Showing posts with label parità. Show all posts
Showing posts with label parità. Show all posts

04 February 2014

don't leave before you leave

Il chercheur mi ha consigliato -insistentemente- di guardare questo TED talk, puntualmente mi ci addormentavo davanti e lui si spazientiva: guardalo, resisti che è importante. Ieri ce l'ho fatta e lo condivido con voi. Lo dedico soprattutto a Robin nel nido, -non perchè ci sia un qualche messaggio specifico che penso sia indirrizato a lei- ma perchè credo che siano parole interessanti. In realtà per Robin oggi volevo postare le domande dell'appraisal olandese ma non ci sono riuscita.


Potete anche ritrovare il video seguendo questo link e scegliere i sottotitoli o il doppiaggio nella lingua che preferite e anche il testo, che riporto qui sotto in inglese (il grassetto, le sottolineature e i colori sono miei), ma che potete ritrovare anche in italiano sempre seguendo il link.




06 June 2013

Critica al mammocentrismo - parte seconda (del farsi da parte)


Si, ma tu Squa che cosa pontifichi a fare? Certo è facile per te dire che sarebbe bene se le mamme non stessero al centro. Tu c'hai un compagno super presente (tecnicamente parlando un marito, ma la parola compagno mi piace di più). Ecco, appunto, è proprio qui che mi voglio. Io per prima tesso sempre le lodi del mio compagno per essere il mio socio paritario in questa avventura. Se non lo dico esplicitamente, penso costantemente quanto sono fortunata rispetto alla media di quello che vedo o sento. Sto pensando, però, che mi faccio un gran torto in questo modello di pensiero tutto gratitudine e fortuna cascata dal cielo. Ne ho abbastanza di essere sempre così avara di meriti con me stessa. Io sarò anche fortunata, ma sono anche artefice attiva di questa fortuna. Che ho assecondato, coccolato, curato come una cosa preziosa.  La materia prima c'era indubbiamente, ma poi io me lo sono voluto meritare un compagno socio paritario in azioni.


Flashback fine febbraio 2012
Il Pistacchio ha poche settimane, suo papà allo scadere della seconda è tornato a lavorare. Per me  giornate intere a casa con un fagottino ancora tutto da capire. I punti che per una serie di circostanze hanno quasi fatto infezione e non si rimarginano mai. Le difficoltà infinite con l'allattamento. Un'ora per poppata, otto volte al giorno, lo sfinimento. Le coliche delle 18 circa, ogni giorno. Dedicarsi completamente a lui. Inventarsi una giornata.
C'era poi un momento un po' magico in cui papà tornava a casa dal lavoro, ad interrompere quella solitudine. La solitudine per eccellenza, quella di una mamma sola con il primo. C'erano i biberon di mezzanotte con il latte tirato al primo mattino, quando era abbondante. C'erano i turni. Io a letto prestissimo, dopo la poppata delle 20, poi papà era on duty per preservare le mie ore di sonno, nella fascia oraria per me preziosa. E benedetta sia sempre la nostra complementarietà del sonno.

In quelle settimane iniziali la prima crisi, santa crisi e santo chercheur che gli ha saputo dare voce. Però brava pure io che ho saputo capire, senza neppure formalizzarlo a parole. Lo sto facendo adesso per la prima volta. E' stato quello il punto centrale della questione. Lì nasceva il quattromanismo, con una sorta di giuramento, di promessa, di fiducia che qualcuno sentiva dovesse essere accordata. In quelle settimane avevo ovviamente accumulato distanza conoscitiva sulla *materia Pistacchio*. Dopo due settimane di luna di latte, adesso ero io sola a passare tutta la giornata con lui e lo scarto di conoscenza cominciava a pesare.
E' febbraio 2012 e noi stiamo parlando di tettarelle da lavare o di orari, non ricordo. Forse sono particolarmente stanca o forse nervosa. Il chercheur ad un certo punto mi dice: ...io però così non sono sereno. Ho paura di te, mi sembra che per te ogni cosa che faccio con il piccolo non vada bene. E io che mi sciolgo in tenerezza. Perchè io non pensavo assolutamente in quei termini. Non lo pensavo razionalmente, non lo volevo pensare, ma probabilmente il mio atteggiamento lasciava trasparire un qualcosa tipo: io so cosa è bene per il mio piccolo, tu no, quindi fai come ti dico e punto. In queste circostanze il messaggio che arriva ad un padre spaventato e rimasto indietro è: solo io, mamma, sono in grado di occuparmene come si deve. E' poi vero che in quella fase si è abbastanza leonesse, non è vero? Guai a chi si avvicina al mio piccolo, alla larga. Ecco perchè il momento delicato con un papà che vuole occuparsi della prole è proprio questo (se non c'è volontà allora inutile che ne stiamo a parlare).

Se non aiutiamo i nostri compagni (quelli che vogliono, beninteso) a recuperare lo scarto che la natura ed i ritmi di vita, e per esempio un lavoro impegnativo, (im)pongono. Se li teniamo al di fuori, è chiaro che faranno fatica a sentirsi parte di quel meraviglioso tutto.

L'immagine che mi appare è quella di una mamma con suo figlio in braccio ed una sorta di  cerchio intorno. I padri si sentono irrimediabilmente fuori da questo cerchio, fatto di mesi di grembo materno, travaglio sulla nostra carne, tempeste ormonali, fiumi di latte. Ci guardano da fuori con sentimenti misti suppongo. Vivono spesso tutto questo anche con una sorta di senso di colpa.
Quello stesso senso di colpa ci garantirà, se lo vorremo prendere, la detenzione di un potere forse (ma solo forse) ancestrale. Lo strofinaccio power, di cui parlava in modo molto interessante Lorenza, qui.

Io credo valga la pena rompere questo incantesimo.

Allora potremmo alzare lo sguardo dal nostro piccolo attaccato al seno, prendere per mano il suo papà ed invitarlo nel cerchio.  E qualche volta magari lasciargli anche tutto lo spazio, restare un attimo in disparte a scattare una preziosa foto, anche mentale.


18 May 2013

Critica al mammacentrismo - parte prima (o dello spazio genitoriale)


da qui



Ho scritto una cosa forte e so potrà essere usata contro di me.
Tanto Squabus è quella che lei per prima non si fida di sè come mamma, che stai pure ad ascoltare quel che dice? Eppure io non posso negarlo, è proprio così. Nella mammitudine, come nella vita tutta, la mia unica certezza è il dubbio.


15 May 2013

quando un papà fa il papà


Le riflessioni sul mammocentrismo sono rimaste un po' in sospeso, non che le abbia trascurate. Seppur nell'ombra, lavorano, si confrontano e cercano di prendere forma. Intanto oggi faccio una cosa che non va neppure troppo fuori tema e che avrei voluto fare il giorno della festa della mamma, ma poi mi sono persa via, che peccato.

Devo, assolutamente devo, imprescindibilmente, allegramente, voglio aderire ad una iniziativa bellissima promossa da Daniele di BabbOnline. E sono contenta di farlo proprio in coincidenza del suo bellissimo ultimo post:  “...io che non parto e sto a guardarti e che rimango sveglio...” . E le sue parole le voglio anche incorniciare. Perchè restare può non essere rinuncia, ma la conquista più grande.




26 April 2013

Mamma a tempo pieno ?

Della serie Parole da incorniciare, per guardarle a lungo e rifletterci parecchio. Parole proprio importanti, utili, inspirational o semplicemente belle. Mentre il blog scorre via, per definizione, provo a farne istantanee che so un giorno avrò voglia di riguardare.



qualche giorno fa scriveva del lasciare il lavoro per dedicarsi a fare la mamma a tempo pieno. Cito solo la fine del post. Che è un post bellissimo che mi ha toccato un po' di corde critiche per così dire.  
Forse è vero, forse una donna che sceglie di non essere indipendente economicamente decide di mettersi nelle mani di un uomo. Il fatto, però, è che una donna, con tutti i suoi sogni, in due mani non ci sta. E allora preferisco pensare alle braccia di quest'uomo. Braccia che stringono, e accolgono, e sostengono. Senza essere proprietarie.

18 April 2013

Fathers are just as good as mothers... + ref 2

Il chercheur, si sa, legge Nature a colazione. E se no che chercheur è? Nature è una delle riviste scientifiche più prestigiose, dove pubblicano i più grandi scienziati del mondo (cit).

Io invece gli racconto delle interessanti letture che faccio su Genitori Crescono e per esempio del temone di questo mese  (scelte genitoriali e stili di accudimento facile facile, no?). Nei commenti ai post ospitati sul tema, a cura della psicologa Elena Sardo  (qui: Attaccamento, qui: Base sicura e limiti e qui: Assetto materno, P.S. qui: I vizi dei bambini e...),  ci sono state diverse osservazioni sul fatto che  la "figura primaria di accudimento”  nella letteratura è -o per lo meno sembra- automaticamente associata alla mamma, anche se la società evolve e di padri che si occupano dei figli per così dire in primissima linea ce ne sono e sempre di più. Il tema mi interessa moltissimo.
 
Ieri mattina il chercheur mi ha mandato il link ad un articolo comparso su Nature communication, che è una rivista spin-off di Nature, appunto. L'articolo titola:  I papà sono bravi tanto quanto le mamme a riconoscere il pianto dei bambini. Non sono un'etologa o una psicologa come i ricercatori che hanno fatto lo studio e pubblicato il paper, però avendo accesso al giornale ;)  ho pensato di leggerlo e condividere e tradurre almeno l'abstract, per chi in inglese non c'ha voglia. Non sono una specialista del campo e non sono una traduttrice (ma quanto è difficile?) mi si perdoni la grossolanità. Se qualcuno vuole fare meglio è benvenuto :)

19 March 2013

Genitori a quattro mani


Caro Pistacchio,

devi sapere che genitori a quattro mani lo siamo stati fin dal primo giorno. 

Fin dall'affacciarsi delle due lineette. I tempi erano così duri che sentivamo di doverlo dire alle persone più vicine, anche se era davvero troppo presto. Come dire, se non ci riusciamo noi, aiutateci voi a difenderci da  tutta quella sofferenza, capitata esattamente insieme alla gioia più grande. Così, per proteggerti, abbiamo annunciato subitissimo che eravamo incinti.
Eravamo così indissolubilmente incinti che siamo andati insieme mano nella mano a praticamente ogni visita ed ecografia. Ci tenevamo per mano e ci commuovevamo a sentire il tuo cuore.

Genitori a quattro mani perchè lo siamo spesso letteralmente. Per tutte quelle volte che ci troviamo in  tre sul fasciatoio... sembrerà assurdo a chi non pratica il parenting a quattro mani, ma fin dalle tue prime settimane abbiamo trovato molto meno faticoso cambiarti insieme tutte le volte che era possibile, piuttosto che cambiarti da soli la metà delle volte. Non significa che non ne siamo ed eravamo perfettamente capaci individualmente. Solo che a quattro mani è più facile... e anche bello.  Si chiama effetto cooperativo e non è una nostra scoperta.

16 March 2013

Mamma che lavora a tempo pieno. Ma chi io? (Gulp)

Un post che vuole raccontare una situazione vissuta come discriminazione di genere.  
Impercettibile, involontaria ed inconsapevole, quindi pure in qualche modo peggiore.
Un post forse (ma forse, non so mica) un po' paranoico che spera di essere letto e commentato anche da uomini. Così per capire il livello di paranoia registrato da altri da me. Altri anche in senso di genere.


Era gennaio. Un gruppo del centro nazionale di ricerca francese mi contatta. Il curriculum fitta, le mie motivazioni giudicate molto buone, mi invitano quindi per un colloquio con il direttore del gruppo, poi un secondo coi suoi collaboratori. Il direttore mi offre il posto ed allora io avanzo la mia richiesta di un contratto all'80%. Dice che si informa, poi organizza un incontro per discuterne con quella che chiama la gestionnaire (che già suona malissimo, pòrella - n.d.Squa: sarebbe la segretaria amministrativa dell'istituto). Essendo un posto in una struttura pubblica, sapevo già che non ci sarebbe stato il minimo spazio per negoziare alcunchè a livello economico.

Ma a me più che della pecunia, interessa del mio tempo. Anche se non c'è spazio a negoziare niente altro sono comunque fermamente decisa a difendere almeno il Mamadag

14 March 2013

Elucubrazioni su 3,4,5 giorni di nido

Sottotitolo: Papadag non pervenuto e anche Mamadag minacciato
Intimamente e sinceramente disposta a volgere al nuovo, al bello, al sole... il problema è che mi sento fisicamente ed oggettivamente una ciofeca. Al momento reduce dal quinto o sesto piccolo ma invalidante malanno da quando il 2013 è tra noi. Come non bastasse, anche un maldischiena tutto nuovo, che quelli di prima si erano stufati di me ed hanno mandato il compare sconosciuto, ugualmente rompipalle, ma di diversa natura.
Intanto il tempo sta per scadere e tra due settimane o poco più mi ritroverò tra i banchi di un nuovo lavoro.


08 March 2013

Mamadag

Sottotitolo: la mia esigenza di parità

Disclaimer: le cose che racconto e i dettagli che preciso, si riferiscono al pezzettino di mondo in cui ho vissuto io: un lavoro in una università di una piccola cittadina medievale e deliziosa. Potrebbero non applicarsi ad altri contesti olandesi


Mamadag, parola olandese (e figurarsi se non si tornava all'Olanda... mi si perdonerà) che significa giorno della mamma. E' quel giorno della settimana che la maggiorparte delle mamme lavoratrici olandesi stanno a casa dal lavoro per i primi anni di vita dei loro figli. Ripeto ancora una volta che questo applica per lo meno alla realtà che ho vissuto io.