25 June 2011

chiamate la protezione civile


Aspetta che lo ripeto, me lo riscrivo, mi cito, che' si' ho trovato il nodo:
La vita e' fatta di priorita' e di accettazione delle emergenze che te le fanno cambiare. Vivere bene richiede saggezza nel valutare le priorita', ed adattarsi il piu' serenamente possibile quando cambiano.

Avevo inizialmente pensato diversamente il fulcro di quello che ho scritto sotto. Essenzialmente raccontando di tutto il tran tran degli ultimi giorni, di K, Y e T, quello che volevo mettere a fuoco e' che amicizia -almeno quella che anelo io- e' quando si sa vivere lo stato di emergenza. Io ho bisogno di essere circondata da persone con le quali ci si sappia dire 'emergenza' ed allora si molla tutto e si va a lustrare forni, ad essere presenti. Anche se per i lati ameni delle emergenze: anche tipo fare il tiramisu, dimmi tu se e' il momento di mettersi a fare un tiramisu, invece e' questione di semi-emergenza, ho bisogno delle fruste.
Certo e' che bisogna rassenerarsi con se stessi e sapere quali sono le proprie priorita': capirle ed accettarle. E poi bisogna saperle esprimere. Mica briciole.
Ma in fulcro quelli sono gli amici che vuoi: quelli che riescono a chiederti aiuto e quelli a cui riesci a chiedere aiuto. Ed a volte la cosa non e' biunivoca. Ma questo e' un altro discorso.

E sono appena stata folgorata del perche' non organizzo piu' cene, feste, ritrovi, che' io e il chercheur eravamo sempre stati dei simpatici padroni di casa. E' perche' nell'ultimo anno mi sono concentrata piu' che mai sul io ce la faccio da sola. Ed invece da sola non ce la faccio. Perche' lo stato di emergenza puo' vigere anche in tempi sereni, quando si e' alle prese con qualcosa di pur allegro e gioviale, pero' piu' grande di te. Tipo una festa o una cena per tot persone.

Io ci ho i modelli dello stato di emergnza che mi piace: la mia zia giovane D. (detta anche zia Susanna) ne e' maestra, casa sua non e' casa sua ma un porto mare: lei e' il centro nevralgico degli stati di emergenza altrui. Milena un'altra bravissima destreggiatrice di emergenze positive. Ed anche M. la mia amichetta storica. Che mi ha appena cazziata che non mi sono fatta piu' sentire ne' vedere e le ho appena risposto: hai ragione, pero' anche tu e comunque ora emergenza...

Io ho bisogno di amici cosi' e vorrei essere capace che anche la mia casa sia sempre in stato di emergenza positiva, modello protezione civile...



Qui mi devo promettere che mi rileggo e ci ripenso, perche' nello stato d'assedio in cui mi sento, puo' essere anche che riesca ad esprimere solo una marea di stronzate cosmiche.

2 comments:

  1. allora venite a cena da noi, che io invece sto ricominciando a ricevere, dopo un paio d' anni di poca socialità in casa. E il gazebo in giardino va bene per le estati umide.

    (In Olanda dove?)

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  2. ma che invito carino :)
    fino a fine luglio siamo un po' su un po' giu' in Italia, ma poi forse ci feriamo un attimo...
    approposito di umidita', con il monsone che e' arrivato
    ieri, l'idea di estate e' andata in vacanza anche lei ;)

    (ad un'oretta di treno da te, la cittadina gioiello, quella della veduta di Vermeer)

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova