18 April 2013

Fathers are just as good as mothers... + ref 2

Il chercheur, si sa, legge Nature a colazione. E se no che chercheur è? Nature è una delle riviste scientifiche più prestigiose, dove pubblicano i più grandi scienziati del mondo (cit).

Io invece gli racconto delle interessanti letture che faccio su Genitori Crescono e per esempio del temone di questo mese  (scelte genitoriali e stili di accudimento facile facile, no?). Nei commenti ai post ospitati sul tema, a cura della psicologa Elena Sardo  (qui: Attaccamento, qui: Base sicura e limiti e qui: Assetto materno, P.S. qui: I vizi dei bambini e...),  ci sono state diverse osservazioni sul fatto che  la "figura primaria di accudimento”  nella letteratura è -o per lo meno sembra- automaticamente associata alla mamma, anche se la società evolve e di padri che si occupano dei figli per così dire in primissima linea ce ne sono e sempre di più. Il tema mi interessa moltissimo.
 
Ieri mattina il chercheur mi ha mandato il link ad un articolo comparso su Nature communication, che è una rivista spin-off di Nature, appunto. L'articolo titola:  I papà sono bravi tanto quanto le mamme a riconoscere il pianto dei bambini. Non sono un'etologa o una psicologa come i ricercatori che hanno fatto lo studio e pubblicato il paper, però avendo accesso al giornale ;)  ho pensato di leggerlo e condividere e tradurre almeno l'abstract, per chi in inglese non c'ha voglia. Non sono una specialista del campo e non sono una traduttrice (ma quanto è difficile?) mi si perdoni la grossolanità. Se qualcuno vuole fare meglio è benvenuto :)





Nature Communications 4, Article number: 1698
doi:10.1038/ncomms2713

Fathers are just as good as mothers at recognizing the cries of their baby

Previous investigations of parents’ abilities to recognize the cries of their own babies have identified substantial and significant sex differences, with mothers showing greater correct recognition rates than fathers. Such sex differences in parenting abilities are common in non-human mammals and usually attributed to differential evolutionary pressures on male and female parental investment. However, in humans the traditional concept of ‘maternal instinct’ has received little empirical support and is incongruous given our evolutionary past as cooperative breeders. Here we use a controlled experimental design to show that both fathers and mothers can reliably and equally recognize their own baby from their cries, and that the only crucial factor affecting this ability is the amount of time spent by the parent with their own baby. These results highlight the importance of exposure and learning in the development of this ability, which may rely on shared auditory and cognitive abilities rather than sex-specific innate predispositions.


( Traduzione maccheronica... forse google translate se la cavava meglio... )

I Padri sono competenti tanto quanto le madri nel riconoscere il pianto del loro neonato.

Studi precedenti sull'abilità nel riconoscere il pianto dei propri neonati hanno identificato una sostanziale e significativa differenza a seconda del sesso del genitore, in particolare le madri mostravano una più alta percentuale di successo rispetto i padri. Tali differenze nell'abilità genitoriale sono comuni in mammiferi diversi dall'uomo e sono generalmente attribuiti alla diversificata pressione evolutiva per quanto concerne l'impegno parentale su donne e uomini. Tuttavia per l'essere umano il concetto tradizionale di "istinto materno" ha ricevuto poco sostegno empirico e  non è compatibile con il nostro passato quale specie che alleva la prole in comunità. In questo studio usiamo un disegno sperimentale controllato per dimostrare che sia padri che madri possono entrambi in ugual misura ed in maniera affidabile riconoscere i loro neonati dal pianto e che l'unico fattore critico che influenza questa capacità è il tempo trascorso dal genitore con il figlio. Questi risultati evidenziano l'importanza del tempo di contatto e dell'apprendimento nello sviluppo di questa capacità, che potrebbe basarsi su abilità uditive e cognitive condivise piuttosto che su una predisposione innata specifica del sesso.



Non vado troppo nello specifico sul corpo dell'articolo  - l'abstract dice la sostanza.
Qui  altri aspetti che hanno chiamato la mia attenzione:
  •  Il riferimento ad una serie di altri lavori presenti in letteratura mirati a valutare la capacità del genitore nel riconoscere il tipo di pianto del proprio figlio, per quanto riguarda il bisogno espresso, lo stato emotivo e il grado di urgenza. Questi studi si concentravano però sulle madri e qualora includessero padri lo facevano senza tenere conto di una variabile non trascurabile: il tempo che questi padri erano soliti trascorrere a contratto della prole. Quello che vogliono suggerire questi ricercatori insomma è che l'istinto materno non sia davvero innato ma indotto dall'esposizione e l'esperienza. Insomma appreso
  • Dicono gli autori che nella comunità scientifica questa riflessione sulla peculiarità dell'essere  umano di vivere in comunità, definita nell'articolo the cooperative breeders hypothesis,  ha messo in discussione il concetto di istinto materno nella sua visione tradizionale. Dopo tutto la specie umana è caratterizzata da alti livelli di non-maternal care (se non sono i nonni, è la tata o il nido... e i papà! come dimenticarsi dei papà?).
  • Studi endocrinologici hanno mostrato che c'è una correlazione tra livelli ormonali e parental behaviour. Nella fattispecie il livello di testosterone diminuisce nei neopadri (parentesi goliardica - poi certo è comunque tutta la colpa nostra se per mesi non si batte chiodo). Sarebbe interessante, dicono gli autori, studiare la relazione tra il dosaggio ormonale ed il riconoscimento dei piccoli, per esempio testando se il livello di testosteroneè correlato con il tempo trascorso con i neonati e se il testosterone influenza la capacità di riconoscimento.
  • Infine sarò dissacrante, ma tant'è... non sono convinta che riconoscere il pianto, pur dell'esserino più caro al mondo, cuore di mamma e papà,  sia davvero sintomatico delle abilità genitoriale. Insomma ci si può pure avere un orecchio così-così per i suoni, perchè magari non si è molto in contatto con le proprie capacità uditive. Che ne so magari i musicisti riescono meglio nell'esperimento di quelli che la musica non l'ascoltano proprio mai - tanto per dirne una. Sarebbe stato mooolto più interessante secondo me l'esperimento sul riconoscimento del tipo di pianto. 


Comunque un articolo molto interessante. Se qualcuno lo volesse leggere per intero... mi contatti privatamente. Più tardi incollerò qui sotto alcuni titoli che mi hanno intrigato nelle referenze dell'articolo stesso. Da casa non ho accesso e mi son portata a casa solo il cartaceo...


P.S.
Eccomi qui con le referenze i cui titoli mi hanno chiamato l'attenzione. Ne ho scaricati alcuni, vediamo se il tempo asseconda la curiosità.

  • Badinter, E. The Myth of Motherhood: An Historical View of the Maternal Instinct Souvenir Press (1981)
  • Hrdy, S. B. Mother Nature: A History of Mothers, Infants and Natural Selection Pantheon Books (1999).
  • Weaver, I. C. G. et al. Epigenetic programming by maternal behavior. Nat. Neurosci. 7, 847–854 (2004). 
  • Konner, M. The Evolution of Childhood: Relationships, Emotion, Mind Belknap Press (2010).
  • Buchan, J. C., Alberts, S. C., Silk, J. B. & Altmann, J. True paternal care in a multi-male primate society. Nature 425, 179–181 (2003). 
  • Burkart, J. M., Hrdy, S. B. & Van Schaik, C. P. Cooperative breeding and human cognitive evolution. Evol. Anthropol.: Issues, News, and Reviews 18, 175–186 (2009)

28 comments:

  1. Molto interessante. Come papà il mio parere non è disinteressato :)
    Se puoi indicarmi la ricerca completa babbonline@gmail.com

    Grazie

    Daniele

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    1. ok, mi farà piacere se mi dirai che ne pensi

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  2. non ne dubito che riconoscano il pianto allo stesso modo.
    ma poi alla fine chi si alza tutte quelle volte per notte??

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    1. ha ha ha m'hai fatto ridere :D

      (però su toni seri: non per fare invidia, ma per diffondere il verbo, qui da noi vige un patto chiaro, prima delle 4.am il papà, dopo la mamma. Siamo però fortunati ad avere bioritmi completamente diversi, se a me togli il sonno intorno alla mezzanotte mi rendi uno straccio, idem per il papà e il sonno del primo mattino. Santo tiralatte, il patto è stato stipulato fin dalle prime settimane. La cosa incredibile, che ancora adesso quando ci penso mi si accappona la pelle è che appena ce lo siamo detti, quando Pisty si svegliava prima delle 4 io neanche lo sentivo e lo stesso il chercheur dopo. La mattina dopo non ci credevamo a farci il resoconto. Inizialmente mi davo della madre snaturata, poi ho preso a credere che invece è la fiducia totale nel compagno -e un orologio interno, proprio nel vero senso della parola!!)

