... piu' che un post, mi sa che per un po' lascio fare a lei...
Ci stai provando, non si può dire che no.
Certo però che se provi un poco più forte...
Faceva un freddo fuori luogo a queste latitudini, ma tu sei uscita leggiadra e leggerina, come andassi incontro alla primavera. Sei proprio una sprovveduta. Una volta sulla banchina del tram già battevi i denti, ma non volevi tornare indietro, quasi l'incantesimo si rompesse.
Hai studiato veloce il tabellone delle partenze e poi hai preso il primo treno utile nell'economia, monetaria, ma soprattutto in termini di tempo a disposizione prima dell'uscita del Pistacchio dal nido.
Il treno che hai preso, guarda caso, era diretto a Portbou. La Spagna, e le città di frontiera, ti fanno sempre l'occhiolino, sei tu che glissi.
Come una viaggiatrice consumata, in stazione hai acquistato un croissant e la gazzetta di MontePello. Poi ti sei diretta sul binario, sei salita su un treno più o meno qualsiasi. E nel solo francare gli scalini hai frantumato la caja.
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20 January 2013
11 December 2012
L'ultima casa nuova
... piu' che un post una poesia mancata
Sono uscita prima dell'alba (che poi erano le 7.15, ma detto così fa troppo poca impressione). Il cielo cominciava appena a farsi rosso all'orizzonte, mentre in cielo c'era uno spicchiettissimo di luna spettacolare. Nel buio dell'ancora-notte si stagliava chiara l'ombra della terra, tanto evidente che quasi avevo l'impressione di scorgere gli oceani. Sono uscita di casa bardata come ancora mai in questo tiepido inverno nel sud francese, temendo l'aurora fredda di metà Dicembre in 5 km di bicicletta. Sono rimasta sorpresa da una quasi brezzolina primaverile... certo questa è un'iperbole se non si prende l'immagine per confronto con i geli dicembrini della mia amata Olandia, abbandonata a fine settembre.
pausa sospiro
Il sud francese si deve ancora conquistare i miei sospiri. Diciamo che così, con la luna e l'orizzonte aranciato ci arriviamo con un po' di pazienza, pensavo prima pedalando, ormai decisamente accaldata. Il traffico non aveva ancora cominciato ad intasare le strade -questo lo sdegno più grande per la nuova vita- mentre io pedalavo e continuavo a pensare che, dài, voglio comiciare a volerle bene alla cittadina del sud francese. Quindi preparati MonteBello, io ho pensato che ora m'impegno di più e che a breve ti vorrò bene. Tu vedi di meritartelo.
Forse lasciare la nostra prima casa col giardino lì vicino allo zoo aiuterà. Era bello il quartiere anche se troppo isolato, era bellina la casetta nel bosco-giardino, ma veramente buia, più di una caverna, almeno finchè tutte le foglie non sono cadute dagli alberi... davvero troppi tutto intorno. La casa sottobosco. La stiamo lasciando. Ma soprattutto, troppo lontana dal nido di Pistacchietto (qui anche conosciuto, nella sua vita intrauterina, come bimbo Ello).
E quindi eccomi qui, dopo questa pedalata all'alba, a casa nuova (nell'ultima casa nuova) ad aspettare il tecnico dell'enel-francese che ci attacchi la luce. Che non è un'immagine molto poetica. Però me li voglio ricordare questi 5 km di pedalata all'alba.
Benvenuta nuova vita, di nuovo francese.
Con 2 mesi di ritardo e ancora con grande fatica, ma dai ci arriveremo.
Sono uscita prima dell'alba (che poi erano le 7.15, ma detto così fa troppo poca impressione). Il cielo cominciava appena a farsi rosso all'orizzonte, mentre in cielo c'era uno spicchiettissimo di luna spettacolare. Nel buio dell'ancora-notte si stagliava chiara l'ombra della terra, tanto evidente che quasi avevo l'impressione di scorgere gli oceani. Sono uscita di casa bardata come ancora mai in questo tiepido inverno nel sud francese, temendo l'aurora fredda di metà Dicembre in 5 km di bicicletta. Sono rimasta sorpresa da una quasi brezzolina primaverile... certo questa è un'iperbole se non si prende l'immagine per confronto con i geli dicembrini della mia amata Olandia, abbandonata a fine settembre.
pausa sospiro
Il sud francese si deve ancora conquistare i miei sospiri. Diciamo che così, con la luna e l'orizzonte aranciato ci arriviamo con un po' di pazienza, pensavo prima pedalando, ormai decisamente accaldata. Il traffico non aveva ancora cominciato ad intasare le strade -questo lo sdegno più grande per la nuova vita- mentre io pedalavo e continuavo a pensare che, dài, voglio comiciare a volerle bene alla cittadina del sud francese. Quindi preparati MonteBello, io ho pensato che ora m'impegno di più e che a breve ti vorrò bene. Tu vedi di meritartelo.
Forse lasciare la nostra prima casa col giardino lì vicino allo zoo aiuterà. Era bello il quartiere anche se troppo isolato, era bellina la casetta nel bosco-giardino, ma veramente buia, più di una caverna, almeno finchè tutte le foglie non sono cadute dagli alberi... davvero troppi tutto intorno. La casa sottobosco. La stiamo lasciando. Ma soprattutto, troppo lontana dal nido di Pistacchietto (qui anche conosciuto, nella sua vita intrauterina, come bimbo Ello).
E quindi eccomi qui, dopo questa pedalata all'alba, a casa nuova (nell'ultima casa nuova) ad aspettare il tecnico dell'enel-francese che ci attacchi la luce. Che non è un'immagine molto poetica. Però me li voglio ricordare questi 5 km di pedalata all'alba.
Benvenuta nuova vita, di nuovo francese.
Con 2 mesi di ritardo e ancora con grande fatica, ma dai ci arriveremo.
17 November 2011
come pane e banana
giornate pigre
lente e sonnolente
A me la pigrizia mi fa molta paura,
ma cerco di non pensarci.
Un mercoledi' libero, la goduria del giorno libero. Che non e' week end, dove tutti sono liberi, e' un giorno lavorativo dove tu si' che sei libera. C'era un sole ghiacciato e me ne sono andata a spasso per quasi tre ore, ho sgarrato con le patatine fritte con poca maionese. Mi sono seduta su una panchina al sole a mangiarle. Poi la liquerizia del natuur winkel. Ma soprattutto ho passeggiato.
Un lusso il giorno libero. Appunto passeggi e vedi quello che vedresti se non lavorassi tutto il giorno, tutti i giorni. E per questo mi piace anche che non sia tutti i mercoledi', ma uno si ed uno no.
Poi ho vinto il give away di Valentina. Che gioia.
E poi per caso, come tutte le migliori scoperte avvengono, ho scoperto la cosa piu' goduriosa e semplice del mondo: pane e banana.
lente e sonnolente
A me la pigrizia mi fa molta paura,
ma cerco di non pensarci.
Un mercoledi' libero, la goduria del giorno libero. Che non e' week end, dove tutti sono liberi, e' un giorno lavorativo dove tu si' che sei libera. C'era un sole ghiacciato e me ne sono andata a spasso per quasi tre ore, ho sgarrato con le patatine fritte con poca maionese. Mi sono seduta su una panchina al sole a mangiarle. Poi la liquerizia del natuur winkel. Ma soprattutto ho passeggiato.
Un lusso il giorno libero. Appunto passeggi e vedi quello che vedresti se non lavorassi tutto il giorno, tutti i giorni. E per questo mi piace anche che non sia tutti i mercoledi', ma uno si ed uno no.
Poi ho vinto il give away di Valentina. Che gioia.
E poi per caso, come tutte le migliori scoperte avvengono, ho scoperto la cosa piu' goduriosa e semplice del mondo: pane e banana.
08 November 2011
i doni e le croci
... un post forse ancora piu' sfacciato di quando non vorrei essere sfacciata...
Nelle mattine insonni, quando e' ancora notte e mi sveglio per accompagnare il giorno che nasce...
...e mi piace moltissimo ed e' per questo che poi succede ancora ed ancora: perche' quando apro gli occhi sull'ora, anche se e' piccola, quel brivido di adrenalina per il nuovo giorno che vedro' nascere, mi sveglia, mi porta dolcemente fuori dal letto. Una sorta di fame di vita...
Nelle mattine insonni, cercavo di dire, avrei voluto scrivere -per esempio- di come e' stata la prima volta al corso di yoga in gravidanza. Del posto che chiamava rilassatezza, tutto legno e luci soffuse. Di questo gruppo di donne tutte panciute che mi sono trovata intorno, adagiate su materassini, ricoperti di coltri, pieni di cuscini. D'incanto la mia pancia non era piu' l'unica ed ognuna delle pance intorno aveva una forma, dimensione, sapore diversi. Poi la maestra yogi ci ha dato il benvenuto con voce lieve. Le donne panciute si sono presentate ad una ad una ed e' arrivato alche il mio timido turno. Ik ben Squabus, ik ben drieëntwintig weken zwanger... e non e' che capisco proprio tutto-tutto quello che dite, volevo aggiungere. Ma forse si e' capito da se'. (Rilassarsi con il cervello in tensione per la comprensione ultima non e' totalmente possibile. Ma almeno il luogo e la compagnia sono magici.)
Volevo scrivere di questa e di altre storie di prossima mammitudine, nelle mattine-notti di amata insonnia. E volevo sriverlo con tutta la poesia che sento, sdolcinata e timida come il primo bacio. Emozionata.
E pero' ogni volta che mi rigiro un post panciuto in testa, mi passano per la mente anche altre cose e pensieri, delicatezze, pudori, che non sono pudori di se', ma dell'altro da se'. E poi una cosa che e' successa qualche settimana fa.
Io ed una fanciulla, che chiamero' Spilunga, ci siamo prese un giorno libero e siamo andate ad Amsterdam a passeggio. Era una giornata magnifica, come un richiamino di sole prima dell'autunno che arriva. Avevamo una scusa scientificoculturale per andare, ma il fulcro era il sole e passeggiare e chiacchierare lievi e ridere.
Spilunga e' una ragazzona grande, alta, due spalle cosi', fisico scultoreo, simpatia contagiosa. Insieme alle altre ragazze mi coccola in questa magnifica fase panciuta. Tutte partecipi, carine, attente. Come MissB che mi sfiora delicata la pancia ogni volta che mi passa vicina nei corridoi e sorride. Come Minuta che, tra tutti i vini, mi porta la limonata a cena e apre il minuscolo pacchettino che ho preparato per annunciare l'evento. Quando ci trova una piccolissima marionetta, di quelle che si attaccano al dito, ed un bigliettino che dice piu' o meno: "cosi' hai il tempo di allenarti per giocare col piccolo in arrivo" (ma in inglese suonava meglio)... scoppia a piangere di gioia. E poi Spilunga, che chiede quando andiamo a comprare baby-stuff?? E a passeggio per Amsterdam -impaziente- compra per Ello il libricino che lei preferiva quando era bambina.
Poi andiamo a bere un te all'aperto e, in quel sole sfacciato di quasi-ottobre, siamo sedute a ricevere grate tutta la luce che possiamo. Ad un certo punto lei mi guarda la pancia, che comincia appena a vedersi, fa come a raccoglieri e mi dice: I am so jelous. E sorride.
E io la guardo negli occhi e nel suo sorriso -Spilunga classe ottantaequattro- e la rassicuro che c'e' tempo. E se davvero pensa che non ci sia tempo da aspettare, che si lasci andare, che' tutto prende ad avere talmente senso quando si smette di cercarlo con la ragione (e questa e' parte di tutta un'altra riflessione-rivelazione-folgorazione che fa parte dei miei fitti pensieri panciuti e che qui rimarra' nell'aria).
Lei pero' scuote il capo sicura, sta ancora sorridendo, ma di un sorriso che soffre. E mi racconta lieve, senza mai smettere di sorridere, che per lei non ci sarà tempo. Sicuro che no. Perche' non c'e' spazio, non c'e' luogo in lei dove un seme possa farsi frutto. E mi spiega e d'improvviso mi sento -di nuovo- piccola, cosi' piccola e dispiaciuta per lei. L'abbraccio e piango con lei che ancora sorride e si scusa e mi prega che non vuole che questo comprometta la condivisione delle mie gioie panciute a cui lei tiene molto. Che e' per questo che se lo tiene ostinatamente per se' questo segreto. L'abbraccio e la ringrazio di cuore per avermi aperto la porta. Parliamo di mille cose tutto attorno a questo. Le chiedo come fa a sopportare questo peso in silenzio. Che' io -almeno questa nuova io- lo direi forse subito. Che non e' sopportabile portarsi questo fardello da soli in un mondo che non fa altro (o sembra solo a me?) che chiedere alle donne: quando? Che per me alla soglia dei trenta la sofferenza, o dovrei dire insofferenza -quando le persone chiedevano, indelicate e indiscrete, e alludevano a bimbi- non era semplicemente tollerabile. Bisognerebbe parlarne di questa che almeno io ho considerato e vissuto come una forma di violenza...
Spilunga semplicemente dice che non vuole pieta'. Non vuole che le persone, soprattutto le altre donne, vedano per prima cosa questo in lei. Certo che capisco, ma -saranno gli ormoni?- sto abbracciano il pensiero che ad certo punto chiedere pieta' e' esattamente quello che bisogna fare. Abbi pieta' di me e risparmiami sofferenza. Usami delicatezza. Ma forse bisogna diventare forti abbastanza anche per poter chiedere pieta', per potere sopportare chi pieta' per te non ne ha, neanche se l'hai chiesta.
E' cosi' dannatamente importante condividere il bagaglio, altrimenti siamo tutti piccoli universi lontani anni luce l'un l'altro, ognuno con i suoi drammi, violenze, negazioni. Bisogna avere rispetto per i doni che ci toccano in sorte. E non considerarle scontate. D'altra parte chiunque viva o abbia vissuto un grande dramma, violenza o negazione deve poter lasciare spazio per coloro che ne hanno semplicemente di diverse, perchè -quanto è banale- ognuno ha i suoi doni e le proprie croci. Ed è questo che Spilunga voleva fare col suo silenzio: lasciare spazio. Uno spazio che dovrei rispettosamente prendermi.
Riuscirò a darmi il permesso di esprimere tutto il dolce fardello della mia maternita' così folgorante, fantastica, meaningful?
Non credo, non ci riuscivo a pieno fin da prima che Spilunga mi mettesse a parte del suo segreto. Perche' riversare la mia folle felicita' sul mondo mi sembrava sfacciato e anch'esso poco delicato, e adesso ancora di piu'. E pero' mi riguardo le mie croci, tocco le cicatrici, penso alla strada percorsa e so nel profondo che -finalmente- tutta questa felicita'. Forse e' questo che voglio dire o' voi che di qui passate... che non vorrei paresse troppo sfacciato tutta questa poetica... che' si insiste su cio' che che prima e' mancato e si e' bramato a lungo...
Sono felice, e allo stesso tempo triste, come non sono mai stata in vita mia. E affamata di vita, fin da prima dell'alba...
29 December 2010
niente paura e' solo natale
(no subject)
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Squabus
to me
show details 1:29 PM (1 minute ago)
Mi chiudo in bagno, quello stesso bagno.
Le parole mi arrivavano in flusso continuo, mentre camminavo sotto il sole ghiacciato. Camminavo silenziosa con quel "pensiero a scrittura" per la testa, ma gia' sapevo che una volta raggiunta la tastiera, non sarebbe stato come prima. Ho le mani ghiacciate.
Diceva: Squa ma il tuo blog?
Il mio blog non c'e' tempo o non c'e' luogo. Ci fossero entrambi nello stesso momento....
Dieci giorni che sono figlia, sono sorella, sono cugina, sono fidanzata, sono amica. E sono anche zia di nuovo... che bello.
Sono un sacco di cose, ma non sono; io, solo io
Piango sotto il sole ghiacciato. Non posso nascondermi. Vede, mi chiede. Non capisce. Non ci sta. Mi vuole con se, anche triste e sconsolata.
Non riesco piu' a smettere, e' la sola cosa che posso fare ora e comunque non so dov'e' l'interruttore...
Facciamo che parto: vado in vacanza, questo non e' staccare la spina: questo e' accanirsi ad un altra serie di cose da incastrare, da far funzionare. Enorme fatica. Anche piacere certo, ma al prezzo di una fatica incommensurabile. Li voglio tutti felici, fratelli, cugini, nipoti. Com'e' banale. Questa non e' poesia, questo non e' blog. Questo e' tirare fuori qualcosa cosi' com'e' e come viene. Brutto e banale. Chiusa a chiave in bagno. Sempre quello.
Ed io? Io prendo il treno domani, mi porto la tastiera e fogli di carta bianca.... 2 ore e mezza non basteranno, troppo poche, ma saranno qualcosa. Io vado: un posto nuovo, persone nuove. Quasi amici, tanto freddo e stare insieme. Forse scrivo anche il blog. Pero' ora smetto di piangere, giuro. Ora esco dal bagno e sorrido di nuovo.
Ma chi mi cerca mi trova.Mai stata piu' presente. Lascia solo che mi riprendo, ricarico le pile e saro' piu' presente che mai.... Pero' cercami tu la prossima volta, io mi riposo. Pero' me, non la figlia, la zia e la cugina....
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Squabus
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Mi chiudo in bagno, quello stesso bagno.
Le parole mi arrivavano in flusso continuo, mentre camminavo sotto il sole ghiacciato. Camminavo silenziosa con quel "pensiero a scrittura" per la testa, ma gia' sapevo che una volta raggiunta la tastiera, non sarebbe stato come prima. Ho le mani ghiacciate.
Diceva: Squa ma il tuo blog?
Il mio blog non c'e' tempo o non c'e' luogo. Ci fossero entrambi nello stesso momento....
Dieci giorni che sono figlia, sono sorella, sono cugina, sono fidanzata, sono amica. E sono anche zia di nuovo... che bello.
Sono un sacco di cose, ma non sono; io, solo io
Piango sotto il sole ghiacciato. Non posso nascondermi. Vede, mi chiede. Non capisce. Non ci sta. Mi vuole con se, anche triste e sconsolata.
Non riesco piu' a smettere, e' la sola cosa che posso fare ora e comunque non so dov'e' l'interruttore...
Facciamo che parto: vado in vacanza, questo non e' staccare la spina: questo e' accanirsi ad un altra serie di cose da incastrare, da far funzionare. Enorme fatica. Anche piacere certo, ma al prezzo di una fatica incommensurabile. Li voglio tutti felici, fratelli, cugini, nipoti. Com'e' banale. Questa non e' poesia, questo non e' blog. Questo e' tirare fuori qualcosa cosi' com'e' e come viene. Brutto e banale. Chiusa a chiave in bagno. Sempre quello.
Ed io? Io prendo il treno domani, mi porto la tastiera e fogli di carta bianca.... 2 ore e mezza non basteranno, troppo poche, ma saranno qualcosa. Io vado: un posto nuovo, persone nuove. Quasi amici, tanto freddo e stare insieme. Forse scrivo anche il blog. Pero' ora smetto di piangere, giuro. Ora esco dal bagno e sorrido di nuovo.
Ma chi mi cerca mi trova.
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14 September 2010
Io Yogo - parte I: il verde
Avvertimento: il post piu' sconclusionato della storia.
E molti piu' a venire, altrimenti non scrivo piu'. E neanche controllero' l'ortografia e neanche convertiro' questi maledetti, unici, accenti che la mia tastiera mi concede (questi: ') . BAsta. Leggerezza. Come viene. Non ho tempo per correggere accenti. Non voglio averlo: e' piu' onesto. Avvertitimento finito.
Agosto, si e' capito: non e' pervenuto.
Settembre invece e' qui e lotta insieme a noi. E' una lotta non violenta che sa di yoga e di verde. La parola Yoga, il concetto Yoga, si sta declinando, o coniugando dovrei dire, intorno a me. Io Yogo. E Yoghero' sempre di piu', e' stato deciso. Senza neanche troppo consultarmi.
Ci sono -infatti- almeno due cose bellissime in terra Olandica, che stanno lottando-non-violentemente in questo Settembre. Una e' il verde. Che con tutta questa pioggia, proprio straripa (che verbo e'?). Che' quindi, se il verde e' amico tuo, ami anche la pioggia alla fine. E questa e' pura strategia vincente in terra Olandica. E quindi con o senza pioggia, ma soprattutto (e spesso, proprio a livello statistico) dopo la pioggia: tu -io- prendi e vai nel bosco, dove -a parte quell'ODORE inebriante di erba fresca, bagnata dalla pioggia- fiumi di verde per gli occhi, di tante tonalita'. E soprattutto quel verde, proprio erba fresca***.
Il verde erba fresca fa bene allo spirito ed e' il mio migliore amico. Che si pensa che io ami il blu. Si vabbo' certo. Pero' il verde quasi mi sa' di piu'.
La terapia di Agosto (che anche se non e' pervenuto, il suo contributo l'ha dato, poverino): era mollare tutto ed andare nel bosco. No matter what. Il bosco, devo pedalare 15 minuti da casa per andarci. Esci dalla cittadina, dal lato nord-est ed arrivi al "bosco della cittadina". Ed e' bello che non sei nella cittadina, sei fuori, appena fuori, ma sempre fuori. Pero' sei li'. Dopo settimane di diluvio oftalmico incontrollabile, ci sono volute 5 o 6 "sedute" al bosco cittadino per arginare le mareggiate. Dopo 5 o 6 sedute, la pioggia oftalmica cominciava incredibilmente, appena varcato il primo sentiero tra gli alberi. Solo appena li'. Come se mi trattenessi nella missione di dover dare da bere all'erba, a rinfrescarla.
5 o 6 sedute, dicevo. Sedute che, dopo un giretto nel bosco, proprio mi sedevo su un porticciolo del laghetto e guardavo le papere, le nuvole, o i pescatori o quel signore anziano che ogni giorno si faceva la sua nuotatina- che io ad un certo punto mi sono sentita molto snob che io non mi sarei mai tuffata nel lago, troppo palustre, con i rametti, gli insettini, le foglie eccetera. E invece ora ci sto pensando, che vorrei esserne capace. Quindi andavo al bosco cittadino -che sara' cittadino ma e' selvaggio, lussureggiante, verdissimo- la piu' parte delle volte sola, qualche rara volta col chercheur. Che si sedeva affianco a me sul porticciolo ed indovinate che faceva? Lui si metteva li' e studiava il comportamento delle varie papere. Perche' quello e' chercheur dentro.
Poi c'e' almeno un'altra cosa bellissima in terra olandica -che era quello che volevo raccontare- ma siccome e' meno poetica, prima ci volevano fiumi di verde e quindi quella la racconto un'altra volta.
Ora vado a fare colazione
Mi sa che son tornata.
***Questo verde qui, che ha fotografato GianMuga in Olandia.
04 April 2010
Leggermente infelice, dicevo.

Ci sono vite completamente diverse.
Vite che sorridi, oppure che hai l'aria melancolica e non te la togli piu' di dosso. Resti intrappolato.
Vite che scrivi il diario e vite che corri, corri e non ti fermi mai.
Che non hai tempo, vite che ne hai troppo e si spreca.
Vite che aspetti e che ti fai aspettare.
Vite che ti chiudi in bagno e -ancora- aspetti.
Che piangi disperata e vite che ti viene la stupidera e non smetti piu' di ridere.
Vite che e' peccato.
Vite di diverso odore, puzza, sapore, colore. Pensieri.
Vite pedalando e vite a quattro ruote
Sabato.
Esco sotto la pioggia con il mio nuovo kway azzurro.
Salgo in macchina, continuo a sentire puzza. Milano puzza e ieri mi si sono formate quelle caccole nere nel naso. Me le ero dimenticate.
Vado a pranzo dalla nipotina, non succede spesso.
(Vite che per fortuna c'e' cosi' tanta speranza...)
Dopo pranzo ci mettiamo a fare disegnini da scambiarci. Disegneremo ininterrottamente per 3 ore. Siamo allegre, copiamo l'una quello che disegna l'altra. Solo che lei ha piu' talento.
(Vite che non hai mai imparato a disegnare, vite che non riesci a smettere)
Dico che i suoi disegni mi fanno pensare al piccolo principe. F. mi dice che e' una strana coincidenza, che proprio ieri sera degli amici le citavano il piccolo principe e che lei non lo conosce. Per me e' chiarissimo che ho una missione da compiere. Penso che sia bellissimo che questa mamma legga per la prima volta il piccolo principe con la sua bimba seienne.
Quando le lascio vado nell'unica libreria dell'hinterland che conosco. Chiedo alla ragazza al banco il piccolo principe, edizione illustrata per favore. Ne esisteranno non illustrate? Poi mi domando, che senso avrebbe? Dal retro mi raggiunge la voce del libraio. No, non puoi comprarlo alla tua eta', non lo capiresti. Sorrido. Lascia quel che stava facendo per venire a parlare con me del piccolo principe. Non e' per me, gli spiego tutta la storia: e' per mia nipote e sua mamma, io l'ho gia' letto. In quattro lingue vorrei aggiungere, ma non si fa. Non si fa eppure e' cosi' importante.
Mi fa cosi' piacere questa chiacchierata. Penso al blog di Viola. Gli dico: ne approfitto, mi consiglia un libro? Forse lo prendo di sorpresa, tergiversa. Mi propone La donna abitata di Gioconda Belli ed io capisco che me ne andro' via con un bel libro. Ma un altro, quello l'ho gia' letto e mi e' molto piaciuto.
Il libro te lo cerca la mia compagna, tu vieni a berti un caffe' mi dice. Entra in scena anche la libraia, che ha un aspetto cosi' dolce e rassicurante. Io invece mi sento in un turbinio. Vado a bere il caffe'. Confesso che i libri, i pochissimi libri che leggo di questi tempi, li compro su amazone. E' un po' inorridito. A me questo -di parlare del piccolo principe con il libraio- non e' mai successo, dico. Mi chiede l'hai mai cercato?, lo sguardo sembra duro, quasi mi stesse rimproverando perche' non sei venuta da me prima? Ero troppo infelice per parlare con il mio libraio del piccolo principe.
Gli racconto della libraia bloggher.
Quando torniamo, sul bancone ci sono 4 libri. Il primo della pila e' L'insostenibile leggerezza dell'essere. Sorrido. E' il libro piu' bello che ho mai letto. Non me lo ricordo. Io ho la sindrome da amnesia post libro. Ricordo solo lo stato d'animo che avevo prima, durante e dopo un libro. Non il libro in se'. Mi racconta che cosa ha significato per lei. E' stata come la chiave, dice. Ho desiderio di rileggerlo, la mia copia. Ma e' chiusa, inchellophanata in un armadio, ospite. Ho improvvisamente una nostalgia fulminante per i miei libri. Rinchiusi li' al buio. Come staranno?
Me ne vado col secondo della pila: L'ombra del vento Carlos Ruiz Zafón. Chiedo alla libraia se secondo lei i libri possono anche fare danni. Sorride come avessi detto una schiocchezza. Invece io sono seria, se i libri possono essere salvifichi, perche' non anche pericolosi?
La libraia mi piace molto. Il libraio mi ha detto di non chiamarla signora libraia. Il libraio e' comunista. Me ne vado rallegrata. Ci siamo rallegrati a vicenda, credo.
(Vite di sfortuna e vite che a volte vinci alla lotteria. Certo devi giocare.)
Uscita dalla porta vado d'istinto a sinistra. Poi mi guardo intorno. Mi sento come Alice che torna da Wonderland. Ci metto qualche secondo a riorientarmi. Dove sono. Dove devo andare. A destra, dovevo girare a destra, torno sui miei passi. Una macchia azzurra sotto la pioggerellina milanese.
Poi mi compro un rossetto rosso. Atomic red numero 12
C'e' la vita consumista, ma c'e' anche la vita che e' importante che tu i tuoi guadagni, vai in un posto dove si fa del mercato e tu fai a cambio: un po' dei tuoi guadagni per un rossetto atomico. E' cosi' incredibilmente importante.
Poi ho tradito le righe per i pois. Svolta a pois.
Provo a lasciare un commento alla libraia bloggher.
Scrivo ad Hacca - che ha amato molto il piccolo principe - e le racconto.
La mia giornata si chiude con questo circolo bizzarro.
Leggermente infelice ma vivissima. E rossa.
Per voi che pure volete bene al piccolo principe, come per me, tutto cambia nell’universo se in qualche luogo, non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, sì o no, mangiato una rosa.
Guardate il cielo e domandatevi: la pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore? E vedrete che tutto cambia...
19 January 2010
ap-proposito di buoni propositi
...e c'è tutta una vasta gamma di vita che ti invade, e vuoi viverla tutta. Ma non è concretamente fattibile seguire tutto con la stessa passione. La passione è un'esperienza totale che non si può dedicare a più di un'entità per volta. Invece i segnali arrivano molteplici ed ogni segnale stimola, appassiona, le pupille si dilatano. Vorresti perderti a contemplarlo, capirlo, seguirlo, coltivarlo, giocarlo, parlarlo. Il segnale, lo stimolo, il lampo. Ma ne arriva un altro e si ricomincia, dopo un attimo di disorientamento. E cerchi di metterli in ordine, gli stimoli, come si potesse metter in fila fotoni (forse si può, questo almeno è facile da verificare?). Ognuno che arriva è come una piccola scossa. Piccola, grande, dolorosa, colorata, travolgente, lieve. Ma si sente, a seconda della sensibilità del sistema. La scossa. Oh se sono viva! Quanta vita. Varie vite, varie tonalità, le vedo avvicendarsi e sperimento anche l'impressione dei miei colori stesi a pennellate sulle pareti dell'esistenza altrui. Sono viva e la vita, la natura, asseconda la sopravvivenza: posso sopravvivere solo se ho lo spazio, ho il tempo, ho il modo. Mi sono sentita così inequivocabilmente viva, ho provato un così forte turbinìo di emozioni e non ho potuto evitare di assecondare tutte le possibilità. In un delirio orgiastico di concretizzare i buoni propositi, mi sono fatta avanti per tutto. Proprio tutto... Per coltivarmi, per scoprire quanto più potevo...
Concretamente, appunto, in un'ora e mezza il mio 2010 comincia. Dolcemente. Con un corso di cucito, una volta a settimana. La settimana prossima si aggiungerà il corso di olandese, due volte a setttimana, che si profila l'impegno più faticoso. Insieme ad un corso per gli studenti del primo anno di università che partirà la settimana ancora successiva. Per gradi. No, non insegno: sono ancora da questa altra parte, perché non riesco a nascondere la mia curiosità dietro la """dignità""" del non tornare sui banchi. Perché ho molto più da perdere vergognandomene. Perché -come allora volevo vedere: prima come studiano gli americani, poi come studiano gli ingegneri- ora voglio vedere che fanno i biotecnologi. Perché il corso sarà dato in olandese, altrimenti sarebbe stato troppo facile. A completare il tutto, a fine settimana, mi rilasserò seguendo due corsi di teatro. Cosa che avrei voluto fare da sempre, ma non ero viva abbastanza, o non ero io abbastanza. Due perché non riuscivo a scegliere e perché avevo paura che non sarei sopravvissuta abbastanza a lungo per scoprire.
Forse non sopravviverò a tutta questa vita, c'è da dirlo. Ma sono stata in stato quiescente troppo a lungo per non provarci. Voglio tutto, subito, qui, ora.
Vorrei essere certa di restare raggiungibile dai lampi giusti però, quando il sistema diventa complesso. Voglio pensare che in mezzo a quelle tempeste, quel bagliore speciale riesca ancora ad attraversarmi dritta al cuore e farmi emozionare alle lacrime.
Hnita gattona. dice. e tutte le altre tempeste sono tornate per quell'attimo nei loro vasi di Pandora. Tutte le altre vite si sono fermate un attimo a guardare. Col fiato sospeso. Poi ho visto il video ed allora tutta la poesia ed il miele hanno fatto posto ad una grassa risata! Ed ancora rido a pensarci. Che patata.
07 January 2010
Pronti, via!
... più che un post, la strombettata mattutina
http://www.esercito.difesa.it/root/media/musiche/caserma/sveglia.mp3
Mi alzo con il fuso orario, la cintola un buco più in là, le ruote sgonfie. Non sono sicura di farcela.
Esco di casa ad ore che non son più così piccole. Comunque, prima di tornare ai posti di combattimento, mi concedo il giro lungo, che passa dal centro-centrissimo, per guardare le strade, le vetrine. Pedalo cauta, i canali quest'anno sono liquidi quasi completamente, invece le strade sono diacce e se freno cado giù.
Tocco tutto intorno a me, apro cassetti. Bevo caffè, distribuisco baci post-natalizi e sorrisi. E come va? Un camice fresco di bucato. Una scaldatina ai muscoli. Sono ai blocchi di partenza.
Molto simbolicamente, sincronizzo gli orologi di tutti i laboratori, uffici, corridoi. Sulla via di casa gonfio le gomme.
Saltata di nuovo in sella.
Ce la faccio. Sorrido.
Pronta. Via!
http://www.esercito.difesa.it/root/media/musiche/caserma/sveglia.mp3
Mi alzo con il fuso orario, la cintola un buco più in là, le ruote sgonfie. Non sono sicura di farcela.
Esco di casa ad ore che non son più così piccole. Comunque, prima di tornare ai posti di combattimento, mi concedo il giro lungo, che passa dal centro-centrissimo, per guardare le strade, le vetrine. Pedalo cauta, i canali quest'anno sono liquidi quasi completamente, invece le strade sono diacce e se freno cado giù.
Tocco tutto intorno a me, apro cassetti. Bevo caffè, distribuisco baci post-natalizi e sorrisi. E come va? Un camice fresco di bucato. Una scaldatina ai muscoli. Sono ai blocchi di partenza.
Molto simbolicamente, sincronizzo gli orologi di tutti i laboratori, uffici, corridoi. Sulla via di casa gonfio le gomme.
Saltata di nuovo in sella.
Ce la faccio. Sorrido.
Pronta. Via!
11 December 2009
Coordinate astrali: 43°36′43″N 3°52′38″E
... piu' che un post: un'altra puntata della telenovela dei ricercatori precari
Si torna in quel meraviglioso limbo di suspense e si comincia, di nuovo, a sognare di futuro. Come in una sorta di déjà vu periodico:
Che alla fine, pazzescamente, mi piace anche. E mi rendo conto che forse non e' una bellissima cosa, questo anelare cambiamento, sempre e comunque. Questa poca predisposizione a mettere radici. Ma questa e' un'altra storia.
A differenza di altre volte, questo riempirsi gli occhi di un possibile, eventuale, futuro, avviene in maniera piu' adulta ed anticipata. Questa volta la suspense durera' per default almeno 6-7 mesi. Intanto noi faremo allegramente finta di nulla, ma ci prepareremo. Il chercheur scrivera' i progetti, io riprendero' quel google-dancing forsennato, trovero' una strategia. La spuntero' un'altra volta! Fatica, ma tanto entusiasmo.
La categoria suspense ha raccontato la telenovela, che mi commuovo un po' a rileggere. Parla di un ex-only-optical-fisic, ex-baiofisic-vuld-laic che ora e' in divenire. E di una che prima non lo era, ma ora e' chercheuse anche lei. E forse non l'aveva mai scritto prima.
Fa bene ogni tanto fermarsi e scrutare all'orizzonte che ci aspetta, ma anche voltarsi a guardare la strada e tutti i paesaggi che abbiamo lasciato. Nel bene e nel male.
Si torna in quel meraviglioso limbo di suspense e si comincia, di nuovo, a sognare di futuro. Come in una sorta di déjà vu periodico:
Paesaggi mai visti sfilano sotto i miei occhi, a migliaia
Che alla fine, pazzescamente, mi piace anche. E mi rendo conto che forse non e' una bellissima cosa, questo anelare cambiamento, sempre e comunque. Questa poca predisposizione a mettere radici. Ma questa e' un'altra storia.
A differenza di altre volte, questo riempirsi gli occhi di un possibile, eventuale, futuro, avviene in maniera piu' adulta ed anticipata. Questa volta la suspense durera' per default almeno 6-7 mesi. Intanto noi faremo allegramente finta di nulla, ma ci prepareremo. Il chercheur scrivera' i progetti, io riprendero' quel google-dancing forsennato, trovero' una strategia. La spuntero' un'altra volta! Fatica, ma tanto entusiasmo.
La categoria suspense ha raccontato la telenovela, che mi commuovo un po' a rileggere. Parla di un ex-only-optical-fisic, ex-baiofisic-vuld-laic che ora e' in divenire. E di una che prima non lo era, ma ora e' chercheuse anche lei. E forse non l'aveva mai scritto prima.
Fa bene ogni tanto fermarsi e scrutare all'orizzonte che ci aspetta, ma anche voltarsi a guardare la strada e tutti i paesaggi che abbiamo lasciato. Nel bene e nel male.
01 September 2009
atomica
... del vaso di pandora
dice che non ascolto musica.
E' vero
Oggi ho aperto la cartelletta JJ
ed ho ringraziato di essere cosi' piena energia positive, cosi' da poter godere di quella potenza malinconica, senza soccombere.
Ho capito che certi vasi ho il permesso di aprirli solo se ho le energie di base necessarie. E che quando le ho li devo aprire, un respirone e sorridere malinconica.
In tutti gli altri casi non ce la posso fare e non ascolto musica, perche' fa troppo male.
Non sopporto piu' i non accenti, urge cambiar tastiera.
Ci sono circostanze in cui la pigrizia e' odiosa.
dice che non ascolto musica.
E' vero
Oggi ho aperto la cartelletta JJ
ed ho ringraziato di essere cosi' piena energia positive, cosi' da poter godere di quella potenza malinconica, senza soccombere.
Ho capito che certi vasi ho il permesso di aprirli solo se ho le energie di base necessarie. E che quando le ho li devo aprire, un respirone e sorridere malinconica.
In tutti gli altri casi non ce la posso fare e non ascolto musica, perche' fa troppo male.
Non sopporto piu' i non accenti, urge cambiar tastiera.
Ci sono circostanze in cui la pigrizia e' odiosa.
25 May 2009
Paris, Paris...
... piu' che UN post, un altro post dei post

Tutto un fremito, uno scombussolio, un risveglio!
Ce lo si aspettava, lo si e' voluto fortemente anche. Ed e' arrivato: il risveglio.
Dimmi com'e' risvegliarsi a Parigi...
Cosa appuntare, cosa fotografare, cosa condividere?
Intanto, non ero ubriaca nei commenti al post qui sotto!
Eravamo nella stanzetta del chirichetto, che e' folle ed ha un computer con una tastiera francese, ma con il setting della tastiera americana (per LaTeX dice, sara'!). Eravamo di fretta, stavamo per andare a picnicare sulla senna, ma io volevo ringraziarvi tutti. Pigiavo i tasti ed usciva ; per m, a per q, q per a, w per z? (o forse per la w era colpa mia?) Il chirichetto mi dice: hai la tastiera americana sul tuo, no? Allora chiudi gli occhi e vai. Ma non funziona. Sara' perche' io di solito li guardo i tasti? Ecco, tanto per precisare che non ero ubriaca. Un po' euforica si pero'.
Comunque di nuovo grazie, grazie ed ancora grazie dei suggerimenti! Ho tentato di seguirli tutti, compatibilmente con l'agilita' dell'improbabile sestetto che all'apice del week end si e' creato. Ci siamo infatti trovati io ed il mio chercheur, il chirichetto, un postdoc libanese ed una spagnola conosciuti in Colorado, una post doc italiana amica della spagnola. Non semplicissimo giostrare gli spostamenti.
A venire (chissa', con questi ritmi):
Paris de l'urgence, la renaissance et la jeunesse
La macchina, l'auberge de la jeunesse
Paris du velo (contre Paris dès autobus et metro)
Le "velib" (http://www.velib.paris.fr/)
Il 96 ed il 67
Fare le talpe
Paris Boulangère
~4 Avenue Jean Jaurès, Metro Jaurès
Eletta la migliore boulangerie del week end!
Paris dès affiches
Fare cose, comunicare
Paris des vieux amis et des conseilles
Les bistros, les coins, la vie
Paris à la page
Le parigine (ed i non parigini)
Tutto un fremito, uno scombussolio, un risveglio!
Ce lo si aspettava, lo si e' voluto fortemente anche. Ed e' arrivato: il risveglio.
Dimmi com'e' risvegliarsi a Parigi...
Cosa appuntare, cosa fotografare, cosa condividere?
Intanto, non ero ubriaca nei commenti al post qui sotto!
Eravamo nella stanzetta del chirichetto, che e' folle ed ha un computer con una tastiera francese, ma con il setting della tastiera americana (per LaTeX dice, sara'!). Eravamo di fretta, stavamo per andare a picnicare sulla senna, ma io volevo ringraziarvi tutti. Pigiavo i tasti ed usciva ; per m, a per q, q per a, w per z? (o forse per la w era colpa mia?) Il chirichetto mi dice: hai la tastiera americana sul tuo, no? Allora chiudi gli occhi e vai. Ma non funziona. Sara' perche' io di solito li guardo i tasti? Ecco, tanto per precisare che non ero ubriaca. Un po' euforica si pero'.
Comunque di nuovo grazie, grazie ed ancora grazie dei suggerimenti! Ho tentato di seguirli tutti, compatibilmente con l'agilita' dell'improbabile sestetto che all'apice del week end si e' creato. Ci siamo infatti trovati io ed il mio chercheur, il chirichetto, un postdoc libanese ed una spagnola conosciuti in Colorado, una post doc italiana amica della spagnola. Non semplicissimo giostrare gli spostamenti.
A venire (chissa', con questi ritmi):
Paris de l'urgence, la renaissance et la jeunesse
La macchina, l'auberge de la jeunesse
Paris du velo (contre Paris dès autobus et metro)
Le "velib" (http://www.velib.paris.fr/)
Il 96 ed il 67
Fare le talpe
Paris Boulangère
~4 Avenue Jean Jaurès, Metro Jaurès
Eletta la migliore boulangerie del week end!
Paris dès affiches
Fare cose, comunicare
Paris des vieux amis et des conseilles
Les bistros, les coins, la vie
Paris à la page
Le parigine (ed i non parigini)
16 May 2009
Il famoso, banale e saggio sii te stesso
e' che poi a tentare atteggiamenti che non corrispondono al se,
tutto intorno va a scatafascio.
So che mi piace molto fotografare il vetro,
oppure il metallo che e' freddo ma specchia.
E' un inizio?
29 September 2008
emozionata
...un post in partenza
Bagagli fatti, aperti, sfatti, rifatti per settimane ormai, ora sono -quasi totalmente- chiusi.
Ancora qualche cosina da fare e poi si parte.
Gia' domani comincia la vita olandese. Non mi dispiace partire in treno: 15 ore di viaggio concederanno il tempo mentale della transizione. Tanto tempo per pensare ed apprezzare una partenza che sa sempre meno di fuga. O forse e' solo una fuga diversa, consapevole.
E poi al risveglio tutto un mattino di paesaggi nuovi...
La foto e' per i posteri e rappresenta il mio trasloco al completo. Ho passato settimane a riflettere sui termini dei volumi di se' ovvero quanto spazio occupo nel mondo fisico?! Ho sfogliato incuriosita i ricettari della Cri in comunello, li guardavo pensosa e mi chiedevo se desideravo una libreria piena di libri di ricette e non. Un desiderio -quasi- proibito, nel quasi ci sono piccoli/grandi compromessi che mi appaiono come prove d'amore.
Buon viaggio a me ed i miei volumi
a risentirci dalla terra delle biciclette!!
10 December 2007
Istantanea: mari monti e cristalli
Si e' decisamente di gusto marino qui... pero' anche la neve ci piace, ci piace assai. Soprattutto se fuori ci sono piu' di dieci gradi sotto zero e le strade restano bianchissime anche al passaggio di mille macchine. E si sbicicletta su cinque-sette centimetri di soffice e bianca, farinacea neve, con i freni ed il cambio ghiacciati, i pomelli rosso melograno, all'improvviso un caldo tropicale dietro il collo, troppi strati di sciarpa a strisce azzurro-celeste. Si cerca diligentemente di non slittare via, si sorride parecchio, anche. E servirebbe un idraulico, che' il moccio comincia a colare copioso (che schiiiifo, m'è scappato...) e poi passa a fianco lo spazzaneve e scompaio in un'onda gelata.
Fuori dalla finestra, domenica mattina:

La passeggiata
sottotitolo: quasi come in Lapponia

Avrei ricevuto in dono una macchina-fotografica-digitale-ultima-generazione, in quel di nuova york! Il dono era di celebrazione del primo anno di liberazione dal-La Schiavitu', 22 novembre. La prima volta negli ultimi venti anni che pretendo un regalo, credo. Me lo sono meritato. In quel di (S)Brooklyn and Manhattan, si son fatte circa 300 foto, assatanate. Avrei, poi, creato un account flickr, ma non s'e' trovato il tempo di fare una degna selezione.
Intanto si accumula un archivio fotografico di Squa dormiente... non faccio altro che dormire!
