori e intanto dico alla me dentro:
Ma che minchia stai dicendo?
Fermati ora (...fermati adesso lascia che il vento ti passi un po' addosso...)
Lei resta ferma e salda sui suoi principi. Rispetta i miei e promette che mai più voleranno torte in alcuna situazione relazionata a Pistacchio. Che poi era quello di cui l'avevo pregata all'uscita della pietrificazione, quella sera stessa.
Ci diciamo anche che eviteremo di insisterli vicini e men che meno a baciarsi, che se vorranno si verranno loro incontro. Speriamo che il tempo...
Io mi sento un po' così, come una che ha parlato assai.
Spero soprattutto che avrò sempre la forza di rispettare questo principio che mi pare così lapalissianamente condivisibile. E invece non lo è affatto. E poi è così labile, il confine, che mi fa paura solo guardarlo. Ma bisogna.
Quanto alle feste di compleanno, alla bolgia, ai litigi, ai pianti, quella sensibilità, al voler andare via e tutto il resto... io ne ho parlato con una mia amica mamma. Soprattutto del timore di proiettare cose mie e solo mie su quel Pistacchietto lì. E lei mi ha detto di aspettare a vedere come andrà la prima festa in cui Pistacchio giocherà in casa.... Ecco, sarà... qui manca moooooolto poco, ma avverto una leggera ansia. Leggerissima proprio.