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30 August 2009

Olandesita'

... post che inaugura la nuova rubrica ClichésCulturali
(retroattivamente -almeno in parte- aggiornata)




Gli olandesi amano molto sentirsi dire come sono fatti e stan li' a chiederti allora, come siamo eh? come ci vedi?
E vogliono sapere anche i cliché e ci rimangono male quando gli dici che tu veramente non avevi in mente un'idea di olandesita'. E che a ben vedere e' stata un po' una sorpresa sentire quante cose avessero in mente loro dell'Italia. Alla fine anche un po' fastidioso il continuo Mafia, pizza, Berlusconi



Adesso l'idea di olandesita' si sta sviluppando, ecco qui piccoli appunti.


Gli olandesi sanno di essere considerati tirchi e questo non li molesta, anzi ne sembrano fieri. Devono avere un concetto di denaro e risorse completamente diverso dal nostro che ancora non comprendo a fondo (lo accennavo qui).


Gli olandesi tengono molto ad essere considerati franchi e diretti. Mentre tu gli cerchi di far capire che -dopo la traduzione culturare che e' inevitabile operare- alle persone allevate secondo altre culture: il loro atteggiamento franco e diretto appare semplicemente indelicato ed offensivo.

Un esempio tra i tanti di vita vissuta:
Dopo un paio di mesi di inserimento nel nuovo gruppo, una collega piu' anziana con la quale non ho alcuna confidenza mi accoglie di buon mattino:
Squabus hai proprio un aspetto orribile stamane, ma un po' di makeup?
Caduta della mascella e miserabile silenzio.


Ho in mente un'altra peculiarita' culturale da un po' di tempo, che riassumero' cosi': gli olandesi sono infinitamente poco drammatici. Il che non vuol dire che non siano teatrali e giocherelloni. Ogni finesettimana lo stupore sarebbe non vedere nessuno girare per la citta' travestito da cappuccetto rosso, da clown, angioletto, etc etc. Gli olandesi amano travesirsi. Pero' non amano il dramma e non si piangono addosso. Quando parlano di se' e dei propri problemi non hanno nell'inflessione della voce alcuna traccia di compatiscimi un po' che c'ho problemi .

In effetti mi piacerebbe capire meglio il rapporto tra gli olandesi ed il concetto di compassione. L'esempio della signora sul bus, di nuovo, puo' essere visto anche in questa chiave, oppure la non accettazione -che ho intuito- del mendicare o dell'accattonaggio. [Volendo, secondo me rientra in questa sfera anche il fatto che gli anziani olandesi usino senza remore tutori o macchine elettriche per uscire a godersi la vita. Secondo me e' perche' non temono l'altrui compassione - Questo e' da definire meglio, mi rendo conto].

Vita vissuta: ieri cado come un sacco di patate dalla ov-fiets col freno a pedali affittata a Rotterdam. Il signore che pedala in direzione contraria non fa una piega (io mi sbellico dalle risate). E mi ricordo delle olandiche cadute in bici a cui ho assistito: del bambinetto stranito che mi fermassi a chiedergli tutto a posto? o del signore anziano con lo sguardo duro del non ti permettere di compatirmi.
Mi domando pensosa se integrarsi passi anche dal non fermarsi piu' a chiedere tutto a posto?.


Le cadute ciclistiche poi mi chiamano altri confronti interculturali sul tema dell'autoironia.
Noi italiani siamo di gran lunga piu' autoironici degli starnieri. Sara' che Fantozzi ha fatto scuola (prima l'uovo o la gallina?), ma il gioco nazionale sembra essere far ridere gli altri delle proprie disgrazie (purche' non siano troppo drammatiche). Credo sia questa la chiave che porta gli stranieri ad aver di noi il cliché italiani-teatrino.
In Olanda, come sulla promenade des anglais, io cado e scoppio a ridere. Immagino che l'unica circostanza che mi impedirebbe di ridermi addosso sarebbe quella di essermi fatta veramente tanto male. Gli olandesi non mi calcolano, i francesi mi soccorrono seri. Un italiano, in media, avrebbe riso con me. Mediamente, ovvio. Non posso fare che discorsi medi. Clichés culturali, appunto.



23 January 2009

Gli americani invece...

... piu' che un post

in quel gioco delle immagini che mi piace tanto, figuraccia pessima hanno fatto gli americani questa settimana, rappresentati dal dottorando mio vicino di scrivania. New Mexican, liberal-autarchico, non fa altro che trascinar tutti in discussioni politiche interminabili, nelle quali si diletta gioioso ad esercitare esercizi di logica e sillogistica (se la parola esiste) senza alcun tangibile contatto reale con la realta'. Le tasse sono una violenza, la legge e' una violenza, nessuno gli deve andare a dire cosa puo' e non puo' fare. L'assistenzialismo e' violenza pure verso gli altri che non ne godono. L'aiutare il prossimo dovrebbe funzionare su base volontaria e secondo lui funzionerebbe perche' la gente e' perbene.

L'ultima volta che gli ho rivolto la parola, imbastiva discussioni a partire da questa notizia, lamentando l'ingiustizia di imporre -violentemente- ad un datore di lavoro il divieto di licenziare qualcuno.
Il collegamento che la sua mente malata ha fatto da questa vicenda, nella piccola mensa del dipartimento, durante un pranzo che si consumava ad un tavolo con 6 uomini maschi -di cui uno nuovo messicano e 5 olandesi- e la sottoscrittA... il collegamento vomitevole e' stato
e' un po' come per le donne incinte, perche' un datore di lavoro dovrebbe essere obbligato a mantere sul posto di lavoro qualcuno che non puo' assolvere il suo lavoro?

Non contento, rincarava la dose menzionando come la cosa sia ancora piu' grave, per esempio, quando la donna lavora in un laboratorio a contatto con sostanze pericolose. Un esempio totalmente a caso che riguardava la sottoscritta. Incredibile il pugno nello stomaco, l'incapacita' di dire nulla, il secondo pugno nello stomaco per il non trovare le parole ed il terzo per la constatazione dell'insensibilita' totale, il non rendersi conto che stava parlando di me e che mi stava "oltraggiando" in quanto donna. Me e decenni di lotta sociale?
Mi e' anche dispiaciuto tanto che i pur giovani olandesi al tavolo non abbiano detto granche'.


A scuola d'Olanda






Girano email al lavoro che ci allertano della presenza di pickpoket nell'edificio, quindi, quando mi ricordo, mi ficco il portafogli in tasca. Siccome mi piace pedalare su bici da maschio, il portafogli lo infilo nella tasca di dietro invece che davanti. ?! Siccome pero' non sono maschio, non sono abituata a toglierlo da li' quando si deve e quindi mi casca ogni due per tre.
Quando l'altra mattina non lo trovavo, non mi sono tanto sorpresa, infuriata si pero'. La fortuna ha voluto che proprio mentre inveivo contro la mia invidia penis, lo pseudo portiere del dipartimento mi telefonasse interrogando Are you missing anything? E mi e' tornato il buonumore. Fischiettando inforco koga, salvo poi tornare alla base con la coda tra le gambe... prima ruota a terra. Di una lunga serie, temo.
Non c'e' problema, prendo il bus per la prima volta, tutta cultura, devo solo capire in che direzione dico al chercheur che quindi mi lascia li' e se ne va. Non appena svolta l'angolo mi viene in mente che non avendo il portafogli, puo' essere che non abbia soldi con me per pagare il bus. Ci sarebbero quelle mille monetine che spuntano da ogni dove e che quando ho voglia metto nel barattolo sulla libreria. Con mio grande stupore con quelle monete arrivo solo a novantacinque centesimi. Il bus costa 1 e 30. Poi mi ricordo del mio portafoglino segreto dove conservo i miei soldini personali ad uso gonnelline e belletti. Ci trovo, soddisfatta, ben cento euri in pratici bigliettazzi da cinquanta. Con fare baldanzoso di donna emancipata coi risparmi personali tra le mutande, mi dirigo alla fermata del bus, pronta a scusarmi del pezzo forte.
La conducente scuote il capo alla vista del mio cinquantone e mi indica il cartello, in effetti in bella vista, con un praticissimo cinquantone sbarrato (fossero stati 500 pero'?). Biascico un c'ho la ruota a terra, emergenza, devo proprio prendere questo autobus... finche' lei, evidentemente scocciata, mi fa segno di sedermi.
L'italiano medio, e spero nessuno si offenda da questa generalizzazione puramente statistica, si sarebbe goduto gaudente, se non il viaggio aggratis, almeno il pericolo scampato dei 4 km a piedi, soprattutto a quella tarda ora della mattina.
Non fosse stato per lo sguardo di disapprovazione della conducentessa. Proprio non mi andava giu'. Mi alzo dal mio sedile intenzionata a chiedere gentilmente alle 5, 6 signore passeggere se per cortesia hanno da cambiarmi i miei 50 euri. La prima signora mi fulmina con un It is not very smart to take the bus with 50 euro in your pocket. A sto' giro non faccio una piega, ma non so chi mi dara' il savoir faire per ingoiare commenti del genere, nel futuro olandese che mi aspetta. Perdo convinzione a chiedere alle altre, sinceramente. Comunque hanno capito bene, direi che la scena e' stata abbastanza plateale e nessuna di loro puo' o vuole aiutarmi. Mi siedo al mio posto e constatando che l'autobus l'ho effettivamente preso nel verso sbagliato, digito il numero del laboratorio per avvertire del ritardo. Proprio in quel mentre la stessa signora che mi ha dato dell'idiota fa capolino, concludo la telefonata velocemente, la signora mi allunga 2 euri.

2 euri ed un fogliettino.
Un fogliettino col suo numero di conto corrente.

Ora.
Il cliche' vuole che gli italiani siano mafiosi e ladri. Gli Olandesi hanno una immagine nitidissima degli italiani. Incredibilmente nitida. Non dico giusta o sbagliata, semplicemente chiara e definita. Vedasi questo.

Il cliche' sugli olandesi e' che sono taccagni.
Mi potrei fermare qui e si direbbe brava Squa, cantagliene quattro. Meglio pizza e mandolino che il braccino corto.
Eppure non so, c'e' un non so che' di giusto nel gesto della signora (eccezion fatta per il darmi dell'idiota aggratis) che mi ha scombussolata. Bisognava vedere la faccia soddisfatta della conducentessa, poi.
E nessuno delle signore e signori che nel frattempo erano saliti sull'autobus ha fatto una piega alla vista della sciura che mi allungava il foglietto. Olandesita' traboccante.

Io ci ho messo 2 giorni ad aver un attimo di pace per mettermi al computer a farle il versamento. Latin time. Tormentata pero' dal rimorso di non trovare quell'attimo. Ed ancora non sono sicura di aver ben decifrato la scrittura e di aver imparato a fare i versamenti sul sito della banca olandese che parla solo olandese. Speriamo abbia funzionato, dai.
In alternativa, su suggerimento del chercheur, posto una scansione del foglietto a destra e a manca sulla rete, ed invito la gente a versare 2 euri alla gentile signora che mi ha fatto scampare l'immagine dell'italiana che ruba il bus. Magari si fa ricca.


04 November 2008

stagioni


...un post che sa di cambio di stagione*



Gli olandesi sono diversi, mi dicevo stamattina sulla falsa riga dei miei soliti pensieri manichei i francesi sono..., gli americani sono..., che tanto mi piacciono.
Gli olandesi sono diversi dai francesi e dagli americani, pensavo mogia-mogia, la fronte corrucciata, mentre pedalavo verso il lavoro, avvolta da una delle prime nebbie della stagione.
Al ponte che entra nella zona del campus, scatta il semaforo rosso. La strada e' solo per cicli e ciclomotori, ma quando lungo i piccoli canali passano barconi, i ponti si aprono come levatoi o si girano. Questa deve essere una chiatta, anche se tra la nebbia non si distingue ancora alcuna sagoma. Mi riassorbo nei miei pensieri e dispongo all'attesa davanti al passaggio al livello.


Non si direbbe proprio uno splendido periodo umorale questo... sara' grazie al grande ritorno ad un clima uggioso? Che' il Colorado ti viziava assai in quanto a luce e colori... oppure grazie all'ancor piu' maestoso ritorno ad un metabolismo senza aggiunte di gestodene 0.075mg e etinilestradiolo 0.02mg (la pillola) 3 settimane su 4? Che' io sono un soggetto da studio in quanto a sindromi pre-, in- e post- mestruale: ce le ho tutte, nel bene e nel male. Erano anni che non testavo il mio metabolismo ormonale di base e sono piuttosto sbalordita ed anche interrogativa: mi piacerebbe capire meglio cosa mi sta succedendo.


Poi finalmente esce dalle nebbie una sagoma, ed ora che c'e' un'altra chiatta all'orizzonte mi sento decisamente meglio, sicuramente meno sola. Quando il ponte girevole si risistema al suo posto e scatta il verde, penso che sono rimasta tutta sulla destra, quando invece appena attraversato il ponte dovro' girare a sinistra. Mi giro per valutare uno spostametno a sinistra gia' sul ponte e sento gli occhi farmisi enormi... il tempo di attesa al semaforo, seppur breve, ha fatto accumulare una vera e propria Critical Mass lungo la stada che porta al ponte. Inutile cercare di girare a sinistra, il flusso critico e' gia' in moto. Mi fermo, sulla sinistra, li gurado sfilare tutti prima di rimettermi in sella. Mi e' gia' tornato il buonumore e mi sono riconciliata con l'olandesita' tutta.


*e col cambio di stagione, mi son decisa, finalmente, ad aggiornare la blogroll, cliccateci su se vi interessa