18 June 2014

Di fantasmi sorridenti e arcobaleni

Excusez moi ce tram s’arrête-il place de la comédie?
La voce era lieve, l'accento forse un po' incerto. O forse questa è stata solo suggestione. Il tuofrancese non era così buono, la pronuncia era terribile. Ma chissà? forse in questo anno e mezzo che ti porto con me hai fatto progressi?

Ho alzato lo sguardo e ricambiando il sorriso ti ho detto
Oui bien sure c'est juste le prochain arrêt
mentre lo dicevo mi sono accorta che eri tu e ho sentito i miei occhi farsi grandi.  Mi hai sorriso di nuovo sotto il cappellino di paglia blu e gli occhiali da sole, mentre io pensavo che  i cappelli di paglia ti sono sempre piaciuti e che avrei avuto una sola fermata per noi. E che anche prima avevi un paio di occhiali di quella forma. E che su quel tram eri così sorridente e pacifica ed io non ricordo di averti mai visto così.


Nel breve tragitto da Gare Sait Roch a place de la Comédie il rubinetto si era già aperto, mentre io ravanavo in borsa a cercare gli occhiali scuri. Non ho osato sbirciarti oltre ma ho scattato una raffica di foto, le ho rubate per poterti osservare in differita. Non ho pensato neanche per un attimo che riguardando le foto più tardi avrei invece dovuto constatare che mi ero sbagliata. Non ho dubitato. E questo è troppo strano, questa cosa da sola sa di miracolo. Ti ho rubato mille foto anche per poterle mostrare a qualcuno, in modo da condividere questa certezza.

E infatti poi le ho mandate per uazzap, prima al mio fratello piccolo e tenero, poi a quello grande e scettico. Poi a zia Susanna ed infine a Elle la cuginetta adorata. Al chercheur le mostrerò stasera. So già che mi abbraccerà stretta e sorriderà. Lui ci crederà. Lui in realtà non crede in niente, ma trova che tutto è sacro. Come diceva Uma Thurman in Cowgirl. Vorrei rivederlo quel film.

Io non riesco a credere in niente. Ma mentre scendevi dal tram ho accettato di lasciare ogni resistenza e crederci.  Che si, eri proprio tu.


Le stesse espressioni, lo stesso modo di tenere la borsa, la stessa maniera di girare il capo, la stessa aria smarrita, ma più sorridente, serena e pacifica.  Avrei voluto rincorrerti e dirti... Dirti cosa?
Io penso che sia arrivata l'ora di crederci. Che siccome io non riesco a sognarti tu allora ti nascondi in quella dottoressa. E poi nella titolare. E poi nelle signore che incontro per strada. E in quell'arcobaleno che è apparso quel giorno ed era così perfetto e io ero così perfettamente al centro e lui mi circondava così perfettamente in un abbraccio di colori. Uno grande e netto ed uno più piccolo e meno marcato. E' uscito persino sul giornale, ma le foto sul giornale non rendono giustizia, perchè quell'arcobaleno era per me, era mio. Si stagliava sul cielo di Sans âme e mi abbracciava.


E io ora ci credo che siccome io ogni volta mi giro dall'altra parte, pur commossa, oggi hai deciso di darmi un piccolo colpetto sul braccio e chiedermi un'informazione. Proprio oggi che nellla borsa dei libri della Biblioteca per Pistacchio sono riuscita a inserire un libro per me. Si intitola Fai bei sogni ed è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa.




Sul tram della linea uno, quello blu con gli uccellini, una giovane donna con affianco un bimbo seduto in un passeggino, ricambiava il sorriso di un altra donna dall'aria smarrita. La donna giovane ha guardato l'altra scendere dal tram, poi protetta dai suoi occhaili scuri è scoppiat in un pianto sommesso guardando fuori dal finestrino.

Riesco solo a scrivere di te.

03 June 2014

La duennite, ovvero noi mamme di duenni, in due parole due: perfette squilibrate (edit)

***Post sponsorizzato***


Disclaimer1: questo post non parla solo di bimbologia, lo prometto. Almeno lo spero. O forse dovrei sperare il contrario?

Disclaimer2: chi mi conosce lo sa, io sono quella dei genitori a quattro mani, dei diritti e doveri al 50%, della parità, della conciliazione bisessuata (ho cambiato l'etichetta e la chiamerò così che mi piace moltissimo) e vattelappesca. Pur essendo i bimbi duenni tosti-tostissimi per entrambi i genitori, la parte genitoriale squilibrata mi sembra sia solo quella femminile. Saranno gli ormoni, ma si sà che per me è sempre colpa/merito loro. Ditemelo voi se è vero, io mi sento molto, molto, molto ma molto squilibrata. Pure senza duenni al seguito non ero tanto dritta, diciamo la verità vera, figuriamoci così. Questo soggiorno -forzatamente più lungo del solito- nel paesino dell'hinterland milanese mi sta aprendo riflessioni infinite di bimbologia e cose così, che se solo forzo il blocco e riesco a scrivere vi inondo di pensieri, parole e tutto quello che va avec. No perchè noi a quest'ora dovevamo essere a Lisbona in attesa di un attesissimo, strepitoso e strepitante sposalizio matrimoniale, dell'amica mia cara, qui detta dottoranda portoghese, amichetta del paesello medievale olandico. Evento che Squabus aspettava trepidante, l'ho già detto. E invece la maledizione del biglietto aereo emesso senza assicurazione alcuna, ha colpito ancora, ha colpito duro e ha colpito proprio noi. Giusto a ridosso del matrimonio il chercheur si è ammalato della peggiore delle sue famigerate tonsilliti, quelle che gli hanno fatto i peggio scherzi nei peggio momenti della giovinezza. Effettivamente era un po' di tempo che non si facevano vive. E invece la tonsillite, ora lo so, è rediviva, è qui e lotta contro di noi, che per colpa sua siamo ancora in terra italica.



Che poi la permanenza allungata in terra italica, i tre cugini uno a 14 mesi di distanza dall'altro, il mio ovviamente nel mezzo - la maledizione del medio pare sia contagiosa e sia passata per linea verticale da mamma e figlio- offrono un panorama variegatissimo per pensare alla genitorialità e la bimbologia. Insomma più che una vacanza una bomba bimbologica. Ma non era esattamente di questo che volevo parlare. Se mi sblocco davvero poi ne parlo. Voi fatemi il tifo, che ne ho un gran bisogno. Intanto fatemi sproloquiare. Pazienza.


Ma quando inizia sto post?



La mia amica Emme è roba potente. Incontrare la mia amica Emme e la sua famiglia è sempre come salire su una giostra già in corsa e non avere il tempo per ambientarsi al turbinio e dover scendere e poi andarsene in giro tutte spettinate, sconvolte, ipereccitate e disorientate. Che poi sulla giostra ci siamo saliti davvero più tardi quella mattina, io Pistacchio e i bimbi di Emme. Avevo la nausea e mi girava tutto. La mia amica Emme, ne avrei bisogno di un distillato da bere nei momenti di down. La mia amica Emme, ora che ci penso, il distillato me l'ha messo in borsa appena ci siamo incontrate, sotto casa di mio padre, mi ha detto bevilo, mi raccomando, ti farà bene, ti vedo troppo giù. Il distillato potente ha fatto effetto e si vede tutto. Lo vedete anche voi? Ma cerchiamo di andare per ordine. SOno arrivata giù in strada col mio duenne nel passeggino, lei ha lasciato la macchina qui e ci siamo incamminate da lei, a S. farà piacere vedere Pistacchio, forse anche a A.


S. è la sua bimba cinquenne, A. il grande, ne ha 8. Li ho visti entrambi più piccoli che non ero ancora mamma e -iddio mi perdoni- ho pensato che erano due bambocci difficili e antipatici e che essendo sinceramente sincera non avrei più voluto rivederli. Anche la mia amica Emme non la frequentavo con piacere a quei tempi. Oggi ho fatto i calcoli, in quei periodi S. e A. avevano due anni. E il punto del mio scrivere oggi è questo, prima che mi scappi: che non c'è niente da fare: noi mamme di duenni siamo la feccia dell'umanità. I paria. Gli ultimi. La buona notizia è che poi allora passa. La mia amica Emme è di nuovo una persona che ti viene voglia di chiamare, che ha energie da vendere e pure da spacciare, leggi più sotto. E' tornata e mi da speranza che anche io, prima o poi, tornerà.

Ecco, ora, però, poi, io ho pensato anche questa cosa. Che frequentare persone con bimbi più grandi può essere destabilizzante. Persino molto pericoloso. Penso che i genitori di bimbi di 2+n anni si dimentichino di cos'era lo sfianco del tantrum del duenne, il vivere con quella bomba ad orologeria accanto, il dosaggio delle energie, la fine strategia della previsione, dell'organizzazione, della negoziazione, del non mollare MAI, perchè chi molla è perduto. O forse semplicemente questi che mi sono capitati oggi non erano genitori rigidoni come me e quell'uomo cagionevole del chercheur. E allora davanti al tuo pargolo (detto Pistacchio) nel peggio dei tantrum e tu che dici, dai vabbè mi sa che è meglio se rientriamo, loro ti dicono, ma no, che sarà mai, andiamo a prendere un (altro????) caffè, dai che ha solo fame. E tu che HAI MOLTA VOGLIA di parlare, di raccontare, di ascoltare, di farti pure cazziare, sei lì che cerchi di intuire se è più il beneficio che otterresti da una chiacchierata frammezzata di negoziazioni estenuanti o la fiacchezza dei tantrum a ripetizione che si abbatteranno su di te se non cambi immediatamente lo scenario attuale per il tuo duenne ad orologeria. Chè già questo quadretto, della tua amica spacciatrice, è esplosivo per te, vogliamo immaginare per il tuo cucciolo (dovrei aprire una parentesi che non apro) ?

Insomma coi genitori di bimbi di 2+n anni ci si potrebbe sentire molto squilibrate. LA cosa che ti salva è che tu hai visto i LORO figli a 2 anni e non avresti voluto vederli MAI più, poi per fortuna li hai rivisti e non avevano più la duennite. Anzi ora sono carini, simpatici, ti sorridono e ti fanno le domande. Con A abbiamo memorizzato 4-5 date di nascita, il ragazzo ha un dono, e poi senti di stargli simpatica e lo adori, dici fa' che il mio diventi come lui, fa che io gli piaccia un decimo di quanto sento di piacere a lui, che al momento ti senti una ciofeca brutta e cattiva. I due anni è proprio vero che sono terribili, sono devastanti. Che a volte me lo dimentico. Io forse non sono depressa, io forse ho solo il toddler blues. E' una malattia molto potente e pericolosa, passa solo col tempo quando gli anni da 2 diventano 3, possibilmente 4, ma anche 5. Passa. E non venitemi a dire che poi è peggio. Io le mie amiche con bimbi duenni me le ricordo ed erano orribili squilibrate. Come me adesso. Io mi guardo allo specchio e hai voglia c'ho una lista di giustificazioni al mio status devastato del momento (volendo vedi sotto, ma anche no). Ma la duennite forse forse vince su tutto il resto.


Ma non siamo mica riusciti ad andare con ordine.


Camminavamo da casa di mio padre a casa di Emme. Emme a 250km/h, io arrancando con Pistacchio sul passeggino. Ogni tanto cercavo di frenarla, ma perchè corri? ( Io ho bisogno di respirare, quello è legato e zitto, fammi durare questo momento più a lungo possibile: il pensiero inespresso e inesprimibile). Emme diceva hai ragione, ma tempo 20 secondi il passo le andava al trotto inconsciamente. Una fatica immane starle dietro.

Così in un batter d'occhio arriviamo a casa sua. Incrociamo i suoi bimbi sul pianerottolo che stanno andando su dai nonni. Ah gioie e dolori dei nonni che abitano al piano di sopra. GUardate c'è Pistacchio, tornano giù per le scale, entriamo a casa sua. La bolgia più totale mi pervade di sollievo. Non sono la persona più caotica del reame. Invitateci a cena a me e al chercher, al più presto, che lui possa vedere che io non sono la peggiore, che il caos può nascondersi anche dietro quella persona meravigliosa della mia amica Emme, che è solare, allegra, bellissima e pure caotica. Tiè. La amo. E la amo anche per il suo caos. E anche perchè è più grande del mio. Grazie Emme, non cambiare mai, ti amo come sei. Entriamo in casa sua e suo marito è impegnato in una discussione animatissimissima di lavoro, nonostante sia sabato. Pistacchio va a guardare incantato l'acquario (come sopravvivono i pesci in questa bolgia?), poi viene invitato in camera dei bimbi.

Poi non ricordo, ho un buco spazio-temporale, so che ad un certo punto le ho chiesto: Ma ci sono i tuoi? Io amo i suoi genitori. Tra i 15 e i 18 anni hanno rappresentato l'idea di famiglia per me. Adoravo stare da loro e fantasticavo di essere la loro terza figlia.

Mia madre è a Londra, c'è solo mio padre coi cani. Saliamo e un cagnetto fulvo salta addosso a Pistacchio. Anche il cane si chiama Pistacchio e insieme sono bellissimi, si abbracciano, si rincorrono, Pistacchio il cane fa le feste a Pistacchio il bimbo. SOno talmente belli insieme che mi rammarico di non aver avuto la prontezza di sfoderare il telefono per immortalarli. Il mio Pistacchio è supereccitato e folle di gioia.

Emme tutta esultante, dai facciamo un caffè. Oddio io avrei smesso di bere caffè, mi agita troppo, ce l'hai decaffeinato? No, ma dai te lo faccio leggero leggero......

E quindi beviamo il caffè, chiacchieriamo a spizzichi e bocconi, come da copione con tre marmocchi nei paragi, poi ci ritroviamo in balcone, i bimbi si rincorrono e ridono. Pistacchio è su di giri.


E poi mi ritrovo a subire un discorso un po' buttato lì: Squa ti devi ripigliare, non sei più tu. Ora sei una mamma. E cose così, che non ricordo, non voglio ricordare.
Non mi sta dicendo davvero queste cose, vero? Parentesi a tinte fosche.
Mi incazzo pure un po', a che mi serve che mi dica l'ovvio? Un attimo dopo le sto facendo il riassunto delle ultime puntate, Degli ultimi 3 anni (tre anni fa la sua ultima figlia aveva 2 anni, forse non ha ben presente).


Parentesi lagnosa, astenersi lettori in fase depressoide come la sottoscritta


(((E' morta mia madre nel giro di 6 sei setttimane, a quei tempi ero appena uscita da un burn out. Di come è vissuta mia madre a te non devo spiegarlo. Intanto diventavo mamma, cioè che il lutto non si elaborava punto, ma intanto cresceva la pancia. Il resto tutto in stand by. Hormon power. L'atarassia. La nascita. Il baby trip. Io non ho avuto il babyblues, io ho avuto il baby trip. L'euforia post parto. Tutto era magnifico. La natura forse non poteva permettermi di elaborare un lutto mentre partorivo mio figlio e lo allattavo. La natura ha deciso di drogarmi ed anestetizzarmi potentemente.

Allo scadere dell'ottavo mese del mio baby trip, quando ancora tutto era rose, fiori e colori, mi sono trasferita da un posto che adoravo ad uno dove a tuttoggi siamo quasi soli. Schiavi della pennichella mattutina e quella pomeridiana invece di prendere possesso dei luoghi noi ci deprimevamo e facevamo scelte una più sbagliata dell'altra, come la casa buia davanti allo zoo. Depressi e soli con un fagotto di otto mesi.
Tu che hai i tuoi genitori sopra la testa forse non te lo puoi immaginare cosa significhi non avere nessuna persona di fiducia nel raggio di 800km? Tu hai il problema opposto. Tu brami la solitudine e non ti rendi conto che sei assuefatta al tienimi-il-pargolo-un-secondo-che-devo-fare-una-cosa...
Che pure mia cognata ha provato a dirmi ma guarda che anche io l'ho lasciato solo una volta al nonno, in un anno. Ma che crede mia cognata? che i compleanni, le cene, i pomeriggi, dove il pargolo sta in braccio ai nonni e tu respiri, e tu guardi altrove... crede che siano aria fritta. Crede che anche solo il pensiero che se c'è qualcosa che va storto, una persona di famiglia potrà arrivare nel giro di 20 minuti scarsi dal momento dell'allarme. Crede che siano acqua fresca.
Comunque  per dire che il trasferiemnto col pargolo di 8 mesi in concomitanza con il resto... Una mazzata sulle gengive.
Poi ho smesso di allattarlo e quello intanto mi è diventato un toddler. Finito l'idillio, finita pure la droga, quella buona, chiusi i rubinetti ossitocinici. Inizio a lavorare e nel giro di pochi mesi, niente da fare ma mica mi piace il mio lavoro. Son lì che mi dico che dovrei render grazie e fischiettare portando a casa la pagnotta però mi sento mica tanto bene andando a lavorare ogni mattina. E non è mica bello. E però è tutto così cupo che non riesco a capire da dove cambiare le cose. Che io, lo so che sono folle, che uno di 2 anni già non lo tengo mica con facilità, ma quello che davvero davvero vorrei è un'altra pancia, ma la pancia lo vede che non sto bene e si sa che nessuna pancia vuole arrivare in una tale desolazione.  E da mesi e mesi vado avanti a cicli bisettimanali di delusione e speranza che abbatterebbero un missile.E in nome di quel desiderio ho modificato la mia vita stupidamente e mi sono buttata giù da fare schifo. L'ombra di me stessa come umore, un ombrona corporea con 17 kg di sovrappeso. Loop, sono in loop e non riesco a scendere. A gennaio una sconosciuta mi ha chiesto se avevo elaborato il lutto. Io erano mesi che ogni santo giorno piangevo per i fatti miei ma è stata quella domanda fatta da un'estranea in quel momento che mi ha fatto sentire un crack. Un crack che era suonato molto tempo  addietro e io ero distratta.

A febbraio è venuto mio padre a Montpellier ed ho avuto una crisi mistica. Mistico-negativa, come se prima fossi ottimista. Ho trovato l'ultima matrioska ma le cose non è che vadano molto meglio. Al momento ho messo in discussione tutto, non c'è una cosa che io non abbia guardato e mi sia domandata tu non vai mica bene. Non riesco a scendere dal loop. Qualcosa deve succedere. E' che purtroppo di solito sono cose brutte.)))

Parentesi lagnosa chiusa


Ma questo è niente, Emme, la cosa peggiore è che io al momento ho un figlio di 2 anni. Questo il dramma. Non dirmi stronzate ed ovvietà.

Silenzio.

Be in effetti si ci sta tutto. Che tu sia un po' giù. Dice Emme a capo chino.

Poi si rianima, dai usciamo va', prendiamo le biciclettine e andiamo giù al parchetto Ho un triciclo da prestare a Pisti.

Usciamo ed è qui che saliamo sulla giostra quella vera, poi Emme prova a forzare Pisti sull'altalena, lui però  odia l'altalena e piange incazzato. Qui c'ha tutte le ragioni però e io lo difendo a spada tratta. Poi gli scivoli, le corse e guarda ci sono i conigli. Lapin! lapin! Fa lui con le mani in testa a mo' di orecchie, come cantano al nido.

Poi dopo il parchetto il primo tantrum perchè il triciclo non andava un cazzo e poi sulla via del baretto per il secondo caffè, un secondo. Quel triciclo è dovuto sparire mentre io cercavo di calmare il duenne e mi beccavo il primo morso dopo moooolto tempo (forse da interpretare: mamma fa qualcosa, non ne posso più, la tua amica è fuori di testa, portami a casa!!!) Sono poi riusicta ad andare al baretto per un altra dose di chiacchiericcio e poi ad uscirne intera ma provatissima dopo non molto, ma ho dovuto tenere tutto molto forte e soprattutto respirare molto profondamente davanti alla nonchalance dei genitori di bimbi 2+n. senza pietà alcuna per quel vortice chiamato duennite.



Un po' come succede con le peggio droghe io non me lo ricordo esattamente in quale punto della mattinata Emme ha preso la bottiglietta di Energy-salcazz che mi aveva detto di bere, mi raccomando, che ti vedo molto giù. Ma ad un certo punto deve aver pensato: bisogna agire al più èpresto. E l'ha fatto. Ha preso il misurino e mi ha versato una dose. Forse eravamo a casa sua, o a casa dei suoi genitori oppure sulla panchina al parco sotto casa. O forse al bar. Comunque io, obnubilata dal notorio fascino di Emme (un tempo detta emme che incanta, mi sono fatta un cicchetto di Energy-salcazz sul caffè di prima. E non contenta ho bissato poco fa, storia che avevo cominciato a scrivere e mi stava piacendo da matti, magari ha ragione lei e mi fa bene. Mi ha fatto. Bene non so. Potete testimoniarlo. Che non mi si legge così dal 2007 forse e ai tempi non mi leggeva anima viva. Perchè la verità vera è che io mi ricordo che una volta scrivevo così. Invasata, allegra, ritmica sui tasti. C'è un archivio a disposizione per comprovarlo. Un'altra Squa è possibile. Allora è questione di energia. O di doping. Che poi fosse un piacere leggerla quello è un altro discorso. A lei però scrivere così divertiva da matti.


La mia amica Emme è fuori come un balcone e a volte un tantino indelicata. Ma forse forse m'ha fatto bene quel giro di giostra.

E ora? Me lo faccio un altro cicchetto di Energy-salcazz?



Questo post è stato gentilmente offerto da Energy-salcazz (ci sarete mica cascati sulla sponsorizzazione????!) Io sono infinitamente mortificata di non commentare da voi amichetti blogger da tempo immemore. E' che a meno di drogarmi regolarmente non ce la posso ancora fare.

17 May 2014

Di scheletri ed etichette

Ma voi ce l'avete uno scheletro nell'armadio? Io ce l'ho da tantissimo tempo ma non ricordo mi abbia dato mai tanti pensieri come oggi.

Il problema del mio scheletro è che io -oggi- muoio dalla voglia di farlo conoscere a tutti. Chissà poi perchè. A volte lo lascio uscire, in converasazioni che mi paiono di condivisione bella. Mi prendo coraggio e dico ecco, vedi, io convivo con questo. L'ultimo anno è stato l'anno in cui gli ho fatto fare più giri che in tutta la vita mia cosciente. E a pensarci sono esterrefatta perchè per un paio di decenni abbondanti è stato chiuso a mandata multipla. Non avevo nessuna voglia di parlarne nè che nessuno ne sapesse nulla. Oggi invece, se non lo presento, spargo pezzettini di lui ovunque.

In realtà sono ancora troppo fragile per presentarlo agli amici,   se lo esco dall'armadio, poi lui è come se per quelle persone non ci rientrasse più. Diventa uno scheletro anche un po' fantasma, che mi segue ovunque. Io mi sento etichettata.  Ah vedi ecco Squabus col suo scheletro. Squabus ha detto questo? Ah deve essere per via dello scheletro. Squabus ha fatto quello? Sempre lo scheletro. Che poi è vero, mi sa, lo scheletro si sta prendendo tutto, oppure Squabus non sa bene dove metterlo e allora se lo ritrova tra i piedi ad ogni passo. Fatto sta che Squabus è etichettata dal suo scheletro. Ed è ancora troppo fragile per sostenerlo.

E' una grande scocciatura. Soprattutto una gran fatica.

12 May 2014

Gioconda: #booknomination

Torno piano, di sfuggita, di soppiatto, gioconda. In un istante sono sicura che dovrò scappare, visto che l'ora della pennichella è quasi scaduta. Ma ci provo lo stesso.

Torno per giocare, non si gioca mai abbastanza. A dirla tutta, me ne vergogno, ma io non gioco quasi per niente. Sono sempre cupa e non va affatto bene. Stamattina Ieri mattina però ho costruito un tunnel di lego per il trenino del mio bimbino. Poi l'ho sgridato perchè non mi faceva muovere la locomotiva con ben 4 vagoni al seguito lungo il circuito di legno. Lo guardo con aria di rimprovero e dico: Insieme! Poi, sia mai sia necessario rafforzare, ripeto nell'altra lingua: Ensemble! Infine chiedo come si dice Insieme in spagnolo? Io mamma avida che parola a parola apre la strada del trilinguismo, lentissimamente, non c'è fretta. Guntos dice lui e io giuliva lo congratulo -e correggo- Bravo! Si dice Juntos!


Ma non era questo di cui volevo parlare (rubo le battute al Gae). Volevo giocare con la booknomination di Daniele.



 E' passato solo un mese, dai, sono stata fin brava...

Ché poi io ho appena divorato 3 libri appassionantissimi (colpa di Why) e di cose  da citare ne avevo trovate n+1 e in basso alle pagine avevo fatto le orecchiette, quelle che odio trovare nei libri. Le avevo fatte lo stesso, per ritrovare certe parole che volevo ritrovare. Invece, come le molliche di pane lungo la strada da trovare, sono scomparse. Non ne ritrovo più neanche una e ora mi toccherà rileggere tutto dal principio. Ma prima sto bramando gli ultimi 3 libri, che nell'internet sono introvabili e io sto soffrendo di astinenza...


E allora, dopo Gae, scopiazzo un poco anche Daniele e nomino lo stesso libro che ha nominato lui e che io ho molto amato, ne ho parlato a lungo in questo vecchissimo post.  Rileggerlo mi fa un certo effetto oggi che ho dato una rassettata alla libreria e ho aperto l'ultimo scatolone da trasloco riempito qualcosa come 20 mesi fa in un paesino medievale e chiuso lì da 17 mesi, a quando risale l'Ultimo trasloco.
Scelgo questo pezzo per darmi coraggio, che già mi pare di non andare da nessuna parte ultimamente. In più mi è appena stata indicata una scappatoia possibile via e sono molto tesa, molto sul chivalà, molto sul micagoinmano nel pensare a cosa fare. Pensatemi. Mandatemi energie positive, che Zeus me la mandi buona perchè io non so che deciderei se quella strada fosse davvero percorribile.

When you travel a path and note that another path breaks away to one side at, say, a 30-degree angle, and then later another path branches away to the same side at a broader angle, say 45 degrees, and another path later at 90 degrees, you begin to understand that there's some point over there that all the paths lead to and that a lot of people have found it worthwhile to go that way, and you begin to wonder out of curiosity if perhaps that isn't the way you should go too.

Zen and the Art of Motorcycle Maintenance: An Inquiry into Values. Robert M. Pirsig

Ringrazio Daniele della nominascion e passo la palla a:


Why che mi fa leggere libri (ho appena ricevuto Peter Pan per distrarmi dall'attesa degli altri della saga)
Arya che ho scoperto da poco e mi piace molto seguire
Robin che in qualche modo, forse, non sono sicura, siamo in fase simile, ma lei è molto più brava a reagire
Gae  perchè che io sia una copiona di modi di dire è mica un caso, il suo blog è una gran bella lettura
Shaula perchè è colorata e quale ragione può essere migliore di questa?
E poi perchè no? Ai lettori sbloggati dei quali adoro leggere i commenti:
Meg?! Ci sei?
Mila? E' da tanto che non ti leggo.
Mi  lanciate una citazione da un bel libro? Io la aggiungo qui sotto oppure ne faccio un post.


Gioconda mood on, ho un'altra "catena" a cui rispondere, stay tuned :)



25 April 2014

Gare de Lyon

una partirà in tarda serata dal nord della Francia, dal paese des Ch'tis, dove lq gente é dqvvero deliziosa! Lei é colei che in questo blog é stata chiamata la "dottoranda portoghese", una potenza della natura, tutto pepe, pochi fronzoli, tanta gioia di vivere, poche menate nonostante certe batoste che la vita deve averle riservato. Lo si intuisce, tra le righe, mentre lei inneggia alla vita e alle cose belle. Di se stessa dice che é vanesia. Che è vero, ma é anche e soprattutto una persona dalla rara rarissima capacità di esserci sempre, comunque, sempre e comunque. Mica una cosa comune

Le altre due, dette Minuta e Spilunga, partiranno tra poco dal paese olandico dove ancora vivono (...sospiro...) in due città divise da appena 15 minuti di treno. Si sono conosciute nell'accademia del paesello medievale, come tutte, solo che loro due hanno avuto i loro bravi scontri, accademici, appunto, che hanno rischiato di compromettere quel meraviglioso cameratismo che si era creato tra  tutte. Senza di loro in armonia niente sarebbe più stato lo stesso. Non ringraziero' mai abbastanza la buona stella che le guida, sono state brave a superare gli screzi, perché sono due persone eccezionali. E grazie alla loro eccezionalità il gruppetto é ancora li', diviso dalla geografia, riunito a volte, non sempre, da uazzap, pronto per ricongiungersi un'altra volta e poi ancora di nuovo.

La quarta e ultima, quella mamma, partirà dal sud della Francia alle 18.24. E non sta nella pelle per l'emozione. Di un viaggio in treno, di paesaggio che scorre, di tempo per pensare, magari scrivere. Di cuore per parlare, ascoltare, meravigliarsi, emozionarsi insieme.



Tre si incontreranno sul treno e arriveranno alla gare du Nord, l'altra, eccola, arriverà in gare de Lyon e dopo 15 minuti di passeggiata parigina le incontrerà nell'appartamento che hanno affittato per l'occasione. 

 
Si erano viste l'ultima volta tutte insieme a febbraio del 2013, quella dal sud della Francia  era stata svezzata da poche settimane. In appena una settimana quel Pistacchietto la aveva guidata anche abbastanza rapidamente dalla tetta al biberon only.
Quella mamma là era rimasta inebetita dalla facilità con cui il suo pargolo aveva fatto il passo. Estasiata, meravigliata, fiera di lui e immensamente triste per la fine di un'era meravigliosa, di quel contatto celestiale. Aveva pianto molto, al sienzio, in un angolo buio e solitario. Poi si era detta questo é un segno: "mamma sono pronto a restare lontano da te: puoi andare, io resto con papà". Quella mamma aveva chiamato le amichette olandiche e  aveva detto loro "eccomi, arrivo, atterro a fine febbraio e corro da voi". Perché mi mancate da morire. Tre giorni memorabili di chiacchiere, complicità, in casa di una e dell'altra e poi in un albergo nel centro di Amsterdam, senza davvero il bisogno di mettere il naso fuori.

La meteo prevede pioggia per tutto il week end, ma a quella che verrà dal sud della Francia non importa neanche un po'. Pioverà fuori, sarà primavera tra i nostri racconti, nella gioia di essere tutte vicine di nuovo. Sarà bellissimo.


Sarà bellissimo e anche un po' pericoloso. Da molti mesi quella mamma viaggia su un terreno di emancipazione, se non proprio di guarigione dalla nostalgia. Questi due giorni saranno bellissimi, ma sarà durissimo quando finiranno. Saranno un richimino alla malinconia, a quel senso che, non c'é niente da fare, é proprio cosi': é di grieving. Per la vita di prima, che quella mamma riprenderebbe subito, senza troppi rimpianti nel lasciare le cose di oggi. Oggi quella mamma sa di essere a metà percorso: ci aveva messo 3 anni ad adorare la vita nel paesello medievale. Non l'aveva sempre adorata. Adesso é a metà cammino e per quanto sia duro deve avere fiducia.

Intanto si  incammina verso la gare de Lyon a farsi tanto bene e poi tanto tanto male.

06 April 2014

La torta di compleanno

Il chercheur mi prendeva in giro. E in parte era anche infastidito.
Quanto la fai difficile. Dobbiamo proprio fare una festa di compleanno? E poi devi proprio fare la torta canonica di compleanno? Che te frega? Non puoi fare la torta che fai sempre e buona lì?

Passeranno alla storia alcune battute tra me e lui alla vigilia della festa, in cui passavo in rassegna quello che avrei preparato, come avrei disposto il tavolo, i palloncini che avrei gonfiato. A lui imploravo un po' di collaborazione nell'intrattenere i bambini. Lui che fa sempre lo schivo, lo scocciato, poi arrivano i bimbi e sono tutti attaccati alle sue gonnelle. Lui che -poi, solo poi- pare felice, ma prima deve fare quello tenebroso e difficile. E io a volte sono stanca di non avere supporto in anticipo, anche se poi, quando arriva il dunque, è un supporto eccezionale, bisogna dirlo.Ma prima, finisce che chiedo, un po' in ansia...
Chercher, ti va di organizzare qualche gioco? 
MI aiuterai a gonfiare i palloncini? 
Che dici mettiamo il materassone gonfiabile qui, magari ci saltano sopra?
Ed il chercheur, preoccupato: Non vorrei si divertissero troppo...


Nei giorni precedenti mi guardava sperimentare, scuotendo il capo. Io mi davo pena:
 Riuscirò facilemente a tagliare la torta? Lei ci riusciva.
Cosa ci metto in mezzo? Tra il bisogno di ricongiungermi e quello di distinguere, provo con delle cose un po' pazze (e insensate, col senno di poi): gelato al cocco o yogurt? Alla fine è stato gelato di cocco!
Con cosa ricopro? E giù a provare due ricette simili ma diverse per la glassa, entrambe fatte in due varianti che ne avrebbero cambiato consistenza e colore.
Ricapitolando due glasse, due varianti, due farciture, per un totale di 8 glasse da sperimentare. Chiamiamola deformazione professionale....

Chè io la cooking crisis che mi divora ce l'ho mica per niente, ce l'ho perchè faccio un lavoro che mi tiene in ballo tra timer, forni, bagni maria, cappe, pentoline provette. L'avevo già detto un giorno di tanti anni fa, che evidentemente stavo ovulando, vedendo come è andata poi...
Io mica c'ho voglia di ricominciare daccapo anche a casa. Che poi secondo me tutti i genitori che si prendono la responsabilità di nutrire un piccolo, se poi si mettono persino in testa che sarà svezzato senza l'intervbento di nessuna pappina industriale (se non quella prodotta in quantità industriali ma in casa) un attimo di rigetto al pensiero di cucinare ce l'hanno. Eccome se ce l'hanno, nevvero?
Però per la torta di compleanno m'è scattata la passione.  E le competenze da scienziata sperimentatrice veterana le ho applicate con amore e gioia.



Poi quando è arrivato il giorno di infornare la vera torta,non si era più in fase di ricerca e sperimentazione, si faceva sul serio ed io ero molto concentrata, di un nervosismo positivo. Il chercheur mi ronzava intorno bofonchiando infastidito e allora ho cercato di spiegarglielo. CHe mi ricordo che mia madre quando eravamo piccoli ci faceva queste torte di compleanno, di pan di spagna, tagliato a metà, dentro non mi ricordo che ci metteva, sopra una glassa burrosa e zuccherosa al contempo e poi le fragole e le banane tagliate fini. Una cosa un po' artificiosa, strampalata. Ma fatta con tanto amore, quello ne sono certa. Ricordo le foto di un mio compleanno con quella torta sul tavolo. Che poi invece chissà magari era la prima e unica volta che fece una torta tanto fatta bene. Non so, non ricordo. Insomma per me questa torta di compleanno era un po' un cercare un contatto con Lei. Strampalato, forse inutile, non c'è che dire, ma che per favore si togliesse dai piedi.




 
Poi è arrivato il momento degli ospiti. Le preoccupazioni su scenari di inferno che avevamo vissuto altrove e temevo come la peste si sono dimostrate infondate. Almeno fino ad un certo punto cruciale... Avevo deciso molto saggiamente di eliminare tutti i giocattoli dotati di ruote: macchinine, trenini, camion, trattori, moto e biciclette, che alla fin fine sono quelli per cui quei piccoletti si accapigliano sempre. Ho lasciato peluche, bamboline, mi pare i lego, ma non ricordo più. COme a dire se volete giocare vi inventate qualcosa di nuovo e alternativo. La cosa ha funzionato
Il controllo positivo (deformazione professionale) si è manifestato all'apertura dei regali. Uno dei quali era un pomposissimo garage per le macchinine (che non abbiamo ancora montato) e 6 bellissime macchinine annesse. Si è scatenato il putiferio!!! Finchè con abili mosse siamo riusciti a distogliere l'attenzione e a farle sparire. La calma è stata ripristinata.




Dopo un po' il chercheur (quello che poi è eccezionale) è andato a prendere il materassone e tutti e 5 i bimbi ci hanno saltato tantissimo su e fatto le capriole. Poi a fine serata ci si sono sdraiati sopra e gli ho letto un libro che hanno molto apprezzato. E' stato proprio un bel momento!



La Torta
Magnifica nelle sue imperfezioni, bellissima e per me commovente.

Stiamo andando alla terza festa di compleanno, quella del bimbo morsicatore. Dopo 2 mesi dalla torta di compleanno, è ora di pubblicare questo post, che ci sia di buon augurio!!!

05 April 2014

la bamboccia

Dice che è come se l'adulta si portasse appresso quella bimba di 4 anni.
Quella stessa bimba che aveva davanti agli occhi cose difficili da capire e nessuno mai neanche ci provava a spiegargliele. Nessuno, così almeno pare alla lei adulta, si abbassò mai a guardarla negli occhi a darle una qualche spiegazione. 

Fu così che un giorno, doveva avere 9 anni, come riesce ad evincere da alcuni elementi incrociati, la maestra Silvia, che era buona come il pane, dolce come il miele e soffriva di terribili emicranie, teneva in grembo Saria Corbata (nome di fantasia). Dovette accadere che la bamboccia, che non aveva più quattro anni, ma che già da diversi viveva in un mutismo di spiegazioni, chiedesse alla maestra d essere presa in grembo a sua volta. Silvia pane e miele disse alla bimba di portare pazienza chè Saria era molto triste perchè suo padre era via per lavoro.

Il padre della bambina novenne, che chissà se già da allora si portava appresso una bamboccetta più piccola, era via per lavoro, esattamente nei giorni di questa storia. In quel periodo, e lo fece per nove mesi, stava in trasferta per tre settimane e poi tornava a casa per una. Ai tempi la bamboccia aveva un rapporto tenero con suo padre, doveva essere molto triste.

Nonostante avesse le stesse motivazioni di Saria per essere coccolata, la bimba si chiuse in un mutismo assoluto, lei e la sua sofferenza, pensando che era una grande ingiustizia.


L'adulta ha dimenticato quasi tutto della vita precedente al suo primissimo espatrio. Quando tutta la famiglia e la bimba di ormai 10 anni seguirono il padre in trasferta. La lontananza dai luoghi e dalle persone non ha rinnovato i ricordi, non li ha tenuti vivi. Eppure il viso di Silvia di miele e Saria Corbata, novenne anch'essa, capelli biondi dritti, labbra sottili,  sono intarsiati nella sua memoria. Non che l'episodio possa aver rappresentato quel grande trauma, per lo meno rispetto ad altre cose, che deve aver rimosso, non c'è altra spiegazione. Perchè ricordarsi proprio di quell'abbraccio negato?


Dice che ora in tutte le relazioni, la bimba di quattro anni prende il sopravvento e vorrebbe essere consolata, un po' come quella volta. Quella bambina che non capiva cosa stava succedendo, eppure per solidarietà  con le persone che amava, e per emulazione, taceva il suo soffrire.

Quella bambina ha messo un muro tra sè e gli altri impedendo a tutti di entrare davvero. Quella bambina è rimasta in attesa che qualcuno la vada a salvare.


Dice, l'ultima matrioska, che l'adulta deve trovare il modo di consolare quella bimba piccola. Il fatto è che ad ascoltare il suo pianto si direbbe che sia inconsolabile.

camminando per il centro di Montepello, questa mattina, in tanti si sono imbattutti in una donna molto triste, che portava stretta in braccio una bimba piccola  in lacrime.

29 March 2014

La titolare

Bocca serrata e sottile, i cui lati puntano verso il basso. Anche lei mi ricorda mia madre, mia madre nei momenti no. La titolare solo a fotografarla, solo ad immortalare quell'espressione quasi terrorizzata, sembra schiacciata dalla vita. Le voci pettegole che si sentono fanno il resto nel dipingere intorno a lei un'aria di sofferenza e fatica. Ma è una fotografia sbiadita, vuota e ormai  irreale, probabilmente di un tempo che fu.

La titolare ha un figlio autistico e un passato di sofferenza marchiato in quella piega delle labbra, sussurrato dalle voci di corridoio.

Pare che tenda a far pesare agli altri i suoi problemi, aveva detto una voce petulante.
Certo è che ha davvero un'aria fragile ho osservato io prima di conoscerla, prima di sorprendermi delle sue battute ciniche e taglienti. Prima di rimanere sbalordita che da quella fotografia in tristezza e sofferenza saltassero fuori una fermezza e una determinazioni incredibili.

E' arrivata da noi a giugno dell'anno scorso, il giorno prima Squabus giocava a calcetto e si domandava come sarebbe stato averla come collega. In mezzo alla schiera di titolari indolenti e scansafatiche, non contenta di dove stava, lei aveva chiesto di cambiare gruppo, rischiando di macchiare, in un certo qual senso il suo cammino professionale. Poteva perdere o guadagnare tutto. E non so fino a che punto è cambiato il suo scenario interiore, non so fino a che punto vede un miglioramento nella sua vita, glielo dovrò chiedere, sono molto curiosa.

E' arrivata un po' schiva e timida, continuando a bere caffè con le persone di prima, nè dell'ex gruppo nè del nuovo. Si è guardata intorno circospetta, come tastando il terreno con attenzione prima di appoggiare il piede. Come chi si è vista sprofondare troppe volte nelle relazioni umane o come chi è irrimediabilemnte paranoico. Il dubbio è forte tutte le volte che mi dice "questo è un covo di serpi", raccontandomi tal o tal altra vicenda, come una lugubre novella 2000. Devo dire che del suo personaggio un po' mi insospettisce quel suo vedere tutto nero e cattivo, accanto all'avermi detto più di una volta che quando doveva decidere in che gruppo andare e poi decise per il nostro non sapeva che c'ero io. Lei lo sa che il suo arrivo da noi rende vana ogni mia speranza di diventare titolare. Ma chi potrebbe mai pretendere un tal riguardo verso una perfetta sconosciuta?


Ha preparato tutte le soluzioni che le servivano nella vetreria solida e luccicante, ha allineato perfettamente tutte le bottiglie sulla mensola del suo bancone. Ha messo il nastro adesivo colorato su tutte le sue cose, e come si usa ci ha scritto il suo nome, a chiare lettere: TITOLARE. Inizialmente ha scelto il nastro rosso, ma dopo qualche mese tutto è diventato verde. Una piccola insegna, anch'essa di nastro adesivo, campeggia sul suo bancone, scritta blu su fondo verde: ZONE VERTE.  Qualcuno deve averle fatto la battuta oppure lei ne ha fatto perfetta metafora, non era pronta ad affondare quel piede, poi ad un certo punto la fiducia l'ha pervasa e al semaforo è scattato il verde. Me la sono figurata intenta e concentrata a staccare tutti quei pezzetti di nastro rossi e sostituirli diligentemente con quelli verdi. Uno ad uno. La titolare è impressionantemente diligente e ordinata. Organizzata, puntuale. Bravissima.  Tutte cose che io non sarò mai a fondo o senza uno sforzo estremo.


Io - come poterlo negare? - rosico.
Rosico in un modo tutto mio, silenzioso e immobile. Incapace di volere male ad una persona così forte e sofferente. Non potrei fare del male neppure a persone che mi mostrano solo cattiveria e stolido disprezzo e che io ho preso a disprezzare a mia volta, pur con altalenanti sensi di colpa (un tal ingegner so tutto io, per esempio, ma quello è un altro ritratto e di tutt'altro calibro). 
Io davanti alla titolare resto abbagliata e anche un filo turbata.

Dal suo coraggio per esempio. O forse dovrei chiamarlo spirito di abnegazione. Dopo appena qualche mese, si è messa senza troppi teatrini a fare le cose tra le più truculente che si possano immaginare in un laboratorio di ricerca. Cose che però sono importanti e possono portare lontano nella comprensione della Scienza, con la esse maiuscola. Cose per le quali si è guadagnata il rispetto di tutti. Cose che io non riesco a dire, altro che immaginare di fare con le mie mani, o anche solo guardare con i miei occhi. Lei fragile, col suo bagaglio enorme di sofferenza marcato in viso, Lei, senza un lamento, ha preso in mano il bisturi e via.

E' lei che un giorno mi ha detto non c'è niente di peggio di un figlio malato. L'ha detto perchè io stavo alludendo ad altre possibili sofferenze, che non sono puntuali, che non hanno un prima e un dopo, che ti  entrano nell'essere fino a colonizzarlo interamente. Tanto che non sai chi sei e chissà se lo saprai mai. Scenari esistenziali e non, che non si possono dire tanto facilmente a chi non li conosce. Scenari che prima vanno smontati pezzo a pezzo e solo dopo se ne può parlare. Finchè sono così sofferenti, delicati, ci rendono delicati, fragili come cristallo. Ammiro e invidio la capità di parlare dei suoi demoni, significa che è andata oltre. L'allusione quel giorno però si è congelata tra i miei pensieri, finchè è scomparsa, volatilizzata. Delusa perchè non ci sono meglio e peggio nella sofferenza. C'è quel senso di tragedia e quella fragilità di cristallo. Il resto non conta. 
Quella stessa sera, quell'allusione volatilizzata mi si è ripresentata sulle labbra nella conversazione con un'altra persona. Mi sono tradita, poi mi sono pentita e non mi sento bene al pensiero di avere lasciato un pezzo di me vagare per menti altrui, senza la mia supervisione.

Molte persone credono -o si comportano come se credessero- che la sofferenza è solo una cosa terribile che ti succede ad un certo punto. Il fatto è che tu riesci o non riesci a fare fronte, a seconda di chi sei stato fino a quel giorno. Io resto sbalordita dall'inconsapevole arroganza di chi crede di essere forte perchè è riuscito a superare un evento difficile. La forza c'era prima, ed è un merito personale fino ad un certo punto, la tragedia certamente serve da filtro. O da palcoscenico.  

Io mi rispecchio invece in tutti coloro che sono cresciuti difettosi. Giorno dopo giorno nel difetto, fin dal principio o quasi. Che non significa che quella forza non ci sarà, un giorno, non significa affatto mollare. La forza verrà allenata, muscolo per muscolo, con fatica.
Significa però che verrà allenata in solitaria, davanti ad un pubblico che ci crede fragili punto, senza ragione. O forse per pigrizia, stupidità, insensatezza, masochismo.
Noi attori silenziosi, soli e incompresi di uno spettacolo criptico e inintellegibile.

Finchè non riusciremo a parlarne.

18 March 2014

L'impresaria

Lei è la mamma di Elle, una compagnuccia del nido di Pisti. L'avevo notata fin dalla prima riunione  (quasi appena Pisti è entrato, la prima di due, in un anno e mezzo, ma è normale??). Non so, mi ispirava, sentivo le antennine che vibravano. Nella breve presentazione iniziale saltò fuori che sia lei che il compagno (erano gli unici presenti in coppia, cosa che mi piacque molto) lavoravano in un istituto di ricerca. Proprio come noi.

Iniziai a corteggiarla, non proprio con quel trasporto, ma insomma sì a corteggiarla. Avevamo gli stessi orari e quindi ci incrociavamo abbastanza spesso in fase vestimento marmocchi, io buttavo lì due tre parole, ma lei non raccoglieva. Forse apparivo troppo tesa e disperata, perchè appena ho smesso di provarci, è stata lei a flirtare con me. O forse bisogna avere pazienza che le fasi siano in risonanza...


Una mattina, appena uscita di casa in bicicletta, girato l'angolo, la vedo uscire da un cancello, anche lei in bicicletta. Quindi vive a Sans âme anche lei!! Chiacchieriamo e scopriamo che sia lei che il compagno lavorano nell'istituto affianco al mio (nonchè di fronte a quello del chercheur). E hanno una logistica molto simile alla nostra a quella che avevamo noi (tranne che loro non sono così pedanti e fanno scambio bici-macchina sul lavoro). Gli stessi orari, lo stesso lavoro, le stesse aspirazioni professionali. Insomma sono i nostri alter ego, più giovani però.


In effetti sono qualche anno più giovani di noi, lui è in post doc, vorrebbero fare un esperienza negli States. Lei lavora come supporto alla ricerca, come me, con già diversi anni di contratti a tempo determinato, rinnovati uno dopo l'altro. Iniziano ad essere troppi secondo la legge, tanti che il contratto che era in corso quando siamo conosciute, terminerà dopo qualche mese senza speranza di essere rinnovato. Per in inciso quella del mondo del precariato nella ricerca francese è una realtà dura e contraddittoria, segnata da una legge - la loi Sauvadet - che sta terrorizzando tutti noi panchinari.


Passano i mesi, io e Lei, ci scambiamo messaggi, ci vediamo un paio di volte dopo il nido, si chiacchiera, ma ad essere franchi non c'è passionissima, nonostante le tante cose in comune. Loro hanno i loro amici e colleghi, una vita sociale ingranata, famiglia a breve distanza che vanno a trovare regolarmente nei week end. Qualche settimana fa ci rincrociamo al nido dopo un lungo periodo. Lei è disoccupata da un mese. Si è iscritta al collocamento, che in Francia è un'istituzione molto seria, si chiamava anpe ai tempi del mio primo espatrio francese, ora si chiama pôle emploi. Non dovesse nel frattempo trovare un altro lavoro percepirà fino ad una durata massima di due anni (mi pare, verificherò) un sussidio pari all'80% del suo salario.

Ha chiesto un bilancio di competenze e sta seguendo una formazione sulla creazione d'impresa alla camera di commercio. Dice che ha avuto un'idea e che le consigliano di brevettarla e di non dirla a nessuno. Io muoio di curiosità e dovrò aspettare per sentire di che si tratta.

Ma soprattutto è dimagrita, rifiorita, allegra, sorridente, ha iniziatro ad arrivare al nido con i capelli in piega, oppure truccata sui tacchi con una camicetta svolazzante. E mi dice:
- Sai, la cosa più sconvolgente? Col mio compagno va molto meglio
- Ah perchè non andava bene? 
- Io mica me ne rendevo conto prima, ma ora che vedo la differenza direi proprio di si. Quando lavoravo, tornati a casa: cucina, pappa, poi tutti al computer in silenzio. Ora parliamo.


Racconto le sue avventure al chercheur che mi dice Brava! Ma allora vuole fare l'impresaria!!? A parte il compatimento per noi poveri italici che stiamo perdendo la lingua madre, brava sì l'Impresaria, con la sua idea, il suo entusiasmo e i suoi corsi di formazione, che si è rimessa in pista. Poi magari è una grossa sòla, a me la curioistà l'ha messa, insieme a un po' di meravigliata contentezza che forse qualcosa di nuovo è possibile farlo. Stiamo a vedere.




Altri racconti di gente di Francia:

08 March 2014

Risorse preziose, la lista

Ehm
Buongiorno
...
Permesso
C'è nessuno?
...
No, si, lo so, ma non sono sicura, certissima, ma forse si.
...
No è che sono stata un attimo in un pozzo nero e profondo.
L'ultimo post in bozza, luuuuuungo come al solito e bigio pesto, non mi somiglia più tanto.
E allora c'ho il famigerato, ricorrente, blocco.
Mi sento imbalsamata
...
Come si fa?
Mi ci vuole un po' di riscaldamento, un po' di finta noncuranza, una lista, quelle funzionano bene di solito a rompere il blocco e tornare nella mischia.
Far finta di far finta di niente, ma con più convinzione
Molto lineare, no?
Eccome

Un promemoria magari.
Una lista promemoria per il prossimo pozzo in cui cado?

No perchè son caduta in un pozzo parecchio profondo e buio. Non serviva ripetermi che nonostante lo spirito fosse provato da certe cose che mi son trovata ad affrontare, il corpo non stava per nulla rendendo la cosa semplice. Un crollo. Quei crolli che ti costringono a ricordarti che sei un tuttuno, mente e corpo, carne e spirito, anima e cellule. No perchè io me lo dimentico. PUnisco il mio corpo, lo metto in attesa pretendendo soltanto da lui  e mi dimentico che è lui ad essere l'interfaccia, il confine col mondo. Un ruolo per nulla semplice che va coccolato, preservato, protetto, stimolato, amato.
Io me lo dimentico.

Però sono stata brava. Ho cominciato a scalare con convinzione le pareti e sono uscita di lì a guardare il cielo. Poi mi sono seduta sul bordo del pozzo a guardare giù con un sorrisino ancora stanco di sollievo, misto paura di venire risucchiata di nuovo. Ora mi tocca iniziare a camminare per andare da qualche parte di sensato per una buona volta. Come è andata?


Una visita dalla dottoressa che preferisco e la concessione di tre giorni a casa in malattia per ritemprare il fisico a terra come una ruota bucata e riordinare le idee.



Parola magica: Risorse. Cosa posso fare per stare bene o almeno meglio? Che io sono pigra e smemorata. Se ci penso lo so. Il chercheur già rideva, prima ancora che io gli dicessi:
- Ora mi faccio una lista e me l'appendo sul frigo.
- Ah brava fai un file excel con tutti i colori.
- Precisamente. Evidentemente sono distratta e mi dimentico, ho bisogno di un memo sotto gli occhi.
- Invece fanne una subito, senza stare lì a pensarci.
- No, no, io oggi che resto a casa malata, io mi faccio la lista


E allora, blogger imbalsamata come mi trovo, ecco qua la lista a pallini di tutte le cose che ho fatto (tutto negli ultimi 15 giorni! sono stata brava, me lo dico da sola) per uscire. La lista delle cose che potrei/dovrei/vorrei fare è più lunga, ed è un'ottima cosa, c'è ancora un sacco di margine. Ma intanto se casco di nuovo in questo o un altro pozzo, qualcuno mi costringa a fare una o più di queste cose, anche contro la mia volontà...


Quindi ecco come ho ho flirtato con l'energia mancante per tirare fuori ogni Risorsa possibile:
  • Ho cercato e trovato una signora che venga a fare le pulizie il venerdì per iniziare il week end con dell'ordine intorno. Trovata su Leboncoin, vive a Sans âme a 200m da casa mia e pare un portento, ho il sospetto che mi sia stata mandata dal cielo e che il cielo non voglia che io me ne vada da Sans âme
  • Il solletico. Mi sono accorta che avevo smesso e invece ho ripreso la routine di solletico al Pistacchio due-tre volte al giorno.
  • I massaggi con l'olio di calendula, sempre al suddetto piccolo individuo, perchè fare bene a lui è uguale a fare bene a me
  • Magnesio
  • Pasticchette di erbe per dormire (valeriana, passiflora, Crataegus, Ballotta nigra)
  • Pappa reale
  • Tisane rilassanti e tonificanti
  • Una visita dall'osteopata, ma un altro
  • Appena il fisico ha recuperato, camminate e pedalate
  • Supermild yoga: 4-6 saluti al sole ogni mattina (uno spettacolo che si è ripetuto miracolosamente ogni mattina per una settimana e che voglio raccontare)
  • Una pizza fuori a due famiglie, prendendo contatto con una persona del paesello ritrovata qui che ha una storia fortissima
  • Un taglio di capelli, ma quanto è importante la sensazione che viene dalla testa? Me lo dimentico...
  • Una passeggiata da sola in Centre Ville (dovrebbe essere prescritto dal medico)
  • Due maglioncini e due sciarpine colorate nuove
  • Un pranzo al sole con due quasi amiche
  • Una domenica mattina, tutti in piscina 
  • Uno o due playtime prima di cena con l'amichetta del nido di Pisti (una manna dal cielo)
  • Un bicchiere di vino a casa della di lei mamma (che se riesco a finire di scrivere il post a lei dedicato, si chiamerebbe l'Impresaria)
  • 15 minuti scarsi ma preziosi dalla mia estetista adorata e a  Sans âme
  • Qualche brevissima ma intensa email scritta con un po' di leggerezza, senza pensare
  • Tre biglietti d'aereo per una settimana a Lisbona, un matrimonio, tanti amici olandici (e due italiani). Il positivo di avere una marea di amici di innumerevoli vite passate che non sono a portata di abbraccio, che mancano da togliere il fiato, ma che ti fanno viaggiare. 
  • Tante telefonate di ricerca casa, oggi andiamo a visitarne una, dopo una lunga pausa
  • Musica da ballare, la playlist Inno all'energia è stata rispolverata
  • Un film molto dolce (About time), consigliato via uazzap da Spilunga, che poi mi chiede di tradurle il Mondo e io lo faccio ed è difficile, ma carino
  • Musica da cantare a squarciagola, Il Mondo incluso che è una canzone bellissima. E ce ne vorrebbe di più di musica, cantare fa bene allo spirito!

Tocca a voi!
Mi dite le piccole grandi cose che fanno stare bene voi? Che spingono l'interruttore del buonumore, che fate spesso o non fate mai, ma a pensarci bene quando le fate tutto è più luminoso?

Mi fate un piccolo regalo? Mi dite un film, un libro che metton oil buonumore, ma soprattutto una canzone cantabilissima e allegrissima che la cantate e vi rende felici?


 E' tutto per oggi, un caro saluto da Motivascional Squa, imbalsamata ma allegra e fischiettante di ritrovato buonumore