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20 May 2015

Scrittura automatica reloaded

Quanto è poente questo esercizio! Per favore, provate! Se siete qui é probabile che siete grafomani come me, oppure magari voi non scrivete mai, ma siete affascinati dalla scrittura e piuttosto preferite leggere gli altri.

Dopo quasi un mese di pausa, eppure il tempo e lo spazio questa volta li ho avuti, ho perso una gran occasione, ieri ho ripreso i miei esercizi di scrittura automatica. Ne avevo già parlato qui, in una data affatto casuale, per altro.

15 November 2014

Arduino, la coerenza cardiaca e DIY versione geek ...il chercheur intanto - parte II


Per fortuna mi sono fatta perdonare, perchè in quello stesso giorno arrivava   un pacchettino tanto atteso. Col chercheur abbiamo molto parlato di cosa volevamo fare col suo contenuto, sono riuscita quindi a recuperare qualche punto "compagna di geekitudine". E siccome i nostri giochini geek hanno a che fare con quella Risalita che mi sta graziando, lascia che io racconti cosa può essere di aiuto al sentirsi giù, schiacciati. Depressi, lo diciamo ad un certo punto?



Flashback
Era aprile ed io ero in partenza per il mio ormai tradizionale secondo viaggetto annuale di mamma-in-fuga-dalla-prole, ero in stazione in attesa del treno che mi avrebbe portato a Parigi dalle mie amichette olandiche. Venivo appena appena fuori dal picco più basso di quella cosa scura e cattiva in cui sono stata più o meno invischiata negli ultimi (cristo santo!!!??) due anni. Però almeno scarsi, dai. Porca vacca comunque.

Guardavo tra i libri in vendita alla grande edicola della stazione, nella speranza di trovare una perla, qualcosa che mi aiutasse a guardare avanti a superare velocemente quel momento di super down

Ho acquistato questo libro (nella sua versione francese):

Guarire. Una nuova strada per curare lo stress, l'ansia e
la depressione senza farmaci né psicanalisi

David Servan-Schreiber

Questo libro è molto interessante per chi vuole prendersi cura delle proprie tendenze depressive. Soprattutto  se vi intriga conoscere i meccanismi dei metodi alternativi per combatterle.  Elenca e spiega infatti 7 sfere di azione tramite le quali affrontare e curare depressione, ansia e stress, evitando interventi di tipo farmacologico e anche senza psicoterapia. Questi i campi di azione suggeriti:
  1.     rimozione dei traumi psichici con i movimenti oculari tramite il cosiddetto EMDR (nota di Squa: che in realtà, credo, è sempre "somministrato" in sede di una psicoterapia)
  2.     energia della luce (fototerapia)
  3.     agopuntura
  4.     alimentazione (apporto in acidi grassi Omega-3)
  5.     attività sportiva
  6.     comunicazione emotiva non violenta, relazioni sociali e solidarietà
  7. Il settimo metodo (che in realtà nel libro è presentato per primo) è la ricerca della "coerenza cardiaca".


 Proprio quest'ultimo è quello su cui il chercheur si è appassionato quando gliene ho parlato. Misurare il battito cardiaco e monitorarne la variazione? Mi piace! Guarda come sono bello e scienziato: se compro il materiale giusto posso farlo da me.

Il chercheur ha quindi acquistato il necessario: una sonda ottica e un micro-processore (il mitico Arduino). Poi ha scritto uno scriptino che trasforma il battito rilevato dalla sonda in un grafico in cui sulle ascisse c'é il tempo e sulle ordinate la frequenza cardiaca calcolata sugli ultimi 2 battiti, il grafico rappresenta quindi la velocità del cuore e mostra ogni accelerazione o decelerazione.

Dice la teoria che respirando "attraverso il cuore" (secondo le tecniche classiche di yoga e meditazione) si interviene direttamente sulla frequenza cardiaca rendendola regolare. Si ma che significa "respirare attraverso il cuore"? Bho! Adesso che abbiamo il nostro strumento di biofeedback non abbiamo proprio bisogno di saperlo spiegare, ogni tanto ci sediamo al computer, infiliamo il sondino sul dito e ci guardiamo il cuore sullo schermo cercando di guidarlo verso la coerenza.

Praticamente il DIY in salsa geek!!

Io amo quest'uomo


Dettagli più precisi su cos'è la coerenza cardaca e come può aiutare a coltivare la propria serenità interiore, si possono trovare qui, dove è riportato un brano del libro suddetto. Io sto ancora studiando  e a suo tempo pubblicherò la terza parte di questo post cercando di spiegar(mi) come mai funziona.


#arduino it's finally at home


27 November 2013

Volver


Ho fatto il richiamino, sono andata a fare una passeggiata al di là della frontiera. Sono tornata in Spagna. Potrei riscrivere, di nuovo, parola per parola:



Il mio rapporto speciale con la terra di Spagna e la magia del richiamino è stato piacevolmente disturbato e "desintonizzato" dalla piacevolezza di una compagnia femminile.  Comunque, tra una chiacchiera e una passeggiata sotto la pioggia, ho respirato a pieni polmoni, ho riassaporato, ho goduto, ho ricordato.



Sbarcata a Barcelona Sans, ho rivisto come  in una foto - e quella foto esiste per davvero-  quattro giovini diociottenni-o-poco-più, seduti per terra, addentando un bocadillo de tortilla de patata. Correva l'anno 1995. Sbarcata a Barcelona Sans ho inziato a sorridere di un sorriso radioso che mi ha accompagnata tutto il week end.
Nei corridoi della linea 3 direzione Trinitat Nova ho cominciato a sentirmi come in un video musicale. Sorridevo, ancora e ancora, guardavo la gente, la musica era perfetta. Le persone camminavano veloci. Chissà dove. Voi gente che vivete nelle metropoli... (che io poi, tra parentesi, non lo so mica se potrei vivere in una metropoli.) Però voi, voi lo sapete che vivete come in un video musicale?


Poi mi sono ri-incantata per la gentilezza delle persone per strada. Per i sorrisi, la voglia di ridere. La simpatia. La solarità. La complicità con cui il perfetto sconosciuto ti rivolge la parola di fronte una cosa buffa. Il tu dato a tutte le generazioni, da tutte le generazioni. Mi piace, ed è una cosa di un simbolismo meraviglioso. Tu sei tu, non sei lei, non sei voi. Tu sei tu ed io lo so, non me lo dimentico e proprio con te parlo.

Parlare la loro lingua è la cosa più bella che so fare. Quanto alle parole. Poi, a malincuore, è la loro lingua, non la mia. Se mi chiedo qual è il mio sogno nel cassetto, forse posso rispondermi, con ironia, che è diventare spagnola. Dentro.


Ci ripenso con grande malinconia. Io ho voluto dimenticarmelo, ma da un certo punto in avanti ho pensato che era in Spagna che dovevo vivere. Posso fare finta di niente, fischiettare, cercare di trovare la mia nicchia qui, ma quello credevo fosse il mio destino. Per quanto provi ammirazione e rispetto massimo per la Francia, i francesi e il francesismo tutto, io forse non ce la posso fare a privarmi tutta la vita di quel non so ché che amo profondamente. Visceralmente. Che per lunghi perodi mi (cerco di) dimentico (are). Ma poi faccio il richiamino e torna tutto, come ondate prorompenti su una scogliera. Passione pura.

Con un leggero magone penso che ben due volte ci siamo trovati ad un incrocio della vita in cui le indicazioni dicevano: di là Barcelona, di là cittadina medievale olandica. E 4 anni dopo: di là, magari, se ci credi, nuovamente Barcelona, ma con un futuro incerto. Di là invece Montepello pronta che ti aspetta, col futuro delineato.
Montepello fu.


Non ho dovuto neppure varcare nuovamente la frontiera per ripiombare nello sfondo quotidiano
È bastato cambiare treno a Figueras. Ancora in Spagna, ma alla frontiera. Scendo dal luccicoso trenino spagnolo e mi dirigo verso il tgv. Sulla banchina pronti ad attenderci i controllori della sncf. Occhi al biglietto, labbra grige che non sorridono, svogliatezza del rapporto umano che resta professionale e non ti guarda in faccia, che non ha bisogno di empatia. Et vous? Vous allez où?


Mi sono seduta al mio posto, il treno è partito. Non ho potuto fare a meno di notare che andava all'incontrario. Mi son ritrovata seduta rivolta alla Spagna, mentre il treno procedeva in direzione Francia. Ho ripensato ai controllori grigi sulla banchina che mi hanno chiesto. Et vous? Vous allez où? Noi? Noi, chissà, un giorno magari emigriamo di nuovo.


Où est Squabùs?

05 October 2013

Il potere catartico del teatro

...un post che pare parecchio autoreferenziale, e forse lo è... 
Ma son giornate queste che un'iniezione di autostima non fa mica male...


Era novembre 2009. 
Io volevo vivere. Volevo vivere tutta la vita che non avevo vissuto. 
Mi rivedo lì, anno accademico 2009/2010, a vivere in maniera più intensa che mai. Oddio, più che vivere correvo e scrivevo post illegibili sul mio correre. Ma che la dicevano lunga... Ad agosto ho dovuto fermarmi a riposare, certificata.

Ma non era di burnout che volevo parlare, oggi. Ma di quello che, nonostante il burnout, mi faceva stare bene. Mi teneva quasi a galla. Nel mentre di quella crisi di atomicità, che volevo fare tutto e di più, tra mille altre cose, mi iscrissi a 2 corsi di teatro. Durante l'inverno tenni duro, il burnout sbocciò nel mezzo della primavera e iniziò a logorarmi ad estate inoltrata. 

A giugno mettevamo in scena Morte accidentale di un anarchico di Dario Fo. Una cosa per niente semplice e poco fruibile per il pubblcio olandese. Per me era tutto bellissimo, l'inglese nelle pronuncie variopinte  di un gruppo all united colors, il decor tutto toni di viola, l'intesa coi compagni.
Ero il commissario Bertozzo al quale il mio consistente sovrappeso  non stava poi male. Gli dedicai tanta applicazione ed un cipiglio mussoliniano nell'espressione. Venne il giorno della prima, ad un festival di strada bellissimo, che non so se esiste più. Era pomeriggio e la platea davanti al palchetto era piena di bambini. I bambini, come spettatori,  non recitano mica... quello che pensano gli si legge in faccia. I bambini sono il peggior pubblico per iniziare. E' stato da lì, fin dalla prima volta, che imparai a guardare altrove.

Nella folla c'era anche il Chercheur che moriva di emozione. E poi mi disse: Tu volevi farmi prendere un colpo! Ma sei  bravissima, e io che sono stato malissimo per la tua paura di recitare.
Il fatto è che ci si prepara, ma capita che non ci si senta mai davvero pronti. Poi al momento della Prima le cose funzionano: vuoi perchè il risultato da raggiungere lo sai tu, ma chi ti guarda no. Chi ti guarda, lo fa con altri occhi, quasi sempre più gentili dei tuoi. Che poi, e questa è un po' la magia ...in realtà il risultato, tu che reciti, non lo vedi proprio (e in video non vale mica). Teatro è impegnarsi a fare qualcosa che sarà per tutti, altri attori in scena compresi, tranne che per te. E doversi fidare del ritorno. Una cosa magica.

E la volta che davvero ti diverti è la Seconda
E poi di più e sempre di più.



Il secondo anno inscenammo una Arancia Meccanica parecchio rivisitata. Quel che restava fedele all'originale era che ci davamo botte da orbi, e al momento della vera rappresentazione, nella foga della recitazione, sono volate pure per davvero. Un'opera mastodontica per la scenografia complicata e per l'importante numero di personaggi. Io sola ero: la vecchietta che Alex uccide (ma non faceva yoga :), ero la mamma di Alex, ero un Dottor Branon che dubitava. Ero il clochard narratore che le prendeva di santissima ragione e mi fece affrontare l'emozione di saltare in scena per prima da sola. Mica poco per una che prima aveva il panico a parlare in pubblico.

La sera della prima e unica ero già incinta allo stadio che più iniziale quasi non si può. Dovrò raccontare al Pistacchietto di quando insieme recitammo Arancia Meccanica.



Il terzo anno ci fu la secessione, seguii un gruppetto che si distaccò. Nessun litigio o screzio, solo volevamo provare a far da noi. Fu bellissimo. Inscenammo una storia poco conosciuta, ma parecchio divertente: Somebody famous. Eravamo galeotti che inziano a fare teatro e progettano e attuano la fuga durante lo spettacolo. Bellissimo. Il mio pancione era ancora invisibile quando iniziammo, la mia data limite era fine febbraio. Dissi che pensavo di potercela fare a sfornare il pargolo e tornare alle prove, in tempo per lo spettacolo programmato per giugno o luglio. Dissi solo che volevo una parte contenuta. Una era perfetta: il galeotto duro che non dice una parola, sta in disparte e fa paura agli altri. Pochissime battute da memorizzare, molto lavoro sulla mimica, ma quella si improvvisa pure, più o meno.  Mi diedero fiducia e fu bellissimissimo, come ho raccontato in un post a cui tengo moltissimo: recitare fa latte.


Quello che mi piace di più del teatro non è salire sul palcoscenico per lo spettacolo finale, ma il lavoro su di sè e la magnifica sensazione di gruppo che si forma. Una sera a settimana hai la possibilità di portare lì le emozioni che premono e farne qualcosa.  Ero contenta quando ho scoperto un gruppo che si riunisce nel centro culturale di Sans âme, proprio davanti casa (dovrò davvero piantarla di criticare Sans âme). Mi ero dimenticata come solo  la stanchezza fisica è nemica  del teatro. La stanchezza o difficoltà emotiva per niente. L'altro giorno, per esempio, sono arrivata carica di energie ed emozioni, purtroppo negative, ho usato tutta la loro intensità e potenza. Per lo più a ridere. In ogni esercizio di improvvisazione ho scelto l'allegria, il sorriso, la positività, l'intensità da metterci trapelava da ogni poro. Sono uscita di lì mooooolto più leggera e serena. E pensare che mi ero dovuta letteralmente trascinare lì perchè altrimenti sarebbe stato la seconda volta di fila che saltavo, ad appena il quarto incontro del gruppo...

Non sono un persona che sta bene sul palcoscenico, ma proprio per niente, anche se col tempo ho imparato ad apprezzare il salirci, per lo meno su quello di un teatro. Inziai perchè mi pareva una cosa affascinante sfidare il mio limite e speravo di acquisire sicurezza nel parlare in pubblico, cosa di cui a quei tempi avevo un gran bisogno. Quante cose ho imparato. Dal palcoscenico guardo ancora dritta le luci, nonostante il male agli occhi, perchè guardare le persone mi fa ancora vacillare. Ma ci arriverò. A guardare dritto negli occhi un pubblico qualsiasi e convincerlo del mio personaggio.



19 September 2013

Incantesimo


Succedeva il week end scorso
Dal minuto stesso in cui tutti sono andati via e siamo restati soli, niente è stato più come prima. E non lo sarà mai più (almeno spero).

L'indomani Pistacchio dormiva, piccolo angioletto generoso. Se ne era andato a letto salutando tutti ruotando la manina col pollice piegato a forma di quattro, papà lo aveva accompagnato a baciare tutti uno ad uno,  piccolo rituale aggiunto di quando a casa c'è ancora vita ma per lui è l'ora della nanna, Alla quale per fortuna va comunque incontro con gioia Grazie, grazie, grazie Pistacchietto che va d'amore e d'accordo con Morfeo! E' stato bello vederti con gli altri bimbi, finalmente sorridevi giocando e distribuendo carezze e non soffiavi come un gatto arrabbiato, come l'ultima volta che era pomeriggio-Mamadag e avevo avuto occasione di vederti in compagnia. Dietro gli occhiali scuri, col capo cosparso di cenere, sussurravo sì, sono io la mamma di quel piccolo terrorista che grida appena un altro bimbo gli si avvicina.

Sono andati via e siamo immersi di nuovo nel silenzio, di queste pareti prima tristi e antipatiche... ma il prima è appunto prima, il dopo è adesso. Adesso sento echeggiare la risata fragorosa della Bella Sivigliana che tiene banco raccontando una delle sue storie. Poi alza il braccio, chiamando l'attenzione di tutti, e sentenzia a gran voce: Propongo que hagamos (...)  Potenza della natura, lei, allegria negli occhi della piccola, grande, combriccola. Otto adulti e cinque bimbi, di diverse taglie. Quello tra i più grandi, che fino a quel momento mi aveva solo guardato in cagnesco, finalmente mi sorride. Andando via mi stampa persino un bacio, e mi stende. Torna quando vuoi piccolo diavoletto musone, quando sorridi splende il sole anche nel mio cuore.

Le tradizioni hanno il loro senso. House warming party lo chiamano? Come si dice in italiano? Si dice? Comunque quel modo di dire anglofono trasuda verità. Vero, verissimo, si scalda la casa, le risate restano nell'aria, le pareti sono meno opprimenti e tutto sembra più luminoso e allegro, compresi i bicchieri della bonne maman.

Un paio di mattine prima avevo ricevuto una richiesta. Ho pianto empatica quella sensazione di solitudine. Una richiesta timida che ci ha fatto riempire un formulario con i nostri dati, miei e del chercheur, ovvero due quasi perfetti sconsociuti, per due genitori con i quali abbiamo condiviso una cena, un paio di passeggiate, qualche chiacchiera. Ci hanno chiesto di essere il loro contatto di emergenza a scuola del loro bimbo più grande. Non siamo soli ad essere soli e un po' sconfortati. In quel preciso momento ho deciso, ma in maniera fattuale, che non voglio chiudermi in una casa che non trasmette allegria a ruminare tristezza. Basta. 
C'era la festa di Sans-âme, ho mandato un paio di inviti scollegati, col retro pensiero Magari poi...

La mattina dopo sorseggiavo un te. Avevo ancora il sorriso stampato e mi godevo il ricordo di quel Magari poi... Sorseggiando il te ho aperto la posta e ci ho trovato un messaggio che... ma quanto piange Squa? Questa volta di gioia, almeno. Non sei pazza. Non hai le allucinazioni. Non senti cose che non esistono. Squa ed il Chercheur sono diventati selvatici, ma quando aprono la porta è per farti accomodare. Nel piatto non ci saranno prelibatezze sopraffine, pero' ci sarà qualcosa nell'aria che fa venir voglia di riunirsi ancora.  
Più tardi infatti, quella stessa mattina, altrove, eravamo di nuovo tutti e 13, riuniti, come se un'invisibile forza di attrazione ci avesse di chiamati. Che buonumore.

Poi é venuto l'entusiasmo e il voler fare 1000 cose per uscire di casa. Si é blocata la schiena, le stelline, il dolore, un bel po' di rabbia. Ma quella é un'altra storia.

(...) Fue de nuevo como estar en tu ambiente, con tus amigos, pasando veladas agradables. Ya ves, no estamos tan lejos, como a veces nos creemos, de tener una vida "integrados" (...)
Cit. La Bella Sivigliana

14 September 2013

In campeggio nelle Cévennes

Avevo già fatto le lodi del campeggio e di come ci ha rimesso al mondo. La mia cartolina per l'iniziativa #cartolinadallevacanze voglio che abbia il timbro proprio di quel campeggio lì.

Non abbiamo fatto vacanze ontheroad come la Patafamily, che ha macinato chilometri... Eravamo troppo stanchi e poco energici, avevamo bisogno di ricaricare le pile, come si suol dire. Ci siamo quindi immersi nel verde, total green, verde dappertuttto. Che bellezza. Undici notti in un'oasi di pace, sul fiume Hérault, in un campeggio parecchio babyfriendly: Isis en Cévennes. A 45 praticissimi minuti da Montpellier, un pochino più in là di Ganges, località Saint Julien de la Nef.

Tantissima ombra per il caldo del giorno, temperature parecchio fresche la notte, che hanno conciliato nottatone di sonno epiche per un Pistacchio dormiglione (lo sapevate che i bimbi non temono il freddo? Io no, stupore massimo).  Diverse semplici, bellissime, passeggiate possibili direttamente dal campeggio. Un percorso bello e breve come piace a me (3 km) per la mitica corsa al passeggino, a.k.a. inventati qualcosa per lasciare dormire papà ancora un pochino. Tante letture nell'amaca, l'amaca è un must per il campeggio. Il fiume con due spiaggette accessibili da dentro il campeggio. Stazioni lavapiatti immerse nel verde, ne abbiamo parlato con Robin di lavaggio piatti meditativo . Fontanelle d'acqua vicine alle piazzole, un bagno babydesigned con vasca altezza schiena-friendly per il bagnetto (come ho fatto a dimenticarmi di fotografarlo!!?? sgrunt sgrunt). Piscina e piscinetta ad acqua bassa per i piccoletti, l'acqua era bella fredda, ma non stiamo a sottilizzare.  Un giorno a settimana la visita di una massaggiatrice, mi pento di non aver approfitttato, mi immagino stesa lì in mezzo a tutti quegli alberi. 

Un paradiso.

Ho provato una app per i collage, forse mi son fatta un po' prendere la mano...
Vi piacciono?


Il campeggio



Un sogno per il futuro



Le passeggiate



Tipi da campeggio



Cose da campeggio

24 August 2013

Voglio andare a vivere in campeggio

Aha ahaaaa
Voglio la rugiada che mi bagna
Aha ahaaaaaa

il Fiume


No ma  non si scherza mica. Noi dobbiamo davvero andare a vivere in campeggio. Il campeggio è LA via. Certo ci sono alcune cose da perfezionare. La tenda che abbiamo acquistato, tanto per cominciare, della quale siamo scontenti. Dettaglio minimo direi, no!? Se riesco a trovare altri -ormai preziosissimi- momenti di santissima pace per scrivere, qualche appunto tecnico ci provo a buttarlo giù.  Per altre cose ci sono ampi margini di miglioramento... ma in generale: il campeggio spacca, come si dice a Milano. Il campeggio è tempestato, come si dice da noi. Il campeggio vince su tutto e tutti. Il campeggio è la via. In campeggio siamo la famiglia del Mulino Bianco. Sembriamo degli sfollati, con tutto il rispetto per gli sfollati, ma siamo felici. Sereni. Contenti. Allegri. Di buonumore.

Intanto Pistacchio in campeggio dormiva fino alle 8 anche 8 e mezza. Odiatemi pure tutti in coro, tanto vi sento anche se borbottate. Verso le 6 io che ero già sveglia sentivo un versetto, poi, si vede che si girava dall'altra parte: il silenzio e il suono del fiume riprendeva a fare da sottofondo. Non importa che faceva un freddo becco (ma forse era proprio per quello che dormiva? ce lo domandiamo ancora) e io non potevo fare una cippa nel tempo gentilmente concessomi dal mio amato risveglio all'alba... di nuovo in armonia con l'universo grazie alle sveglie più tarde del nanetto. Nessun sarcasmo, io adoro seriamente la mia insonnia mattuttina: alle 6 il mondo è mio e solo mio.
E allora speravo in una tacca volante di cellulare per leggere qualche post (ma lettori di feed che scaricano e poi si può leggere off line non ce ne sono?!). Comunque anche senza tacche non importava, ero felice lo stesso, rannicchiata nel mio saccoapelo, leggevo. A seconda delle condizioni di luce e batteria, su carta: Asha Phillips - Saying No: Why it's Important for You and Your Child, aka I no che aiutano a crescere. Come ebook: Carlos J. González Rodríguez - Bésame mucho : cómo criar a tus hijos con amor che ancora non ho finito e fatico un po'. Poi i primi capitoli, quelli sui bimbi, di: Jesper Juul - I no per amare. Comunicare in modo chiaro ed efficace per crescere figli forti e sicuri di sè, gentilmente consigliatomi da Fede. Mi mancava un testo in francese e facevo poker di lingue. Il chercheur dice che alzato lo sguardo dai libri, in quanto a comunicazione orale avevo un po' di difficoltà. 
Un attimo di monotematicità dite? In realtà ho intervallato le letture di bimbologia con un romanzo di Matteo: Supermarket24. Tagliente, frizzante e un po' cinico. 
Un cocktail micidiale.

Ma tornando al campeggio, dicevo: io -finalmente!!!! da quanto tempo...- leggevo, mentre Pistacchio dormiva. Poi si svegliava canticchiando alle otto e passa oppure dopo 2-3 ore di pennica ed era, per lo più, perfettamente allegro, persino più del solito, se la passeggiava su e giù spingendo il suo mini carretto per la spesa, incantandosi a guardare i bimbi più grandi che passavano, sorridendo a tutti i campeggiatori del circondario. Soprattutto la sua mamma era serena e rappacificata col mondo. Il suo papà... il suo papà ciccia, lui sta bene ovunque, dove lo metti sta, senza mai un lamento (volendo talvolta anche duepalle, che resti tra noi, lamentarsi è segno di vita!).
Io finalmente c'avevo la fregola sedata. Quel devo fare, voglio andare, pacificato all'istante: stesa a leggere su un'amaca, incorniciata di verde, con il fiume di sottofondo, non c'è posto migliore da bramare. Sono felice di fare quello che devo fare. Persino cucinare e lavare i piatti ero felice. Chè capisco chi dice che se deve cucinare allora non è vacanza e in effetti è un pensiero condividibilissimo. Ma se intorno c'hai la pace, il massimo che devi fare poi è dare un colpo di spugna al tavolino e poi, sì, andare a lavare i piatti, ma lì al lavabo in mezzo agli alberi... Allora nessuna fatica, anzi: armonia col cosmo. Mi mancava solo di lavare i panni a mano, che peraltro è cosa che odio come poche altre, se mi tocca farlo... Certo ci vuole un campeggio da sogno per sentirsi così in pace. Fortuna che lo abbiamo trovato! Francesca ti immagino con gli occhi che brillano e prometto che poi condivido questo splendore con te e i tuoi lettori, e stavolta cercherò di essere breve :)


Bisogna dire che noi in realtà un po' in campeggio ci viviamo sempre. Non siamo più ai livelli di quando siamo arrivati, 10 mesi orsono. Gli scatoloni dall'Olanda ci sarebbero stati consegnati dopo un mesetto. Avevamo un bimbino gattonante di 8 mesi e tutti i mobili da acquistare, noi intanto tentennavamo. Ci abbiamo messo 4 settimane a comprare i materassi. Allora per quattro-settimane-quattro abbiamo dormito sui materassini gonfiabili. Gli stessi su cui abbiamo dormito in campeggio peraltro. Solo Pistacchio ha avuto il suo lettino da subito e poi una stanzetta minimal-zen. Adesso non siamo più ai livelli di Ottobre dell'anno scorso, però le pareti sono ancora spoglie e  qualche scatolone da smaltire c'è ancora. La cucina è creativa, per non dire 'na ciofeca. Il tavolo da pranzo è rimasto quello da giardino che doveva essere provvisorio, ma poi il giardino l'abbiamo abbandonato e il tavolo c'è rimasto sul groppone. Tutto questo merita qualche riflessione a parte.... ma, per farla breve, diciamo che fatichiamo a prendere atto di essere a casa o più o meno. Il pensiero del prossimo trasloco, ci paralizza talmente tanto da impedirci persino di cercar casa. Eppure sarebbe ora.

Campeggio è stato un po' come esorcizzare la nostra incapacità di credere che, adesso sì, possiamo contare su una vita stanziale. Dovremmo poterci rilassare. Invece no.

Pistacchio, lui, pare non abbia bisogno di tanti complimenti. La sua prima notte di campeggio, dopo appena 2 ore che si era addormentato -senza protesta alcuna- in una delle due stanzette della mega-tenda familiare, faceva un freddo pinguino. Io ho cominciato a sentirmi una madre degenere a pensarlo solo all'addiaccio, allora ho preso il mio saccoapelo e sono andata a dormire con lui. Cosleeping da campeggio, per così dire. Nonchè la prima notte prima che dormo con lui nello stesso metroquadro di mondo, alla faccia di González e il suo Besame mucho. Sono una madre snaturata. Poi è finita che non ho chiuso occhio vegliando ad aggiustargli la coperta, intanto morivo di freddo e cercavo un po' di calore vicino a lui, volevo infilarlo nel sacco a pelo con me... ma più mi avvicinavo, più quello si allontanava. Pussa via mamma, io dormo da solo. Da sempre. E non saprai mai se te la sei voluta tu o l'ho deciso io. Quel Nature versus Nurture di cui mi pare si finisca sempre a parlare. Neanche a dirlo le altre dieci notti le ho passate nell'altra stanzetta di stoffa, col chercheur, quel Pistacchietto là ronfava beato e sprezzante del gelo. Che poi la scomparsa di ogni moccio dal naso e di ogni rumore dalla sua cassa toracica, insieme al sonno tranquillissimo, pare forse suggerire che di solito dorme troppo caldo. O che l'aria di città fa schifo? Senza dubbio un bébé da campeggio, comunque. Cosa che ci riempie di gioia, perchè adesso era troppo piccolo per godere delle gioie di una vacanza di questo tipo, e goderle noi con lui, soprattutto. Ma tra qualche anno, se la passione verrà coltivata... arriveremo a quell'idillio che scorgevamo nelle famiglie con bimbi 'capaci di intendere e volere' (tipo dai 4-5 anni in su, direi) che era tutto un fioccare di: 
- Ah ecco dove eri finita!, dice il papà della bimba bionda che gioca con un gruppetto intorno la tenda al lato della nostra.
- Non si preoccupi, risponde la mamma della tenda, stanno giocando tranquilli, tutti insieme. Dove state voi? Vuole che gliela mandi ad una certa ora?  
Odddio che sogno. Non è che ne volete anche uno formato mignon? Me apunto dicono gli spagnoli. Tradotto male:  mi iscrivo affinchè questa cosa fantastica accada anche a me a tempo debito. Dove devo firmare? Quindi si può dire che siamo stati benissimo, ma più che altro eravamo in avanscoperta per studiare cosa ci riserverà il futuro.

Perchè io, l'ho già detto: voglio andare a vivere in campeggio.
Aha ahaaaa

Amaca, letture e le unghie laccate (di blu): succede solo in campeggio

30 June 2013

Storia di un corteggiamento


da qui

La vedevo seduta al suo banco di laboratorio, due porte prima del mio, alta, filiforme, mora, vestita di colori sgargianti, bella, sempre sorridente. La sbirciavo e seguivo con lo sguardo. Finchè un giorno davanti alla fotocopiatrice mi ha rivolto la parola. Benedetta fotocopiatrice. Mi ha parlato in francese ma, dentro, io sono scoppiata in un gridolino di gioia silenzioso e invisibile (ché io con la Spagna e gli spagnoli: affinità elettive) e le ho chiesto.
 Eres española? 
Que sì. 

M. è sivigliana e ha un fortissimo accento andaluzo. E quando parla rapida non afferro tutte le parole, mentre le est si fanno ett e si cantilenano tutte. Parla come quel gran pezzo di figliolo di Antonio Banderas nelle interviste arcaiche. Che tu lo vedi figo, misterioso, irraggiungibile, poi  este hombre parla con un accentaccio forte e bellissimo di pieno sud, dove fanno 45 gradi all'ombra e la gente balla il flamenco.

10 April 2013

S-postati o Ri-postati altrimenti detto il Ripostiglio

L'ho chiamato il ripostiglio per un gioco di parole: ri-post-iglio. E anche per contrasto. Se nel ripostiglio ci si ficca tutte quelle cose che non servono ora o non servono mai, qui invece voglio raccogliere le cose che vorrei sempre con me. O anche che vorrei con me in un altro modo, perchè così come sono non va bene, non mi fanno bene.

Questo che ri-posto, con solo qualche taglio, è stato scritto tre anni e un po' fa...


ap-proposito di buoni propositi

...e c'è tutta una vasta gamma di vita che ti invade, e vuoi viverla tutta. Ma non è concretamente fattibile seguire tutto con la stessa passione. La passione è un'esperienza totale che non si può dedicare a più di un'entità per volta. Invece i segnali arrivano molteplici ed ogni segnale stimola, appassiona, le pupille si dilatano. Vorresti perderti a contemplarlo, capirlo, seguirlo, coltivarlo, giocarlo, parlarlo. Il segnale, lo stimolo, il lampo. Invece ne arriva un altro e si ricomincia, dopo un attimo di disorientamento. Cerchi di metterli in ordine, gli stimoli, come si potesse metter in fila fotoni. Ognuno che arriva è come una piccola scossa. Piccola, grande, dolorosa, colorata, travolgente, lieve. Ma si sente, a seconda della sensibilità del sistema. La scossa.

Oh se sono viva! Quanta vita. Varie vite, varie tonalità, le vedo avvicendarsi e sperimento anche l'impressione dei miei colori stesi a pennellate sulle pareti dell'esistenza altrui. Sono viva e la vita, la natura, asseconda la sopravvivenza: posso sopravvivere solo se ho lo spazio, ho il tempo, ho il modo. Mi sono sentita così inequivocabilmente viva, ho provato un così forte turbinìo di emozioni e non ho potuto evitare di assecondare tutte le possibilità. In un delirio orgiastico di concretizzare i buoni propositi, mi sono fatta avanti per tutto. Proprio tutto... Per coltivarmi, per scoprire quanto più potevo...

Concretamente, appunto, in un'ora e mezza il mio 2010 comincia. [...]
Forse non sopravviverò a tutta questa vita, c'è da dirlo. Ma sono stata in stato quiescente troppo a lungo per non provarci. Voglio tutto, subito, qui, ora.

Vorrei essere certa di restare raggiungibile dai lampi giusti però, quando il sistema diventa complesso. Voglio pensare che in mezzo a quelle tempeste, quel bagliore speciale riesca ancora ad attraversarmi dritta al cuore e farmi emozionare alle lacrime.
Hnita gattona, mi ha detto. e tutte le altre tempeste sono tornate per quell'attimo nei loro vasi di Pandora. Tutte le altre vite si sono fermate un attimo a guardare. Col fiato sospeso. 


Poi ho visto il video ed allora tutta la poesia ed il miele hanno fatto posto ad una grassa risata! Ancora rido a pensarci. Che patata.
 

 Squa 19/1/2010



Post Scriptum
Qualche mese dopo ero ridotta in uno stato che mi hanno detto essere burnout.  In realtà era solo l'iceberg poco appuntito di un universo sotterraneo che reclamava attenzione.  Comunque siano andate le cose dopo, resta la bellezza di quel momento in cui bevevo la vita a grandi sorsi e mi sentivo pervasa di energia. Un'energia che allora non sono stata capace di incanalare. Non è detto che un giorno non ci riesca, e me la voglio ricordare.

 

25 March 2013

Inno all'energia

un post musicale

Reduci dal virus intestinale e diversi altri per-fortuna-piccoli malanni.
A punto di trasformarci da Genitori a quattromani in Genitori a quattromani e due lavori a tempo pieno... appena una settimana dall'ora X. Intanto la primavera si fa desiderare. Insomma qui c'è assolutamente bisogno di energia.
Io e Pistacchio facciamo un bellissimo gioco che ha a che fare proprio con l'energia, che qui invoco in maniera sistemica, pandemica, globale e totale.

05 March 2013

Dell'abbracciare gli sconosciuti


Voglio proseguire la lotta a quella timidezza, insicurezza -o chissà cos'è esattamente- di cui parlavo più giù. Sento che deve diventare top priority, perchè che cosa siamo se non siamo interazione con l'altro?

Oggi volevo abbracciare una persona. Volevo scrivere digitalmente: ti abbraccio, ad una persona che non ho mai visto, ma di cui leggo. E' una cosa che in genere non faccio, mi suona totalmente stupido, anche finto, scrivere una cosa così intima ad uno sconosciuto.
 Poi però mi è venuto in mente di quel giorno che passeggiavo per la cittadina medievale olandese. C'era mio padre in visita, che -tutto tronfio- spingeva il Pistacchietto nel passeggino. Io non mi sentivo un granchè bene, giù di tono, non ricordo assolutamente perchè e non ha neppure importanza ai fini della storia.


03 March 2013

Metti una passeggiata con Biancume - l'Antefatto

Sottotitolo:  quando l'antefatto fa già post

...e però l'antefatto serve.

La non-depressione viene tenuta a bada.. o per lo meno non è più bianca accecante,  ma a colori pastello, gentili e pure carezzevoli. Ancora tanta strada da fare, sicuro.  Ma intanto il mood resta settato sul pogramma pazienza ed ottimismo.

Una delle svolte l'ho segnata (qui immaginarsi Squabus che fa: goooooooooool) a metà gennaio - spesso momento di crisi e rinascita. Laptop in grembo, ho pigiato sui tasti
blog mamma montpellier
Zio Google è stato gentile con me, restituendomi in uscita tanta speranza e colore, sotto forma di Bianca a.k.a. Biancume e il suo bel blog VolevoChiamarleFrida. Prima mi sono divorata i suoi archivi, in modalità maratona-lost (similitudine che regge se lost vi ha agganciati peggio dell'eroina). Poi ho fatto qualcosa che ha stupito me per prima: una cosa semplice quanto rivoluzionaria nel mondo di Squa: le ho scritto una mail invitandola a fare due chiacchiere. Semplice ed essenziale. Soprattutto per me che me ne stavo in silenzio e solitudine da 3 mesi, escludendo il Natale e gli uomini di casa. Così, un sabato mattina di pioggia, mentre il chercheur mi diceva "tu sei tutta pazza", io aprivo l'ombrello, prendevo il tram alla fermata del quartiere senz'anima e correvo in centro ad incontrare Bianca.


14 July 2012

di cosa fa latte e cosa no

Prima di tutto, anche se in ordine sparso, recitare fa latte. La mamma sul palcoscenico fa latte, il bimbino la cui mamma è andata a fare l'attrice è contento. Per non raggiungere livelli troppo allucinanti di devastazione, è bene poi anche che lo spettacolo sia finito, insieme a quella serata, la prima di fiesta nell'ultimo anno forse. In cui ti sei sentita finalmente di nuovo un animale sociale, hai parlato con sconosciuti al baretto del teatro giovine e frizzante. Anche tu eri giovine è frizzante. Hai ballato e saltato con i compagni, hai riso tantissimo e sentito quella gioia sincera e profonda. E pure la soddisfazione di aver fatto ridere tutte quell persone. E la lusinga dei fiori sul palco. Non mi voglio perdere nessuna di queste fotografie mentali. E poi, eppure sei appena stata su un palcoscenico per un'ora e mezza.. la timidezza ed il non riuscire a dire ai compagnucci quel grazie di cuore che sentivi dentro tutto per loro. Ce n'è anche uno, diverso per il compagno di vita che ti ha 'coperto' tutte quelle sere di prove. Con l'entusiasmo, che mi piace parecchio non di chi 'copre', perchè non c'è nessun buco da coprire, ma c'è spazio da prendersi come papà, un magnifico papà che fa ridere il suo bimbo a crepapelle solo a guardarlo. Invece a voi compagni attori avrei voluto dire quel grazie lì di gratitudine. Per aver avuto pazienza con questa ragazza stagionatella e mamma, fin da quando ero mamma ancora solo di un pancione. Ed ero troppo stanca per venire alle prove. Fino a quell'ultimo 'scusate stasera non ce la fo' proprio', che poi nella notte si ruppero le acque... Poi avete avuto la pazienza del mio puerperio, in cui ero impegnata ad entrare in un altro personaggio. Finalmente sono tornata e siete stati pazienti ed accoglienti con me che ancora dovevo recuperare tutto. E col vostro aiuto ce l'ho fatta. E gli ultimi giorni di prove e poi quelli di spettacolo sono stati giorni duri e bellissimi che mi hanno fatto serntire viva che più viva non si può. Che bello... Che il teatro fa latte voleva essere solo l'inizio di miriadi di racconti.. facciamo che per oggi è anche la fine. Per ora.

28 February 2012

Pistacchio


Ti ho chiamato Pistacchio. Un nome con tante erre, proprio come il mio. Dopo aver protestato un poco che neanche gli avevo dato spazio di pensiero, tuo papà alla fine mi ha perdonata. Il tuo nome è cascato dalle nuvole, non so più quando e come.
Dovevi arrivare oggi, invece hai bussato lieve alla vita con 3 settimane quasi piene di anticipo. Hai rotto le acque di notte, mentre sognavo di essere in un lago. Erano le 3 e ho aperto gli occhi col dubbio... forse stavi arrivando. Nei giorni prima ho fatto tutto quel che il manuale direbbbe. Ho stipato la dispensa, ho riempito il freezer di zuppe e legumi pronti. Ho comprato cose per la tua stanza. Ho fatto mille lavatrici e piegato mille tutine e bavagli. Ho tormentato tuo padre per portarmi a comprare cosa mancava e non potevo trasportare da sola. Poi è arrivcata la neve, io non riuscivo più a camminare, le caviglie gonfie come zampogne. Potevo solo pedalare con non troppo dolore. E' arrivata la neve e le strade si son ghiacciate. E non era troppo sicuro per me pedalare, visto che l'anno scorso cadevo anche senza la pancia. Allora mi sono attaccata ad internet e mille pacchetti sono arrivati a casa, carichi di lenzuoline e cose per te.

Sono stanca e felice da morirne, ti guarderei per ore intere, sei carino,sei simpatico e sei più dolce dello zucchero. Lo sentivo dire alle mamme ma non avevo mai pensato a come sarebbe stato per noi... invece eccomi qui a dirlo anche io: sono follemente innamorata di te. Dei tuoi capelli lunghi e neri, il musino paffuto dopo la poppata quando ti abbandoni a te stesso, ebbro di latte. L'espressione che hai negli occhi appena immerso nel bagnetto. Il versetto ritmico che fai per cercare di calmarti, che papà tuo e io già imitiamo. Ti prenderemo molto in giro, sappilo. Perchè sei bello da togliere il fiato ma anche tanto ridicolo. Con quelle manine sempre occupate e la boccuccia a paperella quando sembri voler dire: io ho finito, non mangio più
Qualche giorno fa hai fissato gli occhi su di me, a lungo, pensoso ed attento. Mi hai studiata a fondo e non so cosa ne hai concluso. Io intanto mi scioglievo in un pianto di commozione che non so descrivere.
Sarai un bimbo felice, io lo sento e sarò felice anche io, come non lo sono mai stata prima.

Tre settimane fa ho smesso di essere solo Barbara, sono diventata la mamma di un Pistacchio.




09 December 2011

nonni sprint


questo è un «rollator»


Era mercoledì, in pausa pranzo nella piscina vicino al lavoro, dove l'acqua è caldina e come un po' salata. Ci sono due o tre persone divise in due gigantesche corsie, si nuota bene, tranquilli e sereni. Nuotando mi si calmano i pensieri, tutto si mette a posto. La tristezza è sempre triste, ma sembra più lieve. La piscina mi aiuta a guardare avanti.

Nell'altra corsia nuota una signora, avrà una settantina d'anni, fisico asciutto, direi quasi atletico, come mi sembra abbastanza comune tra le nonne olandiche, tutte sprint. Poi non la vedo più in corsia ed invece è a bordo vasca, nel punto dove l'acqua si fa bassa e ci sono dei gradini che ti portano fuori da questa pozza salatina e rilassata. La bagnina la sta aiutando ad uscire dall'acqua e a raggiungere il suo «rollator», che la aspetta parcheggiato lì accanto. Io riprendo a nuotare.

Dopo un po' abbandono anche io quell'oasi pacata. Sto facenddo la doccia prima di entrare in sauna. (Sì lo so che le alte temperature non vanno bene per il bebè. Infatti ci resto due simbolici minuti, in cui respiro a fondo quell'aria eucaliptica. Mi porto una bottiglietta d'acqua gelata e mi rinfresco durante quei due minuti balsamici. Poi esco e metto i polsi e le caviglie sotto l'acqua gelata.)
Mi sto giusto pregustando quei due minutini, quando sento la nonnina sprint che parla. Dalla doccia non si vede lo spogliatoio. Perso parli all'altra signora che era nello spogliatoio un minuto prima. Ma poi parla di nuovo e mi arriva solo la parola helpen e cioè aiutare. Allora accorro. La nonnina sprint mi sorride e chiede candida se per favore posso aiutarla ad asciugare le punte dei piedi, proprio lì tra le dita, ché non ci arriva. La gamba livida, mi racconta che ha subito un'operazione solo una settimana prima (!!?), dice non riesce a passare l'asciugamano lì in fondo. Non ha il minimo senso di pietismo nella voce o nei gesti. Chiedere ad una totale estranea di asciugarle le punte dei piedi sembra la cosa più normale del mondo. La aiuto scusandomi per il mio magro olandese, lei mi fa un poco di conversazione in inglese, poi mi ringrazia, si appoggia al suo rollator e comincia a vestirsi.

Io me ne vado verso i miei due minuti balsamici ed intanto penso quanto mi piacciono i vecchietti olandici, voglio invecchiare come loro. Le strade sono piene di rollator e di quelle grosse sedie a rotelle elettriche, quasi scooter a quattro ruote, che giù da noi forse usano persone affette da handicap, ma neanche tanto. I vecchietti sprint olandici non ci stanno a farsi lasciare a casa dagli acciacchi. Inforcano il rollator e partono a godersi la vita. Questa cosa mi riempie di allegria. Certo bisogna dire che le città ed il life style della cittadina in cui vivo, agevolano il diffondersi di questa usanza. Ma quel che secondo me conta di più è che i vecchietti non provano vergogna. Zero drammi, zero pietismo. Gli olandesi, anche vecchietti, non si piangono addosso, ne avevo già parlato qui, piu' di 2 anni fa (!!), risparmiano le energie per godersi la vita.

Io sono tutta ammirata e da grande voglio essere una nonna olandica.

18 November 2011

vado...

Questo blog oggi si e' svegliato alle otto, udite udite! E questo pomeriggio se ne va in Francia !!
Anzi in realta' il blog resta qui... solo Squabus in carne ed ossa prende il treno e valica la frontiera. Che meraviglia!

Sara' il pensiero che viaggiare non sara' piu' la stessa cosa a breve, ma mi sento tutta emozionata... anche lasciare a casa il chercheur ha il suo perche'. Pregusto il ritorno ed i racconti di un week end tra donne. Soprattutto quando le donne sono 'ste meravigliose giovincelle che hanno adottato una vecchietta persino panciuta...

a risentirci :)

17 November 2011

come pane e banana

giornate pigre
lente e sonnolente

A me la pigrizia mi fa molta paura,
ma cerco di non pensarci.

Un mercoledi' libero, la goduria del giorno libero. Che non e' week end, dove tutti sono liberi, e' un giorno lavorativo dove tu si' che sei libera. C'era un sole ghiacciato e me ne sono andata a spasso per quasi tre ore, ho sgarrato con le patatine fritte con poca maionese. Mi sono seduta su una panchina al sole a mangiarle. Poi la liquerizia del natuur winkel. Ma soprattutto ho passeggiato.
Un lusso il giorno libero. Appunto passeggi e vedi quello che vedresti se non lavorassi tutto il giorno, tutti i giorni. E per questo mi piace anche che non sia tutti i mercoledi', ma uno si ed uno no.

Poi ho vinto il give away di Valentina. Che gioia.
E poi per caso, come tutte le migliori scoperte avvengono, ho scoperto la cosa piu' goduriosa e semplice del mondo: pane e banana.

14 September 2011

L' Aquila lungo la Statale 17




Questa di Mammamsterdam mi sembra un'iniziativa bellissima, pur avendo pochissimi lettori mi sembra cosa buona e giusta pubblicizzare, far girare.

Ne parla anche qui

Qui la pagina su faccia-libro

08 September 2011

Ello

Da ieri l'abitante ha un secondo nome:
il chercheur l'ha chiamato Ello.


Il nonno materno, quando gli ho comunicato -tutta contenta- che finalmente abbiamo fissato l'ecografia per il 13 ottobre, dove dovremmo riuscire a sapere il genere sessuato di Ello l'abitante, si e' stizzito e ha protestato: cos'e' questa morbosita' nel voler sapere il sesso, sara' quel che sara' . Quando e' lui che professa sempre la preferenza sul maschio, tze. Questioni medievali di nomea e discendenza della prole... Che poi e' il motivo per cui io invece sogno che sia femmina e che il chercheur accetti di dargli il mio cognome, anche se e' brutto (il cognome dico). Io sono molto per i gesti simbolici, e anche parecchio bastian-contraria. E poi ho altre motivazioni che pero' forse no, chissa'. In nuce pero' condivido lo stato d'animo del chercheur, che quando gli chiesi: ma tu come ti senti? Lui rispose: guarda io son li' e penso e' maschio e mi viene il sorrisino. Poi penso e' femmina e mi viene il sorrisino lo stesso...

14 September 2010

Io Yogo - parte I: il verde


Avvertimento: il post piu' sconclusionato della storia.
E molti piu' a venire, altrimenti non scrivo piu'. E neanche controllero' l'ortografia e neanche convertiro' questi maledetti, unici, accenti che la mia tastiera mi concede (questi: ') . BAsta. Leggerezza. Come viene. Non ho tempo per correggere accenti. Non voglio averlo: e' piu' onesto. Avvertitimento finito.


Agosto, si e' capito: non e' pervenuto.
Settembre invece e' qui e lotta insieme a noi. E' una lotta non violenta che sa di yoga e di verde. La parola Yoga, il concetto Yoga, si sta declinando, o coniugando dovrei dire, intorno a me. Io Yogo. E Yoghero' sempre di piu', e' stato deciso. Senza neanche troppo consultarmi.

Ci sono -infatti- almeno due cose bellissime in terra Olandica, che stanno lottando-non-violentemente in questo Settembre. Una e' il verde. Che con tutta questa pioggia, proprio straripa (che verbo e'?). Che' quindi, se il verde e' amico tuo, ami anche la pioggia alla fine. E questa e' pura strategia vincente in terra Olandica. E quindi con o senza pioggia, ma soprattutto (e spesso, proprio a livello statistico) dopo la pioggia: tu -io- prendi e vai nel bosco, dove -a parte quell'ODORE inebriante di erba fresca, bagnata dalla pioggia- fiumi di verde per gli occhi, di tante tonalita'. E soprattutto quel verde, proprio erba fresca***.

Il verde erba fresca fa bene allo spirito ed e' il mio migliore amico. Che si pensa che io ami il blu. Si vabbo' certo. Pero' il verde quasi mi sa' di piu'.
La terapia di Agosto (che anche se non e' pervenuto, il suo contributo l'ha dato, poverino): era mollare tutto ed andare nel bosco. No matter what. Il bosco, devo pedalare 15 minuti da casa per andarci. Esci dalla cittadina, dal lato nord-est ed arrivi al "bosco della cittadina". Ed e' bello che non sei nella cittadina, sei fuori, appena fuori, ma sempre fuori. Pero' sei li'. Dopo settimane di diluvio oftalmico incontrollabile, ci sono volute 5 o 6 "sedute" al bosco cittadino per arginare le mareggiate. Dopo 5 o 6 sedute, la pioggia oftalmica cominciava incredibilmente, appena varcato il primo sentiero tra gli alberi. Solo appena li'. Come se mi trattenessi nella missione di dover dare da bere all'erba, a rinfrescarla.
5 o 6 sedute, dicevo. Sedute che, dopo un giretto nel bosco, proprio mi sedevo su un porticciolo del laghetto e guardavo le papere, le nuvole, o i pescatori o quel signore anziano che ogni giorno si faceva la sua nuotatina- che io ad un certo punto mi sono sentita molto snob che io non mi sarei mai tuffata nel lago, troppo palustre, con i rametti, gli insettini, le foglie eccetera. E invece ora ci sto pensando, che vorrei esserne capace. Quindi andavo al bosco cittadino -che sara' cittadino ma e' selvaggio, lussureggiante, verdissimo- la piu' parte delle volte sola, qualche rara volta col chercheur. Che si sedeva affianco a me sul porticciolo ed indovinate che faceva? Lui si metteva li' e studiava il comportamento delle varie papere. Perche' quello e' chercheur dentro.

Poi c'e' almeno un'altra cosa bellissima in terra olandica -che era quello che volevo raccontare- ma siccome e' meno poetica, prima ci volevano fiumi di verde e quindi quella la racconto un'altra volta.

Ora vado a fare colazione
Mi sa che son tornata.


***Questo verde qui, che ha fotografato GianMuga in Olandia.