25 September 2018

Non so cosa sarà

Faccio cose anche un po' bizzarre. Divento volitiva su cose che non mi sarei nemmeno sognata prima. Spammo persino amici, vicini e conoscenti. Poi mi passa e mi assale il senso del ridicolo (come sempre).


Qualche giorno fa ho raccontato al bimbo che quattro anni fa era seduto su quel passeggino di quel giorno. Gli ho anche mostrato la foto. E sono quasi pronta a mandarla anche a mio padre.

Vorrei avere tempo in(de)finito, per iniziare e finire una cosa da scrivere, un pensiero. Anche un pianto.
Invece l'ho iscritto a mensa solo il lunedi' e il munedi' a pranzo vado in piscina. Quindi il mio tempo é scandito in periodi di due ore, due ore e mezza massimo. Che non sono sufficienti per perdersi e ritrovarsi. Per esempio ora é giusto l'ora di andare.



E' finita da poco l'olimpiade ed é iniziato un limbo che non ho idea che forma prenderà. 
A tratti mi manca il respiro, come il cuore mancasse un battito. 
Ma adesso vado

29 January 2018

spazio-tempo-silenzio

scrivere talvolta mi preme violentemente
ma il rumore dei tasti nel silenzio delle mie aurore
(quando se no?)
mi pare terrificante

e allora desisto

ma forse sto per tornare


30 August 2017

(Almost) Strange situation

29 agosto 9.50 direttamente da una panchina di sans âme / 29 agosto 21.15 con la tisana di liquerizia in mano


Secondo giorno. 

A 200 metri  (su 600) e 6 minuti dal traguardo (ossia in anticipo, ma non così tanto) mi rendo conto di aver dimenticato a casa il doudou (faccino della disperazione). Chiamo il chercheur che stava  per portare A con sé al lavoro, giusto quell' oretta (croce sullo stage di basket)

Il chercheur: ma è così grave?
Squa: direi proprio di si (faccino imbufalito... no ma non hai presente cosa rappresenta il doudou nel nido francese ??  prego leggasi Alice d'archivio, farsi quattro risate.)
Citando Alice solo gli organismi monocellulari e i serial killer sono sprovvisti di doudou.


Dopo sei minuti giusti di orologio, sollevata, li vedo  pedalare all'orizzonte, col cagnetto marrone di pezza a.k.a. il doudou (farlocco anche per noi, e sto ancora citando Alice).
L'educatrice in carica del  nostro inserimento è nervosa e insicura. Quando non mi chiede se mio figlio si sa girare sulla pancia,continua a chiedere conferma di ogni minimo dettaglio  alla sua collega. Non ho osato chiederle se è appena rientrata dopo una lunga pausa. O se è sempre così.
Parla con me ma in realtà sta ascoltando conversazioni che avvengono vicino a noi. Cerco di distaccarmi da quella sensazione ma in fondo sono nervosa anche io. Mi domando come posso prendere il conttollo e assicurarmi che vada tutto bene.


Bref. oggi sono già tutti fuori e andiamo anche noi fuori, si decide frettolosamente che me ne andrò subito e tornerò tra mezzora. Tento di salutare littleP ma quello non mi si fila di pezza. Un po' titubante mi faccio convincere a sparire dalla circolazione. Imbraccio lo zaino e esco. Cammino dietro l'angolo e mi siedo su una panca di cemento, la prima a sinistra. Mi abbandono seduta e decido che passerò almeno i prossimi venti minuti a meditare. O circa.
I primi dieci minuti se ne vano effettivamente  a guardare  meditativamente i giunchi mossi dal vento. Tra flussi di penseri impazziti. E paragoni, che non si dovrebbero mai fare e men che meno tra due bambini che sono figli tuoi. Ma per una mente analitica (e per nulla sintetica) come la mia è francamente impossibile.
Per non parlare della faticosa danza del rimuginamento loco. L' inserimento di A. alle porte dei suoi quattro mesi nel delizioso nido della deliziosa cittadina medievale. Fossimo restati là A. sarebbe un altro bambino. E io sarei un'altra donna e un'altra mamma. Forse.

Poi mi scasso di guardare nel vuoto, perchè io non penso, io scrivo tra me e me. E allora scriviamo... Passo quindi altri dieci minuti scarsi a pigiare tasti su uno smartphone stupido #myidiotsmartphone.
A cinque.minuti.dallo.scadere del.tempo mi dico che ça peut suffir e mi incammino a ritrovare il mio bambino e il suo cagnetto farlocco di pezza.

Solo quando l'ho ritrovato pimpante e sorridente come l'avevo lasciato, mi rendo conto di avere lasciato sulla panchina di cemento il mio zaino, effettivamente pieno di cose un filino importanti. 
 
E quindi, non si fosse capito prima, arrifamo:
Ciao piccoletto, la mamma torna subito, ma proprio subito subito...

29 August 2017

Sotto il segno di Cruz Ramirez

7:15, tra il limone e la sobacha / 14:00, quando persino i supereroi riposano

Dunque lo stage di basket si è poi rivelato un ritiro estivo per piccoli campioni. Mooolto più avanti di A. anche nell'età. C'era, a detta del chercheur, solo una piccoletta, scriciola ma scafata. Gli altri, dopo un riscaldamento degno di una squadra di serie A,  si destreggiavano come piccoli campioni tra salto della corda e plank. Chercheur è restato per fortuna un po' a guardare, poi dopo il riscaldamento, col bene placito dell'allenatore, ha preso A sotto un canestro a fare due tiri prima di riportarlo a casa. Sono arrivati a casa  appena dieci minuti dopo di noi che tornavamo dalla prima ora al nido di quartiere (quello che ai tempi sospiravo).

Un'ora, per me, di domande a raffica, spesso molto impertinenti (si sa girare sulla pancia? MA l'hai visto? ha un anno.... qual è il suo gioco preferito.... vuoto... solo a casa mi è venuto in mente e chissàse riesco lo documenterò....). Un'ora, per P, di gattonamenti folli ad esplorare gli spazi e i volti. Si piazzava davanti a tutti e sorrideva sperando di ricevere un sorriso in cambio. Solo due momenti di incertezza. Uno in cui tutti i bimbi erano usciti fuori, ma l'intervistatrice aveva deciso che noi invece dentro. Ad un certo punto P. si èritrovato dietro un tavolino, non vedeva più nessuno ed è rimasto spiazzato. Il secondo quando il "direttore aggiunto" è venuto a presentarsi. Parrebbe che non gli sia piaciuto molto cosa   a dir poco rara chez l'enfant petit P.. Usciti di là dopo una sola ora era abbastanza esausto. E io pure a dirla tutta.

Così, esausti, ci siamo visti arrivare a casa  A. sovraeccitato per la sessione sportiva, che continuava a ripetere che lui ci voleva restare allo stage (faccino allibito... disgraziato l'anno scorso a judo sul tatami hai fatto lo sciopero per tre sessioni di fila e alla terza papà tuo ha desistito). Sarà stata la visione domenicale al cinema di cars 3??? Che ci ha dato un bel po' di grinta a me e a lui... Cruz Ramirez sei tutti noi!!!

In serata poi ha fatto qualche passo in più dei suoi soliti due per poi finire giù di culo. Gli abbiamo fatto un caloroso applauso e lui allora bissava e trissava guardandoci fiero. Ha voglia di tifo il piccoletto. E tifo sarà. A rischio di quello che io e il chercheur chiamiamo in codice The J Feeling. Chè ogni grande emozione dimostrata a P. provoca infatti in A., come penso sia comprensibile,  un moto di destabilizzazione praticamente pari al peso del volume del liquido spostato (...che tra l'altro in questo caso sono già 15 kg, mica cotiche).


Ma, come al solito, farnetichiamo
Si aggiunga solo che coté rassettamento... quasi zero. Solo un po' di scartoffie eliminate. Ma viste le circostanze va bene così.

28 August 2017

sorseggiando acqua e limone

28 agosto, 6.58

Nuovi inizi ad un orizzonte ormai immediato. Tra poche ore inizieremo con P. l'inserimento al nido, mentre il chercheur accompagnerà A. ad uno stage di basket che dovrebbe impegnarlo tutta la settimana. Il condizionale è d'obbligo visto che l'ultimo tentativo di attività sportiva è stato un grande fiasco. A dare ottimismo c'è il fatto che è passato un anno intero. Che allora lui diceva sono timido a tutto spiano. Ora è più per il "sono timido ma mi faccio coraggio". In mezzo c'è stato un altro anno di école  militaire/materna con una maestra più umana e meno generalessa. Un anno di mercoledì pomeriggi e vacanze scolari al centro che io adoro, dove prima di iniziare qualsiasi attività chiedono ai bambini come si sentono.

L'inserimento mi fa dono di una settimana di pausa. Oltre ad accompagnare il piccoletto a questo grande passo, avrei il progetto ambizioso di dare una rassettata imporrtante alla casa. Mi piacerebbe dare un grosso scossone. IL libro della sciroccata giapponese giace in ingresso, fermo ad una delle prime dieci pagine. Troppo fastidioso -per me- quell'uso smodato di parole come buttare, spazzatura. Stavo male fisicamente ed ho interrotto. Perchè il mio problema penso stia lì.
Ma forse un po' come quello di Allen Carr ai duri tempi del tabagismo, quel che ho letto ha lasciato un piccolo semino. Il mio atteggiamento alla robbbba nuova è diverso. Riesco a separarmene più serenamente. Doloroso invece quel legame con le cose che sono con me da molto tempo.

Insomma non ce la faccio a dire che l'anno 2017/2018 sarà sotto il segno del decluttering, perchè è una parola che mi procura ancora molto disagio (ne riparliamo?), chiamiamolo l'anno del rassettamento, mi mette meno ansia.

E il vostro anno sotto che segno comincia?

14 August 2017

Di aria, solitudine, introversione...

domenica 13 agosto 2017 
ore 11 circa

Intanto AAAAAARGHHHHH

Quei tre sono appena usciti e ci sarebbe una lista di cose che dovrei fare. STavo anche per farla, ma non la farò.
Invece mi siedo qui col bisogno di respirare un attimo.
QUesta é una di quelle -rare- volte che il mio sguardo si posa qui e lì e ovunque vede cose che andrebbero fatte. Questo in se non é per nulla raro. Quel che si é rarerrimo è che il mio spirito ne avrebbe anche voglia. Ma non ne ho il tempo. Questa fame di fare per me (ormai? ma com'era davvero prima???), accade  in congiunzioni astrali tipo ciclo a favore (in gravidanza e allattamento  non  mi capitava di vedere una grande differnza) e assunzione caffeinica. Recentemente ho riletto il potere che mi aveva fatto quel beverone infernale là. Forse dovrei bere più caffè. Non fosse che dopo qualche giorno mi spompa. Nessuno può vivere così su di giri come sono io in caffeina. Come sono io questo momento. Però mi capitano dei periodini in cui mi sballo di brutto e poi lo assumo. Ora per esempio quanti giorni è che mi faccio un caffè vero ogni mattina ? Se continuo poi  mi sentirò sopraffatta dai nervi e dovrò smettere e ne accuserò la mancanza.
Quindi dicevo mi hanno lasciata sola.
Ho detto al chercheur. in inglese come quando non voglio che A. (il grande) ci capisca (è un periodo che mi urta chiamare i miei bambini con dei nomignoli, ma ne riparliamo un'altra volta forse. chissà)

Gli ho detto sai che ho avuto una illuminazione? Era una mezzoretta che A. sfracellava la minkia perchè si stava annoiando. Era sveglio dalle 8, erano ormai le 11 e tre ore iniziano ad essere un po' E giochiamo e facciamo e gioca con me. Io invece son lì che riordino e sistemo a mille perchè stanno arrivando il nonno e zia Susanna (................................................................. quanto ne vorrei scrivere di questo... sono almeno 3 giorni che scrivo pagine e pagine su mio padre e mia zia che tornano a trovarmi dopo taaaanto tempo..... ma non ne ho il tempo. Lo spazio tempo ). Ad A. avevo  detto almeno cinquanta volte  di trovarsi qualcosa da fare. E lui alla fine si era   messo l'anima in pace e si era messo a tracciare letterine su un quaderno .
Chercheur, mi sa che ho capito perchè la pediatra ci rompe la minkia da due anni almeno sul farlgi fare un'attività sportiva
Perché io e forse anche te quando si annoia tendiamo sempre  a proporgli cose più o meno intellettuali. CHiamiamole così. Vuoi ascoltare le fiabe? se abbiamo bisogno che faccia un'attività in solitaria. Oppure leggiamo un libro. Tho giochiamo a carte per il massimo dello sballo

 e anche lui se invitato a fare da solo fa cose simili. "Legge" topolino per l'80% del suo tempo "libero". E la cosa inizia ad inquietarmi perché non vuole sfogliare niente altro che topolino. E vuole che gli venga letto niente altro che topolino.

Insomma dico al chercheur, sto bambino in sto momento si è seduto al tavolino a scrivere letterine perchè secondo me sta cercando quel senso di inquadramento che sente alla materna. Ma secondo me stamatitna avrebbe bisogno di usicre, correre, giocare fuori.
Mi ricordo la sivigliana che diceva di suo figlio che andava al parchetto con suo padre "pa' que le de el aire". Per prendere aria diciamo.
Il chercheur ne ha convenuto e quindi  l'ha portato fuori a dargli aria. Nel frattempo si è svegliato P. e allora ci ha portato pure lui, che anche gradisce.
Ecco la storia di questa mia piccola oretta di solitudine

Solitudine
Io mi ricordo quando mi lamentavo tantissimo qui sul blog della solitudine. Del non avere amici etc etc
Col tempo però ho scoperto che la solitudine è la cosa di cui ho più bisogno al mondo. Devo ringraziare la coach in carne ed ossa di avermelo fatto scoprire. Quando le dicevo del senso di colpa che provavo da quando avevo deciso di tornare a pranzare a casa mia e del fatto quindi che se mi mettevo a calcolare, io le mie 8 ore canoniche, al lavoro, non le facevo mica. Lei mi rispose che non dovevo sentirmi in colpa, che i miei colleghi si riposavano mangiando insieme e probabiulmente ricevevano piacere da questo e che invece probabilmente vous avez besoin d'etre seule pour vous recharger. Mi parlò di un libro sull'introversione. (Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare di Susan Cain, C. C'é anche un suo bel Ted)

  Mi sottopose un test. Poi lessi anche molto al riguardo da Polly che ne parla spesso. Grazie al suo parlarne un giorno ho rifatto un test analogo che risulto' un po' diverso dalla prima volta. Se ricordo bene. Continuo a pensare di essere un introversa atipica, perchè ci sono molte volte che invece mi sento un animale sociale. Però di fondo sono introversa o per lo meno ho davvero un gran bisongo di solitudine per ricaricare le pile. Ne ho vari esempi e sono molto soddisfatta di averlo capito, perchè mi permette di interpretare cose che prima non afferravo.

A questo proposito ho fatto molte osservazioni nelle due vacanze al mare con una  coppia di amici atavici e prole. Il mio unico spazio di perfetta solitudine è stata una mattina in cui sono andata a vedere l'alba che sorgeva sul mare. Due ore che hanno valso la vacanza intera. Forse riuscirò a raccontarlo perchè c'è un draft da qualche parte che si chiama le mie albe e continuo a pensarci
E il mio spazio-tempo è già scaduto., 
E' possibile??? E' volato via, me tapina

05 July 2017

June (and July) blues (con risata finale)

Mi candido Cenerentola che resta mentre tutti gli altri vanno a palazzo

Mi piace,
Ma non mi piace
Lo sento inevitabile e anche giusto
Ma un pizzicorio me lo dà
L'ho scelto
Eppure

Rimango, chissà ancora per quanto, in purgatorio.
Non posso dire quanto sono felice, quanto sia tutto bellissimo.
Per quello che (erroneamente) chiamavo conflitto di lealtà.
Stavo male e ora non posso dire quanto sia tutto bellissimo.
Stava male e io ora non posso essere felice.
Non posso dire quella tristezza atroce che mi prende le budella
Perché é arrivato quello che ho tanto desiderato
E ora non posso, non posso proprio lamentarmene.
Non ad alta voce per lo meno. Né per iscritto

Sempre più spesso fingo
Dissimulo
Faccio finta
(di niente)


Pero' poi é arrivato giugno
Il mese dei quaranta
Il mese quello li'

Quel mese che sei anni fa tutto ha fatto crack.
Coup de theatre stratosferico
E niente é più tornato come prima

E io non so più dirlo
E invece, se riuscissi a forzare i blocchi, ne scriverei pagine e pagine strazianti

Chiudo la porta,  in quell' ufficio che di solito condividiamo in 7, e piango moltissimo
Poi la riapro e vado a impasticcarmi****

L'ho sempre detto che siamo mica tuttte sole qua dentro



**** metaforicamente eh!!
ma solo io non conoscevo The pills??
La mia antologia anti-tristezza per tutti quanti ne avessero bisogno:
https://www.youtube.com/watch?v=01Bpyr8ZYL4
https://www.youtube.com/watch?v=yvS20MxtWyA
https://www.youtube.com/watch?v=fS2VV9kMmHU
https://www.youtube.com/watch?v=5xWVuwsTuos
https://www.youtube.com/watch?v=QKNp47hWBsA
https://www.youtube.com/watch?v=r7sLh8r9NIw
https://www.youtube.com/watch?v=z1Kcqhder6s
https://www.youtube.com/watch?v=l1RQ9GWYrXs
https://www.youtube.com/watch?v=Yu_mpNiDVpw

https://www.youtube.com/watch?v=cjiK3rXZyO0

e infine il capolavoro :
https://www.youtube.com/watch?v=k_BrZB2Ge3I

ancora rido





25 March 2017

Ti ho chiamato tantissimo e finalmente hai risposto

 Ho ricominciato a lavorare il primo giovedì del mese- ormai scorso. Il primo week end lo abbiamo passato a Marsiglia in ritiro con le amichette olandiche. E' stato molto bello ma anche faticosissimo infilarci in seguito la prima settimana "a regime". Da quando ho avuto un burn out sono comunque molto previdente sul carico di fatica che mi aspetta. Ci è voluta una polmonite a farmici riflettere ancora meglio e dall'80 sono passata al 60%. Almeno fino all'estate. Avevo paurissima del rientro che effettivamente non è stato poi fantastico. Ma almeno non mi ha fatto (ancora) male alla pancia. E la schiena soprattutto non ha mandato allarmi come era successo prima di natale, quando ho passato in istituto appena un paio d'ore per il pranzo natalizio e dopo sentivo avvisaglie spaventose di nuove crisi. La mia schiena invece -se mantengo il peso- sta abbastanza bene. Toccando ferro, legno e tutti i materiali scaramantici.

Ad un certo punto la maestra ha mandato a casa i quadernoni della scuola materna,  sulle pagine dedicate alla mamma Alfetta ha disegnato un omino senza braccia -e non una, ma due volte. Era novembre 2016 e a quella data era un anno pieno che la sua mamma non lo aveva potuto prendere in braccio. Da quando ho visto quei disegni sono molto più diligente nel fare gli esercizi che il fisioterapista mi assegna. 

Alfetta ha compiuto cinque anni. E' un ometto sempre più ragionevole e piacevole. Cinque anni sono una bellissima età, ma questo mi accorgo che lo dico sempre, ad ogni stadio, tranne forse quello del toddler blues che ho lungamente raccontato. Vederlo interagire con suo fratello mi fa sempre venire le lacrime agli occhi. Non credo di avere temuto niente al mondo  più della gelosia di Alfetta per suo fratello. Che forse c'è anche, ma al momento non si vede (ancora?) chiaramente. Ogni volta che li vedo anche solo guardarsi, succede che viene ad entrambi una luce particolare negli occhi e si sorridono... io faccio come un passo indietro per non disturbare, mi viene un goccina negli occhi e la voglia irrefrenabile di prendere una penna e scriverne. Sono bellissimi.

