Showing posts with label Pistacchio. Show all posts
Showing posts with label Pistacchio. Show all posts

16 December 2015

Il-Fu-Chiamato-Pistacchio


Il-Fu-Chiamato-Pistacchio ha tre anni e tre quarti e ancora un pochetto in più, è alto un metro e cinque centimetri circa ed è bello da togliere il fiato (ma si sa, ogni scarrafone..). Ha iniziato l' école militaire école maternelle da tre mesi ed ha imparato talmente tante cose da lasciare a bocca aperta.

Il-Fu-Chiamato-Pistacchio (IFCP) ha spiccate doti artistiche, intanto canta come un fringuello in botta adrenalinica, tiene il tempo che neanche un jazzista e suona la batteria con la voce, che ti dici se non musico sarà forse rumorista. Ha anche pronunciate doti da teatrante. Fa delle facce che ci resti secco, ha il naso di pongo che quando spinge il labbro in giù il naso gli diventa lungo e tutto strano. Al gioco dei seri vincerebbe sempre se non fosse che vuole che vinci anche tu e allora lo annuncia fino: Adesso vinci tu! E dopo 5 secondi di orologio scoppia in una risata fintissima e hai voglia a dirglielo che non si fa, lui vuole che vinci tu. E tu rimani in dubbio che faccio glielo insegno che quando si gioca bisogna avere rispetto dell'avversario e dare tutto? Che il gioco non è gioco se si sa già in partenza chi vince. Oppure va bene così, al mondo ci vuole anche gente non competitiva. E non avrà invece de problemi poi, in mezzo a tutti quegli squali? Se non glielo insegno ora il diritto alla vittoria, forse non sarà mai capace di vincere, proprio come sua madre...

Ma non c'è problema, pare, tempo una settimana, dieci giorni che questo post è restato a lievitare in draft, IFCP mi ha smentita ed ha preso a canticchiare je vais gagner, je vais gagner, come un ossesso, ogni volta che gioca a qualsivoglia gioco, anche se non sta vincendo. Insomma vabene così.

IFCP mi somiglia comunque  terribilmente e questo mi preoccupa. Nella sua impazienza, intolleranza e senso del dovere. Nei suoi scatti d'ira incontrollabili e fulminei. A noi ci fa vedere i sorcetti verdi e belli fluorescenti pure, eppure, dicono le autorità competenti dell'accademia militare, che IFCP dove lo metti sta e non crea nessun problema. Proprio come sua madre alla sua età, che veniva chiamata il Piccolo Budda. IFCP è come sua madre ma ha per madre una versione più incazzosa di se stesso, che gli dice Alla cantine (la mensa) se gli altri bimbi fanno troppo rumore tu digli di stare zitti!
Protesta perdio!
Se a scuola c'è qualcosa che non ti piace tu dillo.
Fatti rispetttare bimbo mio.

Perchè a me dicevano di stare brava e buona in un angolino e non dare fastidio e guarda come sono finita... Credici bimbino mio. Hai il potere di cambiare le cose che non ti piacciono, te lo assicuro. No che quelli dicono che non c'è nessun problema e poi tu torni a casa un tantinino stressato dalla mensa, dal dormitorio. Porcaccia, bimbino, ma dove siamo finiti?



IFCP ha avuto anche lui un anno molto difficile appresso a noi grandi presi da preoccupazioni e tristezze che non siamo riusciti a risparmiargli, nè tanto meno a spiegargli fino in fondo, non era il caso, non sapevamo come. L'inizio dell'école è stato difficile e ancora ci stiamo adattando mi pare, sembrerebbe che il peggio sia finito.


Il peggio è stato quando a casa sembrava andasse tutto bene e poi all'improvviso una crisi di rabbia, appunto, incontrollabile e fulminea. Finchè mi è parso di vederci un pattern, tipo i disegni in 3D che devi perderci lo sguardo e quelli saltano fuori. Ho guardato a lungo, un po' incredula, le crisi, i battibecchi, che tutto sembrava andare bene e poi si arrivava a sera, arrivava il chercheur, finalmente tutti e tre insieme e invece iniziavano le guerre. Finchè una parola è saltata fuori, in 3D: Alfa ! Questi sono due maschi alfa a confronto. Va tutto bene, poi arriva suo padre, giocano, si divertono, ma ad un certo punto sbam. Ma che è? Sarà la lotta per la supremazia?
IL peggio è finito secondo me quando ho intravisto e ho accettato il fatto che una brava donna alfa, sa mediare tra due maschi alfa, di cui uno in fieri, che a l'école è Budda ma a casa vuole appunto alfeggiare.


Ecco perchè non riuscivo più a chiamare Il-Fu-Chiamato-Pistacchio come si chiamava prima, perchè si era trasformato. Signori e signore ecco a voi il mio piccolo e bellissimo esemplare di uomo, che fu chiamato Pistacchio e ora è diventato Alfetta.

26 August 2015

May I see her?

11 Agosto 2015, in fuga

Ti ritrovi a pensare che aveva il suo dannato senso quell'impazzimento, quel dire agli amici ritrovati da appena due giorni, pur in condizioni per nulla uguali a quelle immaginate: Scusate ma noi ce ne andiamo, non giudicateci, abbiamo bisogno di spazio e di calma e di tempo.

E quindi ci siamo ritrovati io e te davanti a quel cancello ad aspettare papà, c'era la bicicletta in affitto da andare a riportare, le chiavi di casa degli amici da lasciare nella casella della posta perchè loro erano usciti. Faceva un gran caldo, intorno a noi c'era il traffico del boulevard Grosso, ma mentre scambiavamo queste poche parole per me è come se tutto si fosse fermato.

Mamma ti ricordi nonno E?
Si che mi ricordo nonno E

E mamma ti ricordi nonna A?
Certo che mi ricordo nonna A. E tu ti ricordi nonno P?

Si
E ti ricordi nonna S?

...
No, lo so, non puoi ricordartela, non l'hai conosciuta

E perchè?
Perchè è morta prima che tu nascessi. Tu eri nella mia pancia quando è morta

E mamma, la posso vedere?
No, non la puoi "vedere" perchè non c'è più, ma se vuoi quando siamo a casa di nonno P ti faccio vedere le sue foto

E anche i video?
No, non ho video, solo foto, se vuoi vederle me lo chiedi, d'accordo?

Si

Quando è tornato papà mi ha trovata con gli occhi pieni di lacrime, ho inforcato bici e occhiali da sole, il mondo ha ricominciato girare, io pedalavo e piangevo forte. Perchè da poco sai che esiste la morte, l'hai vista disegnata come un cavallo a zampe in su nel libro dei disegni arabbiati. E già quello, prima che succedesse, non mi riusciv a figurare di come sarebbe stato. Poi è semplicemente successo, senza troppo clamore. E non sei ancora preoccupato, è presto, ma so che ad un certo punto lo sarai e ora non so immaginare come potrò aiutarti.
Adesso stiamo parlando del fatto che anche le mamme possono morire e io, che sono ancora così ferita, non credevo proprio che sarei stata capace di annunciartelo.


Dovevamo forse essere in fuga, in un quadretto così surreale siamo riusciti a parlarne, mentre ogni altra volta che io ci abbia provato mi hai zittita. Ho capito che hai bisogno che queste conversazioni avvengano mentre io sono in piedi guardando altrove, in transizione tra una cosa e l'altra, come se nulla fosse. Che era idiota immaginarsi me e te uno di fronte all'altra che ci parliamo col cuore in mano. Tu non sei così, e va benissimo.


Appena il giorno dopo di nuovo ne parlavamo, non mi ricordo più perchè e per come. Tu giocavi, io stavo lì, in piedi sulla porta.

(...)
e dov'ero io quando nonna S è morta?
Nella mia pancia

e ho sentito rumore?
rumore? [!!??] ... forse mi hai sentita piangere forte

e perchè?
Perchè ero molto triste

e perchè?
Perchè era la mia mamma ed ero triste

Il tuo papà dietro di me stava appendendo i panni e mi ha dato un piccolo e tenerissimo pizzicotto sulla chiappa destra, che mi ha dato moltissima forza. Nessuna lacrima si è affacciata all'orizzonte. Cresciamo, bimbo mio, io spero che cresciamo forti.


Non mi hai ancora chiesto le foto, ma adesso sono pronta ad aspettarti. In piedi, guardando altrove. Va bene così.

24 April 2015

Pezzettino


Pezzettino di Leo Lionni

Non sono una grande esperta di libri per bambini, ma mi piace molto cercarli. A natale ho utilizzato questo catalogo della Babalibri segnalatomi dalla mia amica Sonrisa per scegliere un libro per ogni nipotino di sangue e non. Per il mio nipotino Secondo ho scelto Pezzettino, convinta dalla recensione:
Sentirsi piccoli e incompleti
Nel mondo di Pezzettino tutti sono grandi e forti e fanno cose straordinarie, solo lui è piccolo e impacciato. «Sono senza dubbio un pezzo di qualcosa», pensa e decide perciò di scoprire che cosa gli manca. Inizia così la storia di Pezzettino, un piccolo quadrato arancione alla ricerca della propia identità...

Quando a natale prima di incartarlo l'ho sfogliato sono rimasta folgorata e ho deciso di comprarlo anche per Pisti. A Pasqua è arrivato e, nonostante sia un pochino difficile per lui, lo ha rapidamente sedotto. "Ti ricordi chi ha scritto questo libro?" gli chiedo mentre gurdiamo la copertina, prima di iniziare la lettura. "Un signore che si chiamava Leo Lionni". Mi piace insegnare a Pisti il nome degli autori dei libri che leggiamo. Mi sembra un segno di rispetto e gratitudine.  Mi piacerebbe scrivere per lui una biografia semplice dell'uomo incredibile che è stato Leo Lionni. Mi piacerebbe insegnargli che dietro una storia che ci piace c'è una persona e tutto il suo mondo. (Italiano, nato in Olanda ed espatriato altrove, hanno anche molte cose in comune).


Nella storia Pezzettino si cerca e va dai suoi amici, da Quello-Che-Corre, da Quello-Forte, da Quello-Saggio e da tutti gli altri e a tutti chiede "Io sono un tuo pezzettino?"  Ci sono piaciuti molto i personaggi della storia, nella seconda di copertina ce n'è uno che non è nominato nella storia. Pisti l'ha chiamato Quello-Che-Va-Piano.

Quello-Che-Va-Piano


Alla fine chiedo a Pisti:  "E tu sei un mio pezzettino?" Lui, tutto convinto, a mia grande sorpresa, dice  "Si!", nonostante tutto quel popo' di pagine di "No, tu non sei un mio pezzettino..."
"Ma no! Un giorno sì eri un po' come un mio pezzettino, quando eri nella mia pancia, ma ora sei un pezzettino tutto tuo, come Pezzettino lui!"


La mia mamma quando ero giù di morale, mi guardava da lontano e mi diceva:
 Non ti vedo tutta, ti manca un pezzo..
Forse anche per questo trovo Pezzettino un libro commovente e dolcissimo.



Con questo post partecipo al venerdì del libro 



P.S. Se anche voi come me, per deformazione emigrazionale, vi siete domandati, ma come lo traducono Pezzettino?


Pet-set-eeno

28 March 2015

Di educazione "passiva" e telepatia



Scambio tipico quando Squabus (o il chercheur) starnutisce
Etcia
e Pistacchio: Salute Mamma!
Grazie amore mio


L'altro giorno l'etcia è stato suo
Salute amore mio!
Grazie mamma


Stavo passando lo straccio in cucina e mi sono messa a pensare che è incredibile, quanto abbiamo e stiamo ancora penando per quel per favore quando chiede e quel grazie quando riceve. E che fatica sentirli. Invece Etcia e salute e poi anche il grazie proprio di questo scenario gli sono automatici, fino scontati, da un pel pezzo di tempo dei sui 2 anni e tre quarti (n.d.Squa: di quando questa bozza è comparsa nei draft, ora sono 3 conclamati, grazie al blogstorming che mi fa tornare in mente una bozza abbandonata!!!). E allora è ovvio domandarsi perchè il salute è così automatico e il per favore no? Sto pensando a questo. E mi rispondo che è perchè il salute è di pura imitazione, chiamiamola educazione passiva, mentre per quel per favore ci stiamo dando così tanta pena da fargli perdere spontaneità o che so io. 

Questa cosa l'ho pensata anche di fronte ad una scenetta che mi aveva lasciata esterrefatta. Lui seduto sul suo vasino con un librone in mano dove ci sono delle letterine sparse in mezzo ad altri disegni.
A, B, C D, E G L M diceva puntando ad ogni colpo la lettera giusta. L'ho osservato per alcuni lunghissimi secondi fare questa cosa. Esterrefatta. Ci ho messo poi unbel po' a capire com'era possibile. Il motivo risiede in quel pc giocattolo che ogni tanto accende in autonomia (vivaddio) e che tra i vari giochini da scegliere ne ha uno in cui tutto l'alfabeto viene sparato sullo schermo a pixel grandi tipo 2 cm l'uno con in sottofondo la voce di uinnidepù che legge le letterine. Stessa cosa, ho scoperto poi, vale per i numeri. Quel Pistacchio lì abbandonato al suo pc giocattolo ha assimilato tutto solo e senza alcuna interferenza delle cose che di solito si insegnano attivamente (credo). E allora mi domino per non "interrogarlo" chè, forse, mi dico, quanto meno mi immischio in questo apprendimento passivo, quanto più sarà spontaneo e piacevole. E lungi da me il desiderio di mettermi vicino ad insegnargli qualcosa di più. Solo con le lingue il mio desiderio scalpita ma è stato frenato da difficoltà abbastanza preoccupanti, di cui parlerò, forse, a suo tempo. Appena mi sarò ben centrata sull'argomento e successivamente decentrata, che è la parte più difficile.


Ma tornando alla scenetta dell'etcia e del Salute. Ero lì che svuotavo la lavastoviglie e intanto pensavo proprio a quanto scritto qui sopra. E il Pistacchio se ne esce così:
No mamma, non per favore, salute.
Come stesse leggendo nei miei pensieri. E non è la prima volta...
A me a volte 'sta specie di telepatia mi fa una gran paura.





Questo post partecipa al blogstorming di genitoricrescono.

02 February 2015

Ancora di postumi natalizi, stipsi da spannolinamento e un etto di Edipo v2



Anche Pistacchio durante le vacanze ha tenuto da parte il meglio di se. Arrivati su suolo italico ha smesso di cacare andare di corpo. Quando proprio-proprio doveva erano scene apocalittiche Maaaammma è difficiiiiile, fa maleeeee. e ti credo tesoro, guarda lì... (io rimango sempre sconvolta). Oddio  tra il cambio di ambiente e la dieta diventata prevalentemente, se non esclusivamente, carne-pasta, pasta-carne, ancora carne e ancora pasta. Talvolta cioccolato e dolciumi vari ai quali non è abituato poichè la nostra religione non li permette (...). Un minuto di silenzio incarognito per chi mi guardava con disapprovazione stupita quando ho preso a dargli frutta come antipasto. Ma che fai che poi non maaaaangia? (da leggersi con tono altissimo e calabro, poichè in genere questa era zia Susanna). E speriamo che non mangi niente altro dopo questa mela, pensavo io, chè un po' di detox pure a lui mica gli fa male. E infatti Quel-Pistacchietto mica mangiava granchè poi. E te credo.


Allora non lo avevamo capito ma molto probabilmente anche a causa del disagio procuratogli da questa stitichezza traditrice ad un certo punto ha smesso di dormire. Succedeva proprio ai primi di gennaio. PadreMio era giusto partito lasciandoci un bilocale a disposizione dove bivaccare ogni tanto e ripigliarci dalla convivenze forzate, che Quel-Pistacchietto-là comincia a svegliarsi nel cuore della notte e rifiutarsi di dormire. Un giorno vomita (evento rarissimissimo chez l'enfant le Pistache) ed è giusto il giorno prima di una meravigliosa gita che si è organizzata all'ultimo momento con una donna meravigliosa e grandiosa a raccogliere un timido E se ci incontrassimo a metà strada? buttato là da una Squa provatissima dal natale ma ancora battagliera. Io sono a casa di PadreMio, loro sono dai Bionici in vista appunto della fuga materna. Sensi di colpa a manetta, vado, non vado. E quello, traditore, che al telefono mi dice Vieni qui, mamma, vieni. ed è la prima volta nei suoi 34 mesi di vita che fa una cosa del genere, di solito è come suo padre che le persone partono e lui cuce zaini o mangia pizzette (inside jokes incomprensibili, ma fidatevi significa che non mostra una punta di destabilizzazione). Io,mamma cattiva, vado lo stesso  e passeggio sull'Adige con questa bella donna e facciamo le chiacchiere ed è proprio bello.


Quindi Torniamo a Montepello e Pisti non dorme. Oddio si dopo ore di coccolamento si addormenta pure sfinito ma poi si sveglia nel cuore della notte ripetendo come un mantra Io non riesce a dormire, Io non riesce a dormire E infatti non dorme mica. A meno chè un genitore non gli stia affianco, appena il genitore di turno (in genere SantoChercheur, va detto) si allontana dal suo capezzale quello si ridesta e riparte con la nenia Io non riesce a dormire


 Poi siamo nervosi quanto una pinta di caffè nero. Ci ripetiamo che così non va mica, che così impazziamo. Che non bastasse già il 24/24 7/7 31/31 12/12 365/365, ma l'insonnia traditrice no dai, ti prego. Intanto quello lì,  ovviamente, si ammala in maniera conclamata. E' mercoledì sera e arriva il Febbrone. E giù turni di guardia chercheur di mattina, io pomeriggio come ai tempi del mama-papadag condiviso.

Il febbrone fortunatamente dura lo spazio di 24 ore nette. Intanto però avevo già chiamato la pediatra quella nuova, da qui in avanti definita SantaPediatra, che avevo chiamato per il controllo dei tre anni dei due e tre anni in un colpo solo (qui si aprirebbe tutto un capitolo tosto a tema appunto pediatrico che parlerebbe del fatto che mio figlio non vedeva un pediatra dal giugno del 2013 e un qualsivoglia medico da maggio del 2014...) per chiedere se lo riceveva in urgenza. Chè noi appunto non corriamo dal medico al primo giorno di febbre ma a sto giro dopo 3 settimane di insonnia un parerino lo vorremmo sentire. Anche un paio di goccine scherzerei se ci fosse da ridere. Poi, come si vedrà, dell'insonnia non riusciremo neanche a parlarne.


Io e il chercheur intanto in mezzo alla privazione di sonno diamo corpo a certe scenette,,, Io: Ma tu sei senza cuore, magari è vero che è in pieno Edipo... e poi, quello è certo,  ha le prime paure, ha bisogno di rassicurazioni... e il chercheur che ribatte Ma che Edipo e Edipo, ma de chè, ma basta con tutta questa psicologia, ma mollami
Poi SantaPediatra lo riceve in urgenza e ci spiega che quella è stitichezza da spannolinamento e  succede all'80% dei bimbi: Quel-Pistacchietto-lì sembrava che andasse tutto bene e ogni tanto qualcosa esce ma invece è gravemente costipato. Ed in parole spicce è pieno di cacca fino all'orlo e bisogna sturarlo liberarlo. Prescrirrà 3 mesi di medicinali blandamente lassativi. Con buona pace del chercheur che mi guarda e però non ride incalzandomi Edipo eh? Tze Quello è pieno di m cacca


Non parleremo con lei dell'insonnia, Pistacchio si ammalerà una seocnda volta dopo 10 giorni. Poi sarà la volta di Squabus di prendere una stranissima e dolorosissima Gastrò. Dopo sette giorni sarà il turno del chercheur e il nostro periodo estenuante continuerà ancora e ancora. Tipo un duracel ma dello sfracelo. La storia continua, prima o poi... Per amore e solidarietà anche io c'ho la stipsi bloggica. Esce un post (ed esce a metà e molto male, me ne rendo conto) solo quando ce n'è un altro che preme... il prossimo parla di insonnia, paure e privazione di sonno, del duello tra il chercheur e SantaPediatra sui granellini magici, di crisi genitoriali e di non-Estivil. Che forse fa un po' troppo tutto in uno, ma si sa che io....

11 November 2014

I signori (e signore) che guidano il tram


 
Adoro andare a prendere Pistacchio in bicicletta. Adoro l'ultima discesa che ventila ben bene  i pensieri della giornata e mi fa arrivare da lui in scioltezza. Ho apprezzato anche riportarlo su per la salita, perchè mi piaceva l'idea che eravamo insieme, in movimento e ogni tanto ci parlavamo complici. Da un po' di tempo però un po' per pigrizia, un po' per accontentarlo (che poi è il vero punto della situazione),  invece di pedalare su per la strada che ho appena percorso, io e lui andiamo un po' più in là, facciamo una discesa ancora più ripida che ci porta ad una fermata del tram, quello blu con gli uccellini bianchi, ormai famoso su questo blog. PIstacchio adora il tram e io con lui. SOno felice di questa nostra routine anche perchè giustifica l'acquisto del costosissimo abbonamento annuale ai mezzi. COsì monto la bici sul tram, lui ben legato sul seggiolino, incastro la bici e mi aggrappo ben bene facendo attenzione a frenate e partenze e andiamo su per le 5 fermate che ci portano a casa. 

I nostri rituali sono in costante evoluzione e anche questo mi piace molto. MI da la misura della sua crescita, della consolidazione delle sue certezze, del desiderio di esplorare nuove cose. Una volta che eravmo cisì incastrati e aggrappati  ho dovuto negargli una cosa che desiderava molto. CI siamo capiti male, ogni volta montiamo sul tram vicino al conducente, quella volta  devo aver detto andiamo vicino al signore che guida, lui ha capito andiamo a  vedere il signore che guida, quindi una volta su si aspettava che lo facessi scendere dal seggiolino e lo portassi vicino alla cabina. COsa ovviamente impossibile. Allora ho sopportato i suoi strilli e proteste -e gli altri passeggeri insieme a me- e gli ho detto tra un sighiozzo e l'altro che quando fossimo scesi alla nostra fermata, ssaremmo usciti e andati davanti, affianco al signore che guida il tram a guardarlo. Inutile dire che ora questo è il nostro rituale di discesa dal tram. Immancabilmente usciamo, ci mettiamo lì paralleli a l muso del tram e osserviamo il conducente.

Ce ne sono tanti, sono signori e signore, bianchi e neri, giovani e più vecchi. Spesso hanno un aria un po' imbronciata, ma immancabilmente, quando ci guardano fermi a guardarli gli scappa un sorriso. Qualcuno lascia partire uno o due  Tin addizionali, prima di partire, in onore del Pistacchio che li guarda incantato. Io sono felice di questo rituale nuovo, non solo perchè mi permette di accontentar eil mio bimbo, ma perchè mi sembra di portare un sorriso ai signori che guidano il tram.

 

 Questo post nasceva altrimenti. NAsceva per dire che due anni e tre quarti sono una fase meravigliosa. E che anche la duennite passa.  Che poi quando mi lamentavo della duennite pesa, in fondo lo sapevo, che la duennite non ce l'aveva mica Pistacchio, ce l'avevo io. Ma di come m'è passata la duennite e grazie a cosa, vlo racconto un'altra volta, forse.


27 January 2014

una torta de vez en cuando

(ma non di compleanno)


Era fine novembre quando Pistacchio e io, decisamente emozionata, ci recavamo alla prima festa di compleanno a cui fossimo stati invitati nella vita sua bimbinesca, lui, e di mamma, io. Simpatiche sorprese degli espatri plurimi, dell'isolamento e dell'averci messo un anno a fare qualche amicizia... che non sia rimpatriata :(

Direttamente dall'uscita del nido ci infilammo in un traffico da bolgia dantesca per recarci alla festa. Pisti ripetendo come un mantra il nome dell'amichetto del festegiato Oa-Oa-Oa, un bimbo un anno più grande di lui, dal quale è rimasto come folgorato, Oa-Oa.Oa a tutto spiano, nonostante non sia per nulla ricambiato, ma per nulla proprio. Il papà-chercheur avrebbe dovuto raggiungerci lì, ma non pervenne mai a destinazione. Maledetto. Al telefono la sua voce pareva quasi canzonatoria. Ma chè davvero pensavi che sarei venuto? Finalmente un paio d'ore tutte per me e per giunta in casa mia... (ne vogliamo parlare? nessuno ne parla mai, forse perchè tutti hanno qualcuno che prelevi regolarmente la prole per passeggiarla? Noi che invece non abbiamo nessun passeggiatore di prole, che non sia uno di noi due medesimi e cioè io -a.k.a. Squabus- o lui, anche detto il chercheur... Ma quanto mi manca avere casa mia tutta per me ogni tanto?).



Il mio entusiasmo scemò abbastanza in fretta, sebbene fossimo arrivati all'orario previsto della festa più 5 minuti appena, seppur gli invitati alla festa fossero pochissimi (7), anche in virtù della condizione di ancor-più-fresco-espatrio della famiglia del festeggiato (ma 7 sono poi davvero pochi per una festa di 2 anni?)... seppur tutto e pur tuttavia, regnava già un discreto caos, alla nostra prima festa di compleanno. Un caos di fronte al quale Pistacchio iniziò subito ad andare in escandescenza. Aggiungiamoci poi che l'amichetto vicino e preferito del festeggiato, quel Oa, bimbo un anno più grande di Pisti, nonchè figlio di una donna che io amo, iniziò le solite scenette di rifiuto verso Pistacchio medesimo. Tipo: Pistacchio che si avvicina per prenderlo per mano e lui che fa come per sputarlo. Proprio così: io ti sputo! Una roba da prendere il cuore di una mamma e scuoiarlo vivo dalla tristezza. Il mio e quello della mamma del piccolo rifiutatore incallito, per altro donna da me adorata e a sua volta adorante Pistacchio. Risultato: ogni due minuti Pisti scoppiava in lacrime.


E quindi nervosismo. Insofferenza. Pessimismo e fastidio. E ad un certo punto anche voglia di basta. Che fare i Tafazzi della situazione, anche no, insomma. Facciamo festa se ci divertiamo, se no, anche no, mica ce l'ha ordinato il medico...

La farò corta (!?)... Pisti manifestava disagio a ripetizione e a tutto spiano. E io più di lui. Si è capito, mi pare. I toni medi erano gridati. I bimbi un po' impazziti e comunque affiatati tra di loro. I giochi continuamente oggetto del contendere. Che te lo dico a fare? Probabilmente un copione visto e sentito dalla notte dei tempi. Ma non da noi, emigrati e sfigati, alla nostra prima festa di compleanno. SOno lì che tengo Pisti rifugiato sulle mie gambe e maledico e benedico allo stesso tempo il mio blocco per il parchetto. Il mio avere deciso un giorno che il nido a quello serve: a socializzare. La mamma anche no, mica è obbligatorio. E che quindi io il mercoledì posso anche risparmiarmi di portarlo al parchetto visto che socializza 4 giorni a settimana e che a me provoca reazioni allergiche. Ma vedere sempre gli stessi bambini del nido è davvero socializzare? O è piuttosto come giocare con 13 fratelli? Alla lunga. 
In quel momento alla festa gridata sono lì con Pisti, attaccato alle mie gonne, mi dico che dovrò superare la parchetto-fobia ed educare mio figlio alla condivisione di luoghi e tempi con altri bimbi sconosciuti. Quanto è importante davvero questa cosa? Quanto è fondamentale che lo faccia io? No perchè ho un attimo i sudori freddi.
Fatto sta che, assoltami per il mercoledì, alla fine dei conti, la più parte delle volte nel week end le questioni sociali al parchetto se le gestisce il chercheur. Tana libera Squabus. Sono salva. Fino al momento della cazzo di festa (pardon my french), in cui -chercheur non parvenuto- mi ritrovo a fare fronte all'evidenza che non sono allenata a quella situazione e soprattutto che molto mal la tollero.




E quindi soffro e fatico, finchè sussurro piano al Pisti, 22 mesi di bimbo tra dieci giorni all'ora della festa: bimbo, quando vuoi tu andiamo a casa. Per tutta risposta, senza neppur lo spazio di un pensierino, il piccolo e deciso quasiventiduemesenne Pistacchio fa ciao con la manina a tutti e si dirige alla porta. Non è neppure la prima volta che manifesta con tanta determinazione di volere andare via. Va benissimo. Lasciami solo raccogliere tutto. Vuoi salutare i bimbini? Vai a dare un bacio a tutti?


    M a i
    p i ù
    i o
    t i
    c h i e d e r ò
    s e 
    t u
    v u o i
    b a c i a r e
    u n
    a l t r o
    b i m b o...
    I o
    t e
    l o
    p r o  m e t t o
    s t e l l i n a
    m i a.

Il bimbino rifiutatore di Pistacchi dolci e teneri, si ferma, sembra che stia accettando il bacio, ma sul più bello si gira e morde Pistacchio sulla guancia. Anche abbastanza forte. Pisti -stavolta più che comprensibilmente- piange, ma smetterà quasi subito, mentre la reazione della madre del rifiutatore morsicante, nonchè donna da me adorata, è fulminea. Lo prende, lo mette sulle sue ginocchia, gli abbassa le mutande e lo sculaccia, davanti agli altri, per fortuna pochi, due, bambini, rimasti. Poi lo porta via in un'altra stanza, lo chiude lì dentro e torna da noi. Si scusa, è cerea e mortificata.
Io sono pietrificata.


Le avevo sentito dire qualche volta al suo piccolo rifiutatore di Pistacchi: se no la smetti... te doy una torta. Era la prima volta che dalla minaccia la vedevo passare all'azione. E così il piccolo Oa, invece del bacino di Pisti, si prende un tortazo en el culo (e in omaggio anche qualche minuto solo chiuso in una stanza).

Sono talmente provata da una giornata di lavoro, il recupero nido, il traffico, la nostra prima festa con tutte le brave aspettative (che ingenua), Pistacchio così sensibile e instabile... che mi scappa da piangere pure a me, giusto un attimino. La verità è che da un po' ho perso il mio zen e non so dov'è finito e lo rivoglio, lo necessito, ridatemelo. L'è brutta la stanchezza.


Nei giorni successivi io e la mamma del rifiutatore ci siamo riviste un po' di fretta al lavoro, per i corridoi, poi in sala da pranzo, abbiamo chiacchiericciato, ma rapidamente, di altro. Finchè il giorno prima delle ferie, ci stiamo salutando, gliela butto lì. Mi spiace per l'altra volta... non ne abbiamo più parlato.




Però, adesso le parlo. POtrei benissimo fare finta di niente, non ho nessuna intenzione di pormi come paladina dell'anti-tortas. Pero lei mi piace assai e non riesco a farne a meno, quindi le sto parlando. Le confesso il mio stupore.... E lei è quel meraviglioso fiume in piena che tanto mi piace.
Una torta de vez en cuando no hace daño. 
Una torta de vez en cuando es la unica via.
De verdad, te lo digo yo, es la unica manera

La lascio parlare, della sua convinzione che la torta sia l'unica via, lei che, de verdad, è così tutto incredibilmente il contrario di quello che sta dicendo. Quando ha finito e solo allora, parlo io, mentre ascoltandola non pensavo di trovare l'energia. Invece ora mi sto ascoltando parlare.
Io parlo a lei fuori e intanto dico alla me dentro:
Ma che minchia stai dicendo? 
Fermati ora (...fermati adesso lascia che il vento ti passi un po' addosso...)

Lei resta ferma e salda sui suoi principi. Rispetta i miei e promette che mai più voleranno torte in alcuna situazione relazionata a Pistacchio. Che poi era quello di cui l'avevo pregata all'uscita della pietrificazione, quella sera stessa.
Ci diciamo anche che eviteremo di insisterli vicini e men che meno a baciarsi, che se vorranno si verranno loro incontro. Speriamo che il tempo...


Io mi sento un po' così, come una che ha parlato assai.

Spero soprattutto che avrò sempre la forza di rispettare questo principio che mi pare così lapalissianamente condivisibile. E invece non lo è affatto. E poi è così labile, il confine, che mi fa paura solo guardarlo. Ma bisogna.


Quanto alle feste di compleanno, alla bolgia, ai litigi, ai pianti, quella sensibilità, al voler andare via e tutto il resto... io ne ho parlato con una mia amica mamma. Soprattutto del timore di proiettare cose mie e solo mie su quel Pistacchietto lì. E lei mi ha detto di aspettare a vedere come andrà la prima festa   in cui Pistacchio giocherà in casa.... Ecco, sarà... qui manca moooooolto poco, ma avverto una leggera ansia. Leggerissima proprio.

06 December 2013

Baby horror picture show

Una mattina prima dell'alba di un periodino un po' triste, dove i miei pensieri andavano sempre e comunque a parare ... il chercheur si alzò preoccupato per venire a vedere che succedeva. Sta forse singhiozzado? si sarà chiesto, uscendo dal letto e facendo capolino alla porta del salone. Io me ne stavo lì sul divano, di fornte al computer, cercando di soffocare certe grasse risate che mi stavano rimettendo al mondo.


Stavo usando la mia personalissima carta, immancabilmente vincente, per tirarmi su il morale. Guardavo una foto orribile di Pistacchio. Anzi non una foto. La foto, la foto più orribile che si possa immaginare di un bimbo. Eravamo nella prima casa di Montepello, quella di fronte lo zoo, col giardino di terra, quella dove il sole batteva solo 5 minuti al giorno e solo quando l'autunno aveva spogliato gli alberi. La cucina aveva una "finestra" sul salone. Era molto pratica, così quando avevo da cucinare, chiudevo la porta a vetri della cucina e sorvegliavo Pisti dalla finestra. Lui  gattonava senza sosta nel salone spoglio, con gli scatoloni in un angolo. evviva la salubrità, poi ogni tanto faceva capolino dalla porta e appiccicava il naso sul vetro.


E c'é questa foto che gli feci da dentro la cucina, lui visino appiccicato al vetro che é proprio l'essenza dell'orrore. Shining in confronto é un cartone della Pimpa. Pisti in sta foto è brutto, ma brutto da fare paura. E dopo la paura, da far ridere anche la persona più triste del reame. Foto perfetta per certe circostanze.


Quella mattina condivisi il momento di ilarità col chercheur, che soffocò le grasse risate con me, nonostante il mattino prima dell'alba non sia il suo momentomigliore. Gli dissi che mi sarebbe piaciuto lanciare sul blog un contest per la foto più brutta dei nostri pargoli, chè a mostrare foto bellissime siamo bravi tutti, ma é davanti all'orrore che la competizione potrebbe farsi dura. Ed io sono sicura di vincere.
Però, già s'è capito, Il chercheur che è uomo puro, probo e riservato, mi ha vietato di postarla, questa come qualsiasi altra, ma soprattutto questa. Nonostante Pisti sia irriconoscibile. Una maschera d'orrore trasfigurato dal contatto col vetro. Sostiene, oltre a  tutto il resto, che diffonerla è una mancanza di rispetto nei suoi riguardi. Mannaggia quanto è dura aver per marito una sorta di papa laico.


Quindi,niente, avrei potuto farvi ridere, invece ciccia.
...e se facessi di quella foto la cartolina di auguri di Natale ad amici e parenti? mmhuaaaaaaa

01 December 2013

Là dove dormono i tram

Andiamo su per Sans âme, ma invece che girare a sinistra per Frittole, proseguiamo dritti, verso la banlieue. Poi deviamo solo un attimo a sinistra e attraversiamo gli orti. Nell'ultimo tratto ci tocca scendere col passeggino lungo una scala, ma i gradini sono 'lunghi' e poi ne vale la pena,  così arriviamo alla meta di faccia, o come in un tuffo di testa. A capofitto.  Infine ci ritroviamo l'agognata scenetta davanti agli occhi, in tutta la sua maestosità.

Una volta giù dalla larga scalinata, infatti, ci troviamo davanti ai tram che dormono. Durante la settimana ce n'è che qualcuno. Per lo più quelli blu, con le rondini disegnate sopra (chè Pistacchio guardando il librino di Matisse preso in mediateca tutto contento esclama: Tam!) Nel week end invece pare che sono tutti lì, a riposare, una distesa di tram sotto i nostri occhi.


Mi piacerebbe che qualcuno ci fotografasse, mentre ce ne stiamo lì seduti. Lui sul suo passeggino, io affianco, per terra. Restiamo  in silenzio, in attesa. Guardiamo i tram che dormono. Aspettiamo, speriamo che ne arrivi uno.
E secondo me siamo bellissimi. Ma poi ha ragione il chercheur: questo blog è meglio di un album di foto. Ogni tanto gli leggo un vecchio post e lui, ogni volta,  mi ripete: questo è molto meglio di una foto! E allora io me la scrivo quella foto.


Non lo so più quando e come è nata questa passione per i tram. So che nelle nostre passeggiate per la campagnetta di Frittole, finivamo spesso proprio lassù, sopra il deposito dei tram. Un giorno mi scappò forse di dire che i tram stavano facendo la nanna (poi, tra l'altro, mi sono ritrovata spesso a riflettere su cosa implichi davvero la personificazione degli oggetti inanimati, se sia una cosa buona e giusta). Un altro giorno un tram arrivò al deposito. Fece il suo inconfondibile tin, poi si infilò in un tunnel per una doccia veloce, il tram-lavaggio, come quello delle macchine, però a grandezza tram. Uscì dall'altro capo del tunnel, per poi ritornare verso di noi, allinearsi con gli altri tram e, infine, addormentarsi, non senza aver fatto quel versetto tipico e caratteristico del tram che si addormenta.  Si vede che anche i tram hanno la loro brava bed routine ;)


Poi un bel giorno, nel mezzo di un tantrum di quelli tosti, mi ritrovai, questione di trovare qualcosa a cui dare voce, a descrivere al Pistacchio Furioso la scenetta del tram che entra dal cancello, si infila nella doccia, fa il giro e si ferma vicino a tutti gli altri a fare la nanna. Via via che raccontavo Pistacchio si calmava, appena finivo di descrivere la scenetta, lui subito chiedeva , che sarebbe a dire: encore e cioè ancora. E io, paziente, ripetevo dal principio. Intanto tra me e me pensavo:  Ma guarda tu che persino la routine del tram lo calma, che cosa curiosa. Il tram intanto fu proclamato Santo Subito. E probabilmente della sua potenza conciliatrice se ne fece un uso smodato e spropositato.

Fu così che ci ritrovammo, praticamente ogni santa passeggiata, seduti a guardare i tram che andavano a dormire. Ad aspettarli, a sperarli, a gioire se e quando uno finalmente si degnava di arrivare. Intanto di tram ne prendevamo anche volentieri, durante i nostri pomeriggi insieme. Ci facevamo portare, e riportare. Una volta, mentre tornavamo a casa dal centro, si sentì un colpo ed esplose un finestrino, quasi affianco a noi. Ancora ce la raccontiamo, io e Pistacchio, quella botta potente e lo scompiglio che ne seguì. Tam bum! Che poi significa La finestra del tram ha fatto bum! Per fortuna nessun ferito.



Intermezzo. 
Quando vivevamo in Francia, ma la prima volta, una sera, io ed il chercheur, allora fidanzatini senza prole, eravamo a cena da zia Mila. C'era anche un amico di Sciro, un tal Esse. Insieme al quale anche il chercheur era andato a pescare una volta, annoiandosi mortalmente. Questo ragazzo aveva una vera e propria fissazione per la pesca. Non faceva altro che parlare di quello. Raccontarono le avventure della loro ultima uscita, dei pesci che avevano preso, di quelli che avrebbero potuto. E passi, ascoltammo il resoconto, come si chiacchiera del più e del meno. Poi la conversazione deviò altrove. O almeno cercò, perchè di qualsiasi cosa parlassimo, Esse riusciva sempre a tornare alla pesca. E disquisiva dei pesci più grossi che aveva preso. Di quelli che sognava prendere. Finimmo a parlare del natale, Esse raccontò di quell'anno in cui suo padre gli regalò un peschereccio giocattolo e di quanto era felice. Io e Mila ci guardavamo tra lo scocciato e il divertito. Comunque lo ascoltammo raccontare del peschereccio. Poi la conversazione prese  a vagare ancora una volta. Chissà come e perchè finimmo a  parlare di segni zodiacali. Quando domandammo a Esse, diventato silenzioso, E tu di che segno sei? Quello di rimando rispose: Pesci... Io e zia Mila scoppiammo a ridere una di quelle belle risate grasse in faccia ad Esse, che ancora ce lo raccontiamo. Difficile ridere tanto di gusto. Quando Zelig ce l'hai vivo, vegeto e reale di fronte a te, restare seri è impossibile.


Ecco, questo per dire che Pistacchio coi tram è un po' come Esse con la pesca. E questo non è un complimento per il caro Esse, non che Pistacchio non sia un gran figo, è un bimbino fighissimo nel suo 22esimo mese. E per lui tutto è tram. I kapla, come i lego, sono tram che lui allinea pazientemente, uno di fronte all'altro. Matisse gli fa pensare ai tram. Il logo di Montepello lo fa gridare tram, perchè fa capolino sulla fiancata di ogni vagone. Anche le M di Montepello che ci sono in giro sui depliant: tram, anche se sulla fiancata non ci sono. Per dirla tutta anche davanti ad una pagina bianca lui è capace di esclamare: Tram! Talmente tanto e sempre tram che noi iniziamo anche a stufarci un tantino.

Anche la luna lo fa vibrare alquanto. Gli piace parecchio scorgerla nel cielo, prova soddisfazione ad additarla nei libri. Quando aveva iniziato a sospirare o nuna nuna, puntando al cielo, avevo buttato al chercheur:  
- Perchè non compriamo una di quelle lampade a forma di luna da attaccare alla parete? Visto che gli piace tanto. 
Il chercheur che è francescano dentro, fuori e pure di fianco, e dedica la sua vita all'ascetismo, alla purezza, alla rinuncia, per fortuna non al cilicio, ma poco ci manca... Il chercheur mi rispose, dall'alto della sua saggezza, o dal piedistallo del Saint-Exupéry de noantri:  
- Se la mettiamo nella sua stanza, la troverà sempre lì, finirà la ricerca, la gioia del trovarla nel cielo, la poesia. 
- Sarà, dissi io, niente luna sulla parete allora


Ma la luna, nonostante la sua aurea romantica, non può competere con il tram. E noi a dirla tutta a sentir parlare di tram iniziamo a non farcela più. Qui la campagna per la banalizzazione del tram quasi quasi inizia. Gigantografia di tram Montpellierano, per parete stanzetta, cercasi. Stavolta è il chercheur in persona a stampare i volantini.


Il post era stato pensato corredato di simpatiche foto. Ma magari un'altra volta, che è già tanto che riesco a postarlo...

25 October 2013

Flessibilità non è il contrario di consapevolezza

Mi pare che un po' tutti mi raccomandiate di non essere rigida e non fissarmi su una 'linea educativa precisa', cito Mila su tutti. Capisco che posso aver dato l'impressione di essere una mamma pedante, rigidona e magari pure fredda, qua o altrove (o magari è solo il fantasma di quel che temo). Ne prendo atto, mi dispiaccio un poco, perchè mi sento la quintessenza della sensibilità, dell'amore e dell'empatia, ma amen, probabilmente è anche vero che sono più rigida della media? Bho! Non è poi così importante. E' vero che ci sono cose su cui non transigo, no matter what. Il sonno è diverso, perchè la notte è buia e fa paura. Lasciatemi ripetere, che mai fa male, che aborro Estivil e i metodi di 'lascia piangere, passerà'. Mai lo lascerò piangere quei pianti disperati più di qualche minuto striminzito. So bene che suono hanno i pianti poco convinti che possono essere lasciati sfogare. Non si tratta(va? siamo in tregua da 2 notti e stasera è persino andato a letto sereno) di quelli. Però come mi mette a disagio il 'lascia piangere passerà', mi mette ugualmente a disagio il 'è una fase, è normale, lascia correre, passerà'. Che tutti i bimbi attraversino una certa fase, non significa che non ci sia qualcosa che possiamo fare per aiutarli a superarla.


A me però pare davvero che quel che devo cercare, nella gestione di queste notti di emergenza, è proprio una certa fermezza di pensieri, altrimenti non solo impazzisco, ma rischio di fare proprio dei danni e di peggiorare la situazione. Sono una persona non empatica, di più. Con mio figlio, poi... non ve lo devo spiegare. Se va avanti così, come è successo quella notte, se lui piange, alla lunga piangerò con lui, ogni capacità di pensiero razionale sarà spazzato via. E non potrò essere quella base sicura di cui un bimbo ha bisogno, sarò in balia della sua stessa disperazione. E' questo che voglio prevenire. E' questa la linea che bramo. Va bene il concetto generico di flessibilità, ma reagire ogni volta in modo totalmente diverso non può dare alcuna sicurezza, siete d'accordo con me? 


Ovviamente ci devono essere le eccezioni, ma stabilire i punti saldi, alcune cose su cui non transigere mai o quasi, secondo me è fondamentale. Se ogni notte è diversa da quella prima non penso si arriverà facilmente a trovare una modalità per risolvere il nodo. E si confonderà il bimbo. Perchè io ne resto convinta: c'è sempre o quasi un nodo da sciogliere. Non sempre è facile da districare ***, qualche volta non ci si riesce, ma una ragione o un insieme di ragioni, o se non ragioni delle strategie per venirne a capo... ci sono sempre. Anche solo mentali. Ed erano quelle che bramavo l'altro giorno. In preda allo sfinimento.


Credo di averlo scritto altrove, ma può essere anche che no, lo ripeto qui, rischiando di attirarmi qualche odio: per me queste notti sono novità pura. Pistacchio si è sempre addormentato solo e sereno e ha sempre dormito tranquillo gestendo da solo i suoi risvegli e riaddormentamenti notturni. Mi sono attrezzata perchè fosse così, mi sono preparata al meglio che potevo, poi -cosa più importante- il soggetto si è dimostrato supercollaborativo. Jackpot. Invece non sono attrezzata, non siamo attrezzati, per le notti in bianco, in termini di abitudine fisica, perchè lo so che ci si abitua, a tutto.  Ancora noi no, siamo (eravamo?) in una fase di adattamento incredulo, e speriamo ancora, facendo scongiuri, che questa non diventi la norma. 

Prima ancora che mio figlio nascesse, dicevo, mi sono preparata e ho poi gestito serenamente la questione dell'accompagnamento alla nanna. Per quanto riguarda i risvegli notturni invece non sono proprio ferrata. Mi ripeto, reagire con empatia, flessibilità, istinto è sicuramente fondamentale, ma su uno scenario solido di consapevolezza. Che significa sapere cosa si sta facendo e perchè. Consapevolezza che si cerca di costruire mettendosi in ascolto del bimbo, della situazione, di se stessi, ma anche leggendo, informandosi, chiedendo consiglio agli amici e analizzando la situazione. Io di questo resto straconvinta. Forse questo mi fa passare per rigidona, razionale, o ditemi voi cosa. Non posso che dispiacermene, ma io nel non arrendersi ci credo e continuerò a crederci.


*** alla fine aveva solo caldo!!!
Se avete letto la cronaca dalla trincea, spero di strapparvi almeno un piccolo sorriso con questa, che è una battuta solo a metà...

23 October 2013

notizie dalla trincea

NOn ho avuto tempo e soprattutto energie di rispondere ai vostri ultimi commenti, che sono bellissimi, me ne scuso. Qui stiamo in un vortice. In trincea, appunto...
Appena firmiamo un armistizio torno a chiacchierare. 


Però nel tentativo di combattere la sindrome della pagina bianca, m'è scappato di macchiare questo schermo di logorrea incontenibile. Sappiatelo e lasciate ogni speranza o voi che iniziate.

Le parole sconclusionate che seguono le scrivevo ieri ad ore antelucane... le riesco a postare stamane perchè il pupo stanotte ha dormito, io ho riposato e mi sono trascinata fuori dal letto, invece che gongolare tra le coperte. Infatti da qualche tempo a questa parte, la mattina .....


........o Pistacchio si sveglia presto, oppure non oso muovere dito per lasciarlo dormire, oppure ancora sono troppo stanca e resto sdraiata al buio, surfando mollemente col mio Smartie adorato, da una parte santo subito, dall'altra fonte di inesauribile spreco di tempo. Tant'è. NOn è tempo per crescere altrove e altrimenti, ne prendo atto. Solo, ho bisogno di uno spazietto per me ogni tanto, evviva il teatro, evviva un'uscita ogni tanto con neo-amiche (ormai lo posso dire, e mentre lo scrivo mi commuovo). QUel che però urge riprendere è una riflessione più strutturata sul parenting, sulle sfide che ci attendono, che sono già iniziate e ci stanno travolgendo.

La notte appena trascorsa non è una tipica notte, ma racconta una storia che si sta ripetendo, temo sempre più spesso. Anche se ogni giorno, ogni notte, di questi tempi, è entità a sè. Stiamo in trincea come si usa dire. E se non sono già i terrible-two, se c'è un peggio che deve arrivare, allora io mi preoccupo sul serio. Ho bisogno di tempo per prepararmi, fermare tutto, fare il vuoto, respirare a fondo, prima di tuffarmi in qualcosa che sia ancora più grande di questo. Ci stiamo sfinendo. La pazienza vacilla troppo spesso.

 Devo anche rinnovare il monito da rileggere quando mi verrà di nuovo voglia, che basta week end fuori porta, che ci riportano più sfiniti di prima all'ovile. LA settimana scorsa era già stata terribile, troppo intensa, papà in trasfertà e io che mi metto a organizzare troppe cose, per troppi giorni di fila. La piscina la domenica, la compagnetta del nido a cena il lunedì, la famiglia Sivigliana il martedì. Poi la bella Sivigliana resta con Pisti nel dopo cena, io vado a teatro e lei lo mette a letto, ma questo meriterebbe un post a sè. Che una terza persona mettesse a letto Pistacchio è successo mica tante volte. Tre mi pare. Insomma una valanga di energie e emozioni, Troppe. Le settimane precedenti neanche tanto più serene, tra gastrò e stanchezze varie e diffuse. Soprattutto 4 giorni di fila la nido, senza pause. Aggiungiamoci un week end fuori e poi via si riparte per una nuova settimana.

Santo mercoledì, santi mama e papadag che saranno solo domani ma sto bramando già, per fermare le bocce, fermare questa centrifuga incomprensibile, provare ad affrontare all day long questo uragano fatto a volte di pianti inconsolabili, a volte di testardaggine, a volte di tristezza infinita, ma contraddittoria, che allo stesso tempo vai via, stammi vicino, non ti voglio, stringimi forte.


Stanotte è cominciata, o meglio è finita, alle 2. E' partito il turno del papà, che ti ha calmato, ti ha dato acqua, ti ha raccontato una storia. NOn ho contato quante volte. Forse 3. IL tuo mantra: ja-bà ja-bà ja-bà, ovvero là-bas, tradotto: (voglio andare di) là. La prima volta ti ha portato là-bas a farti vedere le macchine parcheggiate, le biciclette sul balcone, gli alberi che ondeggiavano al vento. Poi è riuscito a calmarti e riportarti alla nanna.  Ti calmavi nel giro di 15-30 minuti, 'svenivi', ti risvegliavi dopo 15-30 minuti e si ricominciava.

Il mio turno è partito verso le 3.30, con mezzora di anticipo vista la tragicità della situazione. Hai ripetuto straziante come una cantilena Tatte-tatte-tatte. Ieri sera ti eri mangiato l'equivalente di un bue, ma può essere che avevi sete, eri in un bagno di sudore. HO ceduto. Ti ho portato là-bas, ti ho seduto sul poang del soggiorno mentre preparavo il biberon. Vedere la sequenza di movimenti per preparare il latte ti rassicura, da qualche tempo. E io che ero quella che non voleva associare il latte al sonno, non volevo che il biberon significasse rassicurazione. Dov'è finita quella donna? Dove sono finita?

Non avevi nessuna intenzione di tornare in camera tua. MI è andato in corto il cervello, ti ho lasciato seduto sul tappeto e ti ho detto la mamma è stanca, ha bisogno di dormire e va a letto. Sono andata a letto. Sei restato un po' lì a parlottare, nel tuo linguaggio incomprensibile. POi, trotterellando nel tuo sacconanna (ma quanto sei buffo?), sei arrivato fino al lettone. Ti ho tirato su. Un attimo prima eri vispo vispissimo, una volta vicino a me hai giocato un po' all'orsetto, poi ti sei messo a pancia in giù vicino a me, segno inequivocabnile di rilassamento. Ti ho coccolato un po'. 


E' successo solo una volta, nella tua carriera di bimbino da 0 a 21 mesi, che hai dormito una porzione della notte insieme a me. Un paio di settimane fa, al termine di una notte ugualmente tormentata come questa. Non è una cosa che cerchi. Ti svegli e strilli, venire nel lettone non è (ancora?) il tuo scopo. Comunque ti sei calmato. Appena papà si è reso conto, si è arrabbiato, si è trasferito sul divano.
Non è d'accordo, in teoria neppure io, ma durante notti così tormentate so solo ripetere: io lo voglio qui.
Il chercheur, la voce della solidità: NOn confondere quello che vuoi tu con quello che è meglio per lui. Quest'uomo l'ho formato io ed ho creato un mostro. Quest'uomo ha probabilmente ragione, ma allo stesso tempo io sento l'esigenza di sapere che la prossima volta che inizierà a gridare, sarò vicina e gli potrò fare subito una carezza. Non ne posso più di sentirlo gridare disperato.
La mia fede nel sonno-nel-suo-lettino non aveva ancora incontrato le urla di pura disperazione. Dice lui, mettiti -anche tu- i tappi... Quest'uomo ha decisamente bisogno di dormire.

Alla vista del papà che se ne va Pistacchio scende dal letto e lo segue. Vuole mamma, vuole papà, o forse, molto più probabilmente, non lo sa nemmeno lui cosa vuole. BAttibecchiamo un po', io e il papà. NOn siamo tanto lucidi, io almeno. Lui dice che lo stiamo confondendo. Non posso dargli torto, il fatto è che una linea non ce l'ho. Non ancora (aiuto!), ma ce l'avrò, ce la devo avere. 


Riprendo Pistacchio in braccio e ritorno in camera sua. Ad un certo punto mi sviene in braccio, lo metto a letto. Lo so già che nel giro di poco strillerà di nuovo. Infatti dOpo poco ricomincia piangere. Il papà, nel frattempo rimigrato nel lettone, sostiene che reagiamo troppo in fretta e dobbiamo lasciarlo piangere un po'. Piange forse un minuto e mezzo e poi si ferma di botto, a mezzo strillo. Mi si ferma il cuore. Poi per fortuna tossicchia un po', e poi tutto tace.  Finchè, forse 15 minuti dopo, riattacca di nuovo mamma, mamma, mamma, tatte, tatte, tatte. Solo che ha bevuto 250ml un'ora prima (e un bue per cena). Mi presento con dell'acqua. che rifiuta, colpisce, si dibatte. Questa volta sono fermamente ocnvinta a non lasciare la sua stanza. Però penso anche che non vorrei fargli venire quel luogo in odio. Il ja-bà è incessante. Si dibatte come un pesce.


Poi mi hai morso, Pistacchio, mi hai morso forte, esattamente sul cuore. Nel giro di qualche minuto singhiozzavo piano, insieme a te, ma non per il male, che non sapevo più da quale lato del cuore venisse, ma per la mia inutilità, per l'incomprensibilità e l'incapacità di tranquillizzarti. Non sono servite le storie sui tram che ti piacciono tanto, non è servito cantare, nè provare a contenerti forte. Non è servito aprire la finestra per farti prendere aria, ché intanto eri un bagno di sudore. Domani, cioè oggi, che dalle 2 ad adesso intanto la notte è passata, porca di quella paletta, o i giorni successivi, probabilmente sarai malato di nuovo. COs'altro bisogna aspettarsi? L. la bimbina biondissima del nido ce ne ha già  un po': un nuovo fantasmagorico giro di gastrò. Ci vorrà poco e arriverà a te, stanco e provato. Non abbiamo supporti che possano tenerti lontano da lì preventivamente, questione di scampare il bacillo di turno.


Restiamo lì sul poang in camera tua. Tu che ti dibatti, io che singhiozzo piano piano, finchè arriva papà, che finora ti ha sentito benissimo, solo un pochetto ovattato dai tappi nelle orecchie. Finisci in braccio a lui che ti riempie di baci e ogni volta che fa una pausa tu dici dipserato cò, cò (encore e cioè ancora). Per lo meno te lo sei riconquistato. Riusciamo di nuovo ad accompagnarti alla nanna. Sono le 5. 

Alle 5.45 strilli di nuovo. Saranno le 6.30 quando ti calmerai e accetterai di essere rimesso nel tuo letto per l'ultima volta di questa notte allucinante.

Ed eccomi qui, dovrei essere al lavoro in questo momento, invece sono qui, ancora in pigiama, a tratteggiare una notte da incubo in maniera sconclusionata. I miei uomini al momento dormono, finalmente, io che faccio vado? Vorrei salutarti come ogni mattina, adesso al rituale si è aggiunto il saluto attraverso lo spioncino della porta di casa...

Vado ad iniziare questa giornatina leggera? Posto in fretta, tornerò a rileggermi anche io.  Avrei voluto parlare meglio anche delle possibili cause di questo momento difficile... oltre al fatto inconfutabile che cresci, il tuo papà che parte in viaggio? i denti?  l'instabilità al nido? Nido che stiamo meditando di cambiare con una tata. E la storia si è fatta un po' beautiful, con intrecci e coincidenze incredibili, che sembra che gli dei mandino segnali. Racconterò, appena possibile.


Intanto qui in trincea vorremmo trovare energie per studiare tattiche e strategie (di sopravvivenza e) per superare il momentaccio, fino al prossimo. Quanto ho scritto è disorganico, comfuso, disordinato, probabilmente inutile. Se però laggiù ci fossero consigli per noi, ringraziamo. Pure qualche pacca sulla spalla non fa mica male. Ci risentiamo all'armistizio all'ora?

Io continuerò a cinguettare appollaiata su quel ramo pesante, mi rendo conto che spesso i miei tweet violano lo spirito stesso dell'uccellino cinguettante. Tipo che twittare 'dilemma nido o tata' ecco forse è un tantino troppo... lasciatemi twittare, comunque  :)

26 September 2013

La disperazione a 20 mesi

Volevo scrivere un bellissimo post sulle emozioni di Pistacchio. Ma ho perso l'ispirazione. Mi succede spesso ormai. Mi sveglio alle 5 ma non riesco a scrivere.

La cosa che più mi impegna le antenne mammesche al momento sono queste crisi di disperazione che vediamo nel piccoletto da qualche tempo. Da quanto? Da quando abbiamo smesso di compilare il foglio di ritmo le coordinate temporali se ne sono andate a farsi benedire. Non so più da quanto tempo. Da meno di un paio di settimane. Da più di una settimana? Ma poi che importanza ha? Vorrei solo che passassero oppure se proprio non possono passare, vorrei almeno comprenderne le ragioni e non andare pensando a briglia sciolta.


Pistacchio è esattamente a metà strada del suo ventesimo mese. All'improvviso gli vengono delle crisi di pianto disperato inspiegabili. Passino le crisi pre-pappa. Ha fame e c'è solo da guidarlo alla pappa e cercare un metodo efficace per insegnargli il concetto di pazienza. Any advice? 
Passino (si fa per dire) le crisi stile tantrum: gli si nega qualcosa che proprio non si può e lui attacca la frigna ad oltranza. Lì è frustrato e arrabbiato e noi sappiamo che non dobbiamo cedere mai e poi mai. Poi il riuscirci o meno è questione di funnambolismo estremo e l'elemento salvifico quasi sempre Sua Maesta Distrazione, deus ex machina delle peggio situazioni. Che dite? che il peggio deve ancora arrivare? No, io mi rifiuto di crederlo. Il peggio è qui e lotta contro di noi. Mi rifiuto di pensare al livello successivo finchè non arriva. On the bright side, ora ci beiamo del fatto che ha smesso di tirare testate per terra. Problemi, preoccupazioni, ma anche progressi, altrimenti ci demotiviamo.

Passino pure le crisi della sera, che si potrebbero catalogare sotto il comprensibilissimo concetto di stanchezza. Lo si coccola tantissimo, cercando di farlo rilassare, lo si guida amorevolmente verso la nanna. 


Ma quando il pianto inizia appena sveglio la mattina? Ha dormito pare sereno tutta notte, un paio di mattine il papà mi dice che l'ha sentito tossicchiare a più riprese qua e là nella notte. Forse allora non ha dormito bene e allora si spiegherebbe tutto. Chiama, poi appena mi sente trafficare per preparare il bibe aspetta paziente, ascolta. Finalmente, quando era più piccoletto e piangeva finchè non arrivavo con il latte, io non vedevo l'ora che arrivasse questo momento: la fiducia: mamma adesso arriva col mio latte, inutile che piango. Lo prendo, ci sediamo sul poang, sistemo il cuscinone lungo, si adagia col bibe in mano, prende un sorsetto e poi attacca a piangere e il pianto si fa sempre più disperato. La disperazione pura. IL bibe non è freddo, non è troppo caldo. Il latte è lo stesso di sempre. La mamma è la stessa di sempre. E sì che le poche volte che ultimamente si è presentato papà al mattino col bibe lui ha preteso la mamma, lì quanto meno un concetto chiaro e lucido: "(voglio la) mamma!" in barba al quattromanismo, ma questa è un'altra storia. Che sa di mammismo scoppiato a 20 mesi, voglio mamma, voglio la mamma e soltanto la mamma per il bibe del mattino. Ma poi anche voglio papà, voglio soltanto papà per quest'altro. Come a dire: non siete sostituibili. E c'hai pure ragione. Ma quella è tutta un'altra storia.

La cosa fastidiosa è che Pistacchio, che pure un certo grado di capacità comunicativa l'ha raggiunto, rinuncia a manifestare le ragioni di questo pianto. O se invece ne manifesta qualcuna è completamente illogica e va da tutte le parti. Prima punta il dito fuori dalla stanza, appena varchiamo laporta ripunta il poang. Poi mi dice in un lamento 'cacca', mi dirigo al fasciatoio per cambiare il pannolo, si dibatte come un ossesso. Vado in soggiorno, lui punta la sua stanza. Vado nella sua stanza, lui punta fuori.

NIente, pare non esserci niente da fare. Pare che lui voglia solo piangere. Ne usciamo solo, pare, grazie a Sua Maestà di cui sopra. A quel punto il papà si alza anche lui, anche se avrebbe volentieri dormito un po' di più. Ci prodighiamo entrambi in concitati Guarda la luna, guarda le nuvolette, guarda le macchine fuori. Se siamo fortunati qualcosa di impressionante ed altamente distraente ce la inventiamo. Pare funzioni che io gli parli, mi devo far venire una cosa da raccontare, gliela racconto e lui ad un certo punto si quieta, finalmente riprende il bibe e beve.  Nel giro di poco come se niente fosse la giornata inizia tra grandi sorrisi.
Fino alla prossima crisi.

E noi a domandarci: è stanco? ha le fobie diurne? saranno i denti quelli grandi che spingono? Gli brucia il sederino? E poi inevitabilmente... c'è mica qualcosa che non va al nido?
Dove stiamo sbagliando?

A tratti mi pare semplicemente che lui abbia bisogno di avere conferma che se piange verrà consolato. Quindi le coccole partono a grande volontà. Il papà dice che sono troppo mollacciona. Credo che invece sia grato di mantenere la parte del duro solo a parole perchè sa che io resterò fedele alla mia. A momenti ci sarà un nuovo risveglio, scaldo i sensori empatici, succedesse anche stamattina attacco subito a raccontargli la storia di quando è nato. Quella la conosco bene!


Mi stupisco ad essere nello stesso momento profondamente preoccupata e scossa dai suoi singhiozzi accompagnati a grossi lacrimoni, però al tempo stesso ferma nei miei gesti e nella mia voce, dolce e suadente con lui. Me lo avessero raccontato solo un paio di anni fa non ci avrei mai e poi mai creduto.


Alla fine l'ho scritto! Non è bellissimo, anzi è un post piuttosto brutto e inutile, ma ce l'ho fatta è venuto fuori e mi sento meglio. La prova che a volte l'importante è andare... 
Ora posto in gran fretta, che è quasi ora, torno poi a mettere i link e magari fare un po' di proofreading.

29 August 2013

La chiamano rentrée


Il rientro è sempre un po' fatica, ma anche entusiasmo, grattando via la patina oziosa del vorrei essere ancora in campeggio.

Per esempio mi piace quando al mattino sei sul balcone in braccio a papà per salutarmi. Esco dal portone spingendo la bici e tu scoppi a sorridere. Poi punti il dito perentorio verso la strada: vai mamma, voglio vederti pedalare. Ed io pedalo, mi volto in alto a guardarvi, alzo la mano destra, ché posso reggere il manubrio solo con la sinistra, faccio ciao sorridente e vado serena.

Tutto il giorno sono altrove e mi sento leggermente fuori luogo, ma non troppo. Sono però contenta quando è ora di andare. Inforco la bici e mi aspettano 20 minuti con parecchia ma leggera discesa. Mi servono per ventilare, non tanto lo stress, forse sono diventata brava ad arginarlo, ma quel leggero senso di estraneità. Distendo i pensieri, lasciandomi portare dalla discesa. Finchè arrivo da te, bello come il sole. Anzi come la luna, che hai preso ad adorare fin dal primo giorno che hai saputo il suo nome. Nuna, ah nuna, nuna! Sospiri ogni volta che la vedi. Ho cercato il calendario lunare per sapere quando di giorno ha senso cercarla, ma tu la scovi prima, dal tuo seggiolino, anche tu in sella alla bici, alzi il naso al cielo, punti il dito e felice chiami Nuna, oh nuna!

Mi piace portarti con me a casa, anche se pedaliamo in salita. Mi serve a pensare a te, a noi, alla vita in fondo lieve, anche se ancora tristemente solitaria, che abbiamo sistemato in questi 10 mesi da ri-espatriati. Al prossimo passo, la prossima casa. Casa nostra.

Più di tutto adoro i mezzi Mamadag, il mercoledì pomeriggio, per i quali mi sono battuta. Danno una pausa importantissima alla settimana, del tempo uno a uno con te. Dei momenti per esplorare. Non credo lo ammetterebbe, ma credo che questo valga anche per papà.
Pistacchio, puntino arancione e coraggioso



I Mamadag servono anche ad affrontare la parchetto-fobia di MammaSqua
Eccoci qua ad un nuovo inizio, i francesi la chiamano la rentrée. Ricordo un altro inizio, qualche tempo fa. Non riesco ancora a fare a meno di pensare all'Olanda e a quella vita che fu. So che un giorno ci sarà anche qui lo stesso calore, lo stesso colore, la stessa allegria. Con un po' di pazienza.

24 August 2013

Voglio andare a vivere in campeggio

Aha ahaaaa
Voglio la rugiada che mi bagna
Aha ahaaaaaa

il Fiume


No ma  non si scherza mica. Noi dobbiamo davvero andare a vivere in campeggio. Il campeggio è LA via. Certo ci sono alcune cose da perfezionare. La tenda che abbiamo acquistato, tanto per cominciare, della quale siamo scontenti. Dettaglio minimo direi, no!? Se riesco a trovare altri -ormai preziosissimi- momenti di santissima pace per scrivere, qualche appunto tecnico ci provo a buttarlo giù.  Per altre cose ci sono ampi margini di miglioramento... ma in generale: il campeggio spacca, come si dice a Milano. Il campeggio è tempestato, come si dice da noi. Il campeggio vince su tutto e tutti. Il campeggio è la via. In campeggio siamo la famiglia del Mulino Bianco. Sembriamo degli sfollati, con tutto il rispetto per gli sfollati, ma siamo felici. Sereni. Contenti. Allegri. Di buonumore.

Intanto Pistacchio in campeggio dormiva fino alle 8 anche 8 e mezza. Odiatemi pure tutti in coro, tanto vi sento anche se borbottate. Verso le 6 io che ero già sveglia sentivo un versetto, poi, si vede che si girava dall'altra parte: il silenzio e il suono del fiume riprendeva a fare da sottofondo. Non importa che faceva un freddo becco (ma forse era proprio per quello che dormiva? ce lo domandiamo ancora) e io non potevo fare una cippa nel tempo gentilmente concessomi dal mio amato risveglio all'alba... di nuovo in armonia con l'universo grazie alle sveglie più tarde del nanetto. Nessun sarcasmo, io adoro seriamente la mia insonnia mattuttina: alle 6 il mondo è mio e solo mio.
E allora speravo in una tacca volante di cellulare per leggere qualche post (ma lettori di feed che scaricano e poi si può leggere off line non ce ne sono?!). Comunque anche senza tacche non importava, ero felice lo stesso, rannicchiata nel mio saccoapelo, leggevo. A seconda delle condizioni di luce e batteria, su carta: Asha Phillips - Saying No: Why it's Important for You and Your Child, aka I no che aiutano a crescere. Come ebook: Carlos J. González Rodríguez - Bésame mucho : cómo criar a tus hijos con amor che ancora non ho finito e fatico un po'. Poi i primi capitoli, quelli sui bimbi, di: Jesper Juul - I no per amare. Comunicare in modo chiaro ed efficace per crescere figli forti e sicuri di sè, gentilmente consigliatomi da Fede. Mi mancava un testo in francese e facevo poker di lingue. Il chercheur dice che alzato lo sguardo dai libri, in quanto a comunicazione orale avevo un po' di difficoltà. 
Un attimo di monotematicità dite? In realtà ho intervallato le letture di bimbologia con un romanzo di Matteo: Supermarket24. Tagliente, frizzante e un po' cinico. 
Un cocktail micidiale.

Ma tornando al campeggio, dicevo: io -finalmente!!!! da quanto tempo...- leggevo, mentre Pistacchio dormiva. Poi si svegliava canticchiando alle otto e passa oppure dopo 2-3 ore di pennica ed era, per lo più, perfettamente allegro, persino più del solito, se la passeggiava su e giù spingendo il suo mini carretto per la spesa, incantandosi a guardare i bimbi più grandi che passavano, sorridendo a tutti i campeggiatori del circondario. Soprattutto la sua mamma era serena e rappacificata col mondo. Il suo papà... il suo papà ciccia, lui sta bene ovunque, dove lo metti sta, senza mai un lamento (volendo talvolta anche duepalle, che resti tra noi, lamentarsi è segno di vita!).
Io finalmente c'avevo la fregola sedata. Quel devo fare, voglio andare, pacificato all'istante: stesa a leggere su un'amaca, incorniciata di verde, con il fiume di sottofondo, non c'è posto migliore da bramare. Sono felice di fare quello che devo fare. Persino cucinare e lavare i piatti ero felice. Chè capisco chi dice che se deve cucinare allora non è vacanza e in effetti è un pensiero condividibilissimo. Ma se intorno c'hai la pace, il massimo che devi fare poi è dare un colpo di spugna al tavolino e poi, sì, andare a lavare i piatti, ma lì al lavabo in mezzo agli alberi... Allora nessuna fatica, anzi: armonia col cosmo. Mi mancava solo di lavare i panni a mano, che peraltro è cosa che odio come poche altre, se mi tocca farlo... Certo ci vuole un campeggio da sogno per sentirsi così in pace. Fortuna che lo abbiamo trovato! Francesca ti immagino con gli occhi che brillano e prometto che poi condivido questo splendore con te e i tuoi lettori, e stavolta cercherò di essere breve :)


Bisogna dire che noi in realtà un po' in campeggio ci viviamo sempre. Non siamo più ai livelli di quando siamo arrivati, 10 mesi orsono. Gli scatoloni dall'Olanda ci sarebbero stati consegnati dopo un mesetto. Avevamo un bimbino gattonante di 8 mesi e tutti i mobili da acquistare, noi intanto tentennavamo. Ci abbiamo messo 4 settimane a comprare i materassi. Allora per quattro-settimane-quattro abbiamo dormito sui materassini gonfiabili. Gli stessi su cui abbiamo dormito in campeggio peraltro. Solo Pistacchio ha avuto il suo lettino da subito e poi una stanzetta minimal-zen. Adesso non siamo più ai livelli di Ottobre dell'anno scorso, però le pareti sono ancora spoglie e  qualche scatolone da smaltire c'è ancora. La cucina è creativa, per non dire 'na ciofeca. Il tavolo da pranzo è rimasto quello da giardino che doveva essere provvisorio, ma poi il giardino l'abbiamo abbandonato e il tavolo c'è rimasto sul groppone. Tutto questo merita qualche riflessione a parte.... ma, per farla breve, diciamo che fatichiamo a prendere atto di essere a casa o più o meno. Il pensiero del prossimo trasloco, ci paralizza talmente tanto da impedirci persino di cercar casa. Eppure sarebbe ora.

Campeggio è stato un po' come esorcizzare la nostra incapacità di credere che, adesso sì, possiamo contare su una vita stanziale. Dovremmo poterci rilassare. Invece no.

Pistacchio, lui, pare non abbia bisogno di tanti complimenti. La sua prima notte di campeggio, dopo appena 2 ore che si era addormentato -senza protesta alcuna- in una delle due stanzette della mega-tenda familiare, faceva un freddo pinguino. Io ho cominciato a sentirmi una madre degenere a pensarlo solo all'addiaccio, allora ho preso il mio saccoapelo e sono andata a dormire con lui. Cosleeping da campeggio, per così dire. Nonchè la prima notte prima che dormo con lui nello stesso metroquadro di mondo, alla faccia di González e il suo Besame mucho. Sono una madre snaturata. Poi è finita che non ho chiuso occhio vegliando ad aggiustargli la coperta, intanto morivo di freddo e cercavo un po' di calore vicino a lui, volevo infilarlo nel sacco a pelo con me... ma più mi avvicinavo, più quello si allontanava. Pussa via mamma, io dormo da solo. Da sempre. E non saprai mai se te la sei voluta tu o l'ho deciso io. Quel Nature versus Nurture di cui mi pare si finisca sempre a parlare. Neanche a dirlo le altre dieci notti le ho passate nell'altra stanzetta di stoffa, col chercheur, quel Pistacchietto là ronfava beato e sprezzante del gelo. Che poi la scomparsa di ogni moccio dal naso e di ogni rumore dalla sua cassa toracica, insieme al sonno tranquillissimo, pare forse suggerire che di solito dorme troppo caldo. O che l'aria di città fa schifo? Senza dubbio un bébé da campeggio, comunque. Cosa che ci riempie di gioia, perchè adesso era troppo piccolo per godere delle gioie di una vacanza di questo tipo, e goderle noi con lui, soprattutto. Ma tra qualche anno, se la passione verrà coltivata... arriveremo a quell'idillio che scorgevamo nelle famiglie con bimbi 'capaci di intendere e volere' (tipo dai 4-5 anni in su, direi) che era tutto un fioccare di: 
- Ah ecco dove eri finita!, dice il papà della bimba bionda che gioca con un gruppetto intorno la tenda al lato della nostra.
- Non si preoccupi, risponde la mamma della tenda, stanno giocando tranquilli, tutti insieme. Dove state voi? Vuole che gliela mandi ad una certa ora?  
Odddio che sogno. Non è che ne volete anche uno formato mignon? Me apunto dicono gli spagnoli. Tradotto male:  mi iscrivo affinchè questa cosa fantastica accada anche a me a tempo debito. Dove devo firmare? Quindi si può dire che siamo stati benissimo, ma più che altro eravamo in avanscoperta per studiare cosa ci riserverà il futuro.

Perchè io, l'ho già detto: voglio andare a vivere in campeggio.
Aha ahaaaa

Amaca, letture e le unghie laccate (di blu): succede solo in campeggio