Showing posts with label burnout. Show all posts
Showing posts with label burnout. Show all posts

02 April 2015

Burning


Era stato scritto il 19/1/2010
E mi è tornato in mente, purtroppo non solo per contrasto...
Allora stavo per bruciare fuori.
Il burnout sarebbe stato conclamato a fine primavera-inizio estate.

E oggi?


ap-proposito di buoni propositi

...e c'è tutta una vasta gamma di vita che ti invade, e vuoi viverla tutta. Ma non è concretamente fattibile seguire tutto con la stessa passione. La passione è un'esperienza totale che non si può dedicare a più di un'entità per volta. Invece i segnali arrivano molteplici ed ogni segnale stimola, appassiona, le pupille si dilatano. Vorresti perderti a contemplarlo, capirlo, seguirlo, coltivarlo, giocarlo, parlarlo. Il segnale, lo stimolo, il lampo. Ma ne arriva un altro e si ricomincia, dopo un attimo di disorientamento. E cerchi di metterli in ordine, gli stimoli, come si potesse metter in fila fotoni . Ognuno che arriva è come una piccola scossa. Piccola, grande, dolorosa, colorata, travolgente, lieve. Ma si sente, a seconda della sensibilità del sistema. La scossa. Oh se sono viva! Quanta vita. Varie vite, varie tonalità, le vedo avvicendarsi e sperimento anche l'impressione dei miei colori stesi a pennellate sulle pareti dell'esistenza altrui. Sono viva e la vita, la natura, asseconda la sopravvivenza: posso sopravvivere solo se ho lo spazio, ho il tempo, ho il modo. Mi sono sentita così inequivocabilmente viva, ho provato un così forte turbinìo di emozioni e non ho potuto evitare di assecondare tutte le possibilità. In un delirio orgiastico di concretizzare i buoni propositi, mi sono fatta avanti per tutto. Proprio tutto... Per coltivarmi, per scoprire quanto più potevo...

Concretamente, appunto, in un'ora e mezza il mio 2010 comincia. Dolcemente. Con un corso di cucito, una volta a settimana. La settimana prossima si aggiungerà il corso di olandese, due volte a setttimana, che si profila l'impegno più faticoso. Insieme ad un corso per gli studenti del primo anno di università che partirà la settimana ancora successiva. Per gradi. No, non insegno: sono ancora da questa altra parte, perché non riesco a nascondere la mia curiosità dietro la """dignità""" del non tornare sui banchi. Perché ho molto più da perdere vergognandomene. Perché -come allora volevo vedere: prima come studiano gli americani, poi come studiano gli ingegneri- ora voglio vedere che fanno i biotecnologi. Perché il corso sarà dato in olandese, altrimenti sarebbe stato troppo facile. A completare il tutto, a fine settimana, mi rilasserò seguendo due corsi di teatro. Cosa che avrei voluto fare da sempre, ma non ero viva abbastanza, o non ero io abbastanza. Due perché non riuscivo a scegliere e perché avevo paura che non sarei sopravvissuta abbastanza a lungo per scoprire.
Forse non sopravviverò a tutta questa vita, c'è da dirlo. Ma sono stata in stato quiescente troppo a lungo per non provarci. Voglio tutto, subito, qui, ora.

Vorrei essere certa di restare raggiungibile dai lampi giusti però, quando il sistema diventa complesso. Voglio pensare che in mezzo a quelle tempeste, quel bagliore speciale riesca ancora ad attraversarmi dritta al cuore e farmi emozionare alle lacrime.
Hnita gattona. dice. e tutte le altre tempeste sono tornate per quell'attimo nei loro vasi di Pandora. Tutte le altre vite si sono fermate un attimo a guardare. Col fiato sospeso. Poi ho visto il video ed allora tutta la poesia ed il miele hanno fatto posto ad una grassa risata! Ed ancora rido a pensarci. Che patata.


30 January 2014

di insoddisfazione, coaching, burnout - venting

Avvertenza, il mode venting valve è ON.
Questo post lo ho fatto a pezzi senza pietà, ma lo stesso sa un po' di vulcano che erutta, lo posto lo stesso chè sono stufa di  bozze qui a marcire come faccio di solito, anzi, voglio liberarmene, persino in malo modo... se saranno rose -con i loro rovi- fioriranno e se ne parlerà ancora. Altrimenti, e benvenga, pace. Sciò.


C'è tutta una storia di matrioske, coaching, psicoterapia in una terza lingua, una storia che io ho promesso che mi racconterò. Ma poi la vita mica aspetta a te che non trovi le parole, quella preme per essere raccontata comunque. Quindi succede che qui mica stiamo ad aspettare che si decida, la me che vorrebbe raccontare le puntate precedenti, di come ha vissuto un burnout e ne è uscita, forse acciaccata. O forse è il burnout e la sua guarigione che ha lenito, come un balsamo paradossale, alcune delle sue ferite...


Che poi, anche nel puro ora, i racconti si intrecciano. Io che vado dalla dottoressa del lavoro e sono diversamente sincera per quanto riguarda le domande sulla soddisfazione nel lavoro. Poi riguardo al resto sono cristallina come il mare del primo mattino. E poi in mezzo ad un allagamento, che col lavoro ha poco a che fare, rifletto sulle ragioni per quella sincerità bugiarda

Il mio capo, generalmente buzzurro e direi mediamente antipatico e  sgradevole, ha un momento di illuminazione e ci tira in mezzo tutti che vuole fare un percorso di coaching. E quindi un coach verrà a parlarci e intesseremo un percorso di gruppo (!!?) non ancora ben definito.
Avete mai fatto un coaching? Significa che una persona, si presume qualificata a farlo, sta lì a sentire come stai, quali sono le tue prestazioni, se c'è qualcosa che non ti soddisfa. E poi ti da dei consigli, prova a suggerirti altri punti di vista, ti rivede dopo un po' e discute con te se ci sono stati progressi. Più o meno così. E può essere una cosa fichissima. Per quelli che ci credono e ci vedono un'utilità e riconoscono il bisogno. Fare coaching in un gruppo non tanto piccolo (14 persone) la vedo una cosa complessa e sono molto curiosa di vedere che ne salterà fuori. Se davvero il capo parte senza un là preciso, come ha detto, mi immagino molti silenzi e sorrisi imbarazzati...


Succede pure che in mezzo all'ennesimo fastidio che provo in relazione ad un collega che secondo una parte di me -lavorativamente parlando- non mi tratta comme il faut, prendo il capo a quattrocchi e gli dico che vorrei fare una seduta di valutazione. Come la facevo negli Stati Uniti ed in Olanda ed ho scoperto che qui no. Nelle mie esperienze precedenti una parte di quelle domande -tra le righe di tutto il resto che è più importante e concreto- le affrontavi col tuo supervisore. Senza timore di conflitto di interessi. Si presuppone che se hai un problema con lui, con lui tu debba riuscire a discuterne. E se non ci riesci le alternative di fondo ci sono, le risorse umane stanno lì dietro a tua disposizione. Ma col tuo capo ci DEVI parlare in maniera strutturata del tuo lavoro, del tuo rendimento, delle tue aspirazioni, una volta all'anno. Dove lavoro ora no. E' il medico del lavoro che pone quelle domande specifiche e così vaghe.
E quindi ho chiesto al mio capo questo spazio di discussione strutturato, mezza Lisa SImpson che implora ti prego dammi un voto, mezza Tafazzi, chè scrivere un rapporto di autovalutazione non è mica acqua di rose. 

Maledetta Squa che stai sempre appesa al feedback, pure quando del lavoro, in fondo, non te ne frega una beata minchia. Che poi sta qui il nodo di tutto, no? O no?
Mo' tocca che tra il coach e questa seduta di autovalutazione autoimposta qualcosa io dovrò tirare fuori. Non posso continuare a fare lo struzzo. Se nel primo caso non so ancora quali domande mi verranno poste, anche se le posso immaginare, nel secondo le conosco, me le sto ponendo da sola...


Poi la storia va avanti, ma io ho deciso che davvero mi voglio impegnare a postare corto e quindi magari un'altra volta...

E voi? Che effetto vi fanno le domande qui sotto? Siete felici del vostro lavoro? Sapete di cosa avreste bisogno per cambiare la situazione? Perchè il maledettissimo punto è quello, se non lo sapete -e io mica lo so bene- è proprio un pasticcio.







05 October 2013

Il potere catartico del teatro

...un post che pare parecchio autoreferenziale, e forse lo è... 
Ma son giornate queste che un'iniezione di autostima non fa mica male...


Era novembre 2009. 
Io volevo vivere. Volevo vivere tutta la vita che non avevo vissuto. 
Mi rivedo lì, anno accademico 2009/2010, a vivere in maniera più intensa che mai. Oddio, più che vivere correvo e scrivevo post illegibili sul mio correre. Ma che la dicevano lunga... Ad agosto ho dovuto fermarmi a riposare, certificata.

Ma non era di burnout che volevo parlare, oggi. Ma di quello che, nonostante il burnout, mi faceva stare bene. Mi teneva quasi a galla. Nel mentre di quella crisi di atomicità, che volevo fare tutto e di più, tra mille altre cose, mi iscrissi a 2 corsi di teatro. Durante l'inverno tenni duro, il burnout sbocciò nel mezzo della primavera e iniziò a logorarmi ad estate inoltrata. 

A giugno mettevamo in scena Morte accidentale di un anarchico di Dario Fo. Una cosa per niente semplice e poco fruibile per il pubblcio olandese. Per me era tutto bellissimo, l'inglese nelle pronuncie variopinte  di un gruppo all united colors, il decor tutto toni di viola, l'intesa coi compagni.
Ero il commissario Bertozzo al quale il mio consistente sovrappeso  non stava poi male. Gli dedicai tanta applicazione ed un cipiglio mussoliniano nell'espressione. Venne il giorno della prima, ad un festival di strada bellissimo, che non so se esiste più. Era pomeriggio e la platea davanti al palchetto era piena di bambini. I bambini, come spettatori,  non recitano mica... quello che pensano gli si legge in faccia. I bambini sono il peggior pubblico per iniziare. E' stato da lì, fin dalla prima volta, che imparai a guardare altrove.

Nella folla c'era anche il Chercheur che moriva di emozione. E poi mi disse: Tu volevi farmi prendere un colpo! Ma sei  bravissima, e io che sono stato malissimo per la tua paura di recitare.
Il fatto è che ci si prepara, ma capita che non ci si senta mai davvero pronti. Poi al momento della Prima le cose funzionano: vuoi perchè il risultato da raggiungere lo sai tu, ma chi ti guarda no. Chi ti guarda, lo fa con altri occhi, quasi sempre più gentili dei tuoi. Che poi, e questa è un po' la magia ...in realtà il risultato, tu che reciti, non lo vedi proprio (e in video non vale mica). Teatro è impegnarsi a fare qualcosa che sarà per tutti, altri attori in scena compresi, tranne che per te. E doversi fidare del ritorno. Una cosa magica.

E la volta che davvero ti diverti è la Seconda
E poi di più e sempre di più.



Il secondo anno inscenammo una Arancia Meccanica parecchio rivisitata. Quel che restava fedele all'originale era che ci davamo botte da orbi, e al momento della vera rappresentazione, nella foga della recitazione, sono volate pure per davvero. Un'opera mastodontica per la scenografia complicata e per l'importante numero di personaggi. Io sola ero: la vecchietta che Alex uccide (ma non faceva yoga :), ero la mamma di Alex, ero un Dottor Branon che dubitava. Ero il clochard narratore che le prendeva di santissima ragione e mi fece affrontare l'emozione di saltare in scena per prima da sola. Mica poco per una che prima aveva il panico a parlare in pubblico.

La sera della prima e unica ero già incinta allo stadio che più iniziale quasi non si può. Dovrò raccontare al Pistacchietto di quando insieme recitammo Arancia Meccanica.



Il terzo anno ci fu la secessione, seguii un gruppetto che si distaccò. Nessun litigio o screzio, solo volevamo provare a far da noi. Fu bellissimo. Inscenammo una storia poco conosciuta, ma parecchio divertente: Somebody famous. Eravamo galeotti che inziano a fare teatro e progettano e attuano la fuga durante lo spettacolo. Bellissimo. Il mio pancione era ancora invisibile quando iniziammo, la mia data limite era fine febbraio. Dissi che pensavo di potercela fare a sfornare il pargolo e tornare alle prove, in tempo per lo spettacolo programmato per giugno o luglio. Dissi solo che volevo una parte contenuta. Una era perfetta: il galeotto duro che non dice una parola, sta in disparte e fa paura agli altri. Pochissime battute da memorizzare, molto lavoro sulla mimica, ma quella si improvvisa pure, più o meno.  Mi diedero fiducia e fu bellissimissimo, come ho raccontato in un post a cui tengo moltissimo: recitare fa latte.


Quello che mi piace di più del teatro non è salire sul palcoscenico per lo spettacolo finale, ma il lavoro su di sè e la magnifica sensazione di gruppo che si forma. Una sera a settimana hai la possibilità di portare lì le emozioni che premono e farne qualcosa.  Ero contenta quando ho scoperto un gruppo che si riunisce nel centro culturale di Sans âme, proprio davanti casa (dovrò davvero piantarla di criticare Sans âme). Mi ero dimenticata come solo  la stanchezza fisica è nemica  del teatro. La stanchezza o difficoltà emotiva per niente. L'altro giorno, per esempio, sono arrivata carica di energie ed emozioni, purtroppo negative, ho usato tutta la loro intensità e potenza. Per lo più a ridere. In ogni esercizio di improvvisazione ho scelto l'allegria, il sorriso, la positività, l'intensità da metterci trapelava da ogni poro. Sono uscita di lì mooooolto più leggera e serena. E pensare che mi ero dovuta letteralmente trascinare lì perchè altrimenti sarebbe stato la seconda volta di fila che saltavo, ad appena il quarto incontro del gruppo...

Non sono un persona che sta bene sul palcoscenico, ma proprio per niente, anche se col tempo ho imparato ad apprezzare il salirci, per lo meno su quello di un teatro. Inziai perchè mi pareva una cosa affascinante sfidare il mio limite e speravo di acquisire sicurezza nel parlare in pubblico, cosa di cui a quei tempi avevo un gran bisogno. Quante cose ho imparato. Dal palcoscenico guardo ancora dritta le luci, nonostante il male agli occhi, perchè guardare le persone mi fa ancora vacillare. Ma ci arriverò. A guardare dritto negli occhi un pubblico qualsiasi e convincerlo del mio personaggio.



06 May 2013

Una storia di burnout. Ma com'è possibile bruciare in paradiso?

Nel tentativo di mettere ordine a quel ripostiglio, stavo raccontando una storia. Un post di PdC di un paio di settimane fa, mi ha fatto però sentire l'urgenza di fare una piccola deviazione, prima di tornare alla matrioska.

Io lavoravo in un posto che forse non era esattamente come quello che racconta PdC, ma mi dava lo stesso entusiasmo e meravigliosa gioia che leggo tra le righe del suo post.

Un ambiente di lavoro dove, per fare solo un esempio-anche banale- e citare una cosa che ho già scritto, vigeva la:


Ma allora come si fa a cadere in burnout quando si lavora in un ambiente così?
Sono almeno due i motivi che vedo chiari. 

Da una parte c'è che si ha così stima di un posto di lavoro così e di chi l'ha creato e mantenuto, che non si vuole deludere. Ce la si vuole meritare questa fortuna. E allora si arriva a livelli di coinvolgimento ridicolmente innaturali per meritarserla.

Dall'altra, semplicemente, non si è pronti. Quel ripostiglio continua a traboccare di difficoltà, mentre intanto, finalmente,  si ha un luogo così bello a cui dedicarsi. La cosa più naturale è tuffarsi in questo bel posto anima e corpo, nel tentativo, spesso inconsapevole, di dimenticare tutta quella confusione e quella sofferenza che ci perseguitano. Crediamo di meritare di più. E di fatto lo meritiamo anche, ma non siamo pronti. 

Ci sono cose da cui non si può fuggire.



Anche questo post appartiene alla serie che ho chiamato il ripostiglio. Per un gioco di parole: ri-post-iglio. O anche RIP-ost-IGLIO. E anche per contrasto. Se nel ripostiglio ci si ficca tutte quelle cose che non servono ora o non servono mai, qui invece voglio raccogliere le cose che vorrei sempre con me. O anche che vorrei con me in un altro modo, perchè così come sono non va bene, non mi fanno bene.

17 April 2013

C'era una volta un burnout

Quando ho postato il primo post del ripostiglio ero un po' titubante. Leggo sempre con partecipazione le storie degli altri, ma si sa gli altri sono altri, le storie proprie sono un'altra cosa. Contano meno. E finisce che la timidezza, l'insicurezza ...l'idiozia.... ci ammutoliscano. Certo che si racconta soprattutto per sè, per fare chiarezza, per metabolizzare e "purificarsi". Però sapere che attraverso il racconto di sè si può fare un cammino insieme ad altri aiuta. Incoraggia alla condivisione.
E quindi devo ringraziare le persone che mi hanno scritto dicendomi che capivano. Che pure loro. Che avevano voglia di un confronto, perchè -chissà- leggere la mia storia potrebbe fare loro bene. Mi hanno dato il coraggio ed un motivo in più per raccontare. Ecco perchè provo a continuare.

La mia storia non è esattamente di burnout. O per lo meno non soltanto. Ci è però passata attraverso.
Il burnout è stata una comparsa che ha aiutato il personaggio principale a chiedere aiuto. Guardando indietro la strada percorsa posso dire con cognizione di causa che ne aveva un gran bisogno.

10 April 2013

S-postati o Ri-postati altrimenti detto il Ripostiglio

L'ho chiamato il ripostiglio per un gioco di parole: ri-post-iglio. E anche per contrasto. Se nel ripostiglio ci si ficca tutte quelle cose che non servono ora o non servono mai, qui invece voglio raccogliere le cose che vorrei sempre con me. O anche che vorrei con me in un altro modo, perchè così come sono non va bene, non mi fanno bene.

Questo che ri-posto, con solo qualche taglio, è stato scritto tre anni e un po' fa...


ap-proposito di buoni propositi

...e c'è tutta una vasta gamma di vita che ti invade, e vuoi viverla tutta. Ma non è concretamente fattibile seguire tutto con la stessa passione. La passione è un'esperienza totale che non si può dedicare a più di un'entità per volta. Invece i segnali arrivano molteplici ed ogni segnale stimola, appassiona, le pupille si dilatano. Vorresti perderti a contemplarlo, capirlo, seguirlo, coltivarlo, giocarlo, parlarlo. Il segnale, lo stimolo, il lampo. Invece ne arriva un altro e si ricomincia, dopo un attimo di disorientamento. Cerchi di metterli in ordine, gli stimoli, come si potesse metter in fila fotoni. Ognuno che arriva è come una piccola scossa. Piccola, grande, dolorosa, colorata, travolgente, lieve. Ma si sente, a seconda della sensibilità del sistema. La scossa.

Oh se sono viva! Quanta vita. Varie vite, varie tonalità, le vedo avvicendarsi e sperimento anche l'impressione dei miei colori stesi a pennellate sulle pareti dell'esistenza altrui. Sono viva e la vita, la natura, asseconda la sopravvivenza: posso sopravvivere solo se ho lo spazio, ho il tempo, ho il modo. Mi sono sentita così inequivocabilmente viva, ho provato un così forte turbinìo di emozioni e non ho potuto evitare di assecondare tutte le possibilità. In un delirio orgiastico di concretizzare i buoni propositi, mi sono fatta avanti per tutto. Proprio tutto... Per coltivarmi, per scoprire quanto più potevo...

Concretamente, appunto, in un'ora e mezza il mio 2010 comincia. [...]
Forse non sopravviverò a tutta questa vita, c'è da dirlo. Ma sono stata in stato quiescente troppo a lungo per non provarci. Voglio tutto, subito, qui, ora.

Vorrei essere certa di restare raggiungibile dai lampi giusti però, quando il sistema diventa complesso. Voglio pensare che in mezzo a quelle tempeste, quel bagliore speciale riesca ancora ad attraversarmi dritta al cuore e farmi emozionare alle lacrime.
Hnita gattona, mi ha detto. e tutte le altre tempeste sono tornate per quell'attimo nei loro vasi di Pandora. Tutte le altre vite si sono fermate un attimo a guardare. Col fiato sospeso. 


Poi ho visto il video ed allora tutta la poesia ed il miele hanno fatto posto ad una grassa risata! Ancora rido a pensarci. Che patata.
 

 Squa 19/1/2010



Post Scriptum
Qualche mese dopo ero ridotta in uno stato che mi hanno detto essere burnout.  In realtà era solo l'iceberg poco appuntito di un universo sotterraneo che reclamava attenzione.  Comunque siano andate le cose dopo, resta la bellezza di quel momento in cui bevevo la vita a grandi sorsi e mi sentivo pervasa di energia. Un'energia che allora non sono stata capace di incanalare. Non è detto che un giorno non ci riesca, e me la voglio ricordare.

 

29 December 2010

niente paura e' solo natale

(no subject)


Inbox
X

Reply
|
Squabus
to me

show details 1:29 PM (1 minute ago)




Mi chiudo in bagno, quello stesso bagno.

Le parole mi arrivavano in flusso continuo, mentre camminavo sotto il sole ghiacciato. Camminavo silenziosa con quel "pensiero a scrittura" per la testa, ma gia' sapevo che una volta raggiunta la tastiera, non sarebbe stato come prima. Ho le mani ghiacciate.

Diceva: Squa ma il tuo blog?

Il mio blog non c'e' tempo o non c'e' luogo. Ci fossero entrambi nello stesso momento....
Dieci giorni che sono figlia, sono sorella, sono cugina, sono fidanzata, sono amica. E sono anche zia di nuovo... che bello.
Sono un sacco di cose, ma non sono; io, solo io

Piango sotto il sole ghiacciato. Non posso nascondermi. Vede, mi chiede. Non capisce. Non ci sta. Mi vuole con se, anche triste e sconsolata.
Non riesco piu' a smettere, e' la sola cosa che posso fare ora e comunque non so dov'e' l'interruttore...

Facciamo che parto: vado in vacanza, questo non e' staccare la spina: questo e' accanirsi ad un altra serie di cose da incastrare, da far funzionare. Enorme fatica. Anche piacere certo, ma al prezzo di una fatica incommensurabile. Li voglio tutti felici, fratelli, cugini, nipoti. Com'e' banale. Questa non e' poesia, questo non e' blog. Questo e' tirare fuori qualcosa cosi' com'e' e come viene. Brutto e banale. Chiusa a chiave in bagno. Sempre quello.

Ed io? Io prendo il treno domani, mi porto la tastiera e fogli di carta bianca.... 2 ore e mezza non basteranno, troppo poche, ma saranno qualcosa. Io vado: un posto nuovo, persone nuove. Quasi amici, tanto freddo e stare insieme. Forse scrivo anche il blog. Pero' ora smetto di piangere, giuro. Ora esco dal bagno e sorrido di nuovo.
Ma chi mi cerca mi trova. Mai stata piu' presente. Lascia solo che mi riprendo, ricarico le pile e saro' piu' presente che mai.... Pero' cercami tu la prossima volta, io mi riposo. Pero' me, non la figlia, la zia e la cugina....


Reply

Forward

Squabus is not available to chat



14 September 2010

Io Yogo - parte I: il verde


Avvertimento: il post piu' sconclusionato della storia.
E molti piu' a venire, altrimenti non scrivo piu'. E neanche controllero' l'ortografia e neanche convertiro' questi maledetti, unici, accenti che la mia tastiera mi concede (questi: ') . BAsta. Leggerezza. Come viene. Non ho tempo per correggere accenti. Non voglio averlo: e' piu' onesto. Avvertitimento finito.


Agosto, si e' capito: non e' pervenuto.
Settembre invece e' qui e lotta insieme a noi. E' una lotta non violenta che sa di yoga e di verde. La parola Yoga, il concetto Yoga, si sta declinando, o coniugando dovrei dire, intorno a me. Io Yogo. E Yoghero' sempre di piu', e' stato deciso. Senza neanche troppo consultarmi.

Ci sono -infatti- almeno due cose bellissime in terra Olandica, che stanno lottando-non-violentemente in questo Settembre. Una e' il verde. Che con tutta questa pioggia, proprio straripa (che verbo e'?). Che' quindi, se il verde e' amico tuo, ami anche la pioggia alla fine. E questa e' pura strategia vincente in terra Olandica. E quindi con o senza pioggia, ma soprattutto (e spesso, proprio a livello statistico) dopo la pioggia: tu -io- prendi e vai nel bosco, dove -a parte quell'ODORE inebriante di erba fresca, bagnata dalla pioggia- fiumi di verde per gli occhi, di tante tonalita'. E soprattutto quel verde, proprio erba fresca***.

Il verde erba fresca fa bene allo spirito ed e' il mio migliore amico. Che si pensa che io ami il blu. Si vabbo' certo. Pero' il verde quasi mi sa' di piu'.
La terapia di Agosto (che anche se non e' pervenuto, il suo contributo l'ha dato, poverino): era mollare tutto ed andare nel bosco. No matter what. Il bosco, devo pedalare 15 minuti da casa per andarci. Esci dalla cittadina, dal lato nord-est ed arrivi al "bosco della cittadina". Ed e' bello che non sei nella cittadina, sei fuori, appena fuori, ma sempre fuori. Pero' sei li'. Dopo settimane di diluvio oftalmico incontrollabile, ci sono volute 5 o 6 "sedute" al bosco cittadino per arginare le mareggiate. Dopo 5 o 6 sedute, la pioggia oftalmica cominciava incredibilmente, appena varcato il primo sentiero tra gli alberi. Solo appena li'. Come se mi trattenessi nella missione di dover dare da bere all'erba, a rinfrescarla.
5 o 6 sedute, dicevo. Sedute che, dopo un giretto nel bosco, proprio mi sedevo su un porticciolo del laghetto e guardavo le papere, le nuvole, o i pescatori o quel signore anziano che ogni giorno si faceva la sua nuotatina- che io ad un certo punto mi sono sentita molto snob che io non mi sarei mai tuffata nel lago, troppo palustre, con i rametti, gli insettini, le foglie eccetera. E invece ora ci sto pensando, che vorrei esserne capace. Quindi andavo al bosco cittadino -che sara' cittadino ma e' selvaggio, lussureggiante, verdissimo- la piu' parte delle volte sola, qualche rara volta col chercheur. Che si sedeva affianco a me sul porticciolo ed indovinate che faceva? Lui si metteva li' e studiava il comportamento delle varie papere. Perche' quello e' chercheur dentro.

Poi c'e' almeno un'altra cosa bellissima in terra olandica -che era quello che volevo raccontare- ma siccome e' meno poetica, prima ci volevano fiumi di verde e quindi quella la racconto un'altra volta.

Ora vado a fare colazione
Mi sa che son tornata.


***Questo verde qui, che ha fotografato GianMuga in Olandia.

01 July 2010

volto pagina

... piu' che un post, la fine del capitolo, si spera

Eccoci qua:
sto aspettando la mezzanotte, che a mezzanotte è Luglio e Giugno sarà passato ed io, simbolicamente, volto pagina. Ecco, vado a dormire con la guida della Turchia sottobraccio, poi, tra poco, parto per la Turchia, un po' come in fuga. Col mio fidanzato che 'sta volta proprio deve aver detto "ci penso io, ti porto in Turchia", perchè io nè me lo ricordo com'è andata, che doveva essere Spagna e Portogallo, ma poi forse non era voltare pagina abbastanza ed allora è stata Turchia, come suona bene Turchia. Voltare pagina, basta, non pensarci piu'. Che a chi lo dicevo? Che io sto parlando troppo di questi tempi, per ventilare tutta 'sta bruttura insensata che mi passava dentro, a chi lo dicevo che il terrore è che una volta voltata pagina, quella seguente è uguale a quella di prima? Non lo so a chi lo dicevo, ma non ci pensiamo. Istanbul, Cappadocia e poi tanto, tanto mare. Magari di pagine ne voltiamo anche piu' d'una.
Eccoci, quasi mezzanotte, ma per me è già psicologicamente Luglio e me ne vado a nanna. Con la Turchia sottobraccio.

14 June 2010

bruciata fuori


dice

Poi il capo ed il dottore hanno usato la stessa, fastidiosa, parola

Squabus don't be so hard on you: you are anyway functioning - ha detto uno
Are you still functioning? - ha chiesto l'altro

Me ne fregasse -profondamente, intrinsecamente- qualcosa del prodotto della funzione.
L'unica cosa che davvero mi preme e' trovare il rubinetto.
Ho chiamato una massaggiatrice -una decina di giorni fa- dice che e' in vacanza fino a fine luglio. Ho deglutito. Un'altra oggi non ha risposto. Forse pero' mi serve un idraulico.

Ed anche giugno se ne andato gia' per meta'

... piu' che un post un annuncio A.A.A. cercansi...

07 June 2010

in attesa

... piu' che un post una danza propiziatoria

Maggio: non pervenuto
Si attende giugno, che dopo un breve abbaglio di baldanza, è tornato a latitare come aveva iniziato.

Un po' di preoccupazione

04 March 2010

Squabus corre

...questo post ha delle controindicazioni

Stamattina Squa si e' alzata alle 6 e 19. Senza sveglia, cosi', lei si sveglia quasi sempre prima dell'alba. Nel week end subito dopo l'alba. E' abituata cosi'. Pensava di svegliarsi al sorgere del sole, ma alle 6 e 19 ancora il sole non sorge.
Squa si e' alzata alle 6 e 19. E' andata giu' per le scale in punta di piedi ed ha acceso il laptop. Dimenticandosi di inserire le cuffie nell'ugello apposito, cosi' alle 6 e 20 circa il motivetto di WindowsVista e' risuonato nella casetta di due piani e mezz(anina). Chissa' se il chercheur l'ha sentito, se l'ha sentito ha smadonnato appresso a billgates e tutta la sua progenie. Perche' lui odia window$, $vista poi...
Comunque mi sto perdendo in ciance. Il punto e' che svegliatasi alle 6 e 19, Squabus si e' diretta al laptop ed ha dato inizio alla sessione mattutina di esercizi di olandese. Les 18, lezione sui canali televisivi. Vabbo'. Sempre meglio che quello sulle dighe o quella sul sistema scolastico, che avevo promesso che la postavo qui o sul nuovo google-buzz, che ancora non e' diventato il mio secondo blog, ma ci manca poco. Dopo un'ora buona di esercizio e di scrittura di un paio di email preventive, Squabus si e' preparata e si e' diretta al lavoro. Erano le 8.30. Squabus ha sbrigato un paio di faccende, che ve le racconto solo perche' rendono il ritmo. Ha purificato 3 prodotti di PCR, ha corso un gel elettroforesi, ha misurato l'OD dell'ultima cultura che doveva controllare oggi. Poi ha preparato una analisi di restrizione. 24 tubi totali che ha messo a 37 gradi. Alle 10.30 ha ingollato un tost freddo con una fetta di formaggio, che ha attraversato la trachea in un sol blocco, che manco un pitone. Ha inforcato la bici e si e' diretta in un altro edificio, per fortuna non troppo lontano, non senza cedere all'ebbrezza del contromano per fare prima. Si e' seduta alle 10.45 spaccate in seconda fila per la prima lezione della seconda parte del corso di biotecnologie. Insegnato rigorosamente in lingua olandica. Il prof della seconda parte del corso sembra babbo natale ed usa i lucidi che si usavano ai miei tempi. Fa anche un uso massivo della lavagna, sviando dalla struttura delle dispense. Cosa che fa che quando non capisco di cosa sta parlando (e quindi il 75% delle volte) sono fottuta. Per fortuna le dispense della seconda parte sono in inglese. Quelle della prima parte pero' no. Che chi me l'ha fatto fare? Perche' io mi voglio cosi' male? Alle 12.30 la lezione e' finita e Squa ha rinforcato la bicicletta ed e' tornata in laboratorio. Ha caricato un altro gel, questa volta con i 24 tubi dell'analisi di restrizione. Ha puntato il timer: tra 30 minuti e' pronto, Squabus ha tempo per pranzare e mangia un altro tost, con un'altra fetta di formaggio (che ormai e' il pasto preferito) questa volta caldo. Mentre si massaggiava i polpacci che riposavano dolorosamente sulla sedia, a Squabus e' venuto il dubbio di non avere mai acceso l'apparato, quindi il timer ahivolgia che ti suona, qui non aprira' nessuno. Tornata sul luogo del misfatto ha constatato che no, non aveva premuto su on, quindi -ora si- ha premuto su on ed ha arripuntato il timer. E' andata a fare delle cose che non mi ricordo, ma di certo non corrispondevano al concetto di riposo. Ah si, ha lottato con una pipetta che non funzionava piu', dopo averla smontata e rimontata 3 volte esattente alla stessa maniera ha ripreso a funzionare. Bho. Ha mandato delle email che doveva proprio mandare. Il gel annunciava in parte buone notizie, in parte no. Vabbo'. Ha dato un aiutino piccolo nel trasloco di un laboratorio, finche' si e' resa conto che non ce l'avrebbe mai fatta a finire le sue cose ed allora Squabus ha abbandonato il trasloco. Ha depositato 12 colonie in una miscela di brodo di cultura e glicerolo per poterle congelare piu' contente. Ha attaccato una miriade di etichette per archiviare come si deve tutti i campioni processati negli ultimi 2 giorni.
Alle 17.45, esattamente quando doveva essere altrove, Squa ha rinforcato la bici e si e' diretta al corso di olandese. Arrivata con 10 minuti di ritardo, ha avuto 10 minuti di meno per fare il test di grammatica che toccava oggi. Comunque 85%, non male. Oggi c'era Piet che e' il suo insegnante di lingua preferito ever and ever. Nella conversazione a coppie a tema 'racconta come sono le televisioni nel tuo paese' Squabus ha raccontato di berlusconi e del divieto di approfondimento politico. Mentre Piet si avvicinava per dare un voto alla conversazione, sente Squabus esclamare che praticamente e' come avere un re. Piet si offende che' avere un re non e' mica cosi' male, che semmai quella e' dittatura. Squabus ne conviene. Dopo la lezione con Piet, si rinforca tutti la bici per dirigersi in un altro edificio per il test di listen and comprehension. Tutti contro oggi, ma perche' non si svolge tutto nello stesso edificio? Tipo a casa mia.
Squabus rinforca la bici, questa volta per guadagnare la via di casa. Si doccia. Mentre si doccia ascolta la lezione numero 19 sul matrimonio. Ma non riesce a concentrarsi. Pensa ad altro. Mette un minimo di ordine nel caos, che' lunedi' prossimo abbiamo un graditissimo ospite per tutta la settimana ed il chercheur e' partito oggi per parigi. Cosi', en passant, per partecipare ad un concorso della funzione pubblica per l'organo di ricerca statale francese. Succedono cose, mentre Squabus va da un edificio all'altro. Poi prepara una valigia minima, perche' domani parte anche lei, ma per milano, molto meno esotico. Parte con l'aereo delle 7.25, il che vuol dire che deve prendere il treno alle 5.15. Significa che la sveglia e' puntata alle 4.30. Si' che e' abituata a svegliarsi presto, ma qui si esagera.
Si siedo a mangiare due pomodori col tonno, che allegria, apre la pagina di republica
Olanda, boom del partito xenofobo
Andiamo bene. Aveva facolta' di voto e non e' andata a votare. Si sente una cacca.

Apre le dispense-per-fortuna in inglese. Ci prova. Erano le 21.40 quando le ha abbandonate ed ha deciso di scrivere questo post schifossimo. Adesso sono le 22.30 e Squabus proverebbe a rimettersia studiare. Ma forse anche no.



Buonanotte.

20 February 2010

superumanita'

... piu' che un post la scoperta della bomba atomica

ho resistito 3 settimane lottando strenuamente con tutto il grandaffare che citavo poc'anzi.
E' come se correvo correvo correvo, verso imparare l'olandese, e cucire, e recitare, e questo, e quello. Vai vai, ce la fai. E studia e pedala. Poi, un po' come Forrest Gump, ho smesso di correre ammettendo: 'sono un po' stanchina'. Mi ha fatto impressione il momento esatto in cui mi sono fermata: mi sono come dovuta domandare dove fossi, paurosamente spaesata. Strana sensazione.
E mi e' venuto uno di quegli attacchi di pigrizia che te lo auguro. Impasse. Loop. Crash. Impossibilitata a fare alcunche', tipo A problem has been detected and Squabus has been shut down to prevent damage... Stavo li' guardando nel vuoto mentre scartoffie, homework e vattelappesca si accumulavano su ogni scrivania che frequento.
Poi il miracolo e' avvenuto, ne sono uscita fuori...

Da qui il quiz: Secondo voi che cosa ha fattto Squa per uscire dall'impasse?
a) ha mangiato un intero blocco di cioccolato da 300 gr
b) ha messo su 10 lavatrici e fatto le pulizie di primavera, invocandola a gran voce
c) e' andata in piscina, a giocare a squash, dal parrucchiere, estetista, l'hammam. Tutto nello stesso giorno?? (quando uno si sa stressare anche quando si deve rilassare...)
d) CTRL-ALT-CANC








Non vi lascio mica con la suspense, vi do' la risposta... Io andavo per la c) (con breve incursione devo dire anche in a e b, per amore del vero). Poi, sulla via, sono stata un poco depistata e mi sa che sono stata fortunata. Allora ho ripreso a mettere a fuoco le persone intorno. Poi ho acceso il cellulare e come raramente capita: l'ho usato. Sono uscita, ho fatto cose ho visto gente. Un caffe' con K, canadese. Una delle poche persone che mi sembra una persona davvero. Non so come spiegare. Che' io ora glielo voglio dire e sono li' che tentenno, le sembrero' una svitata... per me e' un complimento, anche se non sono sicura lo sembri. Pero' le cose si devono dire eccheccavolo, se no ci muoiono dentro.
Ho portato il latte alla povera T reduce da un sanguinario dentista olandese che le ha cavato 2 denti del giudizio, uno per lato, nello stesso giorno. Era in uno stato pietoso, non voleva farsi vedere da nessuno ne' quindi osava chiedere se qualcuno poteva farle la spesa. Si e' nutrita di milkshake alla banana per tre giorni, perdendo 3 chili. E lei e' piccolina! Mi e' scappato un lieve pianto pedalando via da casa sua. T mi stimola dei centri affettivi particolari che non conoscevo prima. A lei si' ho cercato di dirlo, ma lei ha resistito. E' che lei e' cosi' cosi'... e mi stimola l'affetto ed allo stesso tempo ne sembra cosi' totalmente inconsapevole!

La giornata non e' ancora conclusa ma devo gia' dire che e' come se oggi fossi stata travolta sulla via di Damasco. Che mai e' stato modo di dire piu' azzeccato... la parrucchiera siriana non parlava bene l'inglese e allora ho dovuto tirare fuori il mio magro olandese, questione di sopravvivenza di un decente cuoio capelluto. Non ne avevo voglia di parlare olandese, stupida e pigra che non sono stata altro... Poi e' stato necessario. E lei era dolce e simpatica. Ed allora mi sono ricordata perche' studiavo l'olandese, mica per stressarmi ogni santo giorno con compiti ed esercizi, ma per parlare con la parrucchiera. Che mi ha depilato le sopracciglia facendo scorrere un filo da cucire rosso sul mio viso, un capo del filo tra le labbra, scuoteva il capo e passava il filo sulle mie tempie. Mai vista una cosa cosi', son rimasta esterrefatta. E mi sorrideva e mi ha offerto il te, gentile. E secondo me si era capito benissimo che avevo bisogno di coccole che' al lavaggio del capello, sono stata tutta frizionata e massaggiata e trattata con estrema delicatezza. E adesso torno a fare tutti i miei compiti da brava scolaretta, cosi' la prossima volta che vado da lei capisco di piu', che' a tratti facevo finta.

Ed e' che io sono contenta che sono ancora io, quella di poco fa, tutta atomica. Ed e' che non ce la posso fare se mi rinchiudo in casa come una secchia isterica. Confesso che avevo sottovalutato quanto quella potenza atomica passasse per le persone, e dalle persone trovasse forza. Che spero di restituire. CHe bello l'essere umano!

19 January 2010

ap-proposito di buoni propositi


...e c'è tutta una vasta gamma di vita che ti invade, e vuoi viverla tutta. Ma non è concretamente fattibile seguire tutto con la stessa passione. La passione è un'esperienza totale che non si può dedicare a più di un'entità per volta. Invece i segnali arrivano molteplici ed ogni segnale stimola, appassiona, le pupille si dilatano. Vorresti perderti a contemplarlo, capirlo, seguirlo, coltivarlo, giocarlo, parlarlo. Il segnale, lo stimolo, il lampo. Ma ne arriva un altro e si ricomincia, dopo un attimo di disorientamento. E cerchi di metterli in ordine, gli stimoli, come si potesse metter in fila fotoni (forse si può, questo almeno è facile da verificare?). Ognuno che arriva è come una piccola scossa. Piccola, grande, dolorosa, colorata, travolgente, lieve. Ma si sente, a seconda della sensibilità del sistema. La scossa. Oh se sono viva! Quanta vita. Varie vite, varie tonalità, le vedo avvicendarsi e sperimento anche l'impressione dei miei colori stesi a pennellate sulle pareti dell'esistenza altrui. Sono viva e la vita, la natura, asseconda la sopravvivenza: posso sopravvivere solo se ho lo spazio, ho il tempo, ho il modo. Mi sono sentita così inequivocabilmente viva, ho provato un così forte turbinìo di emozioni e non ho potuto evitare di assecondare tutte le possibilità. In un delirio orgiastico di concretizzare i buoni propositi, mi sono fatta avanti per tutto. Proprio tutto... Per coltivarmi, per scoprire quanto più potevo...

Concretamente, appunto, in un'ora e mezza il mio 2010 comincia. Dolcemente. Con un corso di cucito, una volta a settimana. La settimana prossima si aggiungerà il corso di olandese, due volte a setttimana, che si profila l'impegno più faticoso. Insieme ad un corso per gli studenti del primo anno di università che partirà la settimana ancora successiva. Per gradi. No, non insegno: sono ancora da questa altra parte, perché non riesco a nascondere la mia curiosità dietro la """dignità""" del non tornare sui banchi. Perché ho molto più da perdere vergognandomene. Perché -come allora volevo vedere: prima come studiano gli americani, poi come studiano gli ingegneri- ora voglio vedere che fanno i biotecnologi. Perché il corso sarà dato in olandese, altrimenti sarebbe stato troppo facile. A completare il tutto, a fine settimana, mi rilasserò seguendo due corsi di teatro. Cosa che avrei voluto fare da sempre, ma non ero viva abbastanza, o non ero io abbastanza. Due perché non riuscivo a scegliere e perché avevo paura che non sarei sopravvissuta abbastanza a lungo per scoprire.
Forse non sopravviverò a tutta questa vita, c'è da dirlo. Ma sono stata in stato quiescente troppo a lungo per non provarci. Voglio tutto, subito, qui, ora.

Vorrei essere certa di restare raggiungibile dai lampi giusti però, quando il sistema diventa complesso. Voglio pensare che in mezzo a quelle tempeste, quel bagliore speciale riesca ancora ad attraversarmi dritta al cuore e farmi emozionare alle lacrime.
Hnita gattona. dice. e tutte le altre tempeste sono tornate per quell'attimo nei loro vasi di Pandora. Tutte le altre vite si sono fermate un attimo a guardare. Col fiato sospeso. Poi ho visto il video ed allora tutta la poesia ed il miele hanno fatto posto ad una grassa risata! Ed ancora rido a pensarci. Che patata.