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    2. ehm ehm ehm... io non li sento mai...la notte sono un sasso
      è la mia difesa naturale
      se non dormo sclero
      ho un marito paziente un papà che i bimbi adorano...e ormai si sono così abituati che per l'80% delle volte, superata la fase allattamento(10-12 mesi), sia il papà ad accoglierli accudirli di notte...che vogliono lui!!!!! :))))))))))))))))))))))
      w i papà...e w le mamme che cedono lo scettro e sanno delegare

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    3. eh chiarisco che sopra "per diffondere il verbo" era una battuta !! :)


      Cara paolina, però tu col verbo "delegare" mi neghi il presupposto... :)

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    4. hai ragione...
      però il presupposto sta "avanti"
      io non ho mai sentito il bisogno concreto della "delega"...però sono sicura per indirette esperienze e per direttissime conoscenze
      che ancora permane questo attaccamento allo scettro materno...
      e se già si iniziasse a rilassarsi, poi arriverebbe naturalmente nella cultura e nell'approccio sociale-istituzionale il senso di quest'articolo...

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  3. Io penso che non ci sia differenza di sesso, come dice l'articolo, ma dipende dalla capacità della persona di entrare in empatia con un altra.
    spero di aver usato il termine adatto.
    Adesso mi sorge il dubbio.
    Facendo un esempio pratico: se mia figlia ha un incubo io tendo a svegliarmi un paio di secondi prima che lei si svegli piangendo o chiamando.
    Se invece si sveglia normalmente e arriva diretta nel lettone, nemmeno me ne accorgo. Perchè sono tranquilla e lei sta bene. Forse nel mio subconscio registro l'evento, pur dormendo, ma non mi sveglio.
    Mio marito se sa che io non sto bene si sveglia subito al primo lamento e si alza. Se sa che ci sono io che lo faccio, dorme tranquillo.
    Spero di esser riuscita ad esprimere quello che pensavo :-)

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    1. chiarissima!
      ecco questa cosa del risveglio qualche secondo prima mi fa venire i brividi. Si, si credo si chiami empatia.
      Però quella che non fa svegliare tuo marito quando sa che ti alzi tu non so come si chiama... paraculaggine?
      :D che cattiva che sono... m'è scappata

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    2. si si confermo...io so che si alza mio marito...e dormo serena per pppppppppppppigrizia!!!!
      si dai chiamiamola così;)

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  4. Non capitano spesso post così specifici e scientifici, bello, grazie!
    Condivido in pieno l'idea che sia l'esperienza a insegnare a riconoscere pianto e necessità. Cosa che mette madri e padri, potenzialmente, sullo stesso piano.
    Allo stesso tempo non posso escludere un livello più viscerale, di pelle e ormoni che secondo me una mamma ha.. In fondo ce li portiamo dentro 9 mesi..

    Su un altro fronte, sono stupita che siano così tante le coppie che si dividono la notte! Io sono un po' accentratrice invece..gli ho persino comprato i tappi per le orecchie per togliermi l'ansia di disturbarlo..(il marito intendo non il pupo!)

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    1. diversamente scientifici direi, sono scienziata, ma non della materia, bene ribadirlo! Che probabile che li leggo pure male, però m'è venuta voglia di provare.
      Credits al chercheur che ha pensato a me, io Nature non lo mangio a colazione.

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    2. dimenticavo di chiedere, con un po' di sarcasmo senza neppure malcelarlo... accentratrice dici? di borse sotto gli occhi?
      Se proprio devi accentrare, fallo di giorno, no? Poi non so, il sonno non è sacro per tutti. :)
      Però devo pure aggiungere che è facile per noi parlare, il chercheur lavorando nel magico mondo della ricerca (leggi i tiratardi la sera e pure la mattina) se arriva al lavoro alle 10 non succede niente. Per me è un po' diverso, ma tanto io se devo recuperare me ne vado a nanna buona e contenta alle 20, che si dorme da dio a quell'ora.

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  5. Ahahah..in effetti la domanda non è peregrina. E il sarcasmo me lo merito! A me piace gestirli io, nel modo più rapido e calmo possibile. La mia teoria, personalissima che ha funzionato per me ma non ha la pretesa di valere per tutti nè di insegnare niente a nessuno, è che se nelle prime settimane trovano risposta rapida, calma e costante, che pure pone dei limiti (es x me no lettone no tetta ogni mezzora), tendono a diventare bambini calmi e fiduciosi e a dormire meglio e di più. Per due mesi, con entrambi i figli (la prima un po' di più il secondo un po' di meno) la notte è stata dedizione totale da parte mia, certo. Non li ho mai lasciati piangere, ho usato un po' un mix di tracey hogg, grazia honegger fresco, e cose varie (tra cui qualche imprecazione. non è stato facile!). Ma ero fermamente convinta che avrebbe pagato. Mio marito era anche volenteroso, ma mi faceva più fatica spiegargli tutta la mia "ingegneria del sonno" che non farla e basta. :-)

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    1. mi piace questo tuo commento e merita una risposta con calma, mentre ora sono in fuga...
      intanto ti richiedo qui il permesso di riutilizzare ingegneria del sonno, mi piace da matti, mi piacerebbe anche un confronto sulla materia, se hai giàscritto i nmerito, mi linki dove? buon week end a tutti!

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    2. Eccola qui la mia calma del primo mattino, una bella tazza di caffè fumante...
      Premetto che faccio molta fatica a parlare di puericultura, per una serie di motivi. Lo dicevo alla Fede, la mia prima amichetta di blog, nei commenti a questo post http://squabus.blogspot.fr/2013/03/genitori-quattro-mani.html
      Allo stesso tempo però muoio dalla voglia*...

      Capisco quel che dici e se il chercheur non fosse da me stato accuratamente indottrinato sugli Hogg principles e poi diventato migliore della maestra nel sussurrare al neonato (quante volte io avrei ceduto...), probabilmente sceglierei la tua via. Niente da dire. Chissà se un giorno riuscirò a scrivere la mia su questo libro così controverso. In alcuni siti ne ho letto peste e corna scritti da mamme tutte cosleeping, tutto-tetta, portage a gogo. Definito un libro sbagliatissimo per la crescita del bambino e con un approccio tutto schematico e quindi scritto senza amore. Per la prima come giudicare? Purtroppo l'esperimento in doppio sarebbe impossibile pure con due gemelli. Ma poi i bimbi non sono modelli da esperimento e esisterà giusto e sbagliato? La seconda osservazione mi faceva sorridere (ma anche un po' innervosire). Mica bisogno io di trovarlo in un libro un inno all'amore che provo per mio figlio, quello ce lo metto io. Mi prendo i consigli e ben venga che siano scritti nel modo più schematico possibile, l'amore è cosa mia. Contenta di avere trovato l'occasione di scriverla questa cosa... Ho sempre più l'impressione che il mondo si divida in genitori alla Hogg e resto del mondo.
      Sono invece ignorante su Grazia Honegger Fresco, riparerò appena possibile.


      (*anche per me assolutamente no tetta ogni mezzora, e così siamo arrivati fino alle porte dell'anno cercando di dissociare il binomio disagio-tetta e invece offrendo tanto contatto, dolcezza, invito ad altro ... perchè va bene il bisogno della suzione delle prime settimane (primi mesi?). Ma io devo ancora capire perchè più avanti la tetta deve ancora significare io ci sono per te, sentiti al sicuro. Se tengo in braccio mio figlio e mi dedico a lui senza tetta, non è possibile comunque fornirgli una base sicura?
      E anche assolutamente no lettone (così come no addormentarsi in braccio) anche se questa cosa a volte ora dispiace a me, che talvolta mi piacerebbe pure. C'è cosa più dolce al mondo? Invece è diventanto ora un no più suo: io qui non ci dormo, non in braccio, non nel tuo letto. Come la tetta del resto dalla quale si è svezzato da solo, ad un certo punto mi sembrava doveroso offrire il bibe dopo la poppata visto il poco tempo che stava attaccato. E be nel giro di qualche giorno tra le due cose ha scelto il bibe. Con mio grandissima tristezza. Adoravo allattarlo.)

      Poi mi chiede perchè faccio fatica a partecipare ai blogstorming di genitori crescono... eh perchè?

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    3. Adesso sono io che ho bisogno di calma e tempo per rispondere. Vorrei che quella tazza di caffè fosse su un tavolo in mezzo a noi. E invitiamo anche Marzia. Non ho ancora postato nulla sull'argomento: odio i post troppo lunghi ed essere sintetici è impossibile. Lo dividerò per temi. Apriamo un bel forum "ingegneria del sonno"!?
      Riparliamo presto.
      Un abbraccio e buona domenica

      Ps. Grazia Honegger Fresco "facciamo la nanna". Risposta precisa, puntuale e assai polemica a estivill. Molto equilibrata. Non un manuale. Al netto di alcuni punti un po' troppo montessoriani per i miei gusti molto condivisibile.

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    4. ecco una bella tazza di caffè bollente.
      Quanto zucchero?

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    5. lo so che questa è l'ora del the...
      ma che dite, posso introdurmi?
      si si mi piacerebbe parlare dell'ingegenria del sonno e in generale sul tema del mese di genitoricrescono !

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  6. Ricerca interessante, pensare tuo marito con Nature a colazione e il mio con sottofondo di cartoni animati (che mio figlio non guarda!) mi fa morire dal ridere. Credo che dovremmo cedervi il bambino per un po', ne uscirebbe deliziato! (Ok, voi meno quindi tranquilla lo tengo qui :)).
    Io sono stata più come Why, anche perché patisco poco la mancanza di sonno mentre mio marito si riduce uno straccio.
    Però il concetto dell'allevare la prole in comunità mi piace davvero molto.

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    1. Scherzi? Ma se ti ho già detto che trovo tuo figlio un gran figo? Vedere il chercheur ed Alex interagire sarebbe molto interessante. Alex a volte un adulto nel corpo di bimbo, Chercheur spesso bambino in corpo di adulto. Tra l'altro adora i bambini e ci sa fare da matti.
      Voi però vi prendete il Pistacchio in cambio? Pacchetto piccolo, ma non troppo impegnativo. Almeno così si dice. Magari anche in tempi differenziali che qui io chercheur e lui da quattordici mesi, con interruzioni che si contano in ore, ci faremmo volentieri un po' di teteàtete ;)

      Anche per il chercheur il sonno è sacro, la regola delle 4 è stato il miglior compromesso che potevamo fare considerato che la sveglia intorno a quell'ora era ed è comunque rara.

      Infatti questa cooperative breeders hypothesis mi faceva pensare a quel che ci siamo dette con te riguardo a quel tuo post:
      http://lasciasulluscio.blogspot.fr/2013/03/ferite-e-appelli.html

      Tante riflessioni su cosa significa e implica la comunità per la crescita e l'equilibrio.

      E me la sono anche scaricata la referenza cooperative breeders hypothesis. Mi sono appena accorta che per errore non è finita nella lista a fine post, ora correggo. Ma questa è più impegnativa. Ci vuoi provare tu?


      Burkart, J. M., Hrdy, S. B. & Van Schaik, C. P. Cooperative breeding and human cognitive evolution. Evol. Anthropol.: Issues, News, and Reviews 18, 175–186 (2009).

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    2. Ti pare che dopo 8 anni con un alieno avremmo problemi a gestire il vostro bel pistacchio?! Moooolto volentieri!
      Per la referenza che mi hai dato ora la cerco vediamo se riesco ad infilare anche questa lettura nella mia lista di questi giorni di vacanza ... sono solo 4 giorni e ci sto mettendo dentro di tutto :) Ti dirò ...

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  7. Ho letto la ricerca, francamente mi sembra che il campione dello studio fatto su 29 bambini sia troppo esiguo per allargare i risultati fino a parlare di risultati generali.

    Al di là di riscontri puramente fisici, esempio i livelli di testosterone di padri coinvolti nella cura dei bambini, mi sembra che i risultati rientrino tra le considerazioni di buon senso. Capisce di più un bambino piccolo, ma direi qualsiasi altra persona adulta, chi trascorre con lui più tempo. Lo vedo tutti i giorni con mia figlia, prima era il pianto del neonato adesso quelle che dovrebbero essere parole ma sono suoni che si somigliano molto e che solo mia moglie ed io riusciamo a interpretare al volo perché abbiamo fatto l’orecchio.

    Francamente, pur avendo passato, e passando, molto tempo con mia figlia forse non so se ho saputo interpretare il suo pianto o se l’ho contestualizzato, es. piange dopo molte ore che ha mangiato vuol dire che vuole il biberon.



    I primi mesi della nascita di mia figlia, mia moglie e io avevamo un patto non scritto: io mi sarei occupato fino a tarda notte e lei nella prima mattina. Fortunatamente abbiamo abitudini complementari, io posso andare a letto tardi senza difficoltà, pur con la sveglia la mattina, e lei senza problemi può alzarsi molto presto. Quando si dice fortuna :)

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    1. Hai ragione, è il primo articolo del campo che leggo e non so se il campione è tipicamente così esiguo. Se in ufficio mi scappa una pausa caffè tutta per me mi divertirò a buttare un occhio agli articolo citati in questo.

      Io è il chercheur abbiamo ancora in vigore lo stesso patto che racconti, come scrivevo più su a Why. E' vero è una fortuna avere i bioritmi sfalsati, anche se bisogna anche dire che soffriamo un po' il poco tempo che resta per un 'noi'

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  8. Squa, sono viva!E mi sono letta tutto diligentemente,ma qui sono stata inghiottita da fase denti e recrudescenza di tetta dura...mi sa che se aspetto lei smette verso i 10 anni;-)Interessante articolo, e pero'sono portata a pensare che ci sia un aspetto viscerale ed istintivo -come dice Why-che conta tanto. Non che renda necessariamente le mamme "migliori" dei padri,ma c'e' e ingenuamente non pensavo che sarebbe stato cosi' totalizzante: all'inizio soprattutto mi sentivo mammiferissima,accucciolata con la belva addosso. E comunque se vuoi ti passo la Squatter per una notte indimenticabile di accucciolamento nel lettone.

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    1. Ciao Fede!
      mi stavo preoccupando :)
      questo week end abbiamo avuto i primi ospiti... yeah! con 2 bimbi la piccola 10 mesi. Ha allattato il grande (ora di quasi 4 anni) fino al parto, poi il bimbo ha cominciato ad associare la cosa al mondo dei bimbi piccoli e ha smesso. Questo per dire che una strategia ce l'hai!
      Tra l'altro bimbi meravigliosi! Ci siamo già candidati a babysitterarli per lasciar loro uscire un po'. Ovvio e poi cambio! CHe qui manca un tetàtete da 14 mesi buoni. L'ho già detto più su mi pare che c'è voglia di uscire un po'?

      E' bella bellissima questa cosa del sentirsi mammiferissima che dici. Sì, una cosa che ho provato in modo atavico e ancestrale durante quelle coliche che arrivavano puntuali alle 6 di sera. CHe l'unica maniera di calmare era di accoccolarselo sulla pancia e poi finiva che si metteva a poppare a faccia in giù, una cosa molto peculiare. E sì, così si calmava.

      Questo concetto di mammiferitudine mi fa venire in mente che da un po' il Pistacchio chiama mamma anche il chercheur. Non sempre però sì. E forse questo week end mi è arrivata la folgorazione del perchè e per come. Formalizzo e poi racconto.

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  9. d'accordo con te sul fatto che non sia "capacità di riconoscere il pianto"="abilità genitoriale".
    Il papà dei miei bimbi è (stato) probabilmente più bravo di me nel riconoscere il pianto, ma non significa che sia più bravo. Cioè: è bravo ma non è più o meno bravo per quello.
    Secondo me conta molto l'empatia che fa sì che quel pianto non arrivi proprio, capire di cosa ha bisogno il bambino prima che diventi un malessere.

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    1. si è vero! Qui gli esperiemnti raccontati nell'articolo si riferiscono al pianto e al riconoscimento, ma sono d'accordissimo che nella vita vera e vissuta questo non sia sintomatico di buona-brava-bella genitorialità e soprattutto di un bimbo sereno.Un bimbo sereno* è un bimbo i cui bisogni sono soddisfatti e per tempo.

      *c'è chi lo chiamerà bravo, che per me è un aggettivo improprio - come ho già scritto qui: http://squabus.blogspot.fr/2013/03/iso-lamento.html

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova