06 June 2013

Critica al mammocentrismo - parte seconda (del farsi da parte)


Si, ma tu Squa che cosa pontifichi a fare? Certo è facile per te dire che sarebbe bene se le mamme non stessero al centro. Tu c'hai un compagno super presente (tecnicamente parlando un marito, ma la parola compagno mi piace di più). Ecco, appunto, è proprio qui che mi voglio. Io per prima tesso sempre le lodi del mio compagno per essere il mio socio paritario in questa avventura. Se non lo dico esplicitamente, penso costantemente quanto sono fortunata rispetto alla media di quello che vedo o sento. Sto pensando, però, che mi faccio un gran torto in questo modello di pensiero tutto gratitudine e fortuna cascata dal cielo. Ne ho abbastanza di essere sempre così avara di meriti con me stessa. Io sarò anche fortunata, ma sono anche artefice attiva di questa fortuna. Che ho assecondato, coccolato, curato come una cosa preziosa.  La materia prima c'era indubbiamente, ma poi io me lo sono voluto meritare un compagno socio paritario in azioni.


Flashback fine febbraio 2012
Il Pistacchio ha poche settimane, suo papà allo scadere della seconda è tornato a lavorare. Per me  giornate intere a casa con un fagottino ancora tutto da capire. I punti che per una serie di circostanze hanno quasi fatto infezione e non si rimarginano mai. Le difficoltà infinite con l'allattamento. Un'ora per poppata, otto volte al giorno, lo sfinimento. Le coliche delle 18 circa, ogni giorno. Dedicarsi completamente a lui. Inventarsi una giornata.
C'era poi un momento un po' magico in cui papà tornava a casa dal lavoro, ad interrompere quella solitudine. La solitudine per eccellenza, quella di una mamma sola con il primo. C'erano i biberon di mezzanotte con il latte tirato al primo mattino, quando era abbondante. C'erano i turni. Io a letto prestissimo, dopo la poppata delle 20, poi papà era on duty per preservare le mie ore di sonno, nella fascia oraria per me preziosa. E benedetta sia sempre la nostra complementarietà del sonno.

In quelle settimane iniziali la prima crisi, santa crisi e santo chercheur che gli ha saputo dare voce. Però brava pure io che ho saputo capire, senza neppure formalizzarlo a parole. Lo sto facendo adesso per la prima volta. E' stato quello il punto centrale della questione. Lì nasceva il quattromanismo, con una sorta di giuramento, di promessa, di fiducia che qualcuno sentiva dovesse essere accordata. In quelle settimane avevo ovviamente accumulato distanza conoscitiva sulla *materia Pistacchio*. Dopo due settimane di luna di latte, adesso ero io sola a passare tutta la giornata con lui e lo scarto di conoscenza cominciava a pesare.
E' febbraio 2012 e noi stiamo parlando di tettarelle da lavare o di orari, non ricordo. Forse sono particolarmente stanca o forse nervosa. Il chercheur ad un certo punto mi dice: ...io però così non sono sereno. Ho paura di te, mi sembra che per te ogni cosa che faccio con il piccolo non vada bene. E io che mi sciolgo in tenerezza. Perchè io non pensavo assolutamente in quei termini. Non lo pensavo razionalmente, non lo volevo pensare, ma probabilmente il mio atteggiamento lasciava trasparire un qualcosa tipo: io so cosa è bene per il mio piccolo, tu no, quindi fai come ti dico e punto. In queste circostanze il messaggio che arriva ad un padre spaventato e rimasto indietro è: solo io, mamma, sono in grado di occuparmene come si deve. E' poi vero che in quella fase si è abbastanza leonesse, non è vero? Guai a chi si avvicina al mio piccolo, alla larga. Ecco perchè il momento delicato con un papà che vuole occuparsi della prole è proprio questo (se non c'è volontà allora inutile che ne stiamo a parlare).

Se non aiutiamo i nostri compagni (quelli che vogliono, beninteso) a recuperare lo scarto che la natura ed i ritmi di vita, e per esempio un lavoro impegnativo, (im)pongono. Se li teniamo al di fuori, è chiaro che faranno fatica a sentirsi parte di quel meraviglioso tutto.

L'immagine che mi appare è quella di una mamma con suo figlio in braccio ed una sorta di  cerchio intorno. I padri si sentono irrimediabilmente fuori da questo cerchio, fatto di mesi di grembo materno, travaglio sulla nostra carne, tempeste ormonali, fiumi di latte. Ci guardano da fuori con sentimenti misti suppongo. Vivono spesso tutto questo anche con una sorta di senso di colpa.
Quello stesso senso di colpa ci garantirà, se lo vorremo prendere, la detenzione di un potere forse (ma solo forse) ancestrale. Lo strofinaccio power, di cui parlava in modo molto interessante Lorenza, qui.

Io credo valga la pena rompere questo incantesimo.

Allora potremmo alzare lo sguardo dal nostro piccolo attaccato al seno, prendere per mano il suo papà ed invitarlo nel cerchio.  E qualche volta magari lasciargli anche tutto lo spazio, restare un attimo in disparte a scattare una preziosa foto, anche mentale.


21 comments:

  1. ho colto spiragli e frasi che secondo me vedranno laluce in altri post...ma magari mi sbaglio ...
    per il resto la frase del cerchio e' bellissima e abbiamo una cosa in comune: papa' il cui rientro la sera significa sorriso... :)
    e' una fortuna...
    a presto

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    1. non lo so. ci sarà forse un'appendice con una serie di link come dirò giù a Daniele, ma forse basta. Cioè, alla fine parlo SEMPRE di questi temi e sicuramente troverò altri modi o parole per ridirmi ancora. Quel che ho in testa sono riflessioni sui ruoli, ma non prendono forma, sono molto molto sparse e senza una direzione. A me in questi casi piace leggere ma non riesco a dedicare spazio, tempo. E non saprei neppure bene cosa leggere.

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  2. Quanto sono d’accordo!!!
    Ho sempre detto che “dietro a un grande padre, c’è sempre una grande madre”. Questo perché, diversamente dalle mamme, per i babbi è necessario che venga loro fatto un po’ di spazio. Magari qualcuno cerca di trovarselo, i più timidi vorrebbero ma non ci provano neanche ma alla fine sono solo le madri che possono aprire uno spiraglio per fare entrare i padri in un rapporto che nei primi giorni di vita dei figli può diventare quasi esclusivo tra mamme e figli.
    Per questo, personalmente, devo ringraziare la mia compagna (anche nel mio caso è moglie ma anche a me piace più compagna) per avermi lasciato lo spazio per aiutarla (farsi aiutare non è sempre così facile) e, soprattutto, per entrare sin da subito, dalla gravidanza direi, nella vita della mia piccolina.
    Per la complementarietà del sonno ne ho già parlato, anche a noi ha aiutato tantissimo e ancora serve.

    In quello che scrivi ritrovo molto della mia esperienza, probabilmente molto simile.

    Sono convinto che molte volte, nella vita in generale ma tanto più nella coppia, dietro tante lamentele di donne/mogli nei confronti dei mariti/padri ci sia un certo compiacimento per una situazione che non si vuole cambiare perché sancisce una posizione. “Io sono quella che cucino. Io sono quella che pulisco.”
    Far partecipare i padri non toglie niente alle mamme ma arricchisce il rapporto di coppia e con i figli.

    Concordo,(per tutte le mamme e per quelle future) rompete questo incantesimo.

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    1. Daniele, sarei stupida a nasconderlo, scrivendo mi domando spesso se tu sarai d'accordo o meno. Non mi aspetto che lo saremo sempre, ma mi da forza (e speranza) sapere che la mia visione è condivisa e anche leggere le tue riflessioni, che mi sono spesso di ispirazione.
      Il mio compagno non è un 'teorico' di questo mio modo di vedere, anche perchè lui non ha bisogno di definizioni, di parlarsi addosso. Lui è un uomo di azione pura, ama soprattutto ascoltare, ma tutte queste riflessioni, forse perchè le faccio io con molta convinzione, non sentirebbe l'esigenza di farle. FOrse il tema lo appassiona meno, direi.
      Ama suo figlio alla follia, lo so, ma (che forse non è davvero un ma) credo che all'inizio il suo essere il padre migliore che poteva fosse più che altro un atto d'amore nei miei confronti. La qual cosa mi ha lusingata e commossa come mai niente altro. Ho anche avvertito il potere che avevo e ho cercato di volgerlo al meglio. A volte, un po' scherzando, un po' no, glielo chiedo di ringraziarmi. E lui ammette di essermi sinceramente grato. E io mi commuovo di nuovo.

      HO anche dei rimproveri da fargli in questo preciso contesto. Li ho lasciati fuori nel qaudro di uno sforzo alla sinteticità che mi sto imponendo (e che mi è molto difficile!). C'erano anche dei link a dei tuoi post. Che intanto riporto qui semmai qualcuno voglia seguire il percorso di qualcosa che non ho ancora scritto:
      Le madri non sbagliano mai?
      http://www.babbonline.blogspot.it/2013/05/le-madri-non-sbagliano-mai.html
      Poveri padri, a cercare di risolvere anche un “paradosso”.
      http://babbonline.blogspot.it/2012/11/poveri-padri-cercare-di-risolvere-anche.html

      Insomma ha ragione Francesca. Ci torneremo su?!

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    2. Sicuramente le azioni valgoo più di molte parole (anche uno dei principi da applicare all'educazione dei figli).
      Credo che certe situazioni responsabilizzino, anche se per sentirsi responsabilizzati bisogna avere una certa sensibilità.

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  3. La solotudine per antonomasia quella della mamma col pupo, com'è vero... Sei sempre sola senza mai essere davvero sola.
    Io sono d'accordo con te: purtroppo più in teoria che non in pratica. Il rito della buonanotte nella sua ultima versione, ad esempio, lui lo ignora ancora totalmente... Non è una scelta del tutto cosciente nè mi piace del tutto, ma la vita ha un ritmo tale che per ora va così.
    Una parentesi sul cerchio, immagine bellissima: le prime settimane secondo me è anche bello che il papà sia il guardiano di quel cerchio, che non vuol dire certo escluderlo, ma io lo vedo tanto sul bordo a tener lontani gli altri difendendo la mamma e il bimbo che in fondo sono ancora un uno..

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    1. Si, quel che dici del papà come guardiano cerchio ci sta, soprattutto all'inizio. Nel nostro caso mi pare di essere stata io però a svolgere quel ruolo.

      'il rito della buonanotte nella sua ultima versione'
      come sorrido! Anche qui da noi evolve continuamente e penso sarà tra le cose più belle dei miei ricordi di me mamma di un Pistacchietto piccolino.
      Devo alla me del futuro di farne un ricordo da regalargli quando cresca. Scriviamo un post gemellato? Così mi sento meno sola? Oppure lanciamo un'iniziativa? Sono per le iniziative corali. Vi va di partecipare? Al momento non mi viene in mente un titolo poetico, ci penso su.

      Tra l'altro, c'è un: ingegneria del sonno parte seconda??

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    2. L'ingeneria del sonno 2 e anche 23 sono in lavorazione..fuori e dentro dal blog. Ma soprattutto mi piace la tua idea...ma tanto!!!!! Arrivo con mail privata!

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  4. Leggendoti mi rendo conto che la vostra scelta di genitorialità appare molto efficiente e soddisfacente per tutti e tre. Ed è evidente che questo comporti impegno e tanta volontà da parte di mamma e papà in egual misura, una deve lasciare aperta la porta e l'altro deve attraversarla.
    Per noi non è stato proprio così nei primi anni ma ora funziona piuttosto bene il cerchio.

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    1. "una deve lasciare aperta la porta e l'altro deve attraversarla"
      proprio così!
      Si, lo sento lo sforzo, l'impegno. Li vedo chiari e temo vengano meno, forse per questo sento tanto l'esigenza di parlarne. Fossi serena forse non lo farei. Non lo so.
      Il mio vissuto come figlia è stato parecchio doloroso e ho bisogno di rinnovare giorno per giorno la volontà di vivere come madre e far vivere al mio piccolo qualcosa di diverso.

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  5. Un post che condivido su molti punti, soprattutto la teoria del quattromanismo, seguita dalla pratica!
    grazie mille di averlo condiviso da me, a presto!
    Cate

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    1. il quattromanismo io ci tengo proprio tanto, pur con la messa in discussione che sto abbozzando nei miei pensieri ma non riesco ancora a formalizzare.
      Grazie a te di aver lasciato un segno del tuo passaggio. E' la cosa più preziosa del blog. Senza non ne vale davvero la pena.
      A presto sì

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  6. Beh, sempre pensato di non essere stata (parlo al passato, oggi mi stimo molto di più) una grande madre per il mio cucciolo, soprattutto nei primi due anni di vita.
    E infatti non ho creato un grande padre, anche il padre è arrivato tardi, come la m,adre, nel processo di formazione.
    Le conseguenze? Non lo so: so che sono stati tempi difficili, quei primi due anni, che ho però provato a sedare con tutto l'amore del mondo.
    Grazie per queste riflessioni.
    Grazia

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    1. ciao Grazia,
      mi fa molto piacere leggerti qui.
      Non conosco il tuo vissuto, però ci tengo a sottolineare che non penso che una mamma che non aiuta il padre sia una cattiva mamma. Una donna tutta presa dal suo ruolo in modo esclusivo può essere una bravissima(ma che vuol dire poi? brava?) mamma. Quel che ne risente secondo me è la famiglia.
      Non so perchè mi sono così urgenti queste riflessioni. Un po' perchè sento qualche stonatura quando le mie sorelle mamme si lamentano della loro controparte. Un po' perchè mi rendo conto di quanto è prezioso quel che vivo e forse ho paura di perderlo e allora me ne faccio in qualche modo teorica. Per paura.
      Anche a te voglio ringraziare per aver lasciato il segno prezioso del tuo passaggio qui. Mi fa un immenso piacere

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  7. condivido in pieno!!
    io avevo Puffetta con le super coliche, iniziava alle 5 del pomeriggio e finiva alle 11. Mi marito era l'addetto colichina. Super esperto. Se le è gestite tutte lui.
    Quando abbiamo deciso di iscriverla, a 5 mesi, in piscina al corso genitore-bambino il corso se l'è gestito lui!
    Ad un anno e mezzo sono stata via 3 giorni per lavoro, all'estero, e lui si è gestito tutto da solo.
    Siamo noi che dobbiamo dargli fiducia, se non siamo noi ad accoglierli nel rapporto che abbiamo con i figli loro non riusciranno mai ad entrare.
    dobbiamo aprirci e dare fiducia.
    un bacione

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    1. nel mio immaginario di famiglia quella fiducia non dovrebbe neppure essere accordata. Io credo sia frutto di una sorta di tabù. Quando il chercheur ebbe quella crisi, io ero proprio stupita. Stavamo riproducendo degli stereotipi che nessuno dei due aveva voglia di perpretrare.

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  8. Non ti conoscevo e sono felice di aver rimediato con la teoria del quattromanismo :)

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    1. :) eh! è una teoria tosta, semmai arriverà in secondo faremo le moltiplicazione delle mani e dei pesci!?
      Benvenuta

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  9. visto il cortese invito a scrivere...
    approdo qui girovagando su genitoricrescono.
    poi con calma spulcerò ben bene il tuo blog, che mi sembra abbiamo tante cose in comune.
    anche io con il mio compagno (sì, marito) divido tutto al 50%, sin dall'inizio, e penso di essere fortunata. poi mi dico "no, non sono fortunata": sono nel giusto, perchè tutti i rapporti dovrebbero essere così, e basta. e se molti rapporti non sono così è soprattutto colpa delle compagne, che fin dall'inizio della convivenza non mettono paletti ben precisi. ai compagni, ma soprattutto a loro stesse. e di questo ci sarebbe da parlare a fiumi...

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    1. benvenuta!
      al momento sono immersa in alcune difficoltà ma anche io ho molta voglia di spulciare i tuoi blog dai bellissimi titoli!! A presto spero
      :)

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    2. grazie!
      vedrai che ti divertirai...
      io non bloggo, ma sono grande seguitrice di mammeblogger!

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova