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17 May 2015

Aprile al metotrexato

post lungo e tortuoso, si salvi chi può...


Dalla cronaca, inizia dalla cronaca, se tutto il resto non viene. Chè poi non sai neppure tu cos'è il resto.



Two weeks

Non capisci se è vera questa forza che senti e che continui a ripetere a tutti quelli che ti chiedono come stai. Ti senti ancora illuminata, immagini che ci si aspetterebbe che tu fossi piegata in due dal dolore e invece no. Per niente proprio. Resti in ascolto, cerchi di vedere gli insegnamenti e le opportunità anche in questo.  Vuoi solo che i punti si rimarginino, che passi il dolore fisico per ricominciare a vivere e a prenderti cura di te stessa, perchè ferma qui non sai per quanto ancora durerà l'illuminazione. Ferma. Tu che vorresti correre o almeno nuotare. Invece ti restano soltanto la meditazione e la scrittura automatica, ma non riesci bene ad applicarti.

22 July 2013

Piccolo dizionario Pistacchio-Italiano

Qui se non ci penso io quella non scrive più. Non dice niente, ma glielo si legge in faccia, senza che ci sia bisogno che lo dica: c'ha il blocco. Oppure la responsabilità è mia, che non l'aiuto mica. La mattina mi sveglio alle 6.15 e poi basta, non voglio più dormire. E che ti credi mamma? Hai cercato di tenermelo nascosto per continuare a fare le tue cose bella tranquilla, ma io ormai ho visto che faccia simpatica hai la mattina, allora anche io voglio fare questa cosa dell'insonnia mattutina insieme a te.

Siccome di questa cosa qui che ormai io al mattino mi sveglio presto, ormai da un po',  allora poi la mamma ha provato a fare le sue cose la sera dopo che mi addormento, ma niente non ce n'è, riesce solo a leggiucchiare o navigare su internet, dice che scrivere è la sua cosa dell'alba. Intanto così lo stesso sta sveglia fino a  tardi e poi la mattina non riesce più ad alzarsi presto. Figurarsi che la sto svegliando io, tra le 6 e le 7, non si era mai visto. E non è mica più tanto di buonumore quando viene a portarmi il biberon. E che succede? Prima mi illude con le gioie mattutine e poi viene con quella faccia ingrugnita? Dai mamma, animo, facciamo cose insieme già alle 7 del mattino.


Giorni fa ha fatto una lista di tutto quello che dico. Papà voleva che cercassimo di datare più o meno ogni parola. Il gioco ha divertito la mamma. Quella è disordinata come il Caos in persona però le piace fare liste, gli archivi, i suoi schemi. Così s'è messa lì e ha fatto la lista. Mettetevi comodi, che qua la mia mamma mica è l'unica con la logorrea...

02 April 2013

Logi(sti)ca-mente

Vacanza finita :(

Una vacanza che ha fatto bene più all'umore che al corpo. Non è che ci siamo riposati più di tanto, non siamo riusciti neppure a fare troppe chiacchiere adulte, complice anche la presenza di bimbe nottambule. Però il Pistacchio si è sicuramente rifatto della quattordicigiorni di clausura. Ha riso e sorriso agli zii, alle bimbe e al cagnetto Iuppidù, con pura gioia. E' tornato la maschera della felicità. Noi stanchi ma felici, soprattutto per lui devo dire. Il potere della comunità sullo spirito, si diceva poc'anzi.

Domani si torna al lavoro – per me dopo 6 mesi di pausa. Ed eccomi tornata alle mie riflessioni. Sto pensando che la logistica fa tanto, credo che abbia addirittura a che fare con la felicità. E se non proprio con la felicità, con la serenità che permette di potersi godere una felicità che magari c'è ma non si estrinseca sempre come si deve.

29 March 2013

Iso-lamento

Il dodicesimo giorno


Al dodicesimo giorno di semi-reclusione abbiamo cominciato a dare segni di squilibrio. Virus intestinale debellato, altri malanni sembravano rientrati nella norma. Eppure al dodicesimo giorno ho sentito il crack. Era un avvertimento che ho preso molto sul serio.
Per fortuna oggi, che è il quattordicesimo giorno, l'isolamento finisce. Con oggi basta mamma, papà (quando non lavora o non parte) e Pistacchio isolati. Andiamo in vacanza con la zia Mila, zio Sciro, Teta (la nipotina della varicella spaziale), la sorellina piccoletta e pure il cane Iuppidù. Santa zia Mila che si è occupata di tutto con l'entusisamo e la managerialità che la caratterizza. Ci porta tutti in vacanza.  A metà strada tra loro e noi, che al momento siamo ancora qui sull'isola. Torneremo lunedì. Poi martedì sarà una vita nuova di pacca. Gulp. Il gulp mi accompagna sempre.

17 January 2013

Depressione bianca

! Avvertenza: post a rischio pippone a vari, ancora sconosciuti, livelli... un pippone sulla fatica del terzo espatrio (quarto se lo stesso paese vale 2 volte, come in effetti dovrebbe), la fatica del terzo trasloco in meno di un anno (di cui uno con un pancione galattico, gli altri con pargolo tra gli 8 e 10 mesi). O anche su come sia difficile (in più di un senso) non solo banalmente trasferirsi, ma emigrare, espatriare, se non in un paese sconosciuto (almeno quello), in una città nuova, con un bimbino di 8 mesi al seguito. O anche, gettonatissimo, un pippone su come si stava bene in Olandia, nonostante la pioggia ed il gelo. Chè non è tutto felicità là dove batte il sole. 


 Mò che hai detto i titoli, cara la mia Squa, magari puoi anche esimerti da sfracellare la minchia con sti pipponi noiosi ed inutili. Ed il pippone magari lo si fa a te, che te lo meriti pure.


 Squa, tu latiti.

08 November 2011

i doni e le croci


... un post forse ancora piu' sfacciato di quando non vorrei essere sfacciata...


Nelle mattine insonni, quando e' ancora notte e mi sveglio per accompagnare il giorno che nasce...
...e mi piace moltissimo ed e' per questo che poi succede ancora ed ancora: perche' quando apro gli occhi sull'ora, anche se e' piccola, quel brivido di adrenalina per il nuovo giorno che vedro' nascere, mi sveglia, mi porta dolcemente fuori dal letto. Una sorta di fame di vita...
Nelle mattine insonni, cercavo di dire, avrei voluto scrivere -per esempio- di come e' stata la prima volta al corso di yoga in gravidanza. Del posto che chiamava rilassatezza, tutto legno e luci soffuse. Di questo gruppo di donne tutte panciute che mi sono trovata intorno, adagiate su materassini, ricoperti di coltri, pieni di cuscini. D'incanto la mia pancia non era piu' l'unica ed ognuna delle pance intorno aveva una forma, dimensione, sapore diversi. Poi la maestra yogi ci ha dato il benvenuto con voce lieve. Le donne panciute si sono presentate ad una ad una ed e' arrivato alche il mio timido turno. Ik ben Squabus, ik ben drieëntwintig weken zwanger... e non e' che capisco proprio tutto-tutto quello che dite, volevo aggiungere. Ma forse si e' capito da se'. (Rilassarsi con il cervello in tensione per la comprensione ultima non e' totalmente possibile. Ma almeno il luogo e la compagnia sono magici.)


Volevo scrivere di questa e di altre storie di prossima mammitudine, nelle mattine-notti di amata insonnia. E volevo sriverlo con tutta la poesia che sento, sdolcinata e timida come il primo bacio. Emozionata.


E pero' ogni volta che mi rigiro un post panciuto in testa, mi passano per la mente anche altre cose e pensieri, delicatezze, pudori, che non sono pudori di se', ma dell'altro da se'. E poi una cosa che e' successa qualche settimana fa.
Io ed una fanciulla, che chiamero' Spilunga, ci siamo prese un giorno libero e siamo andate ad Amsterdam a passeggio. Era una giornata magnifica, come un richiamino di sole prima dell'autunno che arriva. Avevamo una scusa scientificoculturale per andare, ma il fulcro era il sole e passeggiare e chiacchierare lievi e ridere.
Spilunga e' una ragazzona grande, alta, due spalle cosi', fisico scultoreo, simpatia contagiosa. Insieme alle altre ragazze mi coccola in questa magnifica fase panciuta. Tutte partecipi, carine, attente. Come MissB che mi sfiora delicata la pancia ogni volta che mi passa vicina nei corridoi e sorride. Come Minuta che, tra tutti i vini, mi porta la limonata a cena e apre il minuscolo pacchettino che ho preparato per annunciare l'evento. Quando ci trova una piccolissima marionetta, di quelle che si attaccano al dito, ed un bigliettino che dice piu' o meno: "cosi' hai il tempo di allenarti per giocare col piccolo in arrivo" (ma in inglese suonava meglio)... scoppia a piangere di gioia. E poi Spilunga, che chiede quando andiamo a comprare baby-stuff?? E a passeggio per Amsterdam -impaziente- compra per Ello il libricino che lei preferiva quando era bambina.


Poi andiamo a bere un te all'aperto e, in quel sole sfacciato di quasi-ottobre, siamo sedute a ricevere grate tutta la luce che possiamo. Ad un certo punto lei mi guarda la pancia, che comincia appena a vedersi, fa come a raccoglieri e mi dice: I am so jelous. E sorride.
E io la guardo negli occhi e nel suo sorriso -Spilunga classe ottantaequattro- e la rassicuro che c'e' tempo. E se davvero pensa che non ci sia tempo da aspettare, che si lasci andare, che' tutto prende ad avere talmente senso quando si smette di cercarlo con la ragione (e questa e' parte di tutta un'altra riflessione-rivelazione-folgorazione che fa parte dei miei fitti pensieri panciuti e che qui rimarra' nell'aria).

Lei pero' scuote il capo sicura, sta ancora sorridendo, ma di un sorriso che soffre. E mi racconta lieve, senza mai smettere di sorridere, che per lei non ci sarà tempo. Sicuro che no. Perche' non c'e' spazio, non c'e' luogo in lei dove un seme possa farsi frutto. E mi spiega e d'improvviso mi sento -di nuovo- piccola, cosi' piccola e dispiaciuta per lei. L'abbraccio e piango con lei che ancora sorride e si scusa e mi prega che non vuole che questo comprometta la condivisione delle mie gioie panciute a cui lei tiene molto. Che e' per questo che se lo tiene ostinatamente per se' questo segreto. L'abbraccio e la ringrazio di cuore per avermi aperto la porta. Parliamo di mille cose tutto attorno a questo. Le chiedo come fa a sopportare questo peso in silenzio. Che' io -almeno questa nuova io- lo direi forse subito. Che non e' sopportabile portarsi questo fardello da soli in un mondo che non fa altro (o sembra solo a me?) che chiedere alle donne: quando? Che per me alla soglia dei trenta la sofferenza, o dovrei dire insofferenza -quando le persone chiedevano, indelicate e indiscrete, e alludevano a bimbi- non era semplicemente tollerabile. Bisognerebbe parlarne di questa che almeno io ho considerato e vissuto come una forma di violenza...

Spilunga semplicemente dice che non vuole pieta'. Non vuole che le persone, soprattutto le altre donne, vedano per prima cosa questo in lei. Certo che capisco, ma -saranno gli ormoni?- sto abbracciano il pensiero che ad certo punto chiedere pieta' e' esattamente quello che bisogna fare. Abbi pieta' di me e risparmiami sofferenza. Usami delicatezza. Ma forse bisogna diventare forti abbastanza anche per poter chiedere pieta', per potere sopportare chi pieta' per te non ne ha, neanche se l'hai chiesta.


E' cosi' dannatamente importante condividere il bagaglio, altrimenti siamo tutti piccoli universi lontani anni luce l'un l'altro, ognuno con i suoi drammi, violenze, negazioni. Bisogna avere rispetto per i doni che ci toccano in sorte. E non considerarle scontate. D'altra parte chiunque viva o abbia vissuto un grande dramma, violenza o negazione deve poter lasciare spazio per coloro che ne hanno semplicemente di diverse, perchè -quanto è banale- ognuno ha i suoi doni e le proprie croci. Ed è questo che Spilunga voleva fare col suo silenzio: lasciare spazio. Uno spazio che dovrei rispettosamente prendermi.

Riuscirò a darmi il permesso di esprimere tutto il dolce fardello della mia maternita' così folgorante, fantastica, meaningful?
Non credo, non ci riuscivo a pieno fin da prima che Spilunga mi mettesse a parte del suo segreto. Perche' riversare la mia folle felicita' sul mondo mi sembrava sfacciato e anch'esso poco delicato, e adesso ancora di piu'. E pero' mi riguardo le mie croci, tocco le cicatrici, penso alla strada percorsa e so nel profondo che -finalmente- tutta questa felicita'. Forse e' questo che voglio dire o' voi che di qui passate... che non vorrei paresse troppo sfacciato tutta questa poetica... che' si insiste su cio' che che prima e' mancato e si e' bramato a lungo...

Sono felice, e allo stesso tempo triste, come non sono mai stata in vita mia. E affamata di vita, fin da prima dell'alba...

13 September 2011

il nido dietro casa - 2 - Riprova e ricontrolla

Fissata per domani la seconda visita e la terza a ruota giovedi', manca ancora il resoconto sul primo nido. Lo avevo fatto egregiamente domenica e poi ho perso tutto. Dopo avere incrociato oggi in chat la mia amichetta mamma, che pero' non aveva tempo per imbastirsi con me sui massimi sistemi prescolari olandici, mi ridico che ho bisogno di fissare i pensieri e ci riprovo. Saro' forse un po' piu' secca, che' e' noioso scrivere cose gia' scritte, ma cosi' imparo a stare piu' attenta.


Il nido dietro casa, come dicevo, e' proprio dietro casa, con una distanza precisa di 170-metri-170 da porta a porta (qualche mormorio di invidia?). Quel che non e' ancora certo e' se la porta di casa rimarra' la stessa nei prossimi mesi. Anche se a questi ritmi, direi di si. Dico solo che l'argomento nido inteso come casa e' un super hot topic nella famiglia Squabus.

Il nido-asilo dietro casa e' aperto dalle 8 alle 18, i bimbi possono essere iscritti per un minimo di 2 giorni per settimana e per giornate forfettarie. In altre parole non ci sono riduzioni di prezzo in caso si desideri recuperare il pargolo prima della chiusura. E' a discrezione -e possibilita'- dei genitori lasciarlo 6-8-10 ore al nido.

Ore 9.30, suoniamo al citofono, ma i genitori depositano l'impronta e accedono diretti. Anche perche' -dice Kim che ci accompagna- altrimenti starebbero ore a rispondere al citofono. Insomma ci sono molti bimbi in questo asilo. E di diverse fasce di eta'. Oltre all'asilo 0-4, c'e' anche il doposcuola fino ai 13 anni. Ci vanno loro a recuperare i bimbi a scuola alle 15. Non male.
L'arrivo dei bimbi e' previsto tra le 8 e le 9.30. Per casi particolari bisogna avvertire. Su questo c'e' un po' da chiedere conferma perche' la tizia non e' stata chiarissima, neppure alla richiesta di spiegazione.

Subito all'ingresso c'e uno stanzino dove si puo' lasciare il passeggino, carrozzino, vattelapesca. Poi c'e' un secondo ingresso che da' in una specie di piazzetta, cortile interno o pozzo luce, interno all'edificio a 2 piani. E' chiuso, ma col tetto a finesta, molto luminoso. Dice che ci giocano quando piove. Uh guarda Chercheur, l'abitante passerebbe la sua infanzia a giocare qui, ti piace? (battuta sulla pioggia olandica, in caso non si fosse intercettata)

I bimbi sono divisi in gruppi:
0-1,5 – che a me pare una fascia un po' troppo ampia, no?
1,5-2,5
2,5-3,5
3,5-4 che vengono preparati per la scuola
e poi i piu' grandi anche loro suddivisi in fasce che non ricordo.

Cominciamo col visitare uno dei due gruppi 0-1,5. Prima di entrare nella stanza – tutte le porte sono a vetri, nessun ambiente e' a tenuta visiva stagna- Kim ci fa indossare delle mappine di plastica, dice per l'igiene. L'accortezza vige solo per i gruppi di questa fascia d'eta'. Le nannies e altre operatrici hanno scarpe dedicate all'asilo.

Subito all'ingresso c'e' la cucina separata, provvista anch'essa di pareti con finestrone, sulla porta un cancelletto per ostacolare l'entrata delle belvette fameliche. Il biberon in quanto oggetto va fornito dalla famiglia, anche il latte. I pasti per i bimbi piu' grandi sono cucinati qui. Visto Chercher? Se Ello l'abitante superera' lo svezzamento in Olandia (e non in un altro posto esotico) e' qui che provera' le gioie della cucina olandica. Che gioia...

In questo gruppo in particolare non ci sono bimbi piccolissimi. Nell'altro dice Kim di si, ma non ci fa andare :(
Non conto di mio i bimbi ma Kim dice che hanno fissato un limite massimo di 9 bimbi per gruppo con 2 nannies. I bimbi che vedo hanno minimo 9 mesi su per giu' (ma poi vai a valutare l'eta' del -magari mastodontico- cucciolo olandico!). A dire il vero mi sembrano tutti un po' indurmenta. Ricordo di avere letto da qualche parte (ma dove?) una riflessione su come i bimbi olandesi vengano stimolati molto meno, in termini di mostrargli oggetti, prenderli in braccio, parlarci. Risultato: piangono meno e sono piu' autonomi ed indipendenti. Sara' questa la differenza, dai bimbi italiani che conosco io, che noto nei visetti che ci scrutano in silenzio? Ce n'e' solo uno molto vispo che gattona ed esplora qui e li' (sara' straniero?).

Sull'altro lato rispetto al cucinino, ci sono un armadio con i cambi per i pargoli ed alcuni fasciatoi. I pannoli sono forniti dall'asilo. Al momento le nannies stanno cambiando i piccoli ad uno ad uno. Su un'altra parete si apre un altro stanzino con i lettini per i riposini. Ci sono una decina di lettini, quelli classici con le sponde apribili. Sono sistemati a due a due, soluzione a castello. Spiega Kim che i piu' piccoli dormono al piano di sopra, i piu' grandi ingabbiati sotto. Fai che l'abitante non sviluppi le mie fobie senno col cacchio che lo mettete li' sotto e chiudete le sponde-inferriate.

Mi sa che e' a questo punto che realizzo che verra' un momento in cui io arrivero' in un posto come questo con un fagottino in braccio e lo lascero' li' per tutto il giorno. Deglutisco. Sono fermamente convinta di voler tornare a lavorare quanto prima, pero' non so...
Tra l'altro indipendenza o no, questi sono figli di supereroi, come li chiamo io gli olandici che hanno sempre tutto sotto controllo e se pure non ce l'hanno, tanto sembra che lo sia ed allora lo e'. Super-confident, livello di sicurezza in se stessi alle stelle. Supereroi. E insomma questa e' la scuola per supereroi. Io non so se ce la faccio ad essere mamma di un supereroe. Amenoche' alla nascita i superpoteri non passino in qualche modo un po' anche a me?

Nel gruppo 1,5-2,5 c'e' un po' piu' di vita, ma solo un poco. I bimbi stanno ancora utti imbambolati a guardarci. Forse e' perche' sentono parlare inglese? Il mio olandico non e' abbastanza buono per conversazioni cosi' avanzate, quello del Chercheur menchemeno.

Qui Kim concentra l'attenzione su questa grande stanza che -dice- magari puzza pure pero' e' interessante. E' il bagno. La porta e' spalancata, sembra il punto nevralgico del gruppo, c'e' un gran fermento. Ci sono su un lato 3 waterini grandezza bimbo e un lavandino in metallo pure lui altezza bimbo. Sulla parete opposta ci sono dei fasciatoi. Questi hanno “l'accesso indipendente”, delle solide scale cosi' i bimbi ci salgono soli e salvano la schiena delle nannies. Delle nannies stanno cambiando dei bimbi. In genere il rapporto adulti:bimbi mi sembra molto piu' alto di 2:9, forse le cuoche non contano e nemmeno i giovani apprendisti-nanny. Su uno dei water c'e' seduto un bimbo, una nanny seduta su una sedia affianco a lui. Dice Kim- qui insegnamo ai bimbi il passaggio dal pannolo. Anche se lo portano ancora, dopo averli cambiati, li sediamo un pochino sulla tazza (tazzina?!). Sul lato corto proprio all'entrata ci sono 3 bimbe sedute per terra, forse aspettano il loro turno. Ad un tratto una si alza di scatto e tira una craniata contro piccolo lavello di metallo, porella. Le nannies la confortano a parole, tono dolce ma non lamentoso e soprattutto a distanza, nessuna si muove di un millimetro. Piange un pochetto, poi smette.

Proseguiamo al gruppo 2,5-3,5. I bimbi qui sembrano piu' svegli e simpatici. Sono tutti seduti intorno ad un tavolo, una nanny gli sta parlando, chissa' che fanno. Esortano uno -forse madrelingua- a parlarci in inglese, ma quello non c'ha voglia.

Kim ci porta anche a vedere il doposcuola, che al momento e' disabitato, e' mattina ed i bimbi sono a scuola! In una prima zona ampissima (fasce di eta'? Mi sono persa...) ci sono vari tavoli, divanetti con librerie, tappeti e giochi. In una allucinazione vedo la mia amichetta educatrice-artista fare i suoi laboratori con un'orda di bimbi biondi (Carmen, se restiamo qui, tra qualche anno saro' la tua P.R.).
In un angolo c'e' un grattacelo fatto con i kapla. Supereroi! Il Chercheur e' estasiato. Un'ultima stanza piu' piccola e' riservata ai ragazzini piu' grandi. Ci sono cose un po' piu' da grandi. Kim dice la TV assolutamente no, pero' abbiamo ceduto sulla Wii. In ogni modo vegliamo che ogni ragazzino ci giochi per non piu' di 15 minuti e poi tocchera' ad un altro.

E' ora di andare, Kim ci offre un te se abbiamo altre domande. Per le cose amministrative non ci sa aiutare, per esempio quando piu' o meno potrebbero farci sapere se c'e' posto o no.



Bilancio, il Chercheur si dice entusiasta. Io non so. Sara' stata la sensazione di confusione qui e la', oppure i bimbi indurmenta? Devo comparare. Poi bho tipo che questo asilo sta a quello che io mi immaginavo, come uno shopping mall sta ad un supermercatino di prodotti biologici. Gigante, tutto qui, tutto ora.






I conti della serva.
Prendero' il part time all'80%, usufrendo del congedo parentale che puo' essere preso per poche ore a settimana e dilazionato su diversi anni (ma riusciro' poi davvero a usufruirne? Chissa'). Quindi il pargolo stara' al nido 4 giorni a settimana. Il Chercheur ha diritto anche lui alla riduzione dell'orario, ma dopo un momento iniziale in cui si pensava a 3 giorni di nido per il piccolo, un giorno con mamma (mamadag) ed uno con papa' (papadag) -come fanno molti olandesi, vedaci apposita terminologia- c'e' stato un attimo di tentennamento. Quindi forse 4 giorni di nido ed un mamadag e poi weekend.
Il costo di questo nido e' di 6,8 euri all'ora (e' il piu' caro, altri nidi costano 6 fino a 6,53). In realta' la base e' la giornata che non puo' essere frazionata, quindi 68 euri al giorno, 270 circa a settimana, 1100 al mese. Gli olandici si lamentano molto di questi costi, pero' e' anche vero che una coppia con entrambi genitori lavoratori puo' avere indietro un rimborso di una buona parte di questa cifra.
In una simulazione che abbiamo fatto online risulta che, a seconda del reddito, una cifra variabile da 500 a 700 euri (grosso modo la meta' della spesa) torna indietro alla dichiarazione dei redditi.

La soluzione micronido sembra notevolmente piu' economica con un costo di 5 euri all'ora, maggiore flessibilita' (credo, ancora devo studiare) che implica un costo mensile (per lo stesso numero di ore giornaliere -10- considerate prima) di circa 850 euri, a parita' piu' o meno di rimborso.


Sfinita, domani mattina visita al nido vicino al mio posto di lavoro. Logistica impeccabile, ma l'impressione “da fuori” dice che non ci piacera' troppo.....

10 September 2011

il nido dietro casa - 1

... piu' che un post un tentativo finito in premesse e glossari,
ed in un prepost sul parenting che non voglio.
Ed anche il post dove il Chercheur e' diventato maiuscolo
(il corsivo l'aveva perso da tempo)
Simboli?.


E quindi il primo che abbiamo visitato e' stato nido (nido!?) dietro casa. Proprio dietro: distanza calcolata su (google)map 170 metri. Se questa non e' comodita'. Pero' non e' stato il primo perche' e' in testa alla classifica di gradimento logistico o di sentito dire, perche' il sentito dire langue (le persone a cui chiedo sembrano un po' refrattarie a dare dei consigli) e la logistica chi la conosce ancora, io qualche speranza -seppure ormai fievole- di traslocare ce la avrei ancora. In conclusione questo e' stato il primo un po' per caso.

Quando ho telefonato per prendere appuntamento e lo stavamo per fissare, la tizia si ferma e mi chiede se sono sicura che il papa' sia libero quel giorno. I secondi di silenzio si possono contare. Io in realta' pensavo di andarci da sola. Anche perche' quel disgraziato del chercheur Chercheur se ne va dicendo che a 3 mesi che vuoi che gliene importi all'abitante del nido che gli scegliamo. Chi mi aiuta -e come?- a fargli capire che forse no? A parte che va bene la fiducia nel fatto che non stai affidando il tuo fagotto a dei farabutti ci sta anche, uno varra' l'altro in termini di affabilita', forse. Ma per il resto non so, ancora le dobbiamo imparare le cose per cui si sceglie un nido piuttosto che l'altro (a parte la logistica, chiaro). E comunque da 3 mesi a 6 mesi e poi a 9, il fagotto smette presto di essere fagotto e un ambiente stimolante e' importante. E poi tu genitore si' avrai delle esigenze. Io non ci posso credere che un nido vale l'altro. Che ancora non abbiamo l'esperienza per discernere, quello si, ma e' un altro discorso. Ed io come per trovare la bici piu; bella del paesello ho messo su mappa tutti i rivenditori e me li sono fatti uno ad uno, sono fermamente intenzionata a scegliere il migliore nido per me, per noi, per l'abitante possibilmente. E tu-Chercheur- non mi sarai di ostacolo, fatti da parte se non ci credi che un nido non vale l'altro. Ci vado io a visitarli tutti. Tze.
Avro' pensato a tutte queste cose mentre esitavo a rispondere un maldestro credo di si, ma in realta' non ce ne e' bisogno, il papa' si fida di me... hahaha (risata isterica) E lei scandalizzata: ma no assolutamente, il papa' viene con lei a visitare...
Prima lezione di parenting nordeuropeo: non esiste che il Chercheur se ne stia a chercher mentre io vado per nidi, si decide insieme. Ed io pure avrei pensato cosi', non fosse altro che quello mi boicotta una serena scelta, perche' tanto per lui e' tutto uguale. Io -ripeto- non ci credo che per Ello l'abitante sara' tutto uguale.

E comunque, nordeuropeo si o no, io sto maturando l'idea del parenting che non voglio (ma questo e' un altro post che verra') e con calma ma efficacita' abbiamo poco meno di 6 mesi per appianare le -eventuali- diverse vedute e trovare punti di incontro e soluzioni. Oddio anche un po' di planning forse sarebbe il caso di farlo prima. Insomma Chercheur -che tanto non mi leggi- mi devi far capire che papa' vuoi essere, che forse faccio ancora in tempo a cambiarti...

Fine della premessa. Una premessa sul sistema in genere non sono ancora in grado di farla, perche' il sistema non l'ho ancora ben capito. Solo la terminologia conosco finora. E mentre scrivo mi rendo conto che neanche tutta.



Piccolo glossario per la(futura)mamma in terra olandica

Il temine olandico kinderopvang (kinder: children; opvang:care) indica genericamente istituti che si occupando di bimbi dagli 0 ai 13.
Asilo in olandico fa Kinderdagverblijf, che e' dedicato ai bimbi dagli 0 ai 4 (kinder: children; dag: giorno; verblijf:stay).
Alcuni asili specializzati per la fascia di eta' (1)2-4 anni si chiamano Peuterspeelzaal (Peuter: toddler; speel: play; zaal: room), piu' propriamente forse non sono attrezzati o a norma per bimbi piu' piccoli (?).
Il Buitenschoolse opvang (buiten: out; school !; opvang: care) e' il doposcuola per bimbi dai 4 ai 13 anni - siccome la scuola finisce alle 15.

La (futura) mamma in cerca di un asilo in terra d'Olanda, trovera' un comodo archivio qui diviso per citta'.

Mentre lo riconsulto per scrivere qui cose sensate, mi accorgo dell'esistenza di un'altra opzione: il Gastouderopvang (gast: guest; ouder: parent; opvang: care), che devono essere tipo dei micronidi. Nella mia cittadina di fiaba ammontano a piu' del doppio rispetto ai Kinderdagverblijf, tutto un altro mondo da scoprire insomma.


Ed insomma finisce che il nido dietro casa lo racconto piu' tardi...

Il seguito qui.

24 June 2011

Tiromisu

... il ritorno del post kilometrico...

K. e' partita. I suo aereo per il Canada deve essere decollato una mezzoretta fa. L'ennesimo addio. Ci abbracciavamo ieri sera e mi tornavano in mente tutti gli abbracci di addio, in particolare l'abbraccio con Milena partendo da Nizza, quante lacrime. Ma K. e' di stoffa forte e vedendola liberarsi dalla presa asciutta e sorridente, le ho ricacciate dietro le mie. Si cresce anche. E di lacrime ne avevamo viste scorrere fin troppe negli ultimi giorni.

Dalle brutte notizie mie e sue. Lei che si preparava per un ultimo viaggio europeo in solitaria, Siviglia, Cadice, Granada, Barcellona. Invece si ritrova a impacchettare tutto in fretta e furia sperando di arrivare a casa in tempo per salutare suo padre per l'ultima volta. Sono andata da lei appena ho potuto, l'ho trovata ad occhi rossi, seduta al tavolo, correggeva i compiti di inglese dei suoi piccoli alunni. E mi e' sembrato buono e giusto questo suo impulso di andar via lasciando tutto in ordine. Sono andata a comprare cosa le mancava: spugne, sacchetti dell'immondizia. Ho chiamato il chercheur per i rinforzi. Poi mi sono messa in silenzio a pulire il forno, mentre lei finiva di correggere i compiti. Che' in ogni caso non riuscivo a stare ferma. E strofinare un forno incrostato fino a farlo tornare a specchio mi sembrava l'attivita' piu' sensata possibile. Il bisogno irrefrenabile di sistemare qualcosa, di combinare qualcosa di buono. Poi K. ha finito la correzione ed e' arrivata la cricca francofona al completo. Il chercheur si e' dedicato a fare spola alla pattumiera per buttare il buttabile (un'impresa: l'immondizia nel centro dei paesini chic olandesi...). D. si e' dedicato al bagno, mentre F. l'indisciplinato svuotava il frigo bevendo birra. Io continuavo a strofinare il forno.

Il giorno dopo, compro i biglietti per Milano, vado a lavorare tardissimo, parlo col capo, faccio partire i fermentatori in batch, lavo bicchieroni da 20 litri. E poi e' il giorno dei saluti. Avevamo stabilito che K. dormira' da noi, cosi' e' ad un passo dalla stazione, che' deve prendere il treno prima dell'alba. Io avevo finalmente stabilito per quella sera un appuntamento con Y. l'amica siberiana. Non c'eravamo piu' viste per mesi, per "colpa" mia e finalmente ero pronta ed avevo voglia di vederla. Il programma originario era cena, ma prima un workshop di tiramisu che volevo portare in ufficio il giorno dopo per il gravoso (per me) evento sociale porta la torta per il tuo compleanno. Che' io una voglia di festeggiarmi che non se ne ha un'idea. Pero' sono in fase di assecondamento ed accettazione dei codici sociali. Vedo tutto come un challenge: tipo vedi che schifo la vita a volte, che sara' mai portare una torta in ufficio? Non renderti la vita ancora piu' difficile e pedala e sbatti uova...
Mando una mail a Y. e le spiego tutta la situazione, proprio tutta. Mi si stringe il cuore di dirle di mia madre, la sua e' morta un anno e mezzo fa e so che non si e' ancora ripresa del tutto. Le spiego di K. che parte, che dormira' qui, del padre di K.. Del tiramisu' che mi resta di traverso. E le dico pero' che io voglia di vederla ne ho sempre, che saro' a casa nel tardo pomeriggio, di passare da me se vuole...
Arrivo dal lavoro alle 6, esausta. Tutto l'occorrente per il tiramisu e' li; a disposizione. Il divano mi rifiuta. Il mio corpo rifiuta il divano. Ale' mi tiro su. Faccio il tiromisu. Comincio a scaffettierare litri di caffe', in granparte deca, lo mischio con del cioccolato stavolta. Un sms di Y.: viene tra mezzora. Alla fine quasi programma originario. Cerco le fruste dello sbattitore. Non le trovo da nessuna parte. Per un attimo mi ricascano le spalle mentre mi rendo conto che la mia casa olandese non ne e' mai stata dotata: mi sto confondendo coi ricordi della casa nizzarda e quella coloradense, quando ancora facevo le torte di pere di fatto... Qui al massimo un minipimer e si e' rotto l'anno scorso. No, energie per bianchi a neve a mano non ne ho. Telefono a T., la dottoranda portoghese, che in effetti col Tiramisù ha un certo feeling. Mi porta le sue. Insisto che ci mancherebbe vado a prendermele io, insiste che no. Mi arrendo: mi lascio coccolare.
Arriva Y. e ci beviamo un infusione. La vedo triste, e' triste per me o c'e' qualcosaltro? cerco di sorridere e sdrammatizzare. Dice che lei sta bene, allora sara' preoccupata per me? Dico io per il momento mi sento forte. E insisto che devo fare questo tiramisu', ho bisogno di combinare qualcosa di buono. Arriva T. si ferma solo un minuto per lasciarmi le fruste. Sembra stanchissima e mi sento un po' **in colpa** di averla fatta venire fin qui. Poi caccio via il senso e mi prendo questa coccola.

Allora 4 bianchi a neve e si mettono da parte, 4 tuorli e 4 cucchiai di zuchero sbattutti, poi si uniscono 500 gr di mascarpone. Quindi si incorporano delicatamente i bianchi, con un mestolo di legno. Uno strato di savoiardi inzuppati, uno strato di crema, una spolverata di cacao. Non trovo il colino, lo cerco 5 minuti buoni, poi ci rinuncio. La pioggia di cacao sara' piu' a grandine. Magari e' anche piu' buono. Ci divertiamo nel processo di inzuppamento e disposizione del savoiardo. Presto il processo diventa in catena di montaggio. E' il dogma del lavoro di squadra: succede sempre. Due o tre strati. Di solito mi mette ansia che sia troppo poco quello che preparo, che non basti. Stavolta no. 2 teglie e ce le faremo bastare. Facciamo anche contenitori piu' piccoli, cosi' Y. se lo porta a casa. Ne prepariamo uno per K. e uno per gli altri della truppa.

Poi frema ma assertiva, dolce e delicata, dico che voglio andare a salutare K., quindi usciamo, il chercheur si sveglia dalla sua pennichella, beato lui! Poi accompagniamo Y. a casa che e' di strada ed andiamo al baretto belga d'abitudine. Una birra, il tiramisu, gli abrracci e a nanna. Alla fine K. va a dormire da un'altra amica che si e' offerta di accompagnarla in aereoporto. Crede che io mi sia offesa che non viene da me. Menomale che me lo chiede, cosi' posso dirle di non essere stupida. Volevo solo esserle di aiuto, alleviare. Ma forse c'e' qualcosa che non afferro. E sono esausta. La giornata e' stata intensa.

La vita e' fatta di priorita' e di accettazione delle emergenze che te le fanno cambiare. Vivere bene richiede saggezza nel valutare le priorita', ed adattarsi il piu' serenamente possibile quando cambiano. Forse alla fine cresco anche io, no? Due volte diciassettene oggi.. fa paura

E adesso si sveglia il chercheur e mentre scende le scale mi canta happy birthday (dear president)a mo' di Marilyn Monroe. Mi fa ridere a crepapelle.
Cosi' e'....

11 December 2008

Tirami-su




... no, non e' un post chimico, forse un po' della massaia frustrata

Vita da migrante non e' solo quello che lasci indietro e la problematica dei volumi di cui mi rattristavo qui. C'e' anche la ricerca di luoghi, odori, banalmente cose, per ricreare o compensare piccole e grandi abitudini.

Quando siamo rivolati da Milano al Colorado il gennaio scorso, portavo in valigia quelle cose che in un anno di vita negli states non ero riuscita a sostituire, nonostante la stra-vastissima scelta negli immensi mall :
  • bagnoschiuma e deodorante "borotalco" della roberts (quello classico bianco e verde)
    [soprattutto il deodorante, non posso farne a meno. Non ne trovo un altro che mi soddisfi altrettanto]
  • assorbenti interni !
    [probabilmente sono stata piu' volte troppo pigra nello sceglierli o sfortunata nel prenderli dallo scaffale ma all'apertura me li ritrovavo tutti vecchio modello, risparmio i particolari. Ovviamente a meno di comprare quelli "perla" provvisti di applicatore di oro massiccio plastica di iperlusso]
  • la pasta garofalo
  • un po' di caffe', non guasta mai
  • gli stracci bianchi e verdi dell'esselunga che forse son prodotti dalla vileda??****
Alcuni elementi della lista sono bizzarri, lo so. Eppure la maggior parte di loro tornera' in valigia con me anche il prossimo gennaio, questa volta sulla tratta Italia-Olanda.


Piu' che altro forse non ci si integra, sto riflettendo.


A volte le cose non le trovo proprio, invece. Spesso per mancanza di vocabolario o applicazione (l'olandese comunque e' difficile accidenti). Trovare il detersivo per la lana e' stata un'epopea. La prima volta mica ho pensato a cercare come si dice lana in olandese (heel, ora lo so). La seconda volta andavo girando col mio foglietto con sopra scritto heel e nisba. Alla terza lo trovo, meno male anche gli olandesi usano il detersivo per la lana. Mi si destabilizzava tutto senno'.

Ma la candeggina invece? Sono al terzo supermercato e non la trovo? Sta'volta mi son preparata bene con tanto di traduzione e formula chimica.

Ipoclorito di sodio ovvero Natriumhypochloriet. Comunemente detta
Candeggina ovvero Bleekwater.
NaClO , mica chissa' che'.



Sabato sera siamo invitati a cena dalla dottoranda portoghese che sto corteggiando affinche' diventiamo amiche. Ho un post in mente da settimane approposito di quest'ultima affermazione, che ho buttato li' come farebbe il salumiere di un etto e mezzo di mortadella. Il post saprebbe di squash, frustazione, speranze e cuori che battono come al primo amore. E' dura la solitudine.
Le ho detto in un fiato Grazie dell'invito, porto il tiramisu'. Ci e' voluto un po' per focalizzare, dopo che mi e' passata l'emozione ed il batticuore, finalmente sono arrivata al nodo... ed i savoiardi? Vabbe' i savoiardi passi, in colorado lo facevamo coi biscotti piu' scrausi del kingsoopers. Ma il mascarpone?

Fermamente decisa a prendere per la gola l'amichetta in potenza, mi ricordo del negozio di specialita' italiane che avevamo visto girovagando per la cittadella. C'erano in vetrina montagne di panettoni. Gli stessi che vendeva la piccola e media impresa per cui lavoravo in Francia. Buonissimi. Ieri esco dal lavoro alle 17.30 (il che significa che almeno un po' mi sto integrando!!), missione mascarpone. Trovo anche i savoiardi. Il negoziante: che fai il tiramisu'? Chiacchieriamo qualche minuto, mi dice di stare attenta che le uova olandesi hanno un tasso di salmonella superiore a quelle italiane, sarebbe meglio mi assicurassi di non servirlo a bimbi e donne incinte, oppure di scaldare le uova a bagnomaria mentre preparo. Un po' mi agito, ho dimenticato tutte le nozioni di microbiologia degli alimenti dei tempi andati. Salmonella mi evoca solo uova, pesce, contaminazione verticale, poco piu'. Dovro' ripassare la questione, che' voglio fare amicizia, non diffondere la diarrea. Comunque lo ringrazio dell'avvertimento e tra me e me delle chiacchiere.

Per un attimo rifletto che esiste anche la dimensione capisco cosa mi dice il salumiere, possiamo parlare del piu' e del meno, piuttosto di sorridere facendo finta di aver capito e Dank u well, Alstublieft, atteggiamento che ha sostituito quello ancora piu' penoso sorry, I do not speak Dutch. L'incanto svanira' quando rinforco koga e mi dirigo da Mr fish all'angolo a comprare il pesce fritto (uh! e la Salmonella?) Dank u well, Alstublieft



Ho setacciato tutte le scuole di lingua e scelto il corso di olandese, partira' a gennaio. Non sono molto ottimista pero'.

Credo che il problema sia da sviscerare dal fatto che la sera guardiamo Annozero su internet.
Oppure D'Alema che va da Crozza.
E poi Zoro che lo prende in giro.
Sappiamo pure che la rai ha mandato in onda (per errore?) la versione censurata di Brokeback Mountain. Sacrilegio. Avevo parlato qui e nei commenti di quanto mi era piaciuto.

Infine ci ostiniamo a preparare tiramisu' (magari alla salmonella) invece di imparare a fare quelle deliziose torte di mele con quintali di cannella.



Per la cronaca doveva essere un post di 6 massimo 8 righe.


**** da non perdere il link alle borse di straccio a cui sono arrivata cercando immagini degli stracci!!
Anche Zoro su D'Alema non e' male.


15 November 2008

Il forno e' nudo


...un post eternamente in campeggio.

Dopo le prime due settimane di perlustrazioni, si sono completate le prime quattro settimane [un ciclo completo] di lavoro e vita vera. Tra alti e bassi, come e' mio solito, sembran passati secoli. Sono scombussolata, spossata; occhi spalancati, orecchie tese. Di acqua sotto i ponti ne e' passata a tonnellate, ho imparato tante cose nuove ed avuto un anteprima su quante ne potro' assorbire, vecchia spugna. Mi sento fortunata. E anche non. Sensibilmente piu' vicina a " "casa" ", ma comunque lontana anni luce.

Ho avuto anche la fortuna di ferirmi malamente un dito tagliando la primissima cipolla d'Olanda col nuovo tagliere e lo sconosciuto coltello (non ci si fa mancare nulla). E di testare quindi per direttissima la sanita' olandese aggiungendo un paio di punti al mio gia' fornito carnet.
Ho avuto Sto ancora avendo una serie di simpatici contrattempi burocratici che mi hanno confermato che rimpiangero' a vita l'eccellente burocrazia francese. Ma qua si divaga in schiocchezze, mentre io volevo parlare di campeggio.


Ci siamo finalmente installati nella simpatica casetta dello studente (attempato), superando lo sconforto iniziale per un'accoglienza non proprio delle migliori. Passera' alla storia il giorno dell'arrivo, io disperata, incredula di fronte a cotanto lassismo: un bel po' di sporcizia pesante diffusa ovunque, un frigo lasciato chiuso a crescere muffe. Ed altre deliziose sorpresine che non voglio neppure ricordare. Memorabile il contegno del chercheur mio che cercava di tranquillizzarmi: vedrai, non preoccuparti, coraggio. Ed io che additavo guarda li'... e li' ... oddio no, andiamo via... Provata dal viaggio. Poi ad un certo punto faccio al mio amato chercheur, nonche' provetto e passionato pizzaiolo: chercheur mio, qui non c'e' un forno... E lui, perdendo d'un colpo tutto il suo savoir faire: andiamo via!
Potenza della pummarola.

Poi invece siamo rimasti, con la promessa di comprarci un forno, di quelli veri.

L'organizzazione per studenti (attempati) forniva una simpatica scatola ciascuno con il kit di sopravvivenza: un piatto, una forchetta/coltello/cucchiaio/cucchiaino, tazza, bicchiere, piccolo tagliere, grosso coltello con cui lasciarsi amabilmente dissanguare, preferibilmente prima di conoscere il numero delle emergenze e possedere un cellulare (ed essere coperti da assicurazione sanitaria, essendo il giorno precedente al primo giorno di lavoro).
Poi abbiamo comprato una padella, qualche insalatiera, un tagliere grande. Uno scolapasta!!! [Non mi dimentichero' mai che per trovare uno scolapasta comesideve ci son volute come 4 settimane, quando l'abbiamo trovato e' stata una festa]. E poche altre cose, buona parte delle quali vengono da negozi dell'usato, che abbiamo pazientemente setacciato. La missione che mi imponevo era: Adotta piatti e posate (etc) usati ma e perfettamente adatti per essere usati ancora ed ancora.
Ora, questa missione vuole adempiere a due fondamentali esigenze: annullare il non-sense di andare all'ikea et similia a comprare cose nuove di zecca, quando tante cose usate e magari belle sono li' in attesa di essere appunto adottate. Il senso di "giustizia" nell'avere questo approccio, veniva amplificato dal disfattismo lungimirante del chercheur, quando all'ikea ci siamo dovuti andare e osservava nel magazzino prima delle casse bancali e bancali di cose (la robbba, come cita saggiamente lui) e scuotendo il capo sospirava ti rendi conto che tutto questo nel giro di tipo dieci anni, finira' tutto in una discarica?. Gia'.
La seconda motivazione, che scompare al confronto della prima, e' sentirsi -almeno economicamente- meno in colpa di lasciare la robba dietro di te quando andrai di nuovo via ed il tuo amato non vorra' fare un trasloco di quelli classici -metti le tue cose sul camion. Che poi non e' che sei meno triste, perche' ci hai comunque voluto bene a quella robba adottata. Pure piu' che se fosse stata nuova, perche' non e' detto che molti altri l'avrebbero salvata. E te la terresti con te la robbba salvata.

Molte altre 'cose di casa' vengono dal riciclo di contenitori alimentari. La spesa al supermercato nelle prime settimane di questo insediamento olandese come in quello americano, non era volta al nutrimento o godimento della carne alcuno, ma pura e dura ricerca di contenitori. La bottiglia trasparente del rose' per l'acqua, le pesche sciroppate sotto vetro per lo zucchero, le latte dei pelati come portapenne, il sugo in barattolo di vetro per il caffe'. Il bottiglione di sugo per il cous-cous. Ed ovviamente quintali di marmellata Bonne Maman per farne bicchieri. Che' io ormai da anni uso i barattoli di marmellata come bicchieri. Perche' voi no?


Poi un giorno e' arrivato il forno, un sabato via camion, dall'ikea appunto. Ed appena ha varcato la soglia di casa ha scatenato l'angoscia del dove finirai dopo? Ha scatenato tutta una serie di sensazioni a dirla tutta. Ci e' sembrato di diventare quelli che in campeggio si portano la televisione, per esempio.
Poi il forno e' arrivato come dire? nudo.




C'e' stata grossa crisi in casa Squa&Franx approposito del fottuto mobiletto che io comprerei per vestire il forno, questo o similia, per capirci. E lui a ribattere ma che ce ne facciamo del mobiletto? ma io mi devo essere rimbambita appresso a te Volevamo il forno, no? mica un mobiletto o santo iddio Se proprio ci tieni prenditi un mobiletto, io non ne ho bisogno ma roba da matti

Poi ieri sera, quattro birre e tre biophysicist, uno dei quali in fieri, a parlare senza sosta tra definizione di vita, evoluzione e cose affascinati. Si e' arrivato anche a parlare del forno nudo e di quanto fosse in fondo affascinante. Ed in quel momento, avvolta da quella bella atmosfera, ho deciso che no, non abbiamo bisogno del mobiletto. Poi ho ripensato a quando io facevo la fame di realizzazione personale, lui era un baiofisic-vuld-laic e mi ha fatto grande impressione ritrovare le speranze di quel post fatte cosi' concrete oggi.

Oddio forse alla fine lo comprero' pure il mobiletto della discordia, che qui si e' romantiche, ma anche pratiche, spolveralo tu un forno nudo.
Ma essenzialmente ed anche no, hai ragione tu ma di piu' che ragione


...piu' che un post una dichiarazione d'amore


28 June 2008

Squabus al Virginia Tech




...un post fotografico
la maggior parte dei link portano a delle foto caricate su flickr



Si partiva di domenica pomeriggio. 'Come partire e' un po' morire, figurarsi di domenica.

Il viaggio e' stato lungo e ritardato nello scalo da Dallas(!) a Richmond perche' l'aereo dove dovevamo imbarcarci veniva dal Messico ed era infestato di fruit flies (moscerini). O almeno cosi' hanno detto a noi. Dopo una notte in un anonimo albergo vicino l'aereoporto di Richmond siamo partiti con tanto di macchina in affitto alla volta di Blacksburg. Appena 350 km di strada, che Jo March e phD al seguito con conferenza il martedi' mattino a Richmond, si sono sciroppate andata e ritorno lo stesso giorno. Che vuoi che sia.


La Virginia e' verdissima.
La Virginia, insieme a Kentucky, Massachusetts e Pennsylvania e' un Commonwealth e non uno stato qualsiasi. Che cosa poi voglia dire esattamente, lo si chieda al signor Pedia (Wiki).
La Virginia, prende il suo nome dalla regina Elisabetta I d'Inghilterra, detta anche The Virgin Queen.
Virginia is for lovers, come recita lo slogan tormentone.
Fine dei pensierini a titolo Virginia



Una volta a Blacksburg abbiamo visitato gli uffici e laboratori dove Jo March, il Masterizzando Cicciotto, qualche altro studente non ancora bene definito (e non piu' io) opereranno la loro scienza.

La visita al campus e' stata ovviamente una sorta di pugno nello stomaco. Quelle 32 pietre e non 33 (come qualcuno -qui una voce-, per fortuna, dice avrebbero dovuto essere).

Lo spirito di appartenenza che studenti ed impiegati maturano nelle universita' americane e' qualcosa di incompresibile per me. L'Hokie spirit e' cosi' sentito che viene nominato persino nella targa commemorativa delle vittime del massacro.





Nel pomeriggio ormai inoltrato Jo March e dottoranda al seguito son ripartite per Richmond, mentre io ed il dottorando cicciotto siamo rimasti ospiti di due studenti per la caccia ad un appartamento per lui ed ad una decisione esistenziale per me.
Il passaggio da una macchina fotografica vecchio stile, con la buona e vecchia pellicola, al digitale, ha comportato per me la liberazione di un fotografamento compulsivo e spesso casuale. Come e' successo a sera, quando gli studenti del futuro dipartimento di appartenenza di Jo March, ci hanno portato a mangiare fuori e poi a bere. Camminando per questa strada, ho cominciato a fotografare a caso, mentre esclamavo Uh quante chiese. E J mi diceva Per questo la chiamano Church Street. Ed io ridevo alla battuta. Ma non era una battuta.
Per dirla tutta, il senso religioso in Virginia e' un po' opprimente.


Poi vai nei bar e metti in borsa il giornaletto di arte e cultura di Blacksburg (come faresti con lo zerodue a Milano). Il giornaletto e' questo. Alle pagine 20 e 21 del numero giugno-luglio 2008, c'e' un emozionante articolo che riporta i pensieri dei possessori di armi della ridente cittadina.
Titolo:
GUN CULTURE
LOCAL GUN OWNERS:
SAFE AND SANE
Mentre il riquadro in basso recita:
"Shooting for me is VERY MEDIDATIVE. You have to FOCUS ... it helps me clear my head."
I maiuscoli non sono miei.



Mangiamo tacos senza pomodori che c'e' in giro la salmonella e ce la si chiacchiera dei rispetivi boss e della vita del campus. Un quasi masterizzato, appena dopo avermi rivolto la parola per la prima volta, mi fa
- You are Italian
- Si, gli dico sorpresa, come hai fatto? Non e' che ci azzecchino mai al primo colpo.
- Mi dice che e' perche' ha conosciuto molti italiani nel campus.
- Il mio sguardo si illumina.
- Ma, dice, sono ormai partiti tutti
- Il mio sguardo si spegne
- Tranne una
- Ri-splende il sole. Gli dico che voglio, vorrei conoscerla.
L'esperienza di incontro degli italiani emigrati in Colodado mi ha segnata positivamente. E' bello incontrarsi.

Cosi' la mattina dopo il quasi masterizzato del Virginia Tech, mi passa a prendere a casa della studentessa che mi ospita. Che per inciso abita a Christiansburg e non a Blacksburg. E mi porta a fare colazione con M., milanese, e sosia della mia M., amichetta del cuore del liceo. Uguali. Ce la chiacchieramo, le spiego che forse, non so ancora, verro' al Virginia Tech per qualche mese o per un periodo non ancora ben definito tra agosto e natale e che quindi sto cercando una sistemazione (eventuale) dove (soprav)vivere. Mi dice che giusto a casa del suo fidanzato un conquilino, psicologo, potrebbe mancare giusto solo per il semestre perche' andrebbe in Texas a studiare musica (!?). Sarebbe perfetto. Deve andare a lavorare, ci salutiamo calorosamente, ci sentiamo, ci facciamo sapere.

Il Masterizzando Cicciotto arriva con un'ora di ritardo al nostro appuntamento per la colazione. Il Masterizzando Cicciotto, se ancora non l'ho detto, e' una persona totalmente inaffidabile. Jo March, quando ti dice che gli ha dato una borsa di studio per fare un phD, le appare virtualmente un'aureola sul capo. Diventa donna angelicata che tutto puo' sull'animo. Il riscatto totale sull'umano mondo.
Il Masterizzando Cicciotto comincia a scusarsi senza sosta, blaming himself. Io ho chiacchierato con M. e sono serena. Secondo-poi, il breakfast-place, non sara' molto fast (visto tutto il tempo che ho aspettato), ma e' molto piacevole. Furthermore stavo aspettando paziente, perche' per uno strano meccanismo soprannaturale, probabilmente manovrato dallo spirito divino di Jo March, donna angelicata, ho deciso che aiutero' il cicciotto masterizzando a trovare casa. Lui, che pure si trasferira' qui un giorno di Agosto, anche se non sa dove, e' venuto in visita senza uno straccio di idea di dove cercare, di come e' fatto il campus, di vattelappesca. Mentre io, che non ho ancora deciso che ne sara' della mia vita, ho stampato mappe, preso appuntamenti, affittato auto. E sento che io saro' il deus ex machina che gli fara' finalmente trovare casa.
Nella prima tappa della nostra lunga giornata io e MC (il Masterizzando Cicciotto) andiamo alla Graduate Student House, dove lui aveva fatto domanda per una stanza mesi or sono, senza mai ricevere risposta alcuna. Quando ci sediamo davanti alla responsabile dell'assegnazione stanze a masterizzandi cicciotti e non, quella, delicatamente, fa presente a MC che gli era stata proposta una stanza, mesi or sono, ma che lui non ha mai risposto alla e-mail. Viene fuori che lui aveva segnalato la mail del Virginia Tech nella richiesta. Mail che non ha mai aperto. MC comincia a disperarsi, blaming everybody per questo disastro, che lui c'ha da scrivere la tesi e poteva evitare di volare in Virginia se ci avesse avuto una casa. Il deus ex machina lo sprona a guardare avanti, a riapplicare per la stanza, la tizia dice che gli dara' priorita' assoluta su chiunque altro.
Poco piu' tardi, mentre io incontro e chiacchiero con una ragazza iraniana che affitta una stanza a Christiansburg, anche qualche mese le va bene, MC comincia a fare le sue telefonate di house hunting.
Poi si parte a visitare i complessi residenziali intorno al campus. Andiamo al primo dove MC ha telefonato, gli hanno detto che hanno un solo appartmanento rimasto. Ci fiondiamo ed appena arrivati nell'ufficio, l'addetta all'affitto appartamenti ci dice, puntandoci col dito una biondona slanciata, che lei ha appena visitato quell'appartmamento e forse lo prende, non e' sicura. La biondona si rende conto di MC, si guardano per un lungo momento, in sottofondo una musica western, la bionda esce, incolla il cellu all'orecchio, rientra nell'ufficio dopo 25 secondi di orologio ed annuncia lo prendo. MC starts to blame god. L'addetta all'affitto appartamenti telefona ad un'altra addetta affitto appartamenti di un'altro complesso residenziale vicino al campus, ma dall'altro lato. La seconda addetta dice che hanno ancora qualche appartamento libero. La prima addetta ci indica la fermata dell'autobus, dice che in estate passano ogni ora. Telefona per sentire gli orari. Passera' tra 5 minuti. Ci avviamo alla fermata e come in un balletto perfettamente coordinato l'autobus arriva per "raccoglierci", deus ex machina del deus ex machina. Dobbiamo cambiare autobus in campus, la scena e' miracolosamente esattamente come sopra. Qui Jo March, donna angelicata, ci cova.
Arriviamo al secondo complesso residenziale, dove una tizia con una scollatura vertiginosa mostra a MC un appartamento. Lui gongola, sulla scollatura e anche sulla decisione. Io lo guardo, deus ex machina, -ora fa il difficile- e nel mio sguardo c'e' tutto un Tu non vuoi (you don't want) avere ancora da pensare a dove vivrai, anche se non ci hai pensato neanche un minuto prima di venire qui in visita. Tu hai da finire di scrivere la tua tesi. Ed io sono il tuo deus ex machina, quindi firma e facciamola finita. MC quindi firma una quantita' spropositata di scartoffie, mentre Scollatura Mozzafiato da' prova di spudorata ochitudine, davanti ad un deus ex machina ad occhi sbarrati..
We like MC
You are going to stay very close to me, MC

e via dicendo.
E quindi, a conclusione di questo emozionante capitolo della visita si Squabus al Virginia Tech, il Masterizzando Cicciotto vivra' qui, praticamente come a Melrose Place, anche un po' per merito mio. Speriamo bene.

Ci tocca andare a prendere una macchina in affitto per tornare a Richmond il giorno dopo. Il car rental piu' vicino e' all'aereoporto di Roanoke, un'oretta di bus ad andare ed un'oretta (di macchina in affitto) a tornare. Virginia is for patient Lovers.
Perdiamo un paio di autobus che ci porterebbero in campus per prendere il bus per Roanoke, mentre MC firma scartoffie. Poi finalmente MC saluta la Scollata e ci incamminiamo alla fermata, dove dobbiamo attendere solo un minuto piu' di prima.
Sono le 15 passate e non abbiamo ancora pranzato, facciamo appena in tempo a fermarci in un bar ed ordinare due panini da portar via. In Europa sono le 21 passate ed e' il giorno di Italia Francia. Me ne ero dimenticata. Nel bar del panino c'e' una tele ed il mio sguardo divertito coglie l'uno a zero, ed un Toni ancora senza baffi.
Scappiamo a prendere il bus, andiamo a prendere la macchina, prendiamo la macchina, torniamo indietro. Per fortuna la strada e' simpatica, tra:
- il fatto che la Virginia e' piacevolemte verde
- gli RV che viaggiano nella terra dei Lovers
- le chiacchiere.

Il tutto passa veloce, mentre io, tra i miei mumble-mumble esistenziali e non, decido che l'indomani mattina presto voglio visitare ancora un paio di posti in campus e quindi 'sta notte non voglio dormire a Christiansburg. Quindi telefono a J. e gli chiedo se mi ospita nel divano letto accanto ad MC, telefono ad A. e con delicatezza le dico che andro' a recuperarmi il mio zaino a casa sua, ringraziandola infinitamente. Poi chiamo anche M., sosia di M., e le dico che mi piacerebbe visitare la casa del suo fidanzato, gia' che son qui, nel caso in cui.

Arriviamo a Blacksburg che sono gia' le 19.00 ed e' gia' tempo del mio appuntamento con l'ingegnere argentino che:
- ha messo un annuncio su craiglist dicendo che cercava un coinquilino, che
- lui era argentino quindi la convivenza poteva essere interessante per chi volesse migliorare il suo spagnolo,
- non ha specificato per quanto tempo affittasse la stanza.
Quindi io gli avevo scritto:
- che lo spagnolo lo parlavo gia',
- che io ero italiana, in caso a lui interessasse imparare la lingua dei poeti,
- che non aveva specificato il periodo di affitto, quindi io tentavo, pur sapendo fosse molto improbabile che lui affittasse per un solo semestre.
L'ingegnere argentino mi risponde che:
- ha la nazionalita' italiana, ma
- non parla la lingua e che,
- si, in realta' cercava qualcuno per tutto l'anno, ma che forse preferisce affittare a me per qualche mese piuttosto che ad un altro per un anno intero.
E si risparmino le facili battute perche' questa e' solo dimostrazione che gli argentini ci adorano. Hanno l'Italia nel sangue.
E quindi corro a casa dell'argentino. Che e' abbastanza bruttina e decisamente sgarrupata, se poi confrontata con la Melrose Place che poc'anzi ho visitato... Io e l'argentino chiacchieriamo un'ora in inglese. Io ormai, gia' dal giorno prima, ho come messo il pilota automatico chiacchiereccio: Bla bla bla. E perche' forse io bla bla bla... Virginia Tech bla bla... Jo March bla bla. Il chercheur bla bla. L'Olanda bla bla bla. Una fatica... Ricorda qualcosa?
Dopo un'ora a parlare in inglese, senza riuscire ad inquadrarlo, gli dico, senti, scusa eh, ma io con gli (ingegneri) argentini sono abituata a parlare in castigliano, ti dispiace se... No porque sabes yo bla bla bla. Me parecia tan raro bla bla ... . Il tipo mi guarda strano e mi fa veramente di solito non parlo castigliano con gli stranieri, poi mi guarda come fossi un'aliena e passa alla lingua di Cervantes, meno male, che' il fatto era che eravamo molto piu' alieni prima...
Saluto l'italoargentino, Ci sentiamo, ci facciamo sapere, si.

Corro indietro a casa di J., recupero MC, che':
- alla fine l'affitto della macchina l'ha firmato lui,
- che' l'affittatore di macchine (ah gia'), dopo avermi chiesto se ero russa (M. la sosia di M. mi aveva appena raccontato la mattina stessa che le chiedono sempre 'Sei russa?') ed io no Sono Italiana, Ah What's his name? Berlusconi? I like that guy
- (....)
- che' l'affittatore di macchine, dicevo, mi aveva chiesto il mio social security number ed a me mi hanno insegnato che la gente in ammerica la deve smettere di chiederti il tuo social security number ad ogni pie' sospinto e quindi io lo lascio a casa.

Corro a casa di J. e becco MC , guidatore ufficiale della macchina, che si sta sintonzzando sulla finale di NBA Boston Celtics-Los Angeles Lakers. Non ho pieta', mi faccio accompagnare da MC a casa di A.. MC non ha ancora conosciuto il marito indiano di A.. MC questo e' il marito indiano di A.. Marito indiano di A. questo e' MC, piacere. E giu' le chiacchiere.
M. la sosia di M. mi richiama e dice che sta andando a casa del fidanzato, ci vediamo li'. Salutiamo A. ed il suo marito indiano. Grazie di tutto, se volete venire a visitare le Rocky Mountains...




MC mi accompagna a casa del fidanzato di M., la sosia di M.. MC viene presentato a G., milanese, fidanzato di M., a C. salernitano che parla inglese con accento salernitano, S., studente danese giovanissimo (ed angelicamente bellissimo), ed E. che viene da Vicenza ed e' stato punto da un insetto oggi andando in bici ed e' appena tornato dal pronto soccorso tutto gonfio, a rischio di shock anafilattico. Il gruppetto e' di un'allegria indicibile, mi mostrano la casetta che e' proprio bella, il bagno ha una vasca da bagno con i piedi, la cucina e' gialla, la stanza dello psicologo americano che forse va a studiare musica in Texas(!) e' blu ed ha un letto ad acqua.
MC is incolla alla tele in soggiorno a guardare la finale di NBA, io e gli italiani ce la chiacchieramo in cucina, sotto lo sguardo di S. il danese. Sono simpatici, la casa trasuda Italia, io mi sento a casa.
Scene di ilarita' totale si verificano quando anche MC viene in cucina. La finale e' noiosa? e' attratto dalla simpatia? c'ha fame? sono le 23 passate ed ovviamente non abbiamo cenato. C. il salernitano spiega a MC, in inglese salernitano come e perche' gli italiani evadono le tasse. Io filmo il tutto ed un giorno' faro' fortuna con un video intitolato Italy4dummies.
Quando scoprono che siamo digiuni, gli italiani, pummarola, ovviamente mettono su una pasta al sugo. MC non ama le cipolle, allora solo Pomi' e basilico che viene dal loro orticello. MC interrogato su com'e' una pasta cucinata veramente all'italiana, dira' che e' uguale a tutte le altre. Ne nasceranno poi discussioni infinite sullo sciovinismo culinario di noi italiani. Dovro' convenire che ce la tiriamo abbastanza e mi vergognero' un poco.

e bla bla bla
bla bla bla
quanto ci piace chiachhiera'
diceva una esplosiva Ferilli, no?


Ci ritiriamo a casa di J. che sara' l'una di notte, la sveglia puntata alle 7, che' ancora voglio visitare l'ufficio internazionale, quel laboratorio mega hi-tech... poi ci scappera' anche una sorta di ostello surreale nel cuore del campus, dove il bagno e' comune uomini/donne con tanto di targhetta uomo o donna da attaccare col velcro mentre fai la doccia.

Dopo queste simpatiche gitarelle, ci spariamo i 350 Km per tornare all'aereoporto di Richmond, riincontriamo Jo March e dottoranda al seguito. Io dopo tutto quel chiacchierare sono sfinita, non ho piu' parole per nessuno -specialmente in inglese- e mi chiudo nella crankiness piu' totale. Il giorno dopo mi do' malata per la prima volta in un anno e mezzo. Quando rivolgero' nuovamente la parola a Jo March, sara' per dirle questo.

Qui tutte le foto.
Non so perche' flikr me le ha tutte mischiate ?


Mi rileggero' un'altra volta, si perdonino i refusi
Adesso vado a prepararmi per una scampagnata alla montagna prima che il chercheur si sfidanzi da me improvvisamente.

10 May 2008

Prove tecniche di solitudine


un post allucinato,
e a puntate, un po' come la vita



Una settimana pesantuccia, impastata di cose tristi, tragiche, surreali...

Lunedi' lo zio marito della giovane zia Susanna ha fatto l'attesa PET. Dopo mesi di terapie, ansie e fasi alterne secondo il modello Kubler Ross, di cui apprendo l'esistenza leggendo Capsicum, d'un fiato corto, qui ed anche qui.
Lo hanno rimandato a settembre. Non sembra un buon segno, ma sono tutti sereni, non dicono niente o quasi. Negazione?
Nel giardinetto (o similia) del San Raffaele gli zii e il mio babbo si vedono passare accanto il neo-ri-presidente-del-consiglio-bandana. Il losco figuro al sentirsi osservato accenna loro un saluto e mio zio gli fa: Si, vambonu. Che non so come tradurre.




Il dottor G, poco piu' che quarantenne collaboratore del dottor Potter, con cui ho passato ore a guardare al microscopio campioni di suolo oleoso della raffineria di Denver e cascate di SEM, XRD, XPS, macchinari che sembravano navicelle spaziali, per cercare minerali di ferro... Eddai, facci vedere un po' di pirite, solo un po', poi cacciava una risata sonora e non voleva arrendersi. Una vana caccia al tesoro. A me -a dire il vero- fregava poco di veder cristalli, nonostante le ore passate con le mani in guanti sudaticci, nel ventre della campana anaerobica, a seccare quei cinque maledetti pugni di terra. Me ne importava poco dei minerali, io avrei voluto vedere batteri, vita. Mi affascinavano gli strumenti-astronave pero', sembrava di vedere asteroidi e non terra macinata al microscopio, ed il dottor G mi teneva sveglia a furia di fragorose risate. Continuo a sentirle. I still hear his laugh, dicevo ieri a Jo March con le lacrime agli occhi. Ho dovuto modificare l'articolo e metterci the late dottor G, ha detto lei, appannata. Non mi cambia obiettivamente nulla nella vita che al dottor G gli sia venuto un attacco di cuore subito dopo aver dato un talk in Canada. Dopo di lui toccava a sua moglie che l'ha visto allontanarsi dall'aula, indispettita, ma come tocca a me, per poi accorgersi della gente che lo seguiva fuori, qualcosa non andava... ma le han detto vai pure avanti, niente di grave, they are taking care of him. Se non e' leggenda, come corrono veloci le notizie nei campus. We are such a community.
Mi devasta l'idea del "funerale", non sarebbe neanche il primo "funerale americano". L'altro mi ha shoccata. Neppure la conoscevo la sorella del post doc che lavora col chercheur. Mai vista. Il contegno, le belle parole e la presentazione in power point con la selezione delle migliori foto proiettate e tutti che sorridono e pensano alle cose piu' belle e degne di essere ricordate. Quasi neppure una lacrima, mentre io sprecavo i fazzoletti, ridicola in tutto quel contegno.
Non cambia oggettivamente nulla. Non lo vedevo neppure da mesi. Just, I keep hearing that laugh.




Mi viene, com'e' banale, l'ansia. Vedo scene, immagino cose.
Dormo gia' poco tra studio, lavoro, adesso l'ansia. La mia e' un'insonnia da mattino presto, mi sveglio alle 5 e non dormiro' mai piu'. All'una e trenta nel cuore della notte mi suona il telefono ed io in un nanosecondo mi sono gia' fatta il mio film personale. Did you order any food?
Hotel room, door
. Ma che dice? Cazzo, sono in preda al panico ma non riesco a scuotermi dal torpore. Non capisco una mazza di quello che mi dice. Mi pare pure di sentirlo dire Mr Chercheur quando gli chiedo chi e' che sta cercando. Chissa' che cazzo di connessioni neurali mi son partite, mentre il cuore comincia ad andarmi a milioni di battiti al minuto e lo sento nella cornetta. Il tizio rimane con me al telefono un discreto lasso di tempo, un po' troppo vista la mia voce impastata di sonno, tremolante di ansia, penso dopo. Cazzo scusati e metti giu'. Non sono io che ho ordinato pizza nel cuore della notte, dormivo e da brava idiota ti ho anche appena spiegato che sono sola in casa e che quando ho sentito la parola hotel ho pensato al mio husband dall'altra parte del mondo che non sono riuscita a contattare negli ultimi due giorni. Ho preso tutto il tempo di spiegarti tutte queste brave cosette e tu hai ascoltato paziente. Un po' troppo, penso, una volta che finalmente abbiamo messo giu'. Poi, com'e' banale, comincio a sentire tutti i rumori del mondo, sono convinta che era il maniaco della tranquilla e felice cittadina di Fort Nox. Poi da uno spiraglio tra le tende vedo la macchina di sarcazzo quale catena, qualcuno che davvero sta consegnando food, ma non basta per niente a tranquillizzarmi. Non ho fiato, sono in un panico irrazionale e ridicolo.
Mi sento un pochino male nel mischiare senza alcun pudore cose autenticamente tragiche con altre totalmente ridicole. Ma questa e' la vita, mi sa' tanto.
Dopo un tempo interminabile passato alla finestra a tener d'occhio l'auto, il telefono squilla di nuovo. Ma che coraggio hai? Ma non hai mollato il colpo? Ma che si fotta il ciccione bulimico che ha ordinato chissa' cosa nel cuore della mia notte e t'ha dato il mio numero di telefono invece del suo. Ti dico piu' o meno questo, e che chiamo il 911 se non mi lasci in pace. Quanto me la tiro. Pero' alla fine il tizio mi lascia in pace... l'auto riparte dal parcheggio dietro casa. Io non dormiro' per un altro paio d'ore, riuscendo pure a leggermi tutto un intero, noiosissimo articolo sul calcolo del coefficiente di partizione delle tetracicline nei fanghi attivi. Il giorno dopo, mentre io saro' uno straccetto buono neanche per la polvere, sara' l'ultimo utile per preparare i dannati dieci minuti di presentazione per il corso di ingegneri. Ovviamente non l'ho ancora provata una volta, nemmeno l'ho finita'. Almeno la mattina dopo mi chiama il chercheur da Barcelona, spaventato dal messaggio che gli ho lasciato all'hotel. Non credo di riuscire bene a spiegargli in che stato pietoso sono. Almeno fa finta di comprendere.




Approposito di fanghi attivi, martedi' siamo andati in gita con una parte della classe a vedere l'impianto di depurazione delle acque di scarto della lavorazione di un birrificio di Fort Nox. Che fa una delle birre piu' buone che io ho mai bevuto, che ha pure un nome che fa bene allo spirito: Sunshine. Il birrificio in questione e' stato eletto il miglior posto di lavoro in tutti gli stati uniti. Da un giornale che si chiama Outside Magazine. Che non so neppure come sia fatto, forse e' questo non ne sono sicura, pero' mi fa un po' specie e quindi ve lo dico. E comunque e' certo che se Fort Nox e' il posto migliore dove vivere negli stati uniti (eletto da Money), il posto migliore dove lavorare (eletto da Outside ?) non puo' che essere a Fort Nox. Lapalissiano. Anche abbastanza allucinante, una volta che hai visto Fort Nox. Dice che nel birrificio organizzano tornei di pallavolo, corsi di yoga e vattelapesca (avranno una palestra nello stabilimento?!). Non da meno, si possono portare a casa non so quanta birra a settimana. Dice che hanno persino un fun manager, uno pagato per fare divertire tutti gli operai ed impiegati.
Abbiamo dovuto camminare a lungo per arrivare alla zona "impianto di depurazione", che' l'hanno messo un po' piu' in la' dello stabilimento e del bel casone bar-degustazione-eco-sostenibile (perche' sai a volte emette certi sgradevoli odorini, -soprattutto visto che, una delle poche cose che ho capito del tour, hanno un impianto anaerobico-). Camminavamo in questo posto incantato, tutti sorridevano ed emanavano felicita'. Io, non so bene se c'entri, pensavo a Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato. Erano felici gli Umpa-Lumpa nel film? Visitiamo qui e la', l'ingegnere responsabile ci mostra il bacino di aerazione, ci mostra lo strato di cemento sotto il quale c'e' il bioreattore anaerobico, ci addita il pallone che stocca il metano prodotto dalla fermentazione degli scarti, dice che poi ci mostra il cogeneratore di elettricita' e calore dove il metano viene bruciato. Io non sono sicura di capire quello che dice l'ingegnere sorridente, ma annuisco, muta. Non faccio una sola domanda. Poi ci porta a visitare il laboratorio dove finalmente vedo dal vivo un cono di Imhoff, non so come ho fatto senza. Poi ci porta nello stanzino dietro il laboratorio dove avviene il dewatering dell'activated sludge (i fanghi attivi). Ed all'improvviso emetto il mio primo ed unico suono in tutto il tour (almeno prima di passare alla zona degustazione. Sul lato del macchinario, al momento spento, che apprendo ora chiamarsi MONOBELT®, c'e' una targhetta di metallo (tipo soldato in guerra) con sopra scritto Teknofanghi, Cernusco sul Naviglio. Questa e' italiana, dico, additandola.
No, dico, in the best place to live in all the u.s., in the best place where to work in all the u.s., c'e' un macchinario della teknofanghi di Cernusco sul naviglio, mica pizza e fichi.
In caso non si fosse capito.





In tutta questo panorama amaro, sfocato, stanco, ieri sera, leggo da qualche parte che Calderoli e' stato nominato Ministro della Semplificazione. Mi stropiccio gli occhi stanchi e riguardo i pixel appannati. Avevo letto bene e mi monta dentro una di quelle acidita'. Mi sara' perdonata un'esclamazione, che sara' banale ma non posso evitare. Ma semplificami sta' grande minkia. Ecco, non che mi senta meglio, pero'.
Ma dai ma non puo' essere vero. E come'e' che non trovo nessun commento su Repubblica o chesso' altrove?





Ce ne avrei ancora, sempre intorno al mio ombelico,
blogger della domenica...


Fuori c'e' un tempo olandese, mentre in Olanda splende un sole catalano ed in quel di Barcelona piove piogge pluviali.

Mangio intere tavolette di cioccolato per pranzo, guardo puntate di CSI alle otto del mattino per non aumentare l'ansia quando e' sera.
Ho finalmente parlato, ieri, quei dieci minuti davanti a diciassette ingegneri che mi guardavano imperturbabili. Madonna che brutte facce. Decisamente parlare in pubblico non fa per me. Mi avvolgo in qualcosa di piu' intimo. Quindici pagine, da scrivere, mi separano dalla fine del capitolo.
Stasera la finale terzo quarto posto del campionato di calcio a squadre miste. Il mio piccolo sogno nel cassetto, anche se ogni sabato mugugno che no, stavolta proprio non c'ho voglia.
Stasera devo segnare un gol, che forse e' l'ultima. E se non lo segno e' brutto, bruttissimo segno.
Ora vado a fare un M13 del campione 121 che ho ri-trasformato ieri pomeriggio. E' sabato, sara' sabato anche tra le quattro grigie mura del laboratorio condizionato.

15 December 2006

Varicella spaziale



Ho un potere soprannaturale. Quando sono davvero tanto stressata, incapace di gestire gli eventi, riesco -con la forza del pensiero- a farmi venire un malanno che mi costringe a letto. Somatizzo. Capirai direte voi. Capirai dico anche io. Non importa se il rapporto di causa-effetto in realtà é rovesciato, tipo non ce la faccio proprio-perchè-mi-sto-ammalando, mi piace credere che sia un sistema di sicurezza, frutto della forza della mia mente.
Il rito magico passa attraverso l'immaginarmi chiusa in bagno alla Magda a dire Non ce la faccio più. Se il rito riesce male, nel giro di qualche ora mi viene uno stupido e dolorosissimo herpes simplex sul labbro, del quale non me ne faccio nulla. Non mi costringe a letto, niente baci, nessuna pietà. In genere però funziona, esplode la febbre, la bronchite, una volta sono riuscita a farmi ricoverare per l'appendicite. Dopo l'operazione, non contenta, ed ancora parecchio stressata dal maldivivere, ho ottenuto una febbre persistente ed inspiegabile. Al decimo giorno di ricovero, s'è scoperto che avevo un ovaio grosso come un pompelmo, non che necessariamente centrasse qualcosa con la febbre. Però un dottore mi disse che forse si erano sbagliati e la mia appendice era sanissima. Fa niente, dissi io, non mi sarebbe potuta accadere cosa migliore negli ultimi dieci giorni. Vuoi mettere io ricoverata in ospedale e tutti i miei problemi là fuori? E l'ebbrezza dell'anestesia totale? Ciaooo, vedetevela voi.

Sta volta è andata in maniera più originale.
Mi visualizzo in versione Magda, comincio, come da manuale, a sentire il principio di uno splendido 39-39.5 (anche se il termometro non lo ammetterà mai). Sarà forse stata la corsetta in felpina di quaranta-minuti-quaranta sul lungomare-in-tempesta di sabato scorso che-il-freddo-era-appena-arrivato-e-non-me-ne-ero-accorta? Mha.
Che bei tempi la settimana scorsa, che era ancora come primavera e si andava al mercato, si mangiava frutta e verdura, s'andava in piscina, in bici e a correre in riva al mare. E si limitavano i cerotti alla nicotina e nonostante questo si teneva a bada la fame chimica con pratiche zen, olii essenziali, caramelle alle erbe. ---Che ora che ci penso mi faceva un baffo quel fregnaccione di Allen Carr. Che allora lo scrivo anche io un libro su come si smette di fumare.--- E si facevano pure gli gnocchi. Che buoni i miei primi gnocchi, conditi con un esperimento di pesto di sedano.
Non come ora che manca solo l'acqua e siamo come gli alluvionati, in frigo ci sono un finocchio avvizzito e due carote marce, mentre io mi nutro di cuneesi al rum e panettone. Le padelle già imballate. E non ci penso neanche a contrastare la fame atavica che mi attanaglia. La assecondo, la faccio esprimere, ha ragione lei. La settimana scorsa avevo ritrovato la pelle di pesca ed il tono muscolare dei miei diciotto anni, oggi tossisco orribilmente e il bottone dei pantaloni salta ad ogni passo.

Tra questo e mille altri pensieri attendo fiduciosa il malanno. Sembra che arrivi, poi pero' quella sensazione da imminente scoppio di una febbre micidiale scompare, lasciandomi solo la terribile tosse. Si vede che in qualche modo ho preso coscienza di quante volte mi sono ammalata nell'ultimo anno e mi son detta Non è possibile, 'sta volta è il turno di qualcun altro. Quindi è venuta la varicella alla piccola Teta. L'effetto è stato uguale, perché siccome la sua mamma ha trovato lavoro da poco, zia Squa -come da manuale delle brave amichette- si è impegnata a 'curarsi di lei' fino alle ferie della lavoratrice-mamma, riuscendo così a scampare pulizie, scatoloni, vai-in-banca, affitta-il-fugone, per tre-mattine-tre. L'ho scampata part-time, ma l'ho sempre scampata. Mi sono proprio curata di lei. Sto meglio ora.
Anche se è stata dura, la sera non riuscivo ad addormentarmi e la mattina verso le nove arrivavo da lei in coma. Anche lei non aveva dormito ed era in coma. Ci guardavamo comatose, io seduta sulla sedia e lei sul tavolo, ogni tanto partiva un colpaccio di tosse (pure lei messa male), ogni tanto le soffiavo il nasino. Poi ricominciavamo a guardarci, stanche. Nove e trenta, dieci, la merendina. Io un caffè. Un pochino meglio. E attaccavamo a giocare con la cucina fragolina.
Teta posso avere un te ed una fetta di torta?
Hai messo l'acqua per la pasta?
Zia Squa la vuoi un po' di Socca?
Mmm leggerina, preferisco la peperonata dai.
Gliel'ho regalata io al suo compleanno la cucina fragolina. Chissà perchè.

Poi c'è stato un evento che verrà annoverato tra i peggiori traumi della mia vita adulta. Non potro' fare un figlio finchè non lo supero. Ci siamo appena fatte un'infusione -per digerire la peperonata- e Teta vuole aspergere tutta casa con la bustina di menta esausta. Glielo impedisco. Tipo che la sgrido, niente, elimino dalla sua portata l'elemento di delirio, scoppia a piangere. Una parolina dolce, nulla, due, tre, nulla, piange imperterrita. Che per carità l'ho vista nascere, ha fatto il suo primo passo una sera mentre arrivavamo per cena (era il cinque dicembre 2005 e non parliamone più). Dopo che aveva imparato a dire mamma, papà, pappa, l'ho lavorata ai fianchi e non l'ho mollata finchè non ha detto il mio nome. Ad un anno e mezzo circa le ho insegnato a dire cuoio capelluto. E ci sono riuscita. Ovviamente sa anche cos'é. Ciao Teta, come stai? Come sta il cuoio capelluto? Lei mette le mani alla testa e fa Tutto a posto. Insomma ci conosciamo e vogliamo molto bene, però era da un po' che non restavo sola con lei e 'sti bimbi imparano alla velocità della luce le tecniche per averla vinta. E non potevo farle innaffiare la casa di menta. Basta parole dolci, la ignoro, lei continua. Le faccio il verso, continua piu' forte. La ignoro nuovamente finchè non si stanca e smette. Erano le 11.30. Non mi ha rivolto la parola fino alle 12edieci. Non una. Ad un certo punto le è scappato di dire una cosa (è una chiacchierona), si è ricordata che non voleva piu' parlarmi ed è tornata nel mutismo. Ho provato a prenderla in braccio titubante, ho capito solo tra le righe che non voleva scendere. Voleva stare lì e guardarmi fissa con quello sgurado di rimprovero, muta. E' stato orribile. Volevo piangere io. Quando ha ricominciato a parlare non é che mi aveva perdonato, era arrivata la sua mamma.
Il giorno dopo abbiamo fatto un pasto di quindici portate, questione di stare occupate nell'attesa di capire la tecnica vincente per farla smettere di piangere, nel caso in cui. Ma non abbiamo bevuto l'infusione, non quella vera per lo meno.

Mi dispiace di dove sia andato a colpire il cupido-somatizzante, anche se comunque la varicella meglio ora che poi. Pensavo a questo quando ho chiamato mia madre per assicurarmi che la varicella l'ho davvero fatta prima, io. Va bene somatizzare... E lei mi fa' Mi pare di si. Dopo un'ora di sforzati, visualizza, Si, si, avevi un anno e mezzo.
Poi mi spuntano uno, due, tre puntoni rossi doloranti in faccia...
Ma erano [sono, saranno ancora per quanto?] mega brufolonis direttamente da Cuneo. Tanto per solidarietà con chi una malattia ce l'ha davvero. E gliel'ho mandata io con i miei superpoteri.