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07 March 2015

Un caffè al sole con Didi

La giornata era iniziata sotto il segno che chiamerei Emotional. Arrivata in ufficio avevo trovato nella casella della posta un plico destinato a me (e per una buona volta non era "spam")! La busta era quella di TU-cittadina-medievale-olandica e conteneva la tesi di D., uno dei primi studenti di master che conobbi laggiù e che poi tornò per il dottorato (e tra qualche tempo se ne verrà nientepopòdimenochè in quel di MontePello, per mia somma e immensa gioia!!!). Le mie mani corrono in fondo al libercolo, dove c'è la parte più meravigliosamente bella e significativa: i ringraziamenti. Il mio nome tra gli altri, con le parole più votate a farmi torcere le budella di nostalgia, soprattutto in questo momento. Quando arriva la colleghina dolce deve per forza vedere le gocce che cadono sulla scrivania, decide di starmi alla larga, in quel momento le sono grata. La mia giornata sarà di quelle più intense e ora ho bisogno di ricompormi. Attacco col da farsi, quel magone però è rimasto lì. La Titolare mi dice che lei mangerà presto, gli altri sono al seminario, mi chiede se voglio unirmi a lei. La sola visione della Titolare mi fa sentire come se avessi ingoiato un macigno, in questo periodo. Molta ammirazione e stima, ma la sua bravura e puntualità in questo momento di sfacelo, pur in ripresa, mi fa fisicamente male. E però fa comodo anche a me mangiare presto. Mi siedo accanto a lei a ingoiare pasta e macigni. 


Poi vado in camera oscura, ci mancava solo quello per il morale già a dura prova... per fortuna ci incrocio la nuova post-doc, quella che ha sostituito la Bella Sivigliana, che non tornerà dopo il congedo maternità, iniziato da un paio di settimane. Anche lei è spagnola, amche lei bellissima, molto più riservata e pacata. Viene da più a nord, ha gli occhi verdi e  trasparenti e parla un buonissimo italiano. Mi illumina la fatica della camera oscura dove non amo per niente rinchiudermi. Al ritorno in laboratorio sono tutti spariti ma non ci penso che sono fuori a bere il caffè, mi metto subito a valutare i risultati. Fa capolino Didi e mi dice: Gli altri saranno fuori....... l'invito è implicito ma esplicito. Vengo volentieri! Lascio là cassetta, pennarelli colorati e film: Andiamo fuori, che ci fa un gran bene. Lui col suo caffè, io con la mia bottiglietta d'acqua, chè a me il caffè è vietato, specie in giornate come questa! Arrivati al portone incrociamo gli altri cherientrano, ci diciamo dai andiamo lo stesso due minuti fuori che ci fa un gran bene... (che meraviglia questo angolino assolatissimo, nascosto e riparato dal vento che abbiamo eletto a posto del dopo-pranzo... che meraviglia!). 

Ma tu dov'eri? gli chiedo. Io ero chiusa al buio della luce rossa, ma tu perchè non eri con gli altri? Ed è lì che mi dice:
Son tornato a casa  a pranzo. Sai son dovuto uscire prima dal seminario, ho ricevuto la telefonata di un mio cugino...
E' morta mia zia.
La moglie del fratello grande di mio padre.

Oh Didi, mi dispiace...
Era molto vecchia. Aveva tra novanta e cento anni, nessuno lo sa quanti precisamente.
Tutti sono d'accordo che era una donna straordinaria.
Mi dispiace molto, immagino che tu sia molto triste.

...

la chiamavo mamma. Da noi nel mio villaggio, tutte le zie e le nonne vengono chiamate mamma e tutti gli zii e i nonni papà. La famiglia è grande. Tutti partecipano all'educazione, te l'ho già detto eh? Dico sempre le stesse cose

...

Come sono i funerali da voi?
Per una donna così anziana è una cosa incredibile. C'è una grande folla, tutti arrivano dai villagi vicini.

...

I nipoti fanno una grande festa. I figli e i nipoti (di generazione precedente) non possono

...

Vuoi dire che per i nipoti di seconda generazione si fanno celebrazioni gioiose?


Sto già piangendo. (Sto di nuovo piangendo).

No scusa... è che ..
è morta mia madre...
sento che sta per "reagire", lo blocco con un gesto della mano
è morta più di tre anni fa, ero incinta, all'inizio della gravidanza. 

...

Non riesco a parlare a questo bimbo di sua nonna, nè della morte, il solo pensiero miatterrisce...
questa cosa di fare una festa con canti e balli mi sembra una cosa meravigliosamente stupenda. 
Scusa Didi, sono un po' emotional oggi.


Facciamo per rientrare


T'as la larme facile toi!

E si, diciamo così...





E meno male che il giorno dopo, e cioè oggi, davanti al mio nuovo quaderno-libro giallo, mi fermo a pensare alla cronaca della giornata di ieri, con quell'inizio e questa triste e bella conversazione,  che poi è proseguita con la sua maestosa serie di mazzate sui denti. Con tutto il magone, i macigni, le lacrime in canna e tutto il resto. Però facendo la cronaca si spiega tutta l'intensità ed in senso di sopraffazione. Sono effettivamente molto piccola sì di fronte a tutto questo. Piccola e stupefatta.


La mattina dopo a colazione, cioè stamattina, racconto al Pistacchio (ci provo almeno) la storia della zia di Didi. Per lo meno ci provo. Per lo meno riesco a pronunciare le parole la zia di Didi è morta ieri
E non è mica poca cosa.

18 March 2014

L'impresaria

Lei è la mamma di Elle, una compagnuccia del nido di Pisti. L'avevo notata fin dalla prima riunione  (quasi appena Pisti è entrato, la prima di due, in un anno e mezzo, ma è normale??). Non so, mi ispirava, sentivo le antennine che vibravano. Nella breve presentazione iniziale saltò fuori che sia lei che il compagno (erano gli unici presenti in coppia, cosa che mi piacque molto) lavoravano in un istituto di ricerca. Proprio come noi.

Iniziai a corteggiarla, non proprio con quel trasporto, ma insomma sì a corteggiarla. Avevamo gli stessi orari e quindi ci incrociavamo abbastanza spesso in fase vestimento marmocchi, io buttavo lì due tre parole, ma lei non raccoglieva. Forse apparivo troppo tesa e disperata, perchè appena ho smesso di provarci, è stata lei a flirtare con me. O forse bisogna avere pazienza che le fasi siano in risonanza...


Una mattina, appena uscita di casa in bicicletta, girato l'angolo, la vedo uscire da un cancello, anche lei in bicicletta. Quindi vive a Sans âme anche lei!! Chiacchieriamo e scopriamo che sia lei che il compagno lavorano nell'istituto affianco al mio (nonchè di fronte a quello del chercheur). E hanno una logistica molto simile alla nostra a quella che avevamo noi (tranne che loro non sono così pedanti e fanno scambio bici-macchina sul lavoro). Gli stessi orari, lo stesso lavoro, le stesse aspirazioni professionali. Insomma sono i nostri alter ego, più giovani però.


In effetti sono qualche anno più giovani di noi, lui è in post doc, vorrebbero fare un esperienza negli States. Lei lavora come supporto alla ricerca, come me, con già diversi anni di contratti a tempo determinato, rinnovati uno dopo l'altro. Iniziano ad essere troppi secondo la legge, tanti che il contratto che era in corso quando siamo conosciute, terminerà dopo qualche mese senza speranza di essere rinnovato. Per in inciso quella del mondo del precariato nella ricerca francese è una realtà dura e contraddittoria, segnata da una legge - la loi Sauvadet - che sta terrorizzando tutti noi panchinari.


Passano i mesi, io e Lei, ci scambiamo messaggi, ci vediamo un paio di volte dopo il nido, si chiacchiera, ma ad essere franchi non c'è passionissima, nonostante le tante cose in comune. Loro hanno i loro amici e colleghi, una vita sociale ingranata, famiglia a breve distanza che vanno a trovare regolarmente nei week end. Qualche settimana fa ci rincrociamo al nido dopo un lungo periodo. Lei è disoccupata da un mese. Si è iscritta al collocamento, che in Francia è un'istituzione molto seria, si chiamava anpe ai tempi del mio primo espatrio francese, ora si chiama pôle emploi. Non dovesse nel frattempo trovare un altro lavoro percepirà fino ad una durata massima di due anni (mi pare, verificherò) un sussidio pari all'80% del suo salario.

Ha chiesto un bilancio di competenze e sta seguendo una formazione sulla creazione d'impresa alla camera di commercio. Dice che ha avuto un'idea e che le consigliano di brevettarla e di non dirla a nessuno. Io muoio di curiosità e dovrò aspettare per sentire di che si tratta.

Ma soprattutto è dimagrita, rifiorita, allegra, sorridente, ha iniziatro ad arrivare al nido con i capelli in piega, oppure truccata sui tacchi con una camicetta svolazzante. E mi dice:
- Sai, la cosa più sconvolgente? Col mio compagno va molto meglio
- Ah perchè non andava bene? 
- Io mica me ne rendevo conto prima, ma ora che vedo la differenza direi proprio di si. Quando lavoravo, tornati a casa: cucina, pappa, poi tutti al computer in silenzio. Ora parliamo.


Racconto le sue avventure al chercheur che mi dice Brava! Ma allora vuole fare l'impresaria!!? A parte il compatimento per noi poveri italici che stiamo perdendo la lingua madre, brava sì l'Impresaria, con la sua idea, il suo entusiasmo e i suoi corsi di formazione, che si è rimessa in pista. Poi magari è una grossa sòla, a me la curioistà l'ha messa, insieme a un po' di meravigliata contentezza che forse qualcosa di nuovo è possibile farlo. Stiamo a vedere.




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