Come va?
Va che ho l'impressione di avere sempre meno tempo, ma la voglia di scrivere è un po' tornata.
Va che sono raffreddatissima da 2 settimane piene oramai e sono stanchissima e provata.
Va che però c'è il sole e l'aria è tiepida e vivere a Sud tira su il morale.
Va che stasera il chercheur parte e se ne va dall'altra parte del mondo per undici giorni. Non è la prima, non sarà l'ultima, e fa un effetto un po' così. Va che di questi tempi quei due sono tutti pappa e ciccia.
Va che con Pisti, con santa pazienza, avevamo recuperato la serenità del sonno.
Va che però poi ho fatto un paio di sciocchezze. Perchè avevo bisogno di stringere a me un bambolotto e ho finito per distrturbare quell'equilibrio, appena un attimo dopo che l'avevamo ritrovato.
Va che penso che fino a oltre natale io ancora lo desidero quel bambolotto da abbracciare ogni mattina all'alba, che mi sta diventando troppo triste. L'alba, non il bambolotto.
Va che quindi il chercheur svolazzerà in sud america per conferenze e per una piccola vacanzina meritatissima, che spero gli faccia un gran bene.
Va che, grazie al cielo, qualche numero di telefono da comporre in caso di bisogno, di tristezza, ma anche di allegria, adesso ce l'avrei anche in rubrica.
Va che comunque viene il nonno a farmi da backup per una parte di quegli undici giorni. Va che la cosa in sè non lo so mica se si può tradursi in essere aiutata. Però dai non viene neanche solo.
Va che viene con la zia Susanna.
Va che zia Susanna mi sorride per skype, per telefono e fino per whatsup chè è stata smartizzata anche lei. Mi sorride e dice cose allegre. Poi mi scrive queste email tristissime, che il cuore a leggerle ti si incrina e vorresti farti carico di almeno un pezzetto della sua disperazione. Parole di una tristezza normale e giusta e sacrosanta. Era l'amore della sua vita e io non ne ho visti molti altri così. Zia SUsanna era appena maggiorenne, quando fecero la fuitina. Se ne andò di casa, si sposarono. Nessuno della famiglia di lei andò al matrimonio. Credo che mio nonno lo vietò Anni dopo dovette cedere ed accogliere il genero e le due nipotine in famiglia. Non poteva fare altrimenti, perchè si capiva già da allora che alla resa dei conti zia Susanna e il suo marito saggio sarebbero stati la coppia più felice tra tutti. Finchè.
Va che zia Susanna mi scrive dicono che il tempo guarirà il mio dolore e invece mi sembra sempre peggio. Come glielo dico che 5 mesi sono niente? Che è anche probabile che il peggio deve ancora arrivare? E io neanche me lo posso immaginare cosa sia perdere l'amore così. Un amore in quel modo lì, che fai la fuitina e poi convinci tutti che hai fatto una cosa buona e giusta.
Però so che negli ultimi due anni, ogni giorno, se mi fossi lasciata andare, avrei potuto recuperare il dolore più nudo e crudo, esattamente tale e quale al primo giorno. Solo un po' attutito, forse, come un grido sordo, ma il dolore è uguale. Preciso al primo giorno. Solo senza fiato.
Va che a volte mi lascio andare.
Va che non avrò il coraggio di chiederle se sono riusciti a salutarsi. Che poi mi domando se questa ossessione del Saluto è solo mia.
Va che mio padre e zia Susanna si sono appena messi in viaggio e arriveranno stasera tardi e sono molto emozionata perchè mio padre vicino a sua sorella, la zia Susanna, è una persona migliore.
Va che dovevo fare un post a parte per zia SUsanna, che se ne merita anche cento. Invece sono in fase put-purrì.
