07 August 2013

Ho un piccolo annuncio da fare

E' successo, senza che io lo abbia deciso, in ogni laboratorio dove ho lavorato. Negli States c'è stata Hacca, in Olanda la Dottoranda Portoghese. Qui, ora, c'è il DottorandoDolce, che chiamero DiDì e si è già conquistato, proprio per la sua dolcezza, quel posticino del mio cuore che ha nome: il mio dottorando preferito. Didì viene da un paese dell'Africa occidentale, è sempre pacato e infinitamente gentile, anche se a volte dai suoi gesti trapela come un po' di stress. Quattro mesi che divido con lui l'ufficio, quante volte gli avrò chiesto: Tutto bene? No è che mi sembri un po' stressato... che è l'ultima delle domande da fare a qualcuno che è veramente stressato, ma se invece si ha il dubbio non conclamato, forse, e dico forse, la domanda è ancora accettabile. Lui comunque risponde sempre No, no, perchè me lo chiedi? E sorride timido coi suoi denti bianchissimi, tenendosi ancora addosso quell'aria nervosetta. Sarà, penso io...

Qualche giorno fa era il suo compleanno, compiva quasi 30 anni, non proprio 30, ma un poco meno. Devo ammettere che lo facevo più giovane. Didì, che sembra più giovane, è andato ad acquistare una bellissima torta al cioccolato con tantissima crema e  l'ha adagiata vicino alla macchinetta del caffé. Dopo pranzo ci siamo riuniti tutti per mangiarla, dove per tutti é da intendersi i superstiti delle vacanze estive, comunque un discreto gruppetto di 6 persone. Lui ci ha solo guardati mangiare la pannosissima torta al cioccolato, perché stava rispettando il Ramadan, che proprio in questi giorni è agli sgoccioli.

Si é seduto con noi ai divanetti, dolce e nervosetto, come da suo personaggio, timer in mano, in quanto nel bel mezzo di un esperimento. Nel giro delle due decine di minuti che siamo rimasti -noi sì- seduti a mangiare la sua torta, si é alzato due o tre o forse più volte per andare in laboratorio. Prima dell'ultima volta ha farfugliato delle frasi nervose, prima in inglese, poiché nel gruppetto c'erano le due giapponesine poco francofonofile, per poi passare al francese, perché forse lo imbarazzava meno.

In effetti, c'é una cosa che vorrei dire...
Vorrei prendere questa occasione per dirvi...
E' che... sono stato proprio uno stupido...
...a non dirlo prima...
Ecco, io...

io volevo dirvi che...
...ho un figlio...
E' nato a fine maggio...

E lo shock, mascherato da grandi sorrisi, si é impossessato di noi.

Noi tutti che cercavamo di dominare i milioni di punti interrogativi che si affacciavano alla mente.
Tutti noi tranne la dottoranda giapponese che un pochetto di francese lo parla ma non ci aveva comunque capito niente e ha dovuto chiedere lumi anglofoni. Dopodiché ridendo nervosa ha preso a ripetere:
Ma perché? 
Ma com'é possibile che non ci hai detto niente
E così via, in loop, come fosse un disco rotto, mentre noi altri cercavamo di spostare il fulcro del discorso. Anche se a lasciarla fare, la conversazione sarebbe stata un interessantissimo confronto tra civiltà lontane.

Io stavo seduta lì con uno sguardo di circostanza, mantenendo un sorriso nè troppo nè troppo poco, dicendo Mais Didì c'est merveilleux. T'as une photo du petit?
Intanto  pensavo un po' a tutte quelle volte che gli ho domandato se fosse stressato... e magari suo figlio stava nascendo. Ma soprattutto pensavo ad un batuffolino che sarà sì nato in un piccolo villaggio dell'Africa nordoccidentale, circondato da familiari e persone di fiducia e sorelle, cugine, e zie, e nonne.

Ma non c'era il suo papà. 
Non c'era ad aspettare fuori dalla stanza, non c'era il giorno dopo e neppure quello dopo ancora e così via, da fine maggio ad oggi. 

Ed è tanto dolce il suo papà, ma gli è scappato di annunciarci che sua moglie -salta fuori che è anche sposato, e almeno questo qualcuno lo sapeva- aspettava un figlio da lui. Poi gli è scappato anche di annunciare la nascita. E' che se taci per nove mesi, poi deve essere difficile...

Io, barricata dietro al mio sorriso, pensavo ad un batuffolino venuto al mondo col papà lontano, ma soprattutto zitto, e mi veniva un poco da piangere. E per quanto mi ripetessi come un mantra che si tratta di una cultura lontana anni luce e via così, non è che riuscissi poi tanto a guardarlo più negli occhi, il dottorando Didì.

Il giorno dopo ci siamo ritrovati soli in laboratorio. Io facevo bricolage cercando di domare a colpi di forbice una scatola di cartone, colpevole di avere le dimensioni giuste per trasformarsi in quelchedicoio. Lui pipettava silenzioso, finchè dal silenzio si mette a ridere, una risatina discreta ma udibilissima, poi rivelatasi essere il là per una conversazione che io direi avesse voglia di fare. Mi racconta che uno dei ricercatori ieri assenti gli ha mandato una mail di congratulazioni molto spiritosa. Perchè nel frattempo l'unico ricercatore che non era in vacanza, ed era seduto tra i sei in preda allo shock, davanti ad una torta panna e cioccolato, il ricercatore superstite ha pensato bene di diffondere l'annuncio per via telematica, che chissà quando a Didì gli torna il fiato per fare l'annuncio una seconda volta.

Insomma per fortuna con la scusa di questa email Didì torna sul tema per primo e ne possiamo parlare un poco, che io c'avevo un macigno.... Riesco a dire alcune cose col punto interrogativo alla fine. Non che poi riceva delle risposte che mi pare abbiano un senso, ma almeno ci ho provato. 

Dice che insomma era un evento lontano, che se il figlio fosse nato qui in Francia certamente lo avrebbe detto.
Che poi quel giorno che nasceva era domenica e lui si diceva che sì, che il giorno dopo era lunedì e lui lo avrebbe annunciato a tutti. Ma poi invece...
Riesco a dirgli che sì devo ammettere che ci sono un po' rimasta... non male... non giudico, ma... shockata, sì, devo dire di sì. Mi sento un poco stupida a pensare quante volte gli ho parlato del mio piccolo. E che vorrei lui sapesse che, anche se non siamo proprio amici, mi piacerebbe che sapesse che con me può parlare di qualsiasi cosa, anche che gli è nato un figlio a fine maggio. Insomma, la butto sul ridere, in fondo sono o non sono la maman du labò? Giusto qualche tempo fa mi hanno detto che proprio lui mi ha soprannominata così, saperlo mi aveva già riempito gli occhi di lacrime.

Continuiamo a parlare. Adesso sì.
Ora non sa se sua moglie e suo figlio verranno a vivere in Francia, ci deve ancora pensare. Gli sembra una cosa difficile da immaginare perchè lui lavora molto duro e non avrebbe tempo per badare a loro.
Vaglielo a dire, con la fatica che ha fatto finora per arrivare dove è arrivato, che il giusto è che lui lavori 8 ore al giorno, nè più nè meno. 

Lo capisco bene, ma lei avrebbe voglia di venire?
Non è importante cosa vuole lei, sta  a me decidere. E questo riesce a dirlo, comunque, con infinita dolcezza. Resto disarmata ma ci riprovo. Si, lo capisco, ma ti chiedo solo lei cosa preferirebbe?
Lei vorrebbe venire.

Ma da quanto sei sposato?
5 anni. Ha scelto mia madre e non è stata una scelta sensata. Veniva da un altro paese, non l'avevo mai vista. E' stato un problema. Infatti poi a causa della mia situazione abbiamo deciso che nella mia famiglia questo non sarebbe mai più successo. Quando dico famiglia, intendo una grande famiglia. Siamo tante persone. Penso che non succederà più che ad un uomo venga imposto di sposare una donna senza il suo accordo.
Be, spero che lo stesso varrà anche per le donne, che anche loro potranno scegliere.
C'è un attimo di silenzio, poi lui scuote il capo e mi fa, no per le donne è diverso....

Proprio su questo punto la conversazione viene interrotta dalla dottoranda giapponese, ucita nottetempo dal loop. Aveva bisogno del suo aiuto e lui, dolce e serafico come sempre, si è scusato ed è andato ad aiutarla. Lasciandomi lì basita, giusto a poche ore dalle mie ferie.

30 comments:

  1. Certo è che son sacrifici a stare lontano dalla propria famiglia specie se ti nasce n figlio. Come ci sarà riuscito e poi in silenzio così? Didì dev'essere una persona dolce da come lo descrivi

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    1. ma sai che invece no: Didi non pare mostrare sofferenza nel 'sacrificio'. Anche se bho, trapela poco, bisogna dirlo. Sembra più placido nella consapevole accettazione di essere solo un ingranaggio in un disegno più grande, per cui anche andare a conoscere suo figlio dopo due mesi e mezzo non sembra sconvolgerlo poi più di tanto.
      Tra l'altro lo ha incotrato proprio ieri o oggi, è partito per un mese intero e più. Gli ho commissionato una foto del piccolo.
      Ma forse c'è più di questa accettazione cieca,perchè era appassionato dicendo che nella sua vita non capiterà più...

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    2. nella sua famiglia, non vita

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  2. Spero che tra una pipetta e l'altra arrivi per lui qualche riflessione sulla condizione femminile... mi auguro che il vostro scambio continui!

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    1. non so, probabilmente siamo ancora anni luce... non basterà forse un solo, dolce e placido Didì per comprendere la condizione femminile.
      Anche io lo spero! Siamo stati interrotti e m'è parso che anche da parte sua il dialogo fosse un piacere. Aremo altre occasioni, sicuramente il suo ritorno tra più di un mese, dopo un bagno d'Africa offrirà molti spunti...

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  3. sono basita anch'io. Ma mi piacerebbe sapere di più, senza giudizio, solo con la curiosità di sapere com'è il diverso da me.

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    1. anche io son qui che aspetto il suo ritorno per proseguire le conversazioni. Credo che per lui della sana curiosità, senza giudizio alcuno, possa essere piacevole. Lo spero perchè non credo riuscirò a frenare i punti interrogativi.

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  4. Ohhhh Squa mi sembra tu abbia aperto le porte di tanti mondi, emozioni ed odori tutto d'un colpo....e ora mi sento un po'...confusa, si confusa...!
    attenderemo come un romanzo a puntate i vostri prossimi scambi...e la storia della famiglia, la grande famiglia, di Didì

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    1. non so se mi verrà da farne delle puntate. Mi è già sembrato di violare la sua privacy. Mi capita sempre quando mi piacerebbe raccontare quel che vedo succedere davanti a me. Un certo pudore. Se anche non succederà mai che Didì si venga a leggere su queste pagine, io ce l'ho messo e l'averlo fatto mi fa sentire in colpa. Mi censuro spesso per questa ragione...

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  5. Sono l'unica a non aver capito davvero (scritto in corsivo) il perche' di tanto shock?

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    1. che dire Lucy? Lo shock o si prova o no, non sono sicura si possa spiegare. Un po' come lo humor e un po' tutte le cose di pancia...
      ( io per dire non ho capito il corsivo ? ;)

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    2. :DDD era per sottolineare il concetto, nel senso che capisco lo shock, ma non fino in fondo. Insomma, l'ho vista come una enorme differenza culturale, e ho pensato a sto porino che e' abituato a non mettere in piazza sentimenti ed eventi e invece poi ha gestito in questo modo strano quella che noi consideriamo una bella notizia da annunciare urbi et orbi.

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  6. Nello shock delle scatole che ti si sono aperte davanti credo che sia bello poter entrare in punta di piedi come stai facendo tu in vite così diverse dalle nostre...aiuta forse a conoscere e comprendere un pochino...

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    1. proprio come dici: in punta di piedi. E massimo rispetto.

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  7. Che mondo c'è dietro DiDi! dolce gentile costretto a sposare una sconosciuta e divenuto papà restando a distanza.

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    1. già, tutto un mondo distinto, riassunto :)

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    2. Ecco, Biancume e' stata molto piu' brava di me :D

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  8. Sono stata in India due mesi: un mondo molto diverso dal nostro.
    Ho chiesto ad un ragazzo istruito di 18 anni se avrebbe voluto scegliersi la moglie da solo e lui ha risposto di no, la sceglieranno i suoi genitori, come avevano fatto i loro genitori ed i genitori dei nonni ed era sempre andato tutto bene.
    A noi suona strano e sbagliato ma bisogna rispettare le culture altre, perché ho capito che dietro ci sono anche aspettative differenti dal matrimonio ed un'organizzazione sociale diversa.
    Certo dobbiamo proporre e motivare i valori in cui crediamo ma senza pretendere di rendere gli altri come noi, perché hanno diverse storie, diversi tempi e devono costruirsi secondo libere scelte veramente maturate in se stessi.
    Certamente se vediamo violenza o ingiustizia ci dobbiamo battere contro di esse ma attenzione a non fraintendere.
    Cerchiamo di prestare anche molta più attenzione di quella che solitamente poniamo nel cercare gli aspetti positivi di culture altre.
    In India ho vissuto per due mesi come loro e non nelle bolle dorate che racchiudono solitamente i turisti e, se non mi fossi lasciata andare, se non avessi accettato di farmi plasmare dalla loro cultura, se non mi fossi buttata fiduciosamente dalla parte opposta dello steccato, non sarei riuscita a vivere quei due mesi. Invece all'inizio è stato duro poi è stato entusiasmante perché molto arricchente e quella permanenza mi ha segnato profondamente. Ho trovato qualcosa di peggio che da noi ma anche qualcosa di meglio che la nostra cultura non mi aveva mai dato.
    Mila

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    1. ma che bello il tuo commento, Mila, lo condivido in pieno e mi piacerebbe tantissimo ascoltare le tue storie, semmai avessi voglia di condividerle, sappi che qui hai tutto lo spazio che vuoi :)

      Sono d'accordo con te, però Didì era insofferente alla scelta. E poi per due mesi si è tormentato nell' "ora lo dico... No, non lo dico..." e questo mi farà sempre una pena infinita. Un bimbo nasceva nel silenzio di suo padre. Guarda piango ancora a scriverlo. Lo so che è egocentrismo il mio, mi spiace sottolinearlo, ma è così che mi sento accogliendo questa storia: mi sento di piangere...

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    2. Qualche mese fa ho corretto (era un compito al college) il testo di un ragazzo dello sri lanka, mi pare, che aveva scritto un'invettiva contro i matrimoni organizzati. Ecco, per dirti dal tema non usciva una goccia di rabbia manco a spremere l'inchiostro. Era cosi' gentile, e pacato, da risultare completamente ingenuo.

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  9. noo mi è venuto da piangere anche a me!!!

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    1. ecco vedi?
      che faccio sdrammatizzo? chiamiamo un idraulico?

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  10. Che storia quella di Didì.
    L'avessi ascoltata qualche anno indietro, il mio stupore sarebbe stato maggiore. Invece mi ha ricordato tante storie familiari di qui. Fatte di coppie, matrimoni, figli e distanze. Certo, il fatto che sia stata la madre a scegliere per lui la moglie, ecco, questo sì, mi ha lasciata a bocca aperta.
    Quante realtà esistono al mondo!!
    Anche io spero di leggere ancora su di lui.

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    1. come ho già scritto più su, mi fa sentire come una ladra di storie altrui pensare di scriverne ancora... anche se la delicatezza con cui la storia è stata accolta qui è di incoraggiamento alla condivisione.
      Grazie :)

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  11. Dura, no? Quando certe convinzioni non escono dalla bocca di uno stronzone maschilista? E lui è semplicemente figlio della sua cultura e della sua epoca. Pensa a quanti, qui, non si rassegnano al cambiamento, nonostante tutto. E magari sono i primi che criticherebbero Didì

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  12. bello avere la possibiltà di entrare in contatto con persone che ti aprono il loro mondo, lontano e diverso, che scaturisce rifessioni e stimola interrogativi.

    Da quando abbiamo lasciato la cohousing, con il suo variopinto viavai di gente e woofers, non ho più tanti contatti con il mondo lì fuori, che mi entrava in casa portando storie e vite.
    E mi manca, devo ammetterlo.

    Grazie del racconto.
    e in merito alla storia di Didì, quoto El Gae qui sopra.

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    1. mi dici di più di questa esperienza cohousing?
      ne hai parlato nel tuo blog? Ho cercato senza trovare?

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    2. a breve sarà passato un anno dalla fine di quell'esperienza.
      ricordi e riflessioni hanno girato in tondo a lungo e ora iniziano a placarsi, a trovar un posto e a sedimentarsi.
      Forse è anche tempo di raccontare e condividere.
      in breve: un casolare nella campagna veneta, quattro nuclei diversamente composti, età dagli 0 ai 78 anni, più varie presenze più o meno passeggere, fattoria biologica, didattica, sociale, eventi, attività, progetti vari...un mucchio di roba, forse pure troppa.
      soprattutto per me che nei tre anni in cui ho vissuto lì sono diventata mamma per la prima volta e due volte pure.
      ma c'è stato anche tanto di bello, unico e prezioso.
      non mi dilungo oltre qui, racconterò senz'altro, credo di averne bisogno.
      Grazie della domanda...ha smosso le acque!

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    3. altro che smosso le acque...ha proprio acceso una miccia.
      ho pure pianto un po'...ma mi ha fatto un gran bene!

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Io lo so cosa stai pensando.
Lo scrivo, non lo scrivo, quasi quasi lo scrivo. Ma no dai...
E' lo stesso che penso anche io quasi ogni volta.
Ma tu prova, prova a lasciare una traccia.
Non sarà invano.

Prova pro-pro-prova