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10 October 2015

P0rnògr@fic@


[sulle note di New York, New York]
tataratatà, tataratatà, tataratatà... 
Lyon Lyon... 



Caro blog,
ce l'hai fatta... mi sono seduta al pc. Dopo aver sistemato l'armadio, una doccia reale, una maschera, la pedicure, la tazza di te al sole. E niente, non avevo proprio più niente da farfugliare. Ho fatto di tutto per evitarti, ma alla fine eccomi. Che dài, tanto ora quèlo-là si sveglia. Un giorno te lo racconto che non si chiama più Pistacchio. No. Si è trovato un nomignolo più bello. Se lo è guadagnato sul campo e se lo merita tutto. Un giorno ti dirò pure delle fantasmagoriche avventure di quélo-là ancora Innominato all' école militaire maternelle militaire.

Un giorno cercherò di raccontarti i miei pensieri su tagli netti, rami secchi e decluttering. Ti dirò del perchè non riuscivo a dimagrire, e del come ce l'ho fatta. Sono una gran gnocca, lasciamelo dire... Sto un gran bene, me l'avessero detto non avrei mai creduto sarebbe bastato così poco tempo.
E' che le cose si scrivono quando si è pronti a negarle... mi pare. Ti racconterei della corsa, della passione che è scoppiata, della voglia di fare di più e della sindrome del piriforme. Maledetto piriforme, non mi avrai!!! Ti darò persino la ricetta di questa torta di marroni che non è niente male, dannata di quella Titolare, sa una ricetta più del diavolo! Pure di titolarismo di parlerei... E ti direi che ho in tasca un biglietto per la cittadina medievale olandica, metà novembre... un solo biglietto, nessun accompagnatore. Un sogno.

C'eravamo lasciati con cose tristi -e quando mai- e ora che le cose tristi sono finite -speriamo che non tornino più- io non riesco a scriverti. Ti dico che ieri ho letto questo post di Alice (ma voi la conoscete Alice? tutti dovrebbero conoscere Alice, secondo me). Ieri nel cuore della notte (le 21.30) leggendo  sono scoppiata a ridere e non riuscivo più a fermarmi. Il chercheur mi guardava preoccupato e allora gliel'ho dovuto leggere anche a lui il post del doudou. E abbiamo riso insieme. E poi il chercheur mi ha detto: sembra come scrivevi  tu una volta. E io mi sono fatta seria e pensosa.

E niente blog, non va bene sta cosa che ti cerco solo quando piango e sono impresentabile. Ho pensato che l'uso che ho fatto di te è P0rnògr@fic@, ho ripensato alla Carmen, un po' come disgustata, che mi dice no scusa Squa, non ti leggo più, non ce la faccio... O l'amica G. che parlando di blog mi disse: non ce la faccio proprio a infilarmi nella testa degli altri, neanche se consenzienti! Sto meglio, bloggino mio e mi è venuta un po' la vertigine al rendermi conto di quanti pensieri nudi e crudi ti ho affidato. 


Questo pensiero sconnesso lo dedico ad Alice, mi sa. Perchè mi ricordi com'ero e la cosa bella è che non me n'ero accorta. Ora ce lo so.

Niente panico, ad un certo punto le trasmissioni tristi tornano. Mi sà. MA magari anche no. Vediamo...

10 November 2014

La caffettiera, metablogica e un nuovo post dei post

Sono un vulcano...
eccomi qui, ancora in risalita forte e chiara, un bimbo febbricitante che ho appena accompagnato al riposino, un chercheur via per per quattro giorni ad una conferenza. Seduta ad un pc che va a carbone,eccomi,  io sono un vulcano. Potessi, mi chiuderei in casa a scrivere. Le rare volte che mi viene questo fuoco comunicativo, immagino una stanza da letto, una scrivania e una finestra sul mare. E io che scrivo, scrivo scrivo.....


Da dove comincio? Dal vulcano. Perchè sono sempre così? O niente o tutto, un tutto da non riuscire a mettere i pensieri in fila, a non riuscire a domare le parole? Sarò mica bipolare? Ho chiesto alla Matrioska l'altro giorno. SI è messa a ridere. Ah la MAtrioska. Ci starebbe anche lei nei miei pensieri scritti. Elogio di una Matrioska si intitolerebbe quel pensiero fatto a post.


E adesso, un respiro grande, un po' di metablogica e poi un post dei post.


Dove va questo blog? Cosa fa? Di cosa parla? Che toni ha? Non ne ho idea. Di tutto un po' e va benone così. Non ho per fortuna questa smania che mi si legga, mi si segua. La smania che ho è di esprimermi. Di tirare fuori cose che stanno lì a far muffa e corrodere gli animi. Di condividere. DI trovare anime gemelle. Quello si.

Di cosa continuerò a parlare? Del più e del meno? Di burnout (o quello che fu?), di depressione, della psicoterapia, di famiglie disfunzionali e malattia mentale, di conciliazione scontenta. Di bilinguismo e fatica, quanta fatica.

A volte però mi piglia un brivido... e se provassi ad impegnarmi un po' di più? E se provassi a coltivare quell'interesse che sta premendo e ne facessi qualcosa di più strutturato? Saprei domare il mio caos e darmi dei limiti? Un giorno magari potrei essere anche io una casalinga con bonus, una felice donna a casa con un bell'interesse da coltivare. In tante(i?) ci provano, magari non funziona, ma magari stai bene lo stesso. Mha.



L'ultimo post dei post non è rimasto del tutto nell'aria, poi alcune cose le ho scritte davvero, alcune no, altre se ne stanno lì in draft, in forme più o meno compiute. Ho 72 post in draft. Io sono la donna-draft! Parecchi sono abbozzi, cose che premevano e non hanno trovato la giusta luce. Alcuni post sono belli che finiti, ma non c'è più la luce giusta o chissà che cosa. IO non sono tipa da programmare post. Qualche volta l'ho fatto ma niente non funziona. Il click deve essere una cosa del momento. Se al momento del click lo spirito non è lo stesso del post allora non se ne fa più niente. Immagino sia così per molti. Io però penso che "costringermi" a scrivere qualcosina oggi giorno sarebbe terapeutico. Una sorta di meditazione. LA ricerca della calma giusta, del "la" della scrittura. Non è sempre possibile assecondare l'ispirazione del momento ed è un vero peccato. Se potessi scrivere quando mi preme l'ispirazione, sarei felice. Se fossi una persona meno caotica avrei un taccuino dei post che nascono lontano dalla tastiera. E sarei una donna meno caotica e più felice. Scrivere mi fa un gran bene. Nonostante io stia perdendo la grammatica, l'ortografia, il mio italiano tutto.

Oltre a finire o pubblicare quelli che già sono in draft, ma di quelli oggi non ne parlo, bisognerà che mi somiglino di nuovo... Ecco, se potessi avere tutto il tempo e la pace e l'ispirazione non mi abbandonasse, questi sarebbero i pensieri di cui scriverei:

  • Lettera ad uno pseudo-stalker
  • che andrebbe insieme o forse no insieme ad un altro molto tosto intitolato: Molestate
  • I signori che guidano i tram
  • Ti voglio bene come il mare, che però poi è stato messo in crisi da:
  • Ci mancava solo Edipo
  •  Yin &Yang
  • che fa il paio con Squabus litiga! Ed è lo stesso serena

Sono poi mica tanti a ben vedere... Ma siccome sono un vulcano, invece ora vado a leggermi un libro, tanto Il Pistacchio tra pochissimo si sveglia!
Volete mica votare il vostro preferito?

Lo sentite questo rumore di caffettiera? SOno io! C'ho un vulcano in petto!!!

05 November 2014

Di olimpiadi e tante altre cose

Quattro anni  
Quattro anni sono il tempo in cui un atleta si prepara alla prossima olimpiade. Quattro anni sono un lasso di tempo che non ho mai dovuto/avuto il privilegio di considerare.

Pensare ai prossimi quattro anni è molto difficile per me che sto lottando per dare una dimensione degna al Passato, non farmi devastare da un Futuro che non arriva, per concentrarmi su un Ora e Adesso. Grazie a questo libro (quello piccolo e prezioso) semplice e difficile allo stesso tempo, per la prima volta, forse ci riesco. Un libro che ho aperto in un momento che gli più appropriato non si poteva e poi ho lasciato in sospeso, pur pensando a lui ogni giorno.

All'inizio di quest'anno prendevo coscienza della negatività del mio ambiente di lavoro. Siccome sono troppo buona, o ingenua o sempre pronta a prendermi una grossa fetta delle responsabilità del sistema, mi sono messa e rimessa in discussione nel tentativo di salvare il salvabile. Ma con un sano distacco con un tentativo faticossissimo di sano distacco. Sicuramente quando il contratto si avvicinava alla fine, non ho provato l'angoscia del passato, quando sentivo quell'ansia di dimostrare che valevo un rinnovo, quando sentivo di dovermelo sudare. Questa volta al contrario ero pervasa da una serena convizione che io non dovevo dimostrare niente a nessuno. Se possibile mi sono ancora più rilassata, come a dire io questa sono, potrei sì dare molto di più, ma di certo non in queste condizioni. Oh se ho dato di più, oh se sono stata più.
Mi domando comunque se quel di più non fosse un'illusione, quel passato di affanni, se io non fossi solo convinta di stare dando di più, solo perchè mi stavo dando pena, quando invece ora do (il) meglio proprio perchè rilassata e distaccata. Ma é un meglio un po' triste e sconsolato. Quel che più importa è che sicuro manca la passione, quel fuoco sacro del voler fare bene. Perduto, disperso. Forse (anche) questo è (tristemente) crescere, forse è questa mancanza di luce negli occhi che noi giovani ed entusiasti di ieri vedevamo in noi maturi, distaccati e disillusi di oggi. L'odio per il collega più anziano che indulge nella pausa caffè, il pensiero rabbioso - misto senso di ingiustizia che lui non fa un cazzo e noi invece si suda sangue. E la non comprensione che lui invece, intelligentemente, intanto che noi ci perdiamo in fatiche esagerate, sta stringendo relazioni che gli sono molto più importanti sulla sfera puramente lavorativa, del non rompersi la testa, rovinarsi il fegato, negandosi una pausa. E non sto parlando di politica (certo c'è anche quella, ahimè), sto parlando del coltivare le relazioni per il proprio benessere psicofisico. Le pause caffè sono sottovalutate. Ma questo è tutto un altro discorso...


Non mi sento mica troppo bene. Io, ma anche qui.
All'inizio dell'anno prendevo coscienza che il mio malessere dipendeva anche da quella decina di persone che ero costretta a vedere ogni giorno. Non tutte, ma alcune, forse un paio o forse anche una sola. Alla quale, ancora una volta, lascio il potere di influenzare il mio umore, la mia emotività, la mia salute in fin dei conti.
Intanto, nel giro di qualche mese da quella presa di coscienza, ho tagliato l'agognato traguardo del primo anno, grazie al quale ho maturato il diritto a lavorare all'80%. Il mio adorato mamadag, che  un anno e mezzo fa declinavo in tutte le salse. Erano i tempi in cui parlavo molto di conciliazione, di disparità di genere e cose importanti. Avevo creato una bella etichetta, che suonava cosi': "conciliazione bisessuata". Poi ho smesso. Ed é peccato, perché avere il feed back di essere stata d'ispirazione era una cosa preziosa e bella. Ho smesso perchè al momento mi pare di avere poco da conciliare. Si conciliano due cose di valenza non posso dire simile, ma diciamo entrambe importanti. Si può parlare di conciliazione se fuori dalla famiglia che si deve gestire e si vuole godere, si trova un lavoro stimolante e interessante e che si desidera portare avanti bene e con la stessa passione di prima. Se questo entusiasmo viene meno, non stiamo parlando di vera conciliazione, per lo meno non era questa la conciliazione di cui io parlavo prima. Questa in cui mi ritrovo è una battaglia di sopravvivenza. Per quattro giorni a settimana lo scopo é arrivare alle 17, tirando avanti come posso e senza tornare a casa troppo "pesta". Col senso di colpa del condividere le incombenze familiari con una persona che il suo lavoro lo adora e che si sta facendo in 4 per esserci, esserci forte e chiaro su entrambi i fronti. Temo che sia a questo punto che (le donne) mollano il colpo. SOno meno stimolate nella sfera lavorativa e allora, teoria dei giochi docet, si mettono da parte. E' ancora un altro discorso. Parliamone, ad un certo punto parliamone.


Finalmente mamadag
Quando al primo di aprile sono passata all'80% sono rifiorita a nuova vita, finiti gli incastri e i mercoledì di maratone. Un po' di respiro e di tempo e finalmente delle ferie di cui disporre, che prima bruciavo in mercoledì pomeriggio presi per creare un mama/papadag che volevo a tutti i costi ma che non mi aveavo concesso. Poi mi sono fatta inculare col cambio di contratto perchè le ferie di prima non avrei potuto trasferirle al nuovo contratto. Oddio fregare fino ad un certo punto perchè le ferie me le sono godute, eccome se me le sono godute. Anche lì sono come rinata. E quando al primo di agosto è iniziato il nuovo contrato e intanto il nido chiudeva per tre settimane, non ho esitato un attimo a prendere ulteriori 3 settimane, pur sapendo che poi avrei fatto fatica, per una volta ho fatto la cicala. Tra maggio ed agosto sono proprio pochi i giorni in cui ho lavorato. La sto pagando adesso. Da fine agosto a fine dicembre con 3 giorni di ferie, ma soprattutto nessuno su cui poter contare per le emergenze, sto facendo una gran fatica. Per carità poi faccio pratica zen concentrandomi sul fatto che i problemi sono altri e c'è chi sta peggio. Ma quando in collegamento skype sento mio padre appresso ai tre nipoti geograficamente vicini, un giorno babysitta uno, il giorno successivo l'altro, poi tutti e tre in un colpo. Ecco, lasciatemi uno spazio di lamento, mi si perdoni il post che forse scriverò sul fatto che mi sento sopraffatta dal non avere nessuno su cui contare e dal senso di gratitudine e debito enorme che sento verso la mamma (santa impresaria) che ha tenuto il piccolo una mattina di emergenza. Il senso di debito mi pesa enormemente. Perchè il marito dell'impresaria ha detto chiaramente che lui non si fiderebbe se io ed il chercheur ricambiassimo il favore. Certo a loro una mano non servirà perchè hanno i nonni vicini. Doversi fidare di qualcuno che ti sta dicendo che di te non si fiderebbe fa male al cuore. Ma mi sono persa di nuovo.


Prendi una donna, dille che l'ami
Questo nuovo contratto. E' arrivato in sordina, non lo pensavo, non lo bramavo, non l'ho sudato. E' arrivato in sordina e poi ha fatto un gran frastuono. Quattro anni. Quattrro anni mi ha detto il capo buzzurro. Sto chiedendo un rinnovo 4 anni per te, lo vuoi? Pensavo mi stesse prendendo per il culo. Non ci potevo credere. Devono essere tattiche , deve essere il Teorema alla Ferradini della sfera lavorativa. Tu eri lì che dicevi vabbè se anche non mi rinnovi non è la fine del mondo, cerco altrove, con tutte le implicazioni che restare con te ha. Con questa legge che vieta di essere impiegati nella funzione pubblica per più di 6 anni, quanto più io rimango dove sono adesso, dove so per certo non si potrà aspirare ad un tempo indeterminato, quanto più tempo perdo altrove a costruirmi una possibile strada. Tac, proprio la volta che dai anche no, se non mi rinnovi non piango mica. Quattro anni. Il capo buzzurro mi ha offerto 4 anni di rinnovo. una cosa che non si è mai vista nell'istituto dove lavoro, quindi ora sono quella dei quattro anni. Che c'avrà mai quella che le anno offerto quattro anni di rinnovo? Ma poi lo vedi com'é scontenta, antipatica e sempre musona.  e poi é sempre li' a bere caffé con tutti, la vita é proprio ingiusta!


La sventurata rispose
Nel mezzo di bufere esistenziali, mica troppo convinta ma concentrandomi sugli innegabili vantaggi, non da ultimo uno stipendio garantito, ho firmato accettando questi 4 anni. Eppure. Mi concentro sui privilegi. Il privilegio dell'80%. Il privilegio della calma, del non-stress, se solo accetto le cose come sono, se solo rinuncio. Se solo mi accontento. Eppure. Eppure c'ho una cosa indomabile in petto. Forse é la fiammella del fuoco sacro che ogni tanto si riaccende e poi la bufera circostante la manda in fumo. E quella cosa imbizzarrita in petto mi dice scappa, altrove potresti rinascere. E se fosse il mestiere in sè ad essere sbagliato? Poi succedono giornate iluminate in cui sono illuminata, appunto, e tutto è meraviglioso a prescindere se funzioni o meno. Giornate in cui mi dico ch epotrei fare altro, ma che potrei anche continuare a fare quello che sto facendo con rinnovata passione. E allora mi dico che é vero che sono io il problema, ma stavolta me lo dico in modo positivo. Dipende solo da me.
Allora, di nuovo,  cerco il modo di far funzionare tutto per il meglio e non lo trovo. E poi si parte per un altro giro di giostra, torno a casa pesta e mi ripeto come un mantra che non è obbligatorio, che posso ricominciare, per l'ennesima volta, altrove. Che sarebbe anche una sorta di rivincita. Ma io non funziono per rivincite. Io funziono per sbattere la testa centinaia di volte sullo stesso muro, finché non lo sfondo. A quale prezzo pero'?



Quattro anni sono un'olimpiade. Quattro anni mi si blocca il respiro. Possono cambiare tante cose in quattro anni, mi dico, posso provare a cavalcare ogni singolo giro di giostra cercando di non ammalarmene. Ah se cambiano gli scenari in quattro anni. Non ho "che" da essere quercia in un paesaggio di erbacce e fiorellini a cui dare da bere. Posso sopportare, posso vederli andare via, quelli che andranno, e concentrarmi su questa palestra di vita. Posso crescere e prendere queste difficoltà come delle prove da superare. C'è un qualcosa pero', quando penso a questi quattro anni, che mi fa vacillare. Tra quattro anni il mio bambino ne starà per compiere 7. Sette anni. Non sono solo io che devo crescere è anche lui. Io posso sopportare tanto, non c'é dubbio, ma lui? Posso davvero trascinarlo in questa avventura? Posso farlo crescere in questa olimpiade?

23 November 2013

sfumature autunnali

Autunno e inconcludenza. E mollezza. E leggero stato depressivo, in senso fisico più che emotivo. E un'inquietudine che non riesce a vestirsi di sorrisi anticipati. Quei sorrisi che indossati ti portano fortuna, scatenano catene di eventi positivi. Si vede che non li indosso con troppa convinzione. Si vede che chi è luna non può essere sole (quanto ci penso a questa cosa). Oppure si vede che magari non è tutta negatività del mio sacco, chè mi pare di essere come il povero gigante del miglio verde, se c'è da assorbire, io prendo, assorbo e porto a casa la peggio nefandezza, la peggio bruttura. E di questi tempi più che di proporre uno schema positivo, mi ritrovo a subire e fastidiarmi di quelli negativi, che mi appaiono nella loro accecante nitidezza. Senso di disgusto, di non appartenenza, di fatica estrema. Poi, quando incontro il sole, la voglia di vivere potente che certe anime belle riescono a conservare in ogni stagione del'anno. Io, sorridere, sorrido, di un sorriso leggermente increspato, chissà se si sente quel retrogusto amaro. Poi saluto con la mano e mi allontano. Mi isolo. Mi chiudo in casa. Mi ammalo, come oggi, che era tornato il sole a Montepello e io mi sono svegliata alle 2 distrutta e febbricitante. Cose da scrivere ce ne sono pure, invece mi perdo in bozze illeggibili, inconcludenti, insoddisfatte.  

Scrivo della microgita a Barcellona io e un'amica. Della nostalgia di Spagna che bussa di nuovo fortissimo alle mie porte. Scrivo di una Lei bionda con cui condivido le giornate e lo stesso sogno e io, che non ho mai amato la statistica, vorrei che lo realizzassimo entrambe. Perchè non ho voglia di essere felice vicino ad una persona delusa.

Penso che dovrò passare un po' di tempo da mamma single a breve e ne sono spaventata, visto com'è il periodo per me. Penso che tra pochissimo sarà Natale e io col Natale ho un rapporto devastante. Claustrofobia e voglia di fuggire.

Un gran istinto a mandare tutto in vacca. Un sentimento di non posso farcerla e di inconcludenza assoluta. Un desiderio di chiudermi in casa a doppia mandata e non vedere nessuno. Mi assale poi il pensiero desolante che gli assenti hanno sempre torto. 

Però leggo tanti blog. Non moltissimo, ma abbastanza. Leggo cose molto interessanti, ma non trovo la forza di dire la mia. Seleziono ogni post che mi piace come non letto e poi torno nel mio silenzio muto. 
Se questo post vedrà la luce sarà un ottimo segno. Ditemi che mi volete bene lo stesso...  prima o poi, al più tardi in primavera, ritorno...

17 June 2013

il ritorno del post dei post

da qui

Tantissimi anni fa, quando ero una blogger molto più per finta di ora, capitavano periodi anche lunghissimi in cui non riuscivo a scrivere nulla.  Avevo allora la mania di scrivere la lista dei post che avrei voluto scrivere se avessi potuto. Dicesi il post dei post. Ché non è che uno non scrive e allora non ha niente da dire. Di solito è il contrario proprio: più una avrebbe da scrivere e pensare e meno riesce a pacare i pensieri  su pixel. E magari non ha neppure molto tempo e allora i pensieri si fanno fino inquieti.

31 October 2011

di bimbi, bambolotti, musica, film e partenze


...Mille post in uno: un weekend movimentato ed interessante...


Buttato il chercheur giu' dal letto sabato alle 7.30 -lui amante delle lunghe mattine a poltrire tra le coperte- appuntamento 9.30 fino alle 15.30, nel paesello piu' grande per un corso di pronto soccorso pediatrico, organizzato dallo stesso posto dove faremo anche il corso preparto.

Un prontuario sull'intervento in caso di incidente ad un bimbo ferito o in pericolo, con la flow chart con cui ragionare nell'approcciarsi a diverse circostanze. L'ordine di azione a seconda della gravita' della situazione, riassunto in inglese con le 4 b: breething, bleeding, burns, (bones – tra parentesi perche' non molto si puo' fare in emergenza al riguardo).

Esercitazioni pratiche della temibile C.P.R. (CardioPulmonary Resuscitation - rianimazione cardio-polmonare), che iddio non voglia ci troviamo mai a necessitare. Con raccomandazioni specifiche per neonati e bimbi piccoli.

La simpatica Tina dopo aver introdotto la parte pratica, ha aperto dei borsoni ed ha tirato fuori alcuni deliziosi bambolotti speciali, provvisti di testina reclinabile (per imparare ad assicurarsi di liberare le vie aeree prima di iniziare), serbatoietto per l'aria nel toracino collegato con un tubicino alla bocca per capire se la respirazione effettuata e' efficace (il toracino si gonfia e si solleva), dispositivo cliccante per aiutare a valutare quanta forza esercitare nel massaggio cardiaco.

Se interessa l'argomento vedasi qui, in italiano.

Quando abbiamo finito con la pratica, vedendo il mio attaccamento al bambolotto a cui avevo salvato la vita, Tina lo ha fatto simpaticamente notare a tutto il gruppo:
ho l'impressione che Squabus voglia adottare uno dei miei bambolotti... in effetti me lo sarei portato a casa, faceva un gran piacere tenerselo in braccio.





Visto che eravamo nella metropoli, il chercheur si e' lasciato trascinare a vedere cose da bimbi neonati. Rigorosamente solo guardare, nonostante io abbia cominciato a manifestare con nervosismo di volere iniziare ad agire. Tutte le mamme infatti mi esortano ad approfittare dell'energia momentanea, perche' dopo semplicemente passera'. Il chercheur invece, uomo dell'ultimo minuto, dice che e' ancora presto e c'e' un sacco di tempo. Ed io inorridisco al pensiero che poi se ne debba occupare lui solo. Ho negoziato che nelle prossime due settimane stileremo una lista di cio' che ancora non abbiamo neanche l'idea di necessitare, capire chi potra' prestarci cosa e poi uscire a caccia, possibilmente una mattina infrasettimanale per evitare il delirio shopper del weekend che entrambi detestiamo.





Rientrati al paesello alle sei pomeridiane, non ho resistito ad una sostanziosa pennica di due ore abbondanti, dopodiche' ci siamo precipitati -in ritardo- a casa nuova di uno dei due amichetti d'oltralpe. Lui resta e si e' appena trasferito, l'altro parte e ci saluta in questa cena. Cosi' della cricca francofona, dopo la partenza dei canadii K. e M., siamo rimasti tristemente in tre. E' mesto tempo di partenze, anche la mia dottoranda preferita se n'e' appena andata, giusto oltralpe. Mentre in poche settimane e' il turno dell'amico Belga che invece va oltreoceano, nel nuovo mondo californiano. Proprio lui sabato sera ha fatto ad Ello il primo regalo musicale, veramente graditissimo, visto che vorrei fargli ascoltare moltissima musica: blood on the tracks di Bob Dylan. Tra loro che sbevazzavano ed io che ridevo, tutta distesa e riposata di fresca e tarda pennica, si son fatte quasi le vecchie-2 quando siamo andati a dormire. Per me probabilmente il record annuale.





Domenica mattina insonnica -sempre e comunque-, alzata prestissimo, col cambio dell'ora non so piu' dire quando, ho attaccato la mia lista di cose per Ello, ricerca di siti e negozi di cose di seconda mano. E tra tutti gli oggetti ed attrezzature che non ho idea quali e cosa, una forse mi ha convinta: il lettino. Anche a controprova della precarieta' geografica in cui verra' alla luce, dell'incertezza di dove crescera', credo compreremo per lui un lettino da campeggio, di quelli che si chiudono e si trasportano come un trolley. Questa e' la versione piu' nuova e fichissima. Per il resto la precarieta' amareggia effettivamente un po' il pensiero dei preparativi, ma ci faremo forza e prepareremo il nido.

Quando poi si e' svegliato il chercheur un po' di questa tensione amara gli si e' riversata contro, con me che essenzialmente gemevo che forse e' il caso di cambiare casa. Stemperata la tensione, ossia dopo aver passato -lui- l'aspirapolvere in ogni dove, il chercheur si e' seduto insieme a me a guardare cosa offre il panorama immobiliare in corrispondenza ai nostri bisogni. Ed abbiamo trovato solo un casone enorme, un po' costoso, leggermente lontanuccio, ma almeno dalla parte del nido che ci ha offerto posto. E con tutte le cose che ci piacciono nella casa di ora e che ci dispiacerebbe lasciare (mobilio, giardinetto, camino, cucina ben attrezzata e bagno tutto insieme – ultime due cose molto-molto rare). Da valutare.




Il programma del giorno era di intanto studiare la disposizione del mobilio nella stanza di sopra che dovrebbe accogliere il piccolo. Nel caso -molto probabile- restassimo qui. Ma e' naufragato con me sul divano che bramavo un'altra dose di pennica, ormai totalmente dipendente dal mio Morfeo pomeridiano. Prima di abbandonarmi a lui completamente, mi sono sistemata comoda ed ho suonato il cd di Bob Dylan, salvo poi ritrovarmi nel giro di qualche minuto in un mare di lacrime. A me la musica mi fa cosi', chiamala sindrome di Stendhal o cosa per essa.

Allora il chercheur ha abbassato il volume, io ho aperto la prima pagina del mio nuovo libro e dopo poco Morfeo mi ha portata via.




Dopo 2 ore buone, superenergica ho trovato il chercheur che si guardava un bel cartone animato. Io sono tornata sul progetto musicale, ma questa volta ho cantato io la mia canzone preferita. Quella che parla del lasciarsi andare, l'unica che io sono e saro' mai in grado di cantare. Quella che mi da cosi' tanta pace che magicamente i bimbi mi si addormentano in braccio.
Comincio ad esercitarmi per il mio di bimbo, che dicono che poi si ricordano di quel che han sentito nella pancia.




Poi, tutta con la testa leggera, perche' cantare e' un toccasana, beato chi lo sa fare per davvero, ho chiesto al chercheur se aveva voglia di vedere il film-documentario che ci consigliavano ieri, quando raccontavo dell'ansia da nido: Babies (2010). Molto carino: e' il parallelo del primo anno di vita di quattro bimbi, in Namibia, in Giappone, in Mongolia ed in California.




E poi era ora di nuovo di nanna... che pout pourri

25 May 2009

Paris, Paris...

... piu' che UN post, un altro post dei post




Tutto un fremito, uno scombussolio, un risveglio!
Ce lo si aspettava, lo si e' voluto fortemente anche. Ed e' arrivato: il risveglio.
Dimmi com'e' risvegliarsi a Parigi...

Cosa appuntare, cosa fotografare, cosa condividere?

Intanto, non ero ubriaca nei commenti al post qui sotto!
Eravamo nella stanzetta del chirichetto, che e' folle ed ha un computer con una tastiera francese, ma con il setting della tastiera americana (per LaTeX dice, sara'!). Eravamo di fretta, stavamo per andare a picnicare sulla senna, ma io volevo ringraziarvi tutti. Pigiavo i tasti ed usciva ; per m, a per q, q per a, w per z? (o forse per la w era colpa mia?) Il chirichetto mi dice: hai la tastiera americana sul tuo, no? Allora chiudi gli occhi e vai. Ma non funziona. Sara' perche' io di solito li guardo i tasti? Ecco, tanto per precisare che non ero ubriaca. Un po' euforica si pero'.

Comunque di nuovo grazie, grazie ed ancora grazie dei suggerimenti! Ho tentato di seguirli tutti, compatibilmente con l'agilita' dell'improbabile sestetto che all'apice del week end si e' creato. Ci siamo infatti trovati io ed il mio chercheur, il chirichetto, un postdoc libanese ed una spagnola conosciuti in Colorado, una post doc italiana amica della spagnola. Non semplicissimo giostrare gli spostamenti.



A venire (chissa', con questi ritmi):


Paris de l'urgence, la renaissance et la jeunesse
La macchina, l'auberge de la jeunesse


Paris du velo (contre Paris dès autobus et metro)
Le "velib" (http://www.velib.paris.fr/)
Il 96 ed il 67
Fare le talpe


Paris Boulangère
~4 Avenue Jean Jaurès, Metro Jaurès
Eletta la migliore boulangerie del week end!


Paris dès affiches
Fare cose, comunicare


Paris des vieux amis et des conseilles
Les bistros, les coins, la vie


Paris à la page
Le parigine (ed i non parigini)



09 July 2007

On the road












Domani prendo l-aereo, a distanza di sei mesi giusti giusti dall-ultimo... Cioe-praticamente domani son sei mesi buoni buoni che si vive qui. Robe da matti.
A ben vedere, comunque, ne abbiam fatta di strada...

Tanto per iniziare a fine maggio si e- peregrinati allo Yellowstone. Duemilamiglia *o tre???* in poco piu- di tre giorni. E se non e- strada questa...

Gli orsi se ne sono avvistati a fiotti, al Rocky Mountains e al sacro Yellowstone anche pure. Con tanto di invidia bruciante di chi non era con noi... *pare fosse il pêcheur a portar fortuna...* L-avvistamento piu- bello e tenero e- stato il primo al Rocky Mountains: un-orsa bruna con i suoi due cubs che giocavano festosi. Ovviamente a debita distanza, che- non e- proprio cosa desiderabilissima un tupertu- con un orso, con un-orsa menchemeno.
Poi si e- visto pure un orso adulto *grizzly o bruno_ e chi lo sa, ci ho gia- perso una scommessa... *, in iperlontananza. Un interessante puntino tra le lenti del cannocchiale di un altro turista. Ed infine un grizzly, questo si-, ne- cub ne- adulto... adolescente diciamo, che se la passeggiava pacifico a pochi metri dai turisti da nescioal parc in visibilio.
Comunque vedere orsi allo Yellowstone e- cosa abbastanza comune. L-orso Yogi dove altro viveva?
Un debole per gli orsi non lo si puo- proprio negare.


Sempre in tema ritorno alla natura, il chercheur s-e- fatto pescatore piu- disincantato e ci si e- fatti anche delle gran belle mangiate di pesce, qualche settimana orsono. Poi, ultimamente c-e[ stato un po- di stallo, anche per l-appropinquarsi della stagione afosa, piu- propensa ad altri sport. Tipo rafting, dal quale io mi sono astenuta... oppure il Tubing . E chi lo immaginava che potesse esistere un sollazzo di tal fatta.
Il Tubing coloradense *altrove non so* consta dell-andare dal gommista piu- vicino, comprare una camera d-aria d-auto, anche la piu- dozzinale, farsela gonfiare, raccogliere una banda di sciamannati *e relative camere d-aria* ed andare al fiume. Il massimo del folklore si e- visto presso colui che chiamero- Cartman, perche- parla uguale-identico-sputato, nonche- cicerone dell-evento, che e- partito da Fort Nox alla volta del fiume con tutti questi donuts appesi al macchinone.
Poi prendi il tuo immenso donuts *non e- sospettabile quanto grande diventi la camera d-aria di un-auto gonfiata fuori da un pneumatico* t-affidi a qualche santo e scendi giu- per il fiume e le rapide, col culo nel buco della ciambella, badando bene a tenerlo parallelo al flusso, che- il Poudre n-e- mica cos-i- fondo... il mio sacro lo puo- confermare che, distraendosi dall-orizzontalita-, ha preso un paio di pietroni...


Si e- parlato un po- di francese e tanto spagnolo, si stanno anche apprendendo le sfumature semantiche del castigliano argentino, Qué hacés, venís?


A fine giugno si son compiuti trentanni, tondi tondi.
E da allora si cerca di non persarci piu-.
L-ingegnere spagnolo del sembrate molto più giovani mi ha fatto una tortilla con le patate surgelate del King Soopers, per l-occasione. Che tenerezza. Poi barbecues a non finire e squisite pizze fatte con il BreadMaker. Felice acquisto del chercheur per 5$ ad un garage sale.


Si e- vista un po- di televisione che prima faceva paura in astratto, ora pure piu- in concreto.
S-e- cercato di giocare a calcio, che- nel paese della liberta- le donne sono ammesse a giocare con gli uomini. Ma prese dalla foga ci si e- strappate entrambi i quadricipiti, uno era banale. Ed allora niente bici per un po-, calcio nemmeno a parlarne. Quando il dolore e- passato, con in nostri bravi, ulteriori, chiletti in surplus, ci si e- iscritti ad un corso di Water fitness per sole donne ed il calcio e- tornato tra i sogni nel cassetto. Per ora.
S-e- cercato di volersi un po- bene... e di sentirsi brave, col compimento ormai del settimo mese da non-fumatrice. Poi, pero-, ci si e- ritrovate annegate in un fiume di birra buona, scartando cioccolatini al caramello. Che-, per quanto mi riguarda, il mostro di cui parlava Allen Carr *pace all-anima sua* non e- andato affatto ad abitare altri lidi, ha semplicemente dirottato la connessione neuronale che portava alla dipendenza-nicotinica verso altre mete goderecce. Non fosse altro che per questioni puramente estetiche, ricomincerei tranquillamente a fumare. Che tanto la salute me la rovino lo stesso tra alcool e colesterolo. Mi trattiene solo l-idea del molestare il prossimo *fiancee in testa* e secondo-poi rinunciare al mondo olfattivo che ho -ri-scoperto. Dio, se c-e-, e- profumo di pino silvestre...


Ma tutto sommato la cosa piu- sconvolgente delle ultime otto settimane, tutto-tutto sommato, e- stata la presentazione alla stampa scientifica di un articolo intitolato>
Che ne e- stato del cioccolato che hai mangiato l-altro giorno? L-hai digerito?
firmato Jim Morrison, Yoko Ono, Jo March and Squabus
Il cioccolato e- un personaggio di pura invenzione, giusto per svicolare l-attenzione della stampa scandalistica, Jo March invece e- proprio la nostra beneamata. E Squabus sono io, anche se ancora non ci credo. Mi sembrava cosi- poco credibile, che devo essere sembrata snob e tignosa agli occhi dei miei compagni di pubblicazione... spesse volte l-insicurezza e- scambiata per presunzione. Altre per stupidita tout court. Non ho ancora capito in quale delle due impressioni mi si fotografa.
Quel che so e- che si fa una gran faticaccia a non riuscire proprio-proprio a svaccarsi sul divano, scarpacce sul tavolo e dire Va- che son stata brava -sta volta. Non ce la fo- proprio.

E tra un-insicurezza malcelata ed un presuntuoso snobismo, mi mi e- stato proposto un altro anno di contratto.
E che fai?
Dici si e cerchi di concentrarti su tutte queste cose, piu- o meno belle.
E rimandi ad un altro giorno il parlare di malinconia e delle brutture di questo nuovo mondo.
Sperando, davvero, che serva ad un dannato qualcosa...
Domani e- pur sempre un altro giorno.

21 April 2007

Sprazzi


stamattina lo scoiattolo ha attraversato la strada correndo sul traliccio sopra la mia testa, invece di sfrecciare davanti alla mia bici come al suo solito. Ce ne sono a iosa, ma secondo me è sempre lo stesso e si chiama Leopoldo.

le tre mucche che stanno sull'ultimo miglio verso il lavoro oggi stavan tutte vicine... solo perchè nel recinto c'era una mandria di uomini a spaventarle.

c'è uno sciame di bambinetti asiatici che giocano qui sotto e continuano a gridare cool ed altre cose a me incomprensibili in perfetto accento gringo.

sto facendo il corso on-line per ottenere una carta di credito dall'università con cui fare acquisti per il laboratorio. Ne farei volentieri a meno, invece mi obbligano a richiederla, ma se sgarro mi fanno un c*lo così...

sono stata inviatata domani pomeriggio a bere un caffè, solo donne, tutte italiane. Ci saranno Silvia, Anna, Paola, Riccarda e Lorella... sono un po' spaventata.

qualcuno è arrivato su questo blog digitando la frase:
non so più se somatizzo o è qualcun altro
Un poeta.

oggi pomeriggio ho avuto una riunione importante che mi sembra di aver sprecato. Poi sono andata in piscina ad ammazzarmi di vasche. Ero sola con la bagnina.

Ora sono un po' stanca.


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e dimenticavo di annunciare che quel capello bianco è tornato per restare.

04 July 2006

...



Negli ultimi tempi, in ordine sparso.
Si è convertiti Diabolik e Sonrisa da explorer a firefox,
Si è scoperto, invece, che per riempire on-line i moduli per il visto -si' per gli USA, niente di ufficiale ancora, io intanto mi informo- ci vuole assolutamente explorer.
Si è stati in quel di Milano dove si é usciti fuori di capoccia per il caldo... soprattutto dopo le 18, proprio mentre fuori la temperatura (all'ombra) cominciava a volgere all'accettabile, la casa dei padri sembrava prendere a restituire tutto il calore accumulato durante la giornata. Una cosa veramente da uscir fuori di testa.
Sempre a Milano, si è sbiciclettato per la città sbattendosene dell'apparente fallimento della notte bianca milanese -causa un accenno di tormenta estiva... che più che scoraggiare, personalmente ha aumentato la voglia di uscire grazie a quei qualche gradi in meno che si era portata dietro. Ci si è svegliati, la mattina dopo, alla tarda ora delle tredici passate, con la vocina duenne della nipotina che intonava Tanti auguri a te... il ritardo non ha minimamente intaccato la commozione. Si è ovviamente votato. Si è guardato, come ogni volta, immancabilmente, senza scampo, quel che si è lasciato indietro, subendo le infinite malinconie, come pure le profonde gioie, del vivere altrove. Al proposito di Milano, come non citare Lia che riesce a farsela certificare, l'urgenza di scappare da Milano ?? E se non riuscite ad aprirla adesso questa pagina, vi prego, insistete poi! Sta cambiando casa al blog, ma torna.
Si è visto tanto calcio emozionandosi e indegnandosi, a seconda...

Si è, infine (ma così, casualmente) mancata -formidabilmente e con infinita sensazone di impotenza- l'occasione di fare l'annuncio che frullava in testa...
Papà, mamma, non mi sposo più.
E perché ti dovevi sposare?
Ehm. E' che avendo mancato le occasioni di annuncio precedenti, da qualche parte dovevo pure cominciare.
To be continued, ma in un momento di minor stress... colpa dell'Innominata... non é vero... é tanto tanto cara...

07 June 2006

Post dei post (forse)










Visto che da qualche parte qui c'è una cartella che cresce di giorno in giorno con bozze, abbozzi, anche solo titoli di cose-che-vorrei-scrivere, ma poi...
Stavolta comincio dai titoli, chissà che non mi stimoli a scriverli o completarli.
  • Ti son fischiate le orecchie, eh Joe? Io però sto peggio di prima
  • Del blog e la blogroll (questo è tosto)
  • Esame di coscienza professionale (questo invece no!!!?)
  • J1, J2 ed istituzioni più o meno sacre
  • Sole, luna, ciclo ed energia
  • invece di arrivare qui scrivendo Linux, arrivate scrivendo frasi che associano "Windows" e "problemi":
    si vede che dovete scoprire Ubuntu !
  • il Nice matin e i gay
  • ..e certo, mo' che me ne vado conosco i vicini di sotto.
    Sottotitolo: oggi non mi ferma più nessuno. Ché telefonare ad una decina e passa di segretarie e chiedere che mi mandino un certo documento e ricevere tutti i fax di tutte le dieci (e passa) segretarie nell'arco dello stesso pomeriggio, credo sia un record che difficilmente possa essere eguagliato. Ma che c'ho nella voce oggi? Ho pure convinto a mangiare per la seconda volta i suddetti vicini. Francesi. Nizzardi per di più. Chi conosce sa cosa intendo.

Ecco quindi il mio primo post dei post. E visto che ha già un senso così, rischia che i rispettivi testi non vedranno mai questo schermo. E qui mi domino perché sono piuttosto in vena, almeno per creare titoli, e poi non mi resta più nulla da scrivere.
E naturalmente, proprio stasera, blogger è Down for Maintenance. Deve aver avuto paura vedendomi arrivare con 'st'energia. Uffa.

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Dedicato a fio.
Dalla quale ho preso in prestito l'immagine, sperando che non dispiaccia...