25 May 2013

Metablogica, ovvero il blog sul blog

Squa e Metablogica

 
Puntuale come una diligenza del far west o come un autobus cubano (modello Lista de Espera) Lei è tornata su questi schermi. Eccola qui: la riflessione Metablogica. In comodi e pratici pensieri, sparsi e sconclusionati. Come in una sorta di autointervista.



Stimolata anche da Francesca che chiedeva (due settimane or sono, ma i miei tempi di reazione sono infiniti) quando scrivi? e Perchè? E vedi come sono appassionati i commenti a quelle sue riflessioni. Mi fa sentire meno strana sapere che siamo in tanti che scrivere... ci scappa proprio.

La Metablogica torna anche spesso per mano delle amiche ataviche, quelle di lunghissima data, che non hanno tempo di leggere in rete e si stupiscono che riesco a stare dietro ai blog, il mio e degli altri.

In fondo, volendo parlare in termini di tempo, è semplice:
- tempo dedicato a lettura libri?? Grassa magra e colpevole (e non va per niente bene). 
- TV? Non pervenuta. Non ce l'abbiamo.
- Livello di sciattoneria? Infinito: no trucco, no parrucco e invece scarpa da ginnastica e pantalone militare d'ordinanza. E' più forte di me. Persino il chercheur è più in ordine di me al momento. Che è tutto dire.
- Amici con cui organizzare cose? In questa nuova vita ancora quasi nessuno. Ahimè
Non avere amici a portata di occhi sarà molto triste, ma bisogna dirlo: lascia un sacco di tempo al blog. Mai stato più florido. Dall'Olanda invece bloggavo pochissimo, complice anche il fatto che non ero ancora pronta. Poi sono diventata pronta in un momento di solitudine, profonda e insopportabile. Ma mica è un caso. La solitudine qui è viva e blogga insieme a noi!

Certo poi bisogna soprattutto averne voglia. E forse anche bisogno.

Dice, va bene per il tempo. Ancora non mi è proprio-proprio chiaro dove lo trovi, ma passi. Ma come fai ad affidare certi pensieri al blog? E perchè? Eh, quello non è tanto chiaro neanche a me. Periodicamente vado in crisi e mi blocco, mi pento. Non mi è per nulla chiaro. Però penso ci sia una forte componente che ha a che fare con lo spirito di sopravvivenza. Se certi pensieri li tengo dentro, mi ancorano al suolo come macigni. Dirli ad alta voce, a parte che non è sempre semplice, non mi basta. Invece, una volta che li ho spiaccicati qui sopra, a me pare, ma potrebbe anche essere un'illusione, di sentirmi più *leggera*. Dice: hai scoperto l'acqua calda, si chiama blogterapia. Si ma è l'acqua calda di casa mia e me la dovevo scoprire da me.

Perchè scrivere a me urge proprio. Spesso anche più che parlare. Quante volte spazientisco il chercheur che mi chiede cosa scrivo. Ed io gli rispondo, tieni, leggi. E lui mi dice no, raccontamelo. E io: Ma no devi leggerlo, se volevo dirtelo te lo dicevo, invece l'ho scritto.
Succede solo a me? Non lo so quanto è sano. Ma è così. Io preferisco essere letta che parlare. Oddio detto così pare davvero poco sano. Allo scritto, in genere, mi sono più simpatica. Dottore è preoccupante?

Dice, ma allora perchè non scrivi agli amici? Ho scritto e scrivo, al momento meno e meno frequentemente e anche cercando di limitare il numero di parole, ché il timore di disturbare è una cosa fisica e tangibile. In effetti nei periodi di incapacità di blog sfinivo di email gli amici. A volte vado a riguardarle come fossero memoria storica.
Non mi pare però che le email kilometriche siano accolte con salti di gioia. Ci sono persone che pensano che lunghe email sono maleducate e alle loro mettono in calce :
--------------------------------------------
Q: Why is this email five sentences or less?
A: http://five.sentenc.es
Allora mi vuoi male? Non ce la posso mai fare in cinque frasi. Però alla fine c'hanno pure ragione: perchè per lunghe elucubrazioni... c'è il blog ;)
Amen.

Poi succede che in rete ci sono persone che ti capiscono, persino quando in fondo-in fondo, non sei pronta ad essere capita. Volevi solo aprire un poco la valvola di sfogo e invece magia, qualcuno ti chiede ma era questo che volevi dire? Ops. Fa un effetto tipo essere presi con le mani nella marmellata, però ci si sente anche meno strani, meno alieni. Invoglia persino ad aprire i vasi di Pandora. 

C'è stata una mattina qualche settimana fa in cui lottavo con le parole di una cosa difficile da dire, qualcosa che sto cercando di tirare fuori da lì, quando mi accorgo che per sbaglio ho perso un pezzo. Ho perso un frammento sul quale avevo già ampiamente lottato. Cancellato, involontariamente. E' stato puro shock, talmente sentito da ridurmi in lacrime. Una cosa assurda.
Perchè? Com'è possibile?
Ovvio che non era per le parole perse,  ma più per il percorso che mi aveva portato a loro, che era stato doloroso e forse perdendo le parole temevo di doverlo ripercorrere.
Quella stessa mattina una coppia di amici atavici ci messaggia chiedendoci se possono venire per pranzo. Gli amici vivono a 700 km di distanza. Io penso che se è uno scherzo non è divertente. Soprattutto stamattina.
Non era uno scherzo e per fortuna sono riuscita a mettere da parte quella malinconia che mi era presa per una manciata di parole fatte di pixel che erano scomparse per sempre. E  sono riuscita a godermi quel che qui manca (la compagnia) e a mettere da parte la tastiera. Che non è sempre facile. E questo è un altro capitolo da affrontare con Metablogica. La dipendenza. Dice: stai sempre attaccata al computer. Si ma il computer è mio amico. Mi fa bene, non voglio smettere. Ho anche un po' paura di smettere.

Da' dipendenza, perchè scrivere è liberatorio. So che, almeno qui, non devo spiegarlo sono in buonissima compagnia! Dall'altra parte dello schermo a cliccare sulle tue elucubrazioni ci sono persone che apprezzano leggere e anche loro sono scrittura-lettura-dipendenti. E finalmente ci si scrive e ci si legge che è un piacere. Online, offline, poco importa. Ma quanto è bello? Come un senso di realizzazione, una sorta di orticello di cui prendersi cura. A questo giro di riflessione metablogica, come non mai, ho chiaro quanto siano fondamentali i commenti online o offline che siano. Il blog non avrebbe alcun significato senza lo scambio. E per questo vi ringrazio moltissimo. Ma proprio tanto.


Non credo di aver chiuso i conti con Metablogica, neppure questa volta, tornerà sempre a trovarmi ed è forse  naturale e fisiologico. Quel che mi colpisce è che questa ondata mi ha lasciato un nuovo dubbio là dove avevo una certezza assoluta.

Perchè l'anonimato?
Se prima ne ero certa di una certezza granitica, senza alcuno spazio di discussione, adesso la domanda per lo meno me la faccio. Alla fine un nick name non ci rende poi tanto più liberi. Certo è un'identità parallela che protegge la nostra quotidianità. Non è poca cosa. Poi però tocca tutelare anche lei: Squa non è che si sente libera di dire tutto quel che le passa per la mente perchè non si firma Maria Rossi. Anzi.
Infatti, pur anagraficamente anonima, è lì che tentenna. Un po' come diceva PdC in quel post che mi ha lasciato un moto di *inquietudine* (ma non è la parola giusta). Continua a cercare le parole per dirlo, quello sì. Ma non è mica sicura di trovarle.



20 comments:

  1. :-*
    Quanta verdura al fuoco!
    Anche io ho iniziato a "bloggare" per solitudine, e ora che forse lo sono un po' meno ho iniziato a rallentare i ritmi, perché a volte trascuravo troppo tutto il resto.
    Io amo l'anonimato perché mi permette di aprirmi completamente, senza dover essere giudicata a priori perché di me si conosce vita morte e miracoli.
    Poi sono iniziati rapporti oltre al blog e oltre allo schermo, la condivisione non può farmi più contenta!

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    1. vero è che se anche ad un certo punto non c'è niente da trascurare, poi però si finisce per "trascurare d'anticipo": si toglie tempo dal coltivare altre cose.

      Io pur anonima non mi sento comunque per niente libera.

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  2. Comprendo la ragione di un nickname e i mille motivi che possono esserci dietro.e perfettamente, comprendo, l'urgenza di scrivere. Per capire, per delineare, cari vendo quello che ci accade. Perché e' terapeutico e perché condividere fa di noi essere umani, animali più umani. Non riesco però a non essere quella che sono anche in rete.
    Non avere filtri, non fa sempre bene.
    Raffaella

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    1. è proprio l'urgenza di sfidare quei filtri che mi sta un po' tormentando. Avverto i filtri che partono, ma non sono sicura che saprò affrontare il mondo che c'è "al di là del filtro". SOno le mie spalle davvero così forti ora da poterlo fare?

      mi dispiace non aver capito cosa intendi per:
      "Non riesco però a non essere quella che sono anche in rete."

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  3. Anch'io mi sento più leggera dopo aver scritto. Negli ultimi mesi ho avuto così tanti momenti difficili che sarei impazzita senza scrivere sul blog. Quando l'ho aperto mica lo sapevo che poteva essere terapeutico!!E sicuramente una delle ragioni è che anche qui amicizie ce ne sono proprio pochine...

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    1. anche se a volte mi pongo delle domande su quella leggerezza. E' una reale sensazione? o un'illusione.
      Ho letto delle disavventure, spero stia andando meglio. Credevo di averti già aggiunta ai feed, invece mi accorgo ora che mi ero persa dei post. Ora ho rimediato

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  4. Io mi ritrovo in tanto (tutto?) quello che scrivi... anche nelle mail chilometriche scritte quando non bloggavo (e anche ora ogni tanto a dire il vero...)
    Quanto all'anonimato...mah... alla fine io penso che se scrivere come Squa ti aiuta a chiarire i tuoi pensieri su pixel piu' facilmente... non fa male a nessuno... o no?;)
    Un abbraccio poco virtuale!!:)

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    1. tra l'altro trovo anche che le comunicazioni pure scritte uno a uno mi lasciano più 'soddisfatta', diciamo così. Mi chiariscono di più. Scrivere sapendo che poi quel che scrivi sarà su una sorta di palcoscenico cambia parecchio le carte in tavola. Mi fa pensare al teatro...

      Certo che non fa male a nessuno il fatto di restare anonimi. Però a pensarci è un po' come *negarsi*. Anche tu mi ci hai fatto pensare col post olandiese.
      bello l'abbraccio poco virtuale :)

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  5. Oddio qui c'è materiale per una tesi di laurea.
    Vediamo.
    Quando ho iniziato a scrivere fu solo ed esclusivamente per necessità terapeutiche. Avevo bisogno di un tubo di scappamento. L'idea che la cosa potesse diventare interazione e dialogo nemmeno mi sfiorava, anzi il primo commento (all'epoca ero ancora su splinder) quasi quasi mi innervosì. Insomma avevo capito proprio tutto della blogosfera, eh?

    Poi tutto è cambiato. Innanzitutto ho iniziato a stare bene io, e poi anche a capire il senso di queste condivisioni così, privatissime eppure spudoratamente pubbliche.

    Why è essenziale per me. Il nickname è un individuo che può permettersi di affrontare la realtà esaminandone solo l'aspetto prescelto in quel dato post. Senza gli orpelli di tutta la storia pregressa. Mi aiuta nella sintesi, nella chiarezza (soprattutto mentale) e mi fornisce un codice nuovo. Non so, si capisce? Why sceglie di me alcuni pezzi, che hanno senso proprio perchè lei non è la me tutta intera.
    Una sola amica nella mia vita vera mi legge. La voglia di allargare il cerchio per ora non mi è proprio venuta. Anzi, quasi quasi mi sembrerebbe di togliere senso alla cosa. Non so. Ci devo ancora pensare.

    Io ne ho parlato poco poco qui: http://whymumwhy.blogspot.co.uk/2012/04/cosa-essere-tu-prove-generali-di.html, chiedo scusa se mi autolinko, vorrei solo dire il più possibile.

    Però mi unisco all'abbraccio poco virtuale!

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    1. io ho cominciato ad minchiam, ahimè, làddove invece avrei avuto bisogno di un blog 'per bene'. Mi è scappato di passare l'url ad alcuni amici (io e i segreti non ce la facciamo a convivere) e penso che quello è stato il punto critico. Mi sono sempre sentita di tutelare la Maria Rossi che stava dietro. Insomma nè carne nè pesce.
      Ancora adesso che a tratti mi leggono, mi spiace che certe cose debbano leggerle qui, piuttosto che sentirle da me. Penso che possano sentirsi come tradite. Però ultimamente mi sono rappacificata con questo pensiero. Amen.
      NOn so perchè non ho mai preso coraggio di chiudere e riaprire altrove.
      Sai che anche a me i primi commenti mi innervosivano? Non ero pronta.

      E' bellissimo quel che dici di Why. Non so se mi è chiaro, perchè mi è distante. La sintesi è il mio *should* (non so se è un must in assoluto) più difficile.
      L'ho letto quel post e mi è piaciuto! Ti ho letta tutta recentemente, lo sai, e pure commentata! ma non ricordo però se ho attivato i feedback relativi.. magari ci sono conversazioni che mi attendono e io neppure lo so... dovrò rileggermi tutto daccapo ;)
      why su splinder!!? ci sono ancora gli archivi? Mi leggo pure quelli volentieri!
      L'autolink io lo adoro, semplicemente. Che bello poter fare conversazioni così. Io ci avevo già pensato, ti mando l'indirizzo per i miei pensieri. Per lungo tempo ho avuto timore del blog anche perchè non riuscivo a stare al passo della dinamicità intrinseca. Il blog scorre per antonomasia, ma io sono troppo lenta per questo scorrere. Anni fa mi pareva che rivenire su un post dopo molto tempo era contro la netiquette, ma forse e per fortuna questa netiquette è cambiata. Io per lo meno la voglio delicatamente cambiare.

      me li prendo tutti volentieri questi abbracci :)

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    2. No no di splinder non resta traccia. quel poco che avevo scritto è mmigrato su blogger, facendomi venire voglia di scrivere di più.
      io non so come ringraziarti di avermi letta tutta, cerco lentamente di recuperare anch'io ma quante corse ultimamente per riuscire a leggere anche solo gli ultimi post..
      Dove avevi commentato ho certamente risposto, ma non c'è nulla di sospeso mi sembra. e abbiamo tutto il tempo per riprendere da capo...della sintesi che ci frega a noi!?
      a presto

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    3. non ringraziarmi! quando una cosa fa piacere...

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  6. Parto con il dire che secondo me quando si vuole fare una cosa il tempo si trova, anche rosicchiando qualche ora al sonno. Mia donna, con il tipico particolare senso umoristico toscano, diceva che tanto bisognerà dormire per tanto tempo, inutile dedicare tanto tempo al sonno finché siamo in vita ;)

    Credo che si scriva principalmente per noi stessi. Perché scrivere constringe a pensare bene a quello che pensiamo e che vogliamo dire, alcune volte è possibile scoprire che non pensiamo esattamente come l'avremmo detta perché scrivendo è un'altra cosa. Ho già scritto in un mio post che faccio mia la frase che nel film "Mine vaganti" Ozpetek fa dire al protagonista"... quando mi fate una domanda, mi viene voglia di dirvi aspettate un attimo, adesso vado di là, la scrivo, e ve la faccio leggere, così magari mi capite ...riesco a spiegarmi meglio...". Alcune volte vorrei farlo davvero.

    Per quanto riguarda l'anonimato, non è essenziale. Io ho preferito non scrivere chi sono, e pubblicizzarlo tra chi mi conosce, perché vorrei non avere intorno curiosi o pettegoli ma solo persone interessate ai temi sui quali scrivo. Considerando le tante persone che ho conosciuto e con le quali ho avuto, e sto avendo, un bello scambio di esperienze ne sono molto contento.

    Ma ci sarebbe da dire tanto, ops anzi da scrivere ;)

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    1. si! io sono un po' refrattaria al sonno, la penso proprio come tua nonna!
      fantastica la frase di Ozpetek, ora vado a cercarmi quel tuo post!

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  7. Per me il blog ha avuto un potere davvero taumaturgico, mi ha sollevato dalla solitudine e mi ha dato strumenti che ignoravo. Quindi continuerò a scrivere (e a leggere) in rete finché mi sentirò a mio agio e in linea con me.
    Direi che - a parte chi in rete ci sta per lavoro - questo possa valere per tutte noi "mamme-blogger", la condivisione salva!
    Talvolta ora mi capita di stare dalla parte di quella che rende la mano verso chi sta affrontando strade che già ho percorso ed è una bella sensazione.
    Per l'anonimato ... sto a metà strada, io sono Marzia e mi piace così, non ho mai trovato un nickname che mi rappresentasse, tutto qui.
    Certo che ne metti carne del fuoco ;)

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    1. tu col blog avevi un tema del cuore :) Non è stato così per me ,anche se avrebbe anche potuto, con molta fatica. Forse in qualche modo ho perso un'occasione, però pace, si vede che non ero pronta. Oggi mi sento a mio agio e sto bene qui. E' successo anche in modo relativamente rapido. Una sorta di reazione a catena benefica
      sicuramente grazie a voi :)

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  8. Scrivo anche, e soprattutto, per non dimenticare. Grazie della tua visita, e bel post.

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    1. cara Pellona,
      caspita come c'hai ragione. E' che da un po' non faccio più aneddotica, ma assolutamente sì. Certe istantanee dei sentimenti a volte, che rileggerle è un piacere.

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  9. giustamente ricordi di commentare, e hai ragione.
    Hai ragione su tante di quelle cose che non so dire.
    La metablogica è una materia complicata, magari facile da pensare, ma difficile da spiegare, secondo me. Qualche volta ho pensato di scriverne, sul blog, tanto per chiarirmi le idee, ma non ci sono mai riuscita oppure mi sono riletta un sacco pallosa. Invece tu.. dici tutto: solitudine, necessità, vitaparallela, pseudolibertà, tutto.

    I primi tempi la "doppia vita" mi faceva sentire strana, invece ora ho capito bene che mi protegge, mi è necessaria, anche per via del lavoro. Invece per quanto riguarda la solitudine, ho capito che scrivere troppo, mettere la testa troppo sul blog mi rendeva dipendente ed esposta e mi allontanava dalla mia famiglia, per cui c'ho dato un taglio. Una regolata.. diciamo ;)
    sono contenta di averti scoperta, ciao

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    1. si mi ritrovo in quel che dici. E in questi giorni che sono in famiglia e tra amici mi rendo conto che non riuscirei a coltivare il blog se fossi meno sola. Mi viene spontaneo quindi chiedermi se il troppo blog mi 'condanna' alla solitudine.

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova