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03 July 2009

Esercizi di bicchiere mezzo pieno


In Olanda e' scoppiata la calura!
La gente sta uscendo fuori di capoccia, tutti in infradito, tripudi di carni lattee che virano al color pomodoro secco, tempeste di barbecue per le strade, nei giardini. Bambini sprezzanti del pericolo sguazzano aggrappati a ciambelle nel grande kanaal, tra il passaggio di una chiatta e l'altra (roba da matti).

Ieri nel pomeriggio si sono sfiorati i 29 gradi e gli Olandesi a queste temperature escono davvero fuori di testa, tormentati tra il godersi il sole ed invocare le piogge.

In stato comatoso, tra un giro di convulsioni di tosse ed il successivo, li guardo squagliare dal caldo e penso che invece io sto proprio bene sotto la mia copertina di pile.


Una volpe ottimista io, con quest'uva effimera.

15 November 2008

Il forno e' nudo


...un post eternamente in campeggio.

Dopo le prime due settimane di perlustrazioni, si sono completate le prime quattro settimane [un ciclo completo] di lavoro e vita vera. Tra alti e bassi, come e' mio solito, sembran passati secoli. Sono scombussolata, spossata; occhi spalancati, orecchie tese. Di acqua sotto i ponti ne e' passata a tonnellate, ho imparato tante cose nuove ed avuto un anteprima su quante ne potro' assorbire, vecchia spugna. Mi sento fortunata. E anche non. Sensibilmente piu' vicina a " "casa" ", ma comunque lontana anni luce.

Ho avuto anche la fortuna di ferirmi malamente un dito tagliando la primissima cipolla d'Olanda col nuovo tagliere e lo sconosciuto coltello (non ci si fa mancare nulla). E di testare quindi per direttissima la sanita' olandese aggiungendo un paio di punti al mio gia' fornito carnet.
Ho avuto Sto ancora avendo una serie di simpatici contrattempi burocratici che mi hanno confermato che rimpiangero' a vita l'eccellente burocrazia francese. Ma qua si divaga in schiocchezze, mentre io volevo parlare di campeggio.


Ci siamo finalmente installati nella simpatica casetta dello studente (attempato), superando lo sconforto iniziale per un'accoglienza non proprio delle migliori. Passera' alla storia il giorno dell'arrivo, io disperata, incredula di fronte a cotanto lassismo: un bel po' di sporcizia pesante diffusa ovunque, un frigo lasciato chiuso a crescere muffe. Ed altre deliziose sorpresine che non voglio neppure ricordare. Memorabile il contegno del chercheur mio che cercava di tranquillizzarmi: vedrai, non preoccuparti, coraggio. Ed io che additavo guarda li'... e li' ... oddio no, andiamo via... Provata dal viaggio. Poi ad un certo punto faccio al mio amato chercheur, nonche' provetto e passionato pizzaiolo: chercheur mio, qui non c'e' un forno... E lui, perdendo d'un colpo tutto il suo savoir faire: andiamo via!
Potenza della pummarola.

Poi invece siamo rimasti, con la promessa di comprarci un forno, di quelli veri.

L'organizzazione per studenti (attempati) forniva una simpatica scatola ciascuno con il kit di sopravvivenza: un piatto, una forchetta/coltello/cucchiaio/cucchiaino, tazza, bicchiere, piccolo tagliere, grosso coltello con cui lasciarsi amabilmente dissanguare, preferibilmente prima di conoscere il numero delle emergenze e possedere un cellulare (ed essere coperti da assicurazione sanitaria, essendo il giorno precedente al primo giorno di lavoro).
Poi abbiamo comprato una padella, qualche insalatiera, un tagliere grande. Uno scolapasta!!! [Non mi dimentichero' mai che per trovare uno scolapasta comesideve ci son volute come 4 settimane, quando l'abbiamo trovato e' stata una festa]. E poche altre cose, buona parte delle quali vengono da negozi dell'usato, che abbiamo pazientemente setacciato. La missione che mi imponevo era: Adotta piatti e posate (etc) usati ma e perfettamente adatti per essere usati ancora ed ancora.
Ora, questa missione vuole adempiere a due fondamentali esigenze: annullare il non-sense di andare all'ikea et similia a comprare cose nuove di zecca, quando tante cose usate e magari belle sono li' in attesa di essere appunto adottate. Il senso di "giustizia" nell'avere questo approccio, veniva amplificato dal disfattismo lungimirante del chercheur, quando all'ikea ci siamo dovuti andare e osservava nel magazzino prima delle casse bancali e bancali di cose (la robbba, come cita saggiamente lui) e scuotendo il capo sospirava ti rendi conto che tutto questo nel giro di tipo dieci anni, finira' tutto in una discarica?. Gia'.
La seconda motivazione, che scompare al confronto della prima, e' sentirsi -almeno economicamente- meno in colpa di lasciare la robba dietro di te quando andrai di nuovo via ed il tuo amato non vorra' fare un trasloco di quelli classici -metti le tue cose sul camion. Che poi non e' che sei meno triste, perche' ci hai comunque voluto bene a quella robba adottata. Pure piu' che se fosse stata nuova, perche' non e' detto che molti altri l'avrebbero salvata. E te la terresti con te la robbba salvata.

Molte altre 'cose di casa' vengono dal riciclo di contenitori alimentari. La spesa al supermercato nelle prime settimane di questo insediamento olandese come in quello americano, non era volta al nutrimento o godimento della carne alcuno, ma pura e dura ricerca di contenitori. La bottiglia trasparente del rose' per l'acqua, le pesche sciroppate sotto vetro per lo zucchero, le latte dei pelati come portapenne, il sugo in barattolo di vetro per il caffe'. Il bottiglione di sugo per il cous-cous. Ed ovviamente quintali di marmellata Bonne Maman per farne bicchieri. Che' io ormai da anni uso i barattoli di marmellata come bicchieri. Perche' voi no?


Poi un giorno e' arrivato il forno, un sabato via camion, dall'ikea appunto. Ed appena ha varcato la soglia di casa ha scatenato l'angoscia del dove finirai dopo? Ha scatenato tutta una serie di sensazioni a dirla tutta. Ci e' sembrato di diventare quelli che in campeggio si portano la televisione, per esempio.
Poi il forno e' arrivato come dire? nudo.




C'e' stata grossa crisi in casa Squa&Franx approposito del fottuto mobiletto che io comprerei per vestire il forno, questo o similia, per capirci. E lui a ribattere ma che ce ne facciamo del mobiletto? ma io mi devo essere rimbambita appresso a te Volevamo il forno, no? mica un mobiletto o santo iddio Se proprio ci tieni prenditi un mobiletto, io non ne ho bisogno ma roba da matti

Poi ieri sera, quattro birre e tre biophysicist, uno dei quali in fieri, a parlare senza sosta tra definizione di vita, evoluzione e cose affascinati. Si e' arrivato anche a parlare del forno nudo e di quanto fosse in fondo affascinante. Ed in quel momento, avvolta da quella bella atmosfera, ho deciso che no, non abbiamo bisogno del mobiletto. Poi ho ripensato a quando io facevo la fame di realizzazione personale, lui era un baiofisic-vuld-laic e mi ha fatto grande impressione ritrovare le speranze di quel post fatte cosi' concrete oggi.

Oddio forse alla fine lo comprero' pure il mobiletto della discordia, che qui si e' romantiche, ma anche pratiche, spolveralo tu un forno nudo.
Ma essenzialmente ed anche no, hai ragione tu ma di piu' che ragione


...piu' che un post una dichiarazione d'amore


28 June 2008

Squabus al Virginia Tech




...un post fotografico
la maggior parte dei link portano a delle foto caricate su flickr



Si partiva di domenica pomeriggio. 'Come partire e' un po' morire, figurarsi di domenica.

Il viaggio e' stato lungo e ritardato nello scalo da Dallas(!) a Richmond perche' l'aereo dove dovevamo imbarcarci veniva dal Messico ed era infestato di fruit flies (moscerini). O almeno cosi' hanno detto a noi. Dopo una notte in un anonimo albergo vicino l'aereoporto di Richmond siamo partiti con tanto di macchina in affitto alla volta di Blacksburg. Appena 350 km di strada, che Jo March e phD al seguito con conferenza il martedi' mattino a Richmond, si sono sciroppate andata e ritorno lo stesso giorno. Che vuoi che sia.


La Virginia e' verdissima.
La Virginia, insieme a Kentucky, Massachusetts e Pennsylvania e' un Commonwealth e non uno stato qualsiasi. Che cosa poi voglia dire esattamente, lo si chieda al signor Pedia (Wiki).
La Virginia, prende il suo nome dalla regina Elisabetta I d'Inghilterra, detta anche The Virgin Queen.
Virginia is for lovers, come recita lo slogan tormentone.
Fine dei pensierini a titolo Virginia



Una volta a Blacksburg abbiamo visitato gli uffici e laboratori dove Jo March, il Masterizzando Cicciotto, qualche altro studente non ancora bene definito (e non piu' io) opereranno la loro scienza.

La visita al campus e' stata ovviamente una sorta di pugno nello stomaco. Quelle 32 pietre e non 33 (come qualcuno -qui una voce-, per fortuna, dice avrebbero dovuto essere).

Lo spirito di appartenenza che studenti ed impiegati maturano nelle universita' americane e' qualcosa di incompresibile per me. L'Hokie spirit e' cosi' sentito che viene nominato persino nella targa commemorativa delle vittime del massacro.





Nel pomeriggio ormai inoltrato Jo March e dottoranda al seguito son ripartite per Richmond, mentre io ed il dottorando cicciotto siamo rimasti ospiti di due studenti per la caccia ad un appartamento per lui ed ad una decisione esistenziale per me.
Il passaggio da una macchina fotografica vecchio stile, con la buona e vecchia pellicola, al digitale, ha comportato per me la liberazione di un fotografamento compulsivo e spesso casuale. Come e' successo a sera, quando gli studenti del futuro dipartimento di appartenenza di Jo March, ci hanno portato a mangiare fuori e poi a bere. Camminando per questa strada, ho cominciato a fotografare a caso, mentre esclamavo Uh quante chiese. E J mi diceva Per questo la chiamano Church Street. Ed io ridevo alla battuta. Ma non era una battuta.
Per dirla tutta, il senso religioso in Virginia e' un po' opprimente.


Poi vai nei bar e metti in borsa il giornaletto di arte e cultura di Blacksburg (come faresti con lo zerodue a Milano). Il giornaletto e' questo. Alle pagine 20 e 21 del numero giugno-luglio 2008, c'e' un emozionante articolo che riporta i pensieri dei possessori di armi della ridente cittadina.
Titolo:
GUN CULTURE
LOCAL GUN OWNERS:
SAFE AND SANE
Mentre il riquadro in basso recita:
"Shooting for me is VERY MEDIDATIVE. You have to FOCUS ... it helps me clear my head."
I maiuscoli non sono miei.



Mangiamo tacos senza pomodori che c'e' in giro la salmonella e ce la si chiacchiera dei rispetivi boss e della vita del campus. Un quasi masterizzato, appena dopo avermi rivolto la parola per la prima volta, mi fa
- You are Italian
- Si, gli dico sorpresa, come hai fatto? Non e' che ci azzecchino mai al primo colpo.
- Mi dice che e' perche' ha conosciuto molti italiani nel campus.
- Il mio sguardo si illumina.
- Ma, dice, sono ormai partiti tutti
- Il mio sguardo si spegne
- Tranne una
- Ri-splende il sole. Gli dico che voglio, vorrei conoscerla.
L'esperienza di incontro degli italiani emigrati in Colodado mi ha segnata positivamente. E' bello incontrarsi.

Cosi' la mattina dopo il quasi masterizzato del Virginia Tech, mi passa a prendere a casa della studentessa che mi ospita. Che per inciso abita a Christiansburg e non a Blacksburg. E mi porta a fare colazione con M., milanese, e sosia della mia M., amichetta del cuore del liceo. Uguali. Ce la chiacchieramo, le spiego che forse, non so ancora, verro' al Virginia Tech per qualche mese o per un periodo non ancora ben definito tra agosto e natale e che quindi sto cercando una sistemazione (eventuale) dove (soprav)vivere. Mi dice che giusto a casa del suo fidanzato un conquilino, psicologo, potrebbe mancare giusto solo per il semestre perche' andrebbe in Texas a studiare musica (!?). Sarebbe perfetto. Deve andare a lavorare, ci salutiamo calorosamente, ci sentiamo, ci facciamo sapere.

Il Masterizzando Cicciotto arriva con un'ora di ritardo al nostro appuntamento per la colazione. Il Masterizzando Cicciotto, se ancora non l'ho detto, e' una persona totalmente inaffidabile. Jo March, quando ti dice che gli ha dato una borsa di studio per fare un phD, le appare virtualmente un'aureola sul capo. Diventa donna angelicata che tutto puo' sull'animo. Il riscatto totale sull'umano mondo.
Il Masterizzando Cicciotto comincia a scusarsi senza sosta, blaming himself. Io ho chiacchierato con M. e sono serena. Secondo-poi, il breakfast-place, non sara' molto fast (visto tutto il tempo che ho aspettato), ma e' molto piacevole. Furthermore stavo aspettando paziente, perche' per uno strano meccanismo soprannaturale, probabilmente manovrato dallo spirito divino di Jo March, donna angelicata, ho deciso che aiutero' il cicciotto masterizzando a trovare casa. Lui, che pure si trasferira' qui un giorno di Agosto, anche se non sa dove, e' venuto in visita senza uno straccio di idea di dove cercare, di come e' fatto il campus, di vattelappesca. Mentre io, che non ho ancora deciso che ne sara' della mia vita, ho stampato mappe, preso appuntamenti, affittato auto. E sento che io saro' il deus ex machina che gli fara' finalmente trovare casa.
Nella prima tappa della nostra lunga giornata io e MC (il Masterizzando Cicciotto) andiamo alla Graduate Student House, dove lui aveva fatto domanda per una stanza mesi or sono, senza mai ricevere risposta alcuna. Quando ci sediamo davanti alla responsabile dell'assegnazione stanze a masterizzandi cicciotti e non, quella, delicatamente, fa presente a MC che gli era stata proposta una stanza, mesi or sono, ma che lui non ha mai risposto alla e-mail. Viene fuori che lui aveva segnalato la mail del Virginia Tech nella richiesta. Mail che non ha mai aperto. MC comincia a disperarsi, blaming everybody per questo disastro, che lui c'ha da scrivere la tesi e poteva evitare di volare in Virginia se ci avesse avuto una casa. Il deus ex machina lo sprona a guardare avanti, a riapplicare per la stanza, la tizia dice che gli dara' priorita' assoluta su chiunque altro.
Poco piu' tardi, mentre io incontro e chiacchiero con una ragazza iraniana che affitta una stanza a Christiansburg, anche qualche mese le va bene, MC comincia a fare le sue telefonate di house hunting.
Poi si parte a visitare i complessi residenziali intorno al campus. Andiamo al primo dove MC ha telefonato, gli hanno detto che hanno un solo appartmanento rimasto. Ci fiondiamo ed appena arrivati nell'ufficio, l'addetta all'affitto appartamenti ci dice, puntandoci col dito una biondona slanciata, che lei ha appena visitato quell'appartmamento e forse lo prende, non e' sicura. La biondona si rende conto di MC, si guardano per un lungo momento, in sottofondo una musica western, la bionda esce, incolla il cellu all'orecchio, rientra nell'ufficio dopo 25 secondi di orologio ed annuncia lo prendo. MC starts to blame god. L'addetta all'affitto appartamenti telefona ad un'altra addetta affitto appartamenti di un'altro complesso residenziale vicino al campus, ma dall'altro lato. La seconda addetta dice che hanno ancora qualche appartamento libero. La prima addetta ci indica la fermata dell'autobus, dice che in estate passano ogni ora. Telefona per sentire gli orari. Passera' tra 5 minuti. Ci avviamo alla fermata e come in un balletto perfettamente coordinato l'autobus arriva per "raccoglierci", deus ex machina del deus ex machina. Dobbiamo cambiare autobus in campus, la scena e' miracolosamente esattamente come sopra. Qui Jo March, donna angelicata, ci cova.
Arriviamo al secondo complesso residenziale, dove una tizia con una scollatura vertiginosa mostra a MC un appartamento. Lui gongola, sulla scollatura e anche sulla decisione. Io lo guardo, deus ex machina, -ora fa il difficile- e nel mio sguardo c'e' tutto un Tu non vuoi (you don't want) avere ancora da pensare a dove vivrai, anche se non ci hai pensato neanche un minuto prima di venire qui in visita. Tu hai da finire di scrivere la tua tesi. Ed io sono il tuo deus ex machina, quindi firma e facciamola finita. MC quindi firma una quantita' spropositata di scartoffie, mentre Scollatura Mozzafiato da' prova di spudorata ochitudine, davanti ad un deus ex machina ad occhi sbarrati..
We like MC
You are going to stay very close to me, MC

e via dicendo.
E quindi, a conclusione di questo emozionante capitolo della visita si Squabus al Virginia Tech, il Masterizzando Cicciotto vivra' qui, praticamente come a Melrose Place, anche un po' per merito mio. Speriamo bene.

Ci tocca andare a prendere una macchina in affitto per tornare a Richmond il giorno dopo. Il car rental piu' vicino e' all'aereoporto di Roanoke, un'oretta di bus ad andare ed un'oretta (di macchina in affitto) a tornare. Virginia is for patient Lovers.
Perdiamo un paio di autobus che ci porterebbero in campus per prendere il bus per Roanoke, mentre MC firma scartoffie. Poi finalmente MC saluta la Scollata e ci incamminiamo alla fermata, dove dobbiamo attendere solo un minuto piu' di prima.
Sono le 15 passate e non abbiamo ancora pranzato, facciamo appena in tempo a fermarci in un bar ed ordinare due panini da portar via. In Europa sono le 21 passate ed e' il giorno di Italia Francia. Me ne ero dimenticata. Nel bar del panino c'e' una tele ed il mio sguardo divertito coglie l'uno a zero, ed un Toni ancora senza baffi.
Scappiamo a prendere il bus, andiamo a prendere la macchina, prendiamo la macchina, torniamo indietro. Per fortuna la strada e' simpatica, tra:
- il fatto che la Virginia e' piacevolemte verde
- gli RV che viaggiano nella terra dei Lovers
- le chiacchiere.

Il tutto passa veloce, mentre io, tra i miei mumble-mumble esistenziali e non, decido che l'indomani mattina presto voglio visitare ancora un paio di posti in campus e quindi 'sta notte non voglio dormire a Christiansburg. Quindi telefono a J. e gli chiedo se mi ospita nel divano letto accanto ad MC, telefono ad A. e con delicatezza le dico che andro' a recuperarmi il mio zaino a casa sua, ringraziandola infinitamente. Poi chiamo anche M., sosia di M., e le dico che mi piacerebbe visitare la casa del suo fidanzato, gia' che son qui, nel caso in cui.

Arriviamo a Blacksburg che sono gia' le 19.00 ed e' gia' tempo del mio appuntamento con l'ingegnere argentino che:
- ha messo un annuncio su craiglist dicendo che cercava un coinquilino, che
- lui era argentino quindi la convivenza poteva essere interessante per chi volesse migliorare il suo spagnolo,
- non ha specificato per quanto tempo affittasse la stanza.
Quindi io gli avevo scritto:
- che lo spagnolo lo parlavo gia',
- che io ero italiana, in caso a lui interessasse imparare la lingua dei poeti,
- che non aveva specificato il periodo di affitto, quindi io tentavo, pur sapendo fosse molto improbabile che lui affittasse per un solo semestre.
L'ingegnere argentino mi risponde che:
- ha la nazionalita' italiana, ma
- non parla la lingua e che,
- si, in realta' cercava qualcuno per tutto l'anno, ma che forse preferisce affittare a me per qualche mese piuttosto che ad un altro per un anno intero.
E si risparmino le facili battute perche' questa e' solo dimostrazione che gli argentini ci adorano. Hanno l'Italia nel sangue.
E quindi corro a casa dell'argentino. Che e' abbastanza bruttina e decisamente sgarrupata, se poi confrontata con la Melrose Place che poc'anzi ho visitato... Io e l'argentino chiacchieriamo un'ora in inglese. Io ormai, gia' dal giorno prima, ho come messo il pilota automatico chiacchiereccio: Bla bla bla. E perche' forse io bla bla bla... Virginia Tech bla bla... Jo March bla bla. Il chercheur bla bla. L'Olanda bla bla bla. Una fatica... Ricorda qualcosa?
Dopo un'ora a parlare in inglese, senza riuscire ad inquadrarlo, gli dico, senti, scusa eh, ma io con gli (ingegneri) argentini sono abituata a parlare in castigliano, ti dispiace se... No porque sabes yo bla bla bla. Me parecia tan raro bla bla ... . Il tipo mi guarda strano e mi fa veramente di solito non parlo castigliano con gli stranieri, poi mi guarda come fossi un'aliena e passa alla lingua di Cervantes, meno male, che' il fatto era che eravamo molto piu' alieni prima...
Saluto l'italoargentino, Ci sentiamo, ci facciamo sapere, si.

Corro indietro a casa di J., recupero MC, che':
- alla fine l'affitto della macchina l'ha firmato lui,
- che' l'affittatore di macchine (ah gia'), dopo avermi chiesto se ero russa (M. la sosia di M. mi aveva appena raccontato la mattina stessa che le chiedono sempre 'Sei russa?') ed io no Sono Italiana, Ah What's his name? Berlusconi? I like that guy
- (....)
- che' l'affittatore di macchine, dicevo, mi aveva chiesto il mio social security number ed a me mi hanno insegnato che la gente in ammerica la deve smettere di chiederti il tuo social security number ad ogni pie' sospinto e quindi io lo lascio a casa.

Corro a casa di J. e becco MC , guidatore ufficiale della macchina, che si sta sintonzzando sulla finale di NBA Boston Celtics-Los Angeles Lakers. Non ho pieta', mi faccio accompagnare da MC a casa di A.. MC non ha ancora conosciuto il marito indiano di A.. MC questo e' il marito indiano di A.. Marito indiano di A. questo e' MC, piacere. E giu' le chiacchiere.
M. la sosia di M. mi richiama e dice che sta andando a casa del fidanzato, ci vediamo li'. Salutiamo A. ed il suo marito indiano. Grazie di tutto, se volete venire a visitare le Rocky Mountains...




MC mi accompagna a casa del fidanzato di M., la sosia di M.. MC viene presentato a G., milanese, fidanzato di M., a C. salernitano che parla inglese con accento salernitano, S., studente danese giovanissimo (ed angelicamente bellissimo), ed E. che viene da Vicenza ed e' stato punto da un insetto oggi andando in bici ed e' appena tornato dal pronto soccorso tutto gonfio, a rischio di shock anafilattico. Il gruppetto e' di un'allegria indicibile, mi mostrano la casetta che e' proprio bella, il bagno ha una vasca da bagno con i piedi, la cucina e' gialla, la stanza dello psicologo americano che forse va a studiare musica in Texas(!) e' blu ed ha un letto ad acqua.
MC is incolla alla tele in soggiorno a guardare la finale di NBA, io e gli italiani ce la chiacchieramo in cucina, sotto lo sguardo di S. il danese. Sono simpatici, la casa trasuda Italia, io mi sento a casa.
Scene di ilarita' totale si verificano quando anche MC viene in cucina. La finale e' noiosa? e' attratto dalla simpatia? c'ha fame? sono le 23 passate ed ovviamente non abbiamo cenato. C. il salernitano spiega a MC, in inglese salernitano come e perche' gli italiani evadono le tasse. Io filmo il tutto ed un giorno' faro' fortuna con un video intitolato Italy4dummies.
Quando scoprono che siamo digiuni, gli italiani, pummarola, ovviamente mettono su una pasta al sugo. MC non ama le cipolle, allora solo Pomi' e basilico che viene dal loro orticello. MC interrogato su com'e' una pasta cucinata veramente all'italiana, dira' che e' uguale a tutte le altre. Ne nasceranno poi discussioni infinite sullo sciovinismo culinario di noi italiani. Dovro' convenire che ce la tiriamo abbastanza e mi vergognero' un poco.

e bla bla bla
bla bla bla
quanto ci piace chiachhiera'
diceva una esplosiva Ferilli, no?


Ci ritiriamo a casa di J. che sara' l'una di notte, la sveglia puntata alle 7, che' ancora voglio visitare l'ufficio internazionale, quel laboratorio mega hi-tech... poi ci scappera' anche una sorta di ostello surreale nel cuore del campus, dove il bagno e' comune uomini/donne con tanto di targhetta uomo o donna da attaccare col velcro mentre fai la doccia.

Dopo queste simpatiche gitarelle, ci spariamo i 350 Km per tornare all'aereoporto di Richmond, riincontriamo Jo March e dottoranda al seguito. Io dopo tutto quel chiacchierare sono sfinita, non ho piu' parole per nessuno -specialmente in inglese- e mi chiudo nella crankiness piu' totale. Il giorno dopo mi do' malata per la prima volta in un anno e mezzo. Quando rivolgero' nuovamente la parola a Jo March, sara' per dirle questo.

Qui tutte le foto.
Non so perche' flikr me le ha tutte mischiate ?


Mi rileggero' un'altra volta, si perdonino i refusi
Adesso vado a prepararmi per una scampagnata alla montagna prima che il chercheur si sfidanzi da me improvvisamente.

24 June 2008

Mi Vendo tannanana'


Via el Pais, dove ero andata a curiosare come festeggiavano i cuginetti...
leggo di questo tizio che vende tutto quello che possiede: casa, macchina, moto lavoro (quasi gli amici!) per partire verso una nuova vita.

When I say everything is included in the sale I mean EVERYTHING is included! Upon completion and settlement I will walk out of my home for the last time in just the clothes I am wearing, and carrying only my wallet and passport.

My current thoughts are to then head to the airport, and ask at the flight desk where the next flight with an available seat goes to, and to get on that and see where life takes me from there!

La seconda parte, devo dire, un po' invidia mi fa.
Poco importa che il tizio abbia trovato (allora ce ne sono ancora?!) la sua maniera di colarsi d'oro, (perche' scommetto che di soldi ne fara' parecchi). In realta' i motivi di un gesto cosi' avventuroso nascondono terribili sofferenze amorose, che invidia ne fanno poca. Anche se poi, chissa', saranno proprio la ragione per cui di soldi ne fara' tanti tanti.
I met and married the best girl in the world. I loved her with all my heart, and she loved me back too. However, after over twelve years together and five years of fantastic married happiness, I was hit with a bolt from the blue.

I often think of the line from "The Sunscreen Song" by Baz Luhrmann, which goes, "The real troubles in your life are apt to be things that never crossed your worried mind, the kind that blindside you at 4 pm on some idle Tuesday."


L'asta si chiude il 29 Giugno (Australian Western Standard Time), nel momento in cui scrivo ci sono 24 rilanci, fatti da 9 diversi offerenti e la cifra e' arrivata a AU $300,100.00.

Staro' a vedere incuriosita, canticchiando
faccio in fretta un altro inventarioooo...

20 June 2008

Sopravvissuta


Son tornata da Blacksburg ieri, seguiranno racconti ?
Questo post era nato come una mail per amici e parenti, siccome mi si e' detto che ha procurato risa a profusione lo metto pure qui, un minimo modificato e corretto qua e la'. Le mail agli amici mi riescono senza dubbio meglio dei post su Squabus e siccome Squabus era gelosa per 'sta volta le presto la mail, gli amici mi perdoneranno.



Gli ultimi tempi son stati particolarmente duri (quando mai?) Nell'episodio culmine di questo periodo di ansie ed agitazioni... ho praticamente ingoiato uno stuzzicadenti.
?!?
La cosa accadeva un pomeriggio nuvolo, due sabati fa', ho poi passato il giorno dopo (domenica) immobile aspettando che lo stuzzicadenti completasse il giro dell'oca... no non era interamente intero, gli mancava un pezzetto, un quinto forse. Il chercheur l'ha (poi) misurato: 4,5 cm. E' ancora in bagno, lavato e stirato: non mi risolvo ne' a buttarlo, ne' a fotografarlo, credo che lo conserverò' per i nipoti.
La sera stessa del fattaccio nessuno si e' minimamente preoccupato, dicevano massi' che vuoi che sia... La mattina dopo il chercheur lo googola e capita su un video che d'amble' parte dicendo che 10000 persone muoio ogni anno per avere ingoiato uno stuzzicadenti. E poi via immagini di autopsie con tanto di stuzzicadenti infilzati nelle trippe.
Forse a conti fatti ci siamo preoccupati esageratamente. Io, giusto per soddisfazione personale, mi sento comunque una sopravvissuta e ricordero' con ansia tutte le mele e cereali fibrosi che ho mangiato (domenica) il giorno dopo [per non lasciarlo solo], immobile sul divano, aspettando come in travaglio che mi scappasse di andare... fino a che ormai il lunedi' mattina l'ho dato alla luce sul cartone dei corn flakes sventrato e sistemato sul vaso per poter comodamente, di guanto e coltello di plastica munita, esaminare le faccende... [che schifo, mi scuso per i dettagli].
Tra l'altro, il chercheur, che continua a prendermi in giro, ora che e' tutto passato [the wood eater e' il battutone che trova piu' divertente] non ha che da ringraziarmi, perche' la scena, al barbecue coi suoi colleghi e' stata la seguente:
Uhm, mi passi uno di quei gamberi ricoperti di bacon (!?) che stai mangiando?
Lui mi passa il suo ancora intonso e se ne prende un altro.
Io lo addento, trasudante lardo, maldestra [come mangereste un gamberetto avvolto nel bacon?] ed annuisco alla conversazione in corso giustappunto sul (non) servizio sanitario americano e su quanto ogni giorno ci sia da ringraziare di non averne a che fare. Appunto.
Annuisco e l'occhio cade sul moncherino di stuzzicadenti che mi rimane nella mano destra...
- rendermi conto che il resto (parecchio) devo averlo in bocca,
- dirmi "cazzoooo",
- sentirlo accarezzarmi la trachea e scendere giu' dritto e beato
...e' un tuttuno.
Anche io mi domandavo com'e' possibile, eppure quando l'ho cacciato fuori ci ho finalmente ri-creduto.

La chicca: la dottoressa (eta' dimostrata diciassette) a dirmi: Guarda che lo digerisci il legno... ed io, tra la disperazione: Guarda che non sono un tarlo. E per amor di scienza, il pargolo stuzzicadenti, un po' come Pinocchio, e' venuto fuori neppure un minimo provato (almeno nelle lignee membra) dall'esperienza nel ventre balena.


Gusto per la cronaca, per quelli che l'hanno vista ritratta in tenuta calcistica, con tanto di parastinchi e postura fiera... la balena e' ufficialmente a dieta da oggi, con tanto di sigillo e ceralacca.
Disclaimer Siccome qui non si vuol fare in nessun modo la figura della silfide oca che dice Sono un po' ingrassata, devo mettermi a dieta, vi dichiaro pure il peso... ma in pounds che' comunque sono pudica e vergognosa, ci pensate voi a convertirlo. Adesso lo so proprio perche' la dottoressa diciassettenne mi ha pure pesata ahime'... e mi ha sparato una cifra che non ricordo esattamente ma era superiore ai 160 pounds, forse 165? Tanto che cambia? Quando me l'ha detto sono arrossita violentemente, non tanto per la cosa in se' (son cicciottella, e allora?), ma perche' mi e' tornata in mente la visita per rinnovare la patente che ho fatto il mese scorso: alla domanda Quanto pesi? ho risposto non so, sara' 110? (ovviamente in pounds!!), sbagliando clamorosamente la conversione. Non ci posso credere che la tipa, dopo avermi vista in faccia, e mi ha guardata! non mi abbia detto No way, altrimenti detto: Ma fammi il piacere. 110 pounds sono 49.8Kg! Mi avra' annoverato tra quelle che mentono sul peso, con la scusa che non conoscono i pounds... che vergogna, non ci posso pensare.
E quindi in virtu' anche di questa gran figuraccia: da oggi Squabus dice no ad hamburger e patate fritte.
Ce la faro'? L'aspetto stimolante e' che almeno i pounds (che misurero' in palestra) scendono piu' in fretta, vediamo poi se imparo a convertirli a mente (1 pound sono 0.45 Kg;)

23 May 2008

"Always believe"*


Il finale a sorpresa di questo video mi da una carica impressionante.
Spero anche a voi!
Da vedere e rivedere nei momenti di pulcinite acuta...

Enjoy




* e mi stanno simpatici anche i tipi che hanno cavalcato l'onda del caso che li ha portati a filmare la scena

19 April 2007






Stanno impazzendo.
Anche qui stamane all'alba c'è stato un allarme in una residenza universitaria a 500 metri da qui. Uno studente ha dato l'allarme che c'era un tizio sul tetto, hanno evacuato l'edificio, deve esserci stato abbastanza delirio. Se ho ben capito il tipo tentava di suicidarsi in santa pace, l'hanno arrestato. Comunque, giustizia è stata resa ai paranoici, era un pregiudicato. Noi dormivamo il sonno dei giusti e non ci siamo accorti di nulla.
Anche prima dell'incidente di stamattina, avevano cominciato a piovere mail da ogni strato gerarchico dell'università per rassicurare tutti di quanto la polizia del campus sia efficiente (sissignore, non so altrove in usa, ma qui c'è la polizia del campus... c'è anche un numero che puoi contattare se devi attraversare il campus di notte ed hai paura... li chiami e loro ti scortano. Se sei una donna ti rassicurano che verra' un uomo [per difenderti] accompagnato a sua volta da una donna [per rassicurarti che il primo non ti violenterà impunito?]). Oggi è arrivato addirittura un vademecum di come comportarsi -nel caso in cui un tizio armato dia di matto- che somiglia alle regole antincendio che abbiamo dietro la porta, tutto un programma. Io comunque, più piovono mail, meno mi sento sicura. Seminare il terrore da sempre buoni frutti.

Anche a Denver un po' di delirio. Tra l'altro eravamo lì oggi a risolvere beghe col passaporto. In poche ore abbiamo visto due tizi in manette. Il secondo era un ragazzino, ammanettato con le mani dietro la schiena, seduto per terra. Non posso esserne certa, ma sembrava che il motivo del 'fermo' fosse che andava in skateboard sul marciapiede. Ipotesi tanto più probabile al vedere la sua faccia: gli veniva da ridere, buon per lui. A me un po' meno.
Un po' inquietati ce ne siamo andati al Colorado History Museum. Per due giorni abbiamo perso una mostra sugli Italiani di Denver. In compenso la sezione del museo sul battaglione degli alpini d'america che ha combattuto sull'appennino toscano nella seconda guerra mondiale, tanti indiani e cowboy e una cronologia della storia del Colorado: 200 anni di storia, mica pizza e fichi.
Uscendo non poteva passare inosservata, nel negozietto del museo, la t-shirt con stampata la foto di quattro indiani con arco e frecce recante scritta

Homeland Security
Fighting Terrorism Since 1492

Saran mica un po' confusi?
Perplitudine

25 February 2007

Ugo e la Pina a Little Italy


Era sabato. Con una macchina in prestito abbiamo percorso la quarantina di chilometri che ci separavano dal Tempestone bianco. Il chercheur mi ha lasciato guidare per le strade del Colorado, sonnecchiando sul sedile. Il sole era forte ed avevo dimenticato gli occhiali da sole, i miei occhi chiedevano venia. Non mi era mai successo prima di pensare annuvolati ti prego, pietà.
Viva il sole del Colorado [[e viva le birre del Colorado chebbbuone, consolano ogni frustrazione. Tornerò alcolizzata]].
Giornata ventosa, comunque, balle di polvere rotolanti.

Ripercorriamo la strada in senso contrario, il chercheur davanti col bestione, io dietro a subire il riverbero del sole contro le sue parti metalliche posteriori. Finchè al secondo rosso che chercheur e bestione bruciano, dico basta alle torture, supero e vado a guidare le danze, gli occhi a mezzaluna.
Stiamo uscendo dalla highway, siamo a Fort Nox, sul ponte di uscita, quando proprio alla fine della salita, vedo Tempestone rallentare, poi viene la discesa ed io non vedo piu' nulla. Freccia, accosto, aspetto, niente. Qualche lungo minuto. Faccio inversione, trovo il chercheur sguardo disperato, Tempestone è svenuto.
...chiamiamo il carroattrezzi, lo portiamo da un meccanico, dove sapevamo sarebbe dovuto andare -non era in perfettissime condizioni- ma non così presto. Ci sentiamo Ugo e la Pina e ci ridiamo sopra, machissenefrega.
Sorridiamo ma siamo depressi e frustrati. Decidiamo di andare alla festa di italiani a cui siamo stati invitati. Ad una festa ci sarà birra, mi dico. In breve veniamo catapultati in un mondo surreale. Nienteaffatto only-Italy, siamo troppo pochi per fare una festa. Un giorno un collega indiano mi chiede se conosco Michele, il successivo vengo invitata alla festa, tra gli invitati nella mail c'è quello stesso Michele.
Il padrone di casa ci viene a prendere, dovevamo essere motorizzati oggi, sai, invece no. In macchina ci presentiamo, è napoletano, ha aperto una pizzeria in città, non sa neanche lui se ha passato più tempo in Italia o negli usa, parla come Troisi, e poi come Pacino nel padrino. Vuole raccontare. Parla, parla. Dieci parole in italiano, tre in inglese ed a volte viceversa. Erano tutti hhhappy. Mia madre s'è rotta the knee. Passiamo a prendere un tizio rumeno, un folletto. Sessanta anni, piccolo e nervoso, barba e capelli lunghi. Ha passato dieci anni in un circo poi si è fatto male ed è diventato chiropratico, fisioterapista, una cosa così. Si siede in macchina e mostra la maglietta celebrativa dei suoi sessanta anni. Rappresenta lui in verticale. Quasi subito si scusa, dice vi devo avvertire che sono parecchio ubriaco. Non beve acqua, dice il pizzaiolo a mo' di spiegazione. Il folletto lo corregge, bevo 1 gallone (circa 4 litri) di acqua all'anno. Per il resto tequila. Parla italiano, non benissimo ma quello che dice è forte ed incisivo, si fa capire. Durante la festa verrà avvistato alternativamente bere, impartire qui e là esercizi di allungamento e flessibilità, stare in verticale su una mano su una sedia, alle prese con l'hula hop che non gli riesce, dire 'mi sono dimenticato di invecchiare'.
La festa è in questo gelido seminterrato, c'è una sorta di ciringuito in un angolo, una strutturina di legno con paglia. La moglie del pizzaiolo ci chiede che vogliamo bere, alle pareti ci sono applicazioni simulanti finestre su un paesaggio tropicale, pappagalli, palme. Nell'altro angolo c'è un biliardo e un biliardino (calcetto, balilla, come lo chiamate). Gente che gioca, musica disco. Più tardi partirà il karaokee. La mamma della moglie del pizzaiolo, che sembra una quindicenne ha cucinato arancini, melanzane alla parmigiana, crocchette, pasta al forno, cannoli alla siciliana. Tutti le fanno i complimenti ed anche io, tutta quella fatica. Ma odo i miei avi piangere dall'oltremondo. La cuoca, che di anni ne ha quarantotto, ci imbastisce su quando faceva la manager a Milano e su come le sue coetanee siano noiose, perchè lei è gggiovine dentro. Ma lei è quella più comprensibile e 'lineare' nel guazzabuglio della festa. Per il resto, io ed il chercheur ci cerchiamo con lo sguardo, ogni tanto. Ci diciamo con gli occhi sono tutti pazzi, che bello.

20 February 2007

Luigino è partito













L'altro di' ho smarrito un orecchino. Uno di quelli che avevo comprato in India, lunghetto, con un disegno spiraleggiante. Mi ha pulsato strano il cuore quando me ne sono accorta.

Terminata la mia prima missione, sono tornata a seguire come un'ombra la persona a cui sono stata affiancata. Un ragazzone alto e grosso, un bel po' piu' giovane di me ed anche un bel po' piu' esperto. Si chiama qualcosa tipo Salvia, viene dal Neèèvada (e si incazza se non lo pronunci come si deve... con me è ancora indulgente), ha una macchina enorme e fa prodezza col lazo. L'ho visto lanciare la corda e 'catturare' una persona che camminava per il corridoio, serrandole il cappio alle caviglie. Ma dove sono finita?
Salvia mi sta svelando gli arcani dell'arnese grande ed inquietante che dovrò usare per i prossimi cinque mesi tutti interi. Un cosone grosso e quadrato con un ripieno di meccanismi fragili e delicati. Gli faccio "Ehi Salvia, ma il coso ce l'ha un nome? Mi sentirei più a mio agio piuttosto che chiamarlo analizzatore genetico" Salvia mi guarda, sorride ed approva. "Dobbiamo dargli un nome Italiano, visto che sarai la sua balia per i prossimi mesi. Perchè non lo chiamiamo Mario?" "Uhm, impossibile, Mario è il mio amico immaginario, troppa confusione." Salvia è un po' spiazzato ma alza le spalle e riprova: "Luigi?" (devono essere gli unici nomi italiani che conosce). Guardo di nuovo il cosone grosso, quadrato, fragile e delicato e la butto là: "Luigino." Sono già un po' pentita, ma ormai è fatta. Il coso si chiama Luigino ed ora ha tanto di targa sulla porta.

Oggi a pranzo stavo appresso a Luigino quando il compagno chercheur mi ha chiamato in laboratorio. Oggi era il grande giorno. Il chercheur ha portato la macchina -il furgone- che avevamo addocchiato la settimana scorsa da un meccanico per un parere. Mi racconta delle trattative col concessionario (di usato), che il meccanico ha detto che ci sono lavori pari a piu' della metà del prezzo di vendita e via dicendo. Bisogna prendere una decisione. Lo compriamo? Non so che dire, lo sguardo basso, che facciamo? Gli occhi mettono a fuoco senza che me ne accorga... ed è lì, ai piedi di Luigino... Il mio orecchino indiano...
Compriamolo.
Così è stato lasciato l'acconto, sabato dovremmo saldare il resto. Se riusciamo ad andare a fare l'esame per la patente che lo stato del colorado pretende per poter fare l'assicurazione. Se non faccio pratica su un cambio automatico a me mi bocciano.

Nel tardo pomeriggio Luigino è stato affidato alle mie amorevoli cure e per la prima volta gli ho dato istruzioni tutta sola. E' partito verso le otto stasera. Devo aspettare fino a domani per sapere che ha combinato.

Tornando al furgone... abbiamo dovuto abbandonare l'idea del Westfalia... ed il coso di cui stiamo per venire in possesso è esattamente quello che si vede in foto. Io dopo tre anni su due ruote senza motore, mi vergogno non poco.
Come lo chiamiamo?
"Bob?"