In programma anche un archivio fotografico di cristalli di neve. Chissa' se anche noi riusciremo ad avvistarne due gemelli... La foto, per amor di precisione, non e' mia, ma di 1001miglia.
Stay warm!
Il primo cristallo

01 November 2007
Post-Halloween
Perche' poi voglio tornare qui e ricordarmi della sbiciclettata di ritorno dal lavoro nella "notte" (tardo pomeriggio) di Halloween. Io, playmobil piu' "consapevole", in un plastico un po' piu' illuminato del solito dopo il calar del sole. Le luci venivano dalle case, infestate da fantasmi, grida lugubri, zucche luccicanti. Orde di bambocci per le strade, sempre buie, ma un po' meno, lo ripeto. Nell'aria c'era odore di neve. Sulle colline al confine della citta', sotto il lago, sopra il laboratorio, la neve c'era gia', trionfale. Aria pungente.
Mi son svegliata alle cinqu'e'trenta -che impressione- stamane, pensando che nei prossimi giorni dovro' "sacrificare" il lavoro a cui mi son dedicata negli ultimi due mesi (appena). Smontare tutto, recuperare i simpatici batteri, irrorarli di spesso, mieloso, glicerolo, che gli faccia da piumone in quella ghiaccia atmosfera di menottanata celsius. Non amano l'ossigeno che respiriamo, sono chiusi in bottiglie ermetiche, devo capire come tirarli fuori di la'... io li ho maledetti per gli ultimi due mesi, ma ora che m'han detto di metterli a nanna, un po' mi sento persa, vuota, senza le grane che m'han dato, un po' non voglio fargli male... essere delicatissima, cantargli la ninna nanna prima di ibernarli.
Tra l'altro, le due mucche superstiti sono tornate al loro posto, sull'ultimo miglio.
31 January 2007
atterraggio nel nuovo mondo parte prima
Atterrati. neve neve, freddo freddo freddo. Sonno sonno sonno sonno son......................
Neve neve neve, freddo freddo. Sonno. Respiro corto, si sta a 1500 metri. E l'aria e' secchissima, quindi gola dolente e... scusate, caccoloni nel naso da record (almeno prima di comprare il gel magico da spalmarsi allegramente nelle narici due-tre volte al giorno).
Freddo freddo. E quando dico freddo dico tipo -4. Ma non -4 come li penseremmo noi. No. Dopo il jet lag, l'altitudine, il secco secco, pure i Fahrenheit (oltre a tutto il resto*). -4 F sono -20°C piu' o meno**. Quindi freddo freddo.
Dopo che la neve ha dato tregua -nel senso che ha smesso di cadere dal cielo ed ha continuato solo a creare disguidi a terra (cadute varie, geloni e via dicendo)- e' arrivato il sole. Come si puo' rendere? Considerando la neve neve neve ed il freddo freddo ed il secco secco. Il sole e' sole sole sole sole sole sole sole.............. Magnifico. Gli occhi fanno male, scalda dentro. Pare che in questo angolo di mondo il 75%-80% dell'anno ci sia il sole. Non mi serve niente altro.
Viviamo attaccati al campus, ma nel lato piu' morto della citta'. Sembra di vivere sulla paullese per un milanese dell'hinterland sud, sulla route de grenoble per un nizzardo, su uno stradone per tutti gli altri. Solo che piu' stradone ancora, tante corsie per un limite di 30-35 km/h. Andare a passeggio non ha alcun senso. Non c'e' nulla di piacevole a camminare sulla paullese. Questo e' molto triste. Piu' a nord, circa 2 miglia a nord, c'e' la old town, dove camminare ha un pochino piu' di senso. Ma solo un pochino. Vie più a misura d'uomo che costeggiano villette dalle forme e colori oiù disparati. A volte mi sento un playmobil che si muove su un plastico.
*Inch (pollice), foot (piede), mile (miglio)
Se come me non ce la fate:
1 inch (in) = 2.54 cm
1 foot (ft) = 30.48 m
1 yard (yd) = 0.91 m
1 mile (mi) = 1.61 km
1 fluid ounce (fl oz) = 29.57 ml
1 (liquid) pint (pt) = 473.17 ml
1 (liquid) quart (qt) = 946.35 ml
1 gallon (gal) = 3.785 l
1 ounce (oz) = 28.35 g
1 pound (lb) = 453.59 g
Naturalmente quando si cucina si usa tutt'altro sistema:
1 teaspoon (tsp) = 5 mL
1 tablespoon (tbsp) = 3 tsp = 15 mL
1 cup = 16 tbsp = 240 mL
(il misurino da cucina americano non e' uno ma 3 o quattro, una specie di pentolino -piu' o meno micro- per ogni unita' di misura)
** Per passare da da Fahrenheit a Celsius si sottrae 32; divide per 2 ed aggiunge 1/10.
(Esempio: 100F- 32= =68; 68 : 2 = 34; 34 + 3,4 = 37,4 °C)
10 December 2006
La non-casa

Ho lasciato sgocciolare il tempo nella speranza di non accorgermene. Dormire, cazzeggiare all'infinito, cucinare, girar bancarelle al mercato, mangiare cose fresche, dio che fame di cose fresche ho avuto in questi giorni.
E l'esigenza di affamarmi d'aria. Correre annusando il mare, nuotare respirando cloro, pedalare verso il castello. Camminare, anni che non camminavo tanto, col culo ormai attaccato a quella sella.
Tutto pur di sfuggire al mostro che mi mangiava dentro.
E far finta di niente
Andare alla biblioteca a riportare l'ultimo libro. Ma poi prenderne un altro.
Pedalare lenta lenta sul lungomare, cadere buffa, buffissima, cercare intorno qualcuno con cui riderci sopra. Tutti seri, signorina s'è fatta male?
E' devastante lasciare un posto dove si è stati molto bene, duro lasciare un luogo dove si è stati così così. Ma fa male anche chiudere con questa città dove non sono stata poi granchè.
Solo, già, nostalgia del mare.
Il confine tra vivere qui ed andarsene è maledettamente sfocato, ieri qui ci abitavi davvero, oggi sei sommerso di scatole e tutto è sotto sopra...
E detestare gli scatoloni.
Senza un posto, casa, dove andare.
09 December 2006
24 June 2006
Solstizio d'estate
A1, Lodi Milano, la macchina rovente, attraverso i campi di granturco, il vento mi scompiglia i capelli, sorrido, ma un po' amara. Il cielo è bianco bollente, radio pop sciorina l'interminabile elenco di eventi. L'estate milanese è cominciata.
La noche más corta del año
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