Va che, al di là di zia Susanna, comunque mio padre è proprio convinto sulla sua strada di redenzione. Mangia tre volte al giorno, non beve più. Davvero. Sorride spesso. Non è più nevrastenico, anzi, si affanna a cercare i regali giusti e ha persino comprato un albero di natale. Perchè dice che ormai i nipoti sono in un'età dove ha senso avere un albero di natale e tutto il resto. Questa cosa un po' mi ha commossa. Anche se mi sa tanto di scusa. E' lui che vuole recuperare il natale, per noi tutti, per sè, ed è giusto. Ora che i nipoti hanno in ordine crescente: sei mesi l'ultimo, quasi 2 anni, 3 anni, e quasi 10 anni la
Prima (ovvero
colei che ancora non si capacita di essere l'UnicA, chè anche l'ultimo arrivato è maschio). Iniziamo ad essere una folta tribù. Sette adulti più quattro bambini, fa undici, una squadra di calcio, proprio come sarebbe piaciuto a
Lei, che invece sta lassù negli spalti. Speriamo faccia il tifo.
Va che appena l'ho visto ho desiderato fortissimamente
questo librino bellissimo per Pistacchio. E anche quell'alberello di stoffa, da appendere all'albero di natale di mio padre. E poi ai prossimi. Vorrei tanto che fosse mio. Come una bamboccia.
Va che voglio cose belle, voglio bei pensieri.
Va che sono stanca di odiare il natale
Va che, giustappunto, ho passato in rassegna la
compilascion dei natali passati, quelli che ho diligentemente etichettato
ioodionatale.
Il
natale del 2006, in transizione tra Francia e gli USA, ha avuto il primo ed il più bel post etichettato
ioodionatale, scritto sotto il segno del sudoku. Talmente
bello che nel
natale del 2007, in cui tornammo in patria per le vacanze, potei solo evocarlo. Il
natale del 2008 non era stato neanche male, chè, si sa, gli eventi tristi uniscono. Quell'anno lì era il primo natale che tornavamo in patria dall'Olanda. Il
natale del 2009 auspicavo nuove tradizioni benefiche. Il
natale del 2010 è stato il più devastante degli ultimi anni. PArtita con le migliori intenzioni e caduta vittima di esse, mandai tutto in vacca, infligendomi da sola la totale privazione delle cose di cui più avevo bisogno. Fu l'inizio della disillusione, del crollo di alcune certezze. Che in realtà non erano mai state così certe. Fu l'inizio della vita ancora più
orsa. La caduta delle maschere.
Il natale 2011 non fu scritto, fu il natale del pancione grande e di quel dolore immenso nel cuore. Così profondo che non potevo permettermi di tornare 'a casa'. Venne mio padre e i suoceri e lo passammo in Olanda. Fu bello. Diverso. Il più bello. Poi, dopo natale, per una volta noi restammo e loro partirono. E questo per un emigrato è una cosa proprio preziosa. Non dovere sempre essere quello che parte via. Non dimenticherò mai il capodanno, tutti nel Grote Markt a vedere i fuochi. Tutti che si abbracciano sorridendo. Io ed E., che quell'anno aveva perso il fratello, che ci guardiamo in lacrime e poi ci abbracciamo, in silenzio.
Neanche il natale 2012 fu scritto. Fu il primo di mio figlio. Realizzai che attraverso di lui mi si costringeva a guardare in faccia questa cosa del natale. Mi sentii soffocare.
Va che sta arrivando il natale 2013. Nonostante tutto, io lo voglio scrivere con allegria. Voglio esorcizzare quel senso di soffocamento. Va che ci provo.
Va che, anche se forse non centra nulla con tutto il resto, avrei anche voglia di riuscire a scrivere la fobia dell'armadio, perchè ci sono nel mezzo e vorrei affrancarmene una volta per tutte, o se non per sempre, almeno per un po', come già era successo, con un po' di aiuto.
Va che riscopro che le lacrime della rilettura di alcune cose scritte, no, non mi fanno stare bene, ma le sento
sensate. Le lacrime. E allora mi rileggo molto. E piove parecchio, quest'autunno. Poi
leggo lei e mi domando quando ne sarò capace io? Ne sarò mai capace?
Va che a volte mi viene un desiderio inconsulto di aprire quella porta. Ma poi ho paura che ci sia un precipizio.
Va che, nonostante tutto, va meglio. O almeno credo.
Va che ora vorrei sapere..voi come va?