L'altro giorno parlavamo del matrimonio dove andremo (evviva) in sud Italia e gli dicevo che bello ci saranno tutti i cuginetti, lui mi fa.  Mamma, lo sai, non mi piace quando ti chiamano zia....
Forse sei un po' geloso? Lo posso capire...  Si sono geloso.
Poi a scoppio ritardato, ieri, gli faccio senti stavo pensando a questa cosa che non ti piace tanto quando i tuoi cugini mi chiamano zia. Si, non mi piace proprio.
Ecco, ora lo so, ma stavo pensando, ma lo sai che quando il tuo fratellino parlerà, anche lui mi chiamerà mamma.... Si lo so, ma non sono geloso. Lui è il mio fratellino.
Un punto interrogativo mi accompagna da allora


Il fratellino di Alfetta ha un nome poetico e abbastanza esotico per le genti italiche (ancor più di quello di Alfetta per lo meno). Avevo pensato di chiamarlo qui Beta ma mi pareva irrispettoso. Mi pareva come dire ricordati che tu vieni per secondo. Di fronte alla sua tranquilla paciosità un amico me l'ha definito soprammobile. A me è venuto un pizzicotto nella pancia perché è più o meno quello che dicevano di me neonata e non so, mi ha sempre fatto brutto. In francese soprammobile si dice bibelot, leggasi tipo bibló. E quindi per un po' lo abbiamo chiamato Bibló. Ma insomma la mia pancia non era molto d'accordo.
Poi un giorno sollevandolo a fatica gli ho detto che pareva di cemento. Presto tradotto è arrivato il suo nome. Betón. Alfetta e Betón sono una coppia bellissima.


Io non mi censurassi scriverei ancora fiumi di parole. Ma censuro la felicità (enorme) tanto quanto le ombre che spesso mi vengono ancora a trovare. E macino tanti pensieri su questa autocensura da riempirci un grande lago di acqua salata.
Ecco una goccia, piccola e tonda.

25 January 2017

Alduina ti vede

(o del dici che davvero davvero riesco a scrivere di decluttering anche io??)

mi pare ci sia la luce giusta, il silenzio giusto, il vuoto giusto per scrivere un po'. Per provarci almeno. Il 2017 è iniziato, non ho fatto tutto quello che avrei assolutissimamente dovuto fare e intanto siamo agli sgoccioli, tra pochissimo tornerò ad essere una lavoratrice, dopo ben 11 mesi di fermo.  Sospironis.

Il natale al paesello alla fine è stato come me lo ricordavo. Quello per il quale avevo coniato il label  ioodionatale. Qualcuno forse se lo ricorda (?) Solo che l'assetto ormonale di partenza questa volta era stratosferico e quindi lo avevo addirittura atteso con gioia. Ingenua. Come se due ormoni potessero avere la meglio sul peggiore momento dell'anno (o quasi). E' andata a finire più o meno come sempre. In molte circostanze e con molte persone sono stata un martello pneumatico di furiosaggine. Molesta e insistente come una zanzara malarica. Avevo davvero molta voglia di vederle e passare mooolto tempo con loro. Ma non era il caso, non era il momento, forse loro non erano delle energie giuste? o forse la mia insistenza e "pedanza" ha rovinato l'ambiente. Con altre sono stata insensibile e disattenta, fino crudele. Solo perché mi pestavano qualche nervo sensibile? Sia detto en passant che la genitorialità scuote fortemente le amicizie (quanto se ne potrebbe parlare). Ho anche collezionato un discreto numero di pacchi. Mi hanno colpita sul momento, ma poi si passa avanti e pazienza. Sarà per l'anno prossimo, oppure anche ciccia. Prima o poi, come gli espatriati di lunga data, non  rientreremo neppure più a natale. Ne conosco tanti.  Anche perché faccio fatica ad accettare che l'unica capatina al paesello sia ormai destinata ad essere natalizia. Io che, appunto, ioodionatale.


Bisogna però menzionare, per dovere di cronaca, che c'è stato un colpo di scena notevole. Un amico atavico ci ha prestato casa dei suoi genitori inabitata da un paio d'anni, dove da ormai diverso tempo non tornano neppure di passaggio. Un calendario cartaceo era fermo a gennaio 2016, uno di legno al 19 giugno di un anno imprecisato. Giusto i pavimenti erano  un po' polverosi, per il resto sensazione di lindo, ordinato, zen. Tidy direbbe qualcuno. Bisogna sapere, infatti, che la mamma di questo amico atavico ha grande fama di donna precisa, ordinata e maniaca di pulizia e candore. Bastino le parole di mia suocera e proprio a voi l'hanno prestata questa casa!!? Da un po'  assisto allibita a quella che chiamo transizione-sciuraggine che ormai da tempo vedo essersi operata in molti miei amici. Sembrerebbe io mio turno, solo che la transizione è moooolto lenta. Io ed il chercheur siamo bene che indietro, non molto lontani da quando il forno era nudo. E per inciso beviamo ancora acqua nei barattoli della bonne maman. I miei coetanei invece ti offrono pattine all'ingresso, puliscono dove passi e possibilmente non ti invitano mai a casa loro. Anche oltralpe, le mamme del parchetto sono lì a declamare quanto sono organizzate in casa e poi sono erano (prima che iniziassi la mia personale transizione sciuretti) tutte a casa mia per caffé-sessione gioco. In fondo a ben vedere era

Ma magari ne parliamo un'altra volta del fattore sciuretti?!

Stavo parlando invece delle chiavi della casa linda&zen in mano di noi riciclatori compulsivi di barattoli  bonne maman. Poi si propone una cena di santo stefano in questo nostro da noi transitorio. E forsanche il capodanno. Ci aggiungo poi io perché a questo punto mi voglio proprio rovinare un pranzo-festa a sorpresa per il quarantesimo di compleanno del chercheur mio. Vanna Marchi della socialità ai duri tempi della sciuraggine.

A me intanto che organizziamo si annoda la gola. Perché in questi mesi di casalinghitudine ho cercato di  ordinare, sistemare, organizzare, ottimizzare al fine di stare meglio e tenere tutto pulito in quel di casa mia al MontePello. A tratti ci sono anche riuscita. Quando la schiena me l'ha permesso sono andata a fare acquisti per la casa, le scatole colorate, quelle che non so come le chiamiamo in italia ma io qui  googolo (e acquisto) compulsivamente come boites de rangement. Ho svuotato e sistemato cassetti, senza però portare il contenuto al cuore per vedere cosa 'sparkled joy' (cit. scopro ora che è uscito anche il sequel...) Ma più che quel decluttering che tanti declamano mentre io storco il naso, ho cercato nuovi paradigmi. Alcun li ho anche trovati. Tipo che il mio piano cucina ogni mattina dopo colazione ora riesco a rimetterlo in ordine. La tavola da pranzo che mesi fa era costantemente piena di roba anche lei si fa sgombra di primo mattino. Sto lavorando ai fianchi i miei hotspot direbbero le flylady (cit. giusto per dire che sto fino studiando).
Ma è un equilibrio così precario che mi gira la testa. Così faticoso che quando siamo tornati a casa dopo quasi 3 settimane italiche mi sono letteralmente sentita le gambe molli a vedere il caos che avevamo lasciato e la fatica che ci sarebbe voluta a riprendere il filo. E giusto a ridosso di questo nuovo inizio.

Alla fine s'è fatto tutto. Santo stefano, mini-capodanno e festa sorpresa. E tenere la casa zen pulita è stato facile, perchè era vuota, graziosa, funzionale e si faceva volere un gran bene... Quelle albe dalla finestre dell'ottavo piano poi. Meravigliose. Bisogna proprio lavorarci alla zenitudine di casa.


E insomma di decluttering in sé non era ora, ma qualcosa mi dice che ne parlerò eccome, visto che mentre questo post lievitava in draft ho fatto la follia. Ho acquistato la mia copia della tipa furiosa che mette le cose al petto per decidere del loro destino. Il fatto che tra le varie possibilità io abbia scelto il libercolo con  "i miei ghirigori" dovrebbe essere di buon auspicio. Ne parlate o avete parlato tutti, e sia.

Prima di una -chissà- trasformazione, metto sul diario la foto della mia libreria adorata, che chiamo Pinterest. In attesa della libreria nuova che dovremmo disegnare e il chercheur, nuovo Geppetto, dovrebbe costruire, io la guardo, un po' è tanta e troppa robbba, piena di cose totalmente inutili. Un po' è tanto Squabus... Vediamo che ne sarà di lei...

Buon 2017 a tutti !!!





la mia "libreria-Pinterest"

16 November 2016

cose che devo assolutamente fare


Telefonare a mia zia pittrice, nonché sorella di mia madre per annunciarle, se non le sia già arrivata all'orecchio la notizia, che ha un altro pronipote. Le telefonate non sono il mio forte. Lei poi mi ricorda così tanto mia madre che è dura. Ma tre mesi e quasi e mezzo sono una follia di procrastinazione. Senza contare la gravidanza, che va bene tutte le piccole e grandi preoccupazioni del mentre. Le perdite, gli ecografisti incapaci, quelli troppo bravi. Le ernie e la sciatica. E soprattutto i blocchi emotivi e l'impossibilità di lasciarsi andare. Va bene tutto ma è grande ora che io alzi quella fottuta cornetta. Magari oggi stesso?
Scrivere a tantissime persone. Finire quella email per Acca, scrivere al mio capo e ai miei colleghi olandici. Scriverne millemila altre per riconnettermi al mio mondo piumato. Che sì: la vita milanese  atavica e non, francese della prima volta, americana e olandese, sono tutte finite, ma ci sono persone che non voglio perdere e io ci voglio e posso credere alle amicizie che resistono alla lontananza.
Usare magari il "faire part" della nascita del neo-bimbino innominato come scusa per scrivere (Dare un nome a quel bimbino )
Fare quel fairepart. E che ci vorrà mai? un'oretta? Sarà pure divertente. Ma è un simbolo. Una metafora, come sempre. E procrastino.

Organizzare n aperitivo con i vicini.


Scrivere, scrivere, scrivere un sacco- pestare sulla tastiera come una dannata..

Scrivere alla mia coach. A quella bella donna che è stata la mia coach per un po' e poi sono stata risucchiata da un'altra dimensione. E non penso che riprenderò il coaching a breve. Ma le devo e le voglio un grande ringraziamento.
Scrivere una mail di ringraziamento anche alle due belle donne del Parto Positivo, perché la loro presenza in rete e i loro suggerimenti sono preziosi e bisogna assolutamente ringraziare le cose preziose.
Scrivere quella lettera di reclamo al pronto soccorso per il trattamento subito da un'infermiera stronza aguzzina e liberarmi da quel fastidio che mi rode al pensiero di quel maltrattato restato lì nei miei ricordi. Chissà che universo triste c'è dietro quella donna.
Osare scrivere e condividere di tutto ciò che mi tocca. Della polmonite, esperienza mistica. Del conflitto di lealtà che impedisce le persone di essere piuma dopo tanto piombo. Di nascite e  bimbini sorridenti. Di fratellanza e gelosia molto ben celata. Di come il cuore si espande, è vero quel che dicono. Ma è anche molto difficile . Di fantasmi della propria infanzia e sorellanza che si proiettano.

Creare un nuovo blog se davvero mi va. Mi va?


Rimettermi in carreggiata con la dieta ché la ciccia mi sta pericolosamente ricolonizzando.Mentre la schienaal momento regge gli 8,5kg per tre mesi di lattante, ma grida ancora la sua fragilità. E quindi organizzarmi bene per tornare in piscina . Oppure prendere sul serio il "power walking" (termine appena scoperto che suona meglio del nordic, che poi comunque col passeggino niente nordic). Farlo senza cincischiare. Ora che pare io possa camminare. (Non dirlo troppo forte che il dolore e l'ultimo blocco della schiena non è poi così lontano).

Riprendere la meditazione. Che andava benino e poi...


Sbrigare un bel po' di beghe burocratiche. Che noia.

Va be ma allora anche trovare il mio futuro, da agosto 2018 quando la mia olimpiade si sarà -vivaddio?- conclusa.

Continuare ad essere così felice.

Possibilmente senza sentirmi orribilmente in